«Bpvi, crac storico in Italia doppio del caso Parmalat» I liquidatori in commissione: «Recuperati 1,8 miliardi»
- Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
- 31 Mar 2021
VICENZA La liquidazione della Banca Popolare di Vicenza «è la più rilevante tra le procedure concorsuali della storia italiana per dimensioni». Così Giustino Di Cecco, commissario liquidatore dell’istituto veneto, ieri nell’audizione in Commissione parlamentare banche. Lo ha detto in un passaggio concreto, con cui ha tentato di restituire la dimensione del crac, che va raddoppiata, se si mette sul conto anche Veneto Banca: «La dimensione dei problemi che affrontiamo ci spaventa ogni volta».
Così, «con 31 miliardi di attivo e 29 di passivo - ha spiegato Di Cecco - questa liquidazione ha una dimensione paragonabile alla crisi della Chrysler del 2009, pari a 39 miliardi di dollari di passivo» mentre, guardando all’Italia, «è circa due volte la crisi Parmalat che aveva un passivo di 14 miliardi di euro».
«La commissione è rimasta attonita, a fronte delle dimensioni delle liquidazioni in corso, dal disegno normativo e dal ruolo assunto dallo Stato nella gestione dei default», ha per parte sua aggiunto la presidente della commissione, Carla Ruocco.
Incalzato dalle domande del parlamentare vicentino Antonio Zanettin, i commissari hanno ricostruito quanto ottenuto dai commissari in quasi quattro anni. Il recupero delle attività ha portato ad incassi per 1,8 miliardi, con 384 milioni recuperati direttamente dai commissari ne primi dieci mesi di attività, precedenti alla cessione dei crediti ad Amco; da cui sono giunti incassi per 709 milioni. Di questi incassi il
76%, pari a 1,44 miliardi, è servito a restituire una quota di 1,3 miliardi (con interessi) del prestito iniziale da 3,2 miliardi concesso alla liquidazione da Intesa Sanpaolo per far fronte allo sbilancio di cessione; restituzioni anche per abbattere la quota di interessi pari all’1% annuo. «Socio tiranno», Intesa, come l’ha definito Zanettin, a cui sta per ora andando gran parte dei recuperi.
I commissari hanno poi ricordato la confisca per 74 milioni confermati dalla sentenza di primo grado del processo di Vicenza, parte dei 106 originari sequestrati, che provenivano all’epoca da una quota rilevante dei proventi degli incassi per la vendita della quota di Bpvi in Cattolica. E hanno ammesso che, per i creditori chirografari con la liquidazione, «Non c’è una concreta possibilità di recupero».