Rimborsi, il rischio (concreto) che vadano anche agli speculatori
Corriere di Verona30 Apr 2019 di Alessandro Zuin
E se i rimborsi ai truffati dalle banche andassero anche a chi proprio non se li meriterebbe? Il dubbio serpeggia, annidandosi tra le pieghe della norma sugli indennizzi approvata dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana, e riporta d’attualità un argomento che era stato sopito dalle polemiche degli ultime mesi: con il meccanismo automatico previsto dal governo per i ristori, finirà che ne beneficeranno non solo i poveri ex soci spolpati ma anche gli speculatori del mercato azionario?
La domanda non è affatto oziosa. Come ha spiegato Milena Gabanelli sul Corriere di ieri, in linea di principio ora potrebbe essere risarcito anche quell’investitore che, nel maggio del 2017 (si faccia caso alla data: siamo a poco più di un mese dalla messa in liquidazione della banca) acquistò a 72 mila euro bond subordinati della Popolare di Vicenza pari a 150 mila euro. La Consob gli ha già respinto una domanda di ristoro ma adesso, se il suo reddito imponibile non supera i 35 mila euro o il suo portafoglio titoli rimane entro i 100 mila, potrebbe recuperare in modo automatico il 95% della somma investita: che si tratti di un soggetto «truffato», visti i tempi e le cifre, si può escludere a cuor leggero.
«In effetti, c’è un rischio concreto: la norma prevede spiega Barbara Puschiasis dell’associazione Consumatori Attivi, che in passato aveva sollevato più volte questo problema - che vengano ristorati quanti hanno acquistato titoli delle due banche venete fino alla data della loro liquidazione (giugno 2017, ndr). Bene, noi pensiamo invece che un rimborso fosse dovuto a quanti avevano comprato azioni fino alle assemblee del 2015, quelle che accesero il campanello d’allarme sulla reale situazione delle due ex Popolari. In altre, parole, ci sono due anni di troppo: chi ha acquistato tra il 2015 e il 2017, difficilmente potrebbe sostenere che non sapeva cosa andava a comprare». Per esempio: sono noti acquisti importanti di azioni avvenuti nell’imminenza della trasformazione di Veneto Banca e Bpvi in Spa (fine 2015-inizio 2016), quando i titoli delle due banche avevano già perso buona parte del loro valore. Chi ha comprato allora, evidentemente, contava nell’annunciata quotazione in Borsa delle due banche - cosa che successivamente fu giudicata impossibile - e riteneva in questo modo di poter compensare le perdite subite. Anche qui: siamo in presenza di truffati o di speculatori? La seconda è quella più probabile.
«Più in generale - avverte Puschiasis - sul tema dei rimborsi c’è ancora molto da lavorare: il decreto approvato dal Cdm ora va convertito in legge dal Parlamento e questo avviene nel momento peggiore che si possa immaginare, cioè in piena campagna elettorale. In altre parole, la norma potrebbe uscirne stravolta: dobbiamo vigilare».