Banca Popolare di Cremona

Ecco i pezzi usciti stamattina su La Voce di Cremona. Da notare che tra i voti contrari alla revoca di Gosi ce ne sono alcuni a termine. Lo hanno confermato solo perché ha promesso di andarsene a settembre.


Le conseguenze del caso Battarola e la questione morale continuano a tenere alta la tensione
TITOLO PRINCIPALE: Popolare, Carlo Gosi resta presidente
La richiesta di revoca è stata bocciata dalla maggioranza

Carlo Gosi rimane presidente, ma forse solo per un mese. Lo ha rivelato lui stesso nella conferenza stampa di ieri, alle 18,30, dopo l’ultima riunione del consiglio d’amministrazione. Ha vinto, eppure nemmeno gli 8 voti su 14 raccolti contro la richiesta di revoca, presentata dai cinque nuovi consiglieri, possono lasciarlo tranquillo. Infatti, la maggioranza a favore della permanenza del presidente in carica si è consolidata proprio quando, all’inizio della riunione delle 15 di ieri, lo stesso Gosi si è dichiarato disponibile a rassegnare il mandato in settembre, alla presentazione del programma di sviluppo della banca. In tal modo, per alcuni consiglieri, è diventato inutile persino votare a favore della revoca. All’origine della contestazione, vi è la questione morale, e le conseguenze del caso Vincenzo Battarola. Intanto, il titolo continua a salire in borsa, pur con bassi volumi.

Paolo Zignani

CREMONA - Per la prima volta, la fronda è venuta allo scoperto, anche se solo parzialmente, e il consiglio della Popolare si è ufficialmente spaccato, pronunciandosi con voto palese sulla revoca del presidente. I consiglieri Umberto Lonardi, Franco Vinci, Franco Torri e il vicepresidente Maurizio D’Apolito ieri hanno votato a favore della revoca di Carlo Gosi, mentre Mario Maestroni e Giovanni Gagliardi si sono astenuti. Otto i voti contrari alla revoca (Pietro Mondini, Etto Palmiro Pedroni, Attilio Mario Camozzi, Giuseppe Ghisani, Attilio Guarneri, Giuseppe Mainardi e Italo Ghilardi, passato dalla minoranza alla maggioranza negli ultimi giorni), in assenza di Amedeo Viciguerra, ricoverato in ospedale (in Ortopedia, mentre la moglie è in Chirurgia I), a causa di un incidente automobilistico avvenuto sabato notte. Il consiglio ha dibattuto a lungo se votare o no la revoca, dal momento in cui Gosi si è detto disposto a dimettersi a settembre.
“Ora il consiglio potrà concentrarsi sul futuro della banca” ha affermato Carlo Gosi, all’inizio dell’incontro con la stampa, rimarcando che, se si tratterà di decidere nell’interesse della Popolare, “un minimo comun denominatore con chi ha votato per la mia revoca è possibile. Da parte mia non c’è alcuna pregiudiziale”.
L’appuntamento decisivo è per il consiglio del 2 settembre, quando la semestrale potrebbe essere resa nota: “Presenterò le linee guida per lo sviluppo a settembre, un argomento non necessariamente legato al mio ruolo”.
La questione morale ha motivato la richiesta di dimissioni: “Sono state lanciate delle insinuazioni calunniose contro di me - ha precisato Gosi - a proposito di un mio assegno di 300 milioni di lire su un mio conto corrente. Erano soldi miei, utilizzati per una spesa di carattere personale. Ne ho relazionato in consiglio, ed ora ci penserà l’ufficio legale a intervenire”.
Alla conferenza stampa ha partecipato infatti Ettore Camozzi, titolare dell’ufficio stesso, accanto al direttore generale Giuseppe Grassano.
Il presidente nega che la Banca d’Italia prema per accorpamenti o fusioni, nonostante il governatore Antonio Fazio abbia scritto nella relazione annuale “E’ importante accrescere le forme di cooperazione all’interno della categoria” delle banche popolari: “Il governatore si riferisce ad aggregazioni già avvenute. Che il processo debba continuare, non è indicato”.
Nessun problema, nei riguardi della Fabi, sindacato autonomo dei bancari: “La loro posizione (la richiesta di dimissioni, N.d.R.) è già nota sin dall’assemblea generale”.
Ribadendo la scelta dell’autonomia della banca, Gosi ha sostenuto che “I cinque nuovi consiglieri in proposito non si sono ancora espressi compiutamente”.


Dopo le polemiche
il personale
si ricompatta
CREMONA - Il direttore generale Giuseppe Grassano, che ha partecipato alla conferenza stampa a fianco del presidente, ha dichiarato che i rapporti con il personale, dopo le contestazioni presentate in assemblea generale, “sono migliorati. Il comparto bancario non attraversa un momento brillante, le difficoltà di mercato si sommano ai problemi creati dalla concorrenza, ma la Popolare ha una grande potenzialità di risorse umane, da coniugare con il territorio”.
Il direttore generale ha aggiunto che “I risultati sono incoraggianti, e i dati sulla semestrale lo potranno mettere in evidenza. L’impegno e la qualità del lavoro svolto in questi quattro mesi (Grassano è in carica da aprile, con un contratto di 12 mesi, N.d.R.) hanno determinato il mantenimento di equilibri gestionali con aumento di volumi. La banca sta lavorando con grande impegno per migliorarsi, i dipendenti mirano a esiti positivi per mantenere l’autonomia dell’istituto”.


Titolo a 12,5: più 17% in 3 giorni
CREMONA - Ieri a piazza Affari il titolo si è mosso in linea con il mercato: più 5,13 %, con 12,5 ultimo prezzo. Sottili i volumi (solo 140.429 le azioni scambiate) per un controvalore di un milione e 745mila euro. Vi sono stati momenti di incertezza, per l’ampliarsi dello spread, nei borsini di alcune società di intermediazione: si è arrivati infatti, già in mattinata, a proposte d’acquisto a 12,5 accanto a proposte di vendita a 11,52, proprio per l’incertezza legata alla riunione del consiglio delle ore 15. Gli investitori istituzionali hanno saggiato il mercato, con piccole proposte di acquisto o di vendita, ma senza poi impegnarsi pienamente. L’arena è stata lasciata, ancora una volta, ai piccoli azionisti, che in tre giorni hanno fatto salire il titolo del 17 %.





DA IL MIO AMICO STEFFAN:

PER IL MESE DI AGOSTO NON VEDO GROSSI SCOSSONI PER IL TITOLO CHE POTREBBE RIMANERE TRANQUILLAMENTE SOPRA 12, MA PROB SOTTO I 13,2 EURO...

UN EVENTUALE RISALITA SOPRA 13,2/5 EURO SAREBBE UN SEGNALE FORTISSIMO!
 
STEFFANI (Fabi):la credibilità di Gosi è irrecuperabile dentro e fuori la "Popolare"


In relazione all'andamento del Consiglio Gianfranco Steffani ci ha dichiarato: "Otto anni di conduzione negativa, sul piano gestionale, della Banca Popolare di Cremona da parte di Battarola e di Gosi non possono, per nessun motivo, essere dimenticati. Infatti Battarola, sempre e comunque sostenuto da Gosi, ha potuto tranquillamente imperversare nella vita dell'Istituto al punto di diventarne il despota, senza che il Presidente sia mai riuscito a sottoporlo ai previsti, doverosi controlli ed a limitarne così il distruttivo raggio di azione!
Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente al termine del Consiglio mirate a ridurre la sostanza dei contrasti in atto al "severo, rude" (!?) comportamento di Battarola nei confronti del personale è, a dir poco, stupefacente ed illustra la caratura dell'uomo.
La credibilità di Gosi, di fronte a tali inconfutabili eventi che tanta sofferenza e danni, fra l'altro, hanno causato ai dipendenti e alle loro famiglie, è assolutamente irrecuperabile dentro e fuori la "Popolare". Le forti potenzialità di rilancio dell'Azienda, pertanto, debbono essere riposte finalmente in mani sicure: non si possono più correre rischi di alcun genere.
Anche nel Consiglio di Amministazionedella Banca questi concetti si stanno affermando sempre di più.
È tanto vero ciò che, oltre ai quattro voti contrari, ai due astenuti, al vigoroso "j'accuse" del vice presidente D'Apolito nei confronti di Gosi, vi sono Consiglieri che non hanno votato la revoca solo perché puntano a che il Presidente rassegni le proprie dimissioni, prendendo atto del consenso ormai al lumicino, nella riunione del Consiglio prevista per il prossimo 2 settembre".
 
Non diminuiscono gli echi della fiducia limitata a Carlo Gosi e gli interventi sul futuro della Banca Popolare di Cremona: perviene a "Il Vascello" una eccezionale dichiarazione, un appello all'unità

Dalla sala del Consiglio una voce: "Dal 2 settembre tutti uniti per il completo rilancio della Banca con un programma innovativo"

"Solo dopo aver riportato la Popolare al massimo delle sue potenzialità si potrà valutare quanto è redditizia la autonomia: e non è detto che si debba andare all' OPA..."

In relazione al commento di Antonio Leoni sull’esito del Consiglio di lunedì scorso (vai a leggere) un autorevole consigliere della Banca Popolare di Cremona ci ha inviato la nota che segue, pregandoci tuttavia, per non turbare il clima all’interno del Consiglio stesso e per non dare al chiarimento l’errata sensazione di una candidatura alla Presidenza, di mantenere riservato il suo nome. È ovvio che la dichiarazione è regolarmente firmata (ma coperta dal nostro obbligo al segreto professionale) ed impegna solamente il suo autore. Se ne colgono due momenti: il primo è che, nonostante alcune pressioni, non sarebbe affatto in discussione in questi giorni, salvo che per la posizione di un consigliere che si è espresso in questo senso esplicitamente (ci riferiamo a Italo Ghilardi) l’autonomia della Banca, nonostante le piccole aperture che si potevano cogliere nelle dichiarazioni di Gosi (sostenuto appunto da Ghilardi e Camozzi, certamente fautori di una rapida cessione della “Popolare”). Qualcuno coglie nella posizioni dei quattro oppositori un’apertura verso la Lodi, non nessuno vuol dare conferme. Altri giornali “La Voce di Cremona” ad esempio, parlano addirittura di una fase di verifica delle potenzialità della BPC che potrebbe durare due o tre anni, ma fissare un termine in questo momento ci pare un vero azzardo. Il secondo aspetto e forse il più importante è sostanzialmente un appello all’unità nel “dopo Gosi” . Diciamo “dopo Gosi” perché il richiamo all’innovazione esclude la fiducia al presidente attuale, che d’altronde le indiscrezioni provenienti dal Consiglio hanno già confermato non andare oltre il 2 settembre: in questo senso si è persino espresso esplicitamente il quotidiano “La Provincia” che ha finalmente rettificato gli esiti del voto erroneamente dati martedì. Noi stessi, d’altronde, subito dopo il consiglio abbiamo raccolto direttamente le dichiarazioni in questo senso che abbiamo ripreso virgolettate. La presa di posizione de “La Provincia” sta a confermare che a Gosi verranno sicuramente a mancare i voti dei consiglieri che agiscono nell’ambito della “Libera”, ovvero Maestroni, Mainardi e Mondini (rispettivamente un astenuto e due favorevoli a Gosi nel consiglio di lunedì scorso).

È nostro dovere dar conto di tutte le opinioni di ogni parte, perciò ecco il testo integrale della nota scritta pervenuta a “Il Vascello” che vuole così confermarsi come una palestra non condizionabile, disponibile per un libero confronto di opinioni in un momento tanto delicato non solo per la BPC ma, per quanto essa rappresenta nell'economia del territorio, per l'intera provincia di Cremona.

“Posso personalmente comprendere le ragioni per le quali la quota speculativa del mercato azionario desidererebbe una integrazione a tempi brevi della Banca Popolare di Cremona, ovvero l’adesione all’avvio pressoché immediato di un’OPA. Per chi si è avvicinato alla Banca Popolare con intenti puramente affaristici, è importante monetizzare in tempi brevi e magari affrontare altri sentieri , indipendentemente dalle conseguenze che una (s)vendita della Banca avrebbe sulle sorti dell’istituto, dei suoi dipendenti e senza tener conto dell'influenza che questa decisione può avere nel futuro del territorio in cui insiste principalmente.
Si deve in modo responsabile rammentare che l’azione di rilancio della Banca Popolare di Cremona avviata con serietà ed impegno dal direttore generale Giuseppe Grassano è appena iniziata e si è scontrata con le obiettive difficoltà generali registrate dal mercato borsistico e finanziario in linea generale. Essa richiede quindi tutti gli approfondimenti e gli aggiustamenti eventualmente necessari che vanno realizzati con un sostegno estremamente serio e con la piena adesione e quindi con la compattezza delle componenti migliori del Consiglio. Il che non impedirà, ma anzi favorirà il sostegno ai legittimi interesse degli azionisti e dei soci. A tutti vorrei ricordare un proverbio riportato dal grande Paolo Brianzi che fu anche socio della Banca Popolare di Cremona: “La gàta fresùusa l’àa fàt i gatéen òorp”.( Tradotto: “La gatta frettolosa ha fatto i gattini orbi” - ndr).
La Banca Popolare di Cremona non è certamente con l’acqua alla gola. Dunque ha modo e tempo di verificare tutte le sue potenzialità che a parere di molti autorevoli membri del Consiglio sono grandi e, in alcune direzioni, del tutto inespresse, la qual cosa rende necessarie decise innovazioni rispetto al passato. Sono tuttavia in molti convinti che la nostra B.P.C. possa operare nelle condizioni migliori per il suo fine primario che è il sostegno dell’economia cremonese, salvaguardando nel contempo le professionalità fiorite all’interno della Banca e non ancora del tutto valorizzate. Al completo rilancio della B.P.C. deve essere riservato ogni sforzo in un clima che sta avviandosi all'unità. Solo quando fosse constatato responsabilmente, e al di fuori di ogni clima rozzamente ed egoisticamente speculativo, polemico o di interesse personale, che gli obiettivi istituzionali e statutari della Banca sono stati raggiunti al massimo delle potenzialità e che non esistono ulteriori margini di sviluppo, si potrà valutare l’eventuale beneficio di ogni risorsa esterna nei termini più diversi ( e non necessariamente favorendo un’OPA), secondo le prospettive che emergessero dal panorama economico. Oggi questa ipotesi sembra però lontana ed in ogni caso da non affrontare, se si condividono le premesse del nostro discorso e si ha fiducia nelle nuove professionalità. Ogni sforzo va quindi posto nella direzione strategica indicata in premessa e rappresentata più volte dal direttore generale Giuseppe Grassano nei numerosi incontri ad ogni livello che gli hanno consentito di ricevere e di dare una visione completa degli interessi del Territorio e della Banca. Fin dal Consiglio del 2 settembre saranno realizzate le condizioni per un piano di rilancio autentico e innovativo secondo i patti stabiliti nella riunione di Consiglio del 29 u.s. che, dunque, sotto questo profilo, va ritenuta un passo utile al conseguimento dei traguardi da tutti non solo formalmente auspicati”.
 
Non si calmano le acque alla Popolare Cremona

Gosi il 2 settembre non intende dimettersi: secondo alcuni ha già stretto un patto con Ghilardi e Camozzi che lo hanno sostenuto nell'ultimo consiglio. I due sono i maggiori azionisti della banca in Consiglio

Circolano anche voci e indiscrezioni, più o meno veritiere, tese a sminuire le rispettive opposizioni - L'ex presidente della Fiera Giuseppe Mainardi candidato alla successione ?

Molti si sono domandati la ragione che ha spinto un autorevole consigliere della Banca Popolare di Cremona a pubblicare su "Il Vascello" una lettera così ricca di messaggi e di sfumature. Anche noi, per dire la verità, ci siamo un po' sorpresi nel riceverla.
La prima impressione, che resta ancora assolutamente valida, è che questa lettera sia innanzi tutto un appello all'unità di una grande coalizione "innovativa", ovvero contraria all'attuale Presidenza, superando le spaccature per avviare un programma di rilancio della Banca senza cedere né a lusinghe esterne nè alle pressioni di qualche consigliere che vorrebbe andare alla vendita della Popolare in quattro e quattr'otto: in questo senso il consigliere non ha avuto mezze parole e dunque l'interpretazione è facile.

Nelle ore successive però sono giunte altre notizie che fanno pensare che il messaggio sia più sottile (se volete rileggerlo, cliccate qui).
La più importante è che Carlo Gosi non pensa affatto di dover fare armi a bagagli il prossimo 2 settembre, come è sin qui nelle previsioni generali. E che conterebbe di salvarsi assecondando le richieste di due consiglieri, Camozzi e Ghilardi.
Si capisce perciò meglio qualche passo sfumato o meglio sibillino della sua conferenza stampa che abbiamo opportunamente commentato (anche questo commento si può leggere in professionalità). Il passo riguarda il problema della autonomia.
Carlo Gosi cerca di sfuggire alla tenaglia che tenta di stringerlo da una parte con Maestroni , Mondini e Mainardi e dall'altra coi quattro votati lo scorso settembre, i quali hanno perso Italo Ghilardi ma nel contempo hanno guadagnato l'appoggio senza mezzi termini del vice presidente della Popolare, il dottore commercialista Maurizio D'Apolito.
In effetti, contro le indicazioni della Associazione Industriali che lo ha espresso, Carlo Gosi ha aperto uno spiraglio alla possibilità di cedere la Banca. È solo uno spiraglio, molto modesto, ma in passato ogni qual volta si era affrontato l'argomento dell'autonomia, Carlo Gosi aveva negato questa possibilità recisamente, senza riserve, nè "se" nè "ma".
Carlo Gosi è anche un buon azionista della Banca, nel senso che possiede un discreto numero di titoli. Nell'ultima votazione lo hanno sostenuto due importanti possessori di azioni, l'industriale bresciano Attilio Mario Camozzi (che peraltro è entrato nel consiglio della Popolare su suggerimento dell'ex direttore Vincenzo Battarola, ora liquidato da Gosi) ed Italo Ghilardi, che possiederebbe circa 250 mila azioni in proprio, che ne avrebbe intestate altre 150 mila alla moglie e che avrebbe sparso un rilevante malloppo tra i conoscenti, a Parma e altrove. Italo Ghilardi è poi in stretto contatto con un altro azionista che avrebbe investito sul titolo della Popolare cinque o sei miliardi. Gosi dunque, secondo le notizie che circolano, starebbe creando una specie di fortino azionario per mantenere la presidenza, in cambio - ovviamente - della promessa di cedere al più presto la Popolare. È un aspetto che dovrà chiarire il prossimo 2 settembre. Anche perché giungono altre notizie: e cioè che la posizione di Italo Ghilardi sarebbe radicalmente cambiata dopo la partecipazione ad un convegno finanziario ad altissimo livello nel quale il finanziere emiliano sarebbe rimasto fianco a fianco di Grassano, dando l'impressione di essere particolarmente rallegrato. Magari i due hanno parlato d'altro, é ovvio, ma in questa fase c'è chi scruta persino il battito di ciglia.
Se comincia a diffondersi la convinzione che Gosi voglia restare per vendere, si può comprendere uno dei passi più aggressivi della lettera del consigliere. Ci pare che voglia avvertire Gosi che il suo tentativo non passa inosservato, nè presso il resto del consiglio nè presso i dipendenti, fieramente e sempre più contrari alla ipotesi di una cessione in tempi brevi della Banca, come d'altronde ha avvertito Gianfranco Steffani della FABI, il quale su "Il Vascello" si è espresso esplicitamente per l'autonomia. (L'autonomia "ragionevole" è stata ugualmente auspicata dal Presidente provinciale Corada e dal sindaco Bodini , posizioni che sembrano ricompattare Giuseppe Gagliardi, il quale peraltro ha dichiarato di aver evitato il voto non per dissociarsi dai quattro ma per coerenza con quanto aveva affermato e cioè che il voto, con tutto rimandato al 2 settembre, fosse inutile).
Vien fatta poi circolare un'altra notizia. E cioè che i cinque siano la testa di ponte per un passaggio (ritardato) della Popolare Cremona alla Popolare Lodi. Qualcuno ha addirittura sussurrato che i quattro + uno avrebbero persino manifestato esplicitamente questa volontà in Consiglio. Di una tale dichiarazione non c'è traccia nel verbale di consiglio. Anzi, viene fieramente respinta dai cinque come una calunnia, ovvero come un tentativo di indebolire lo schieramento che va formandosi contro Gosi.
Da qui un altro passo della lettera: una rassicurazione pubblica sull'autonomia ed un appello ad uno scenario programmatico che rafforzi l'istituto in uno schieramento che secondo alcuni avrebbe il suo uomo di punta, adesso, nell'ex presidente della Fiera Giuseppe Mainardi, senza scartare altri nomi, Umberto Lonardi e Maurizio D'Apolito, tutti più motivati perché chiamati a realizzare un programma non temporaneo.
L'ultimo interrogativo è la decisione di Carlo Gosi nel caso venisse battuto. Darà le dimissioni da consigliere? E se le darà oppure sarà dimesso da presidente sarà seguito da Giuseppe Grassano che ha un contratto a termine brevissimo, un anno? Perché un contratto così a breve? Torna la domanda alla quale i fautori di una vendita della Banca avevano già dato una risposta peraltro mai confermata dall'attuale direttore generale di fronte alle categorie economiche ed alle istituzioni. Se cioè Grassano alfine non veda bene, invece, una integrazione della "Popolare". Situazione intricatissima, dunque, con una miride di voci che confermano l'unica certezza: l'agitazione è fortissima, la battaglia in corso
 
Il settimanale "L'Espresso" pubblica un servizio che ha due motivi di interesse straordinario per i lettori de "Il Vascello". In primo luogo perché rivela altri particolari della scalata della Popolare Lodi alla Popolare Crema che ha favorito tutti fuorché i cittadini e l'economia cremasca.


In secondo luogo, perché a suo tempo si è detto che uno dei motivi del licenziamento in tronco di Vincenzo Battarola ed ancor prima una delle ragioni che avrebbe indotto alla delazione per scatenare l'inchiesta della Guardia di Finanza alla Popolare Cremona, è stata l'ostilità dell'ex direttore generale a una integrazione della Popolare Cremona con la banca pilotata da Gianpiero Fiorani. In precedenza, il principale accusatore della Popolare Lodi, Francesco Cerea, aveva affermato a "L'Espresso" che la Popolare Lodi si apprestava a ripetere la medesima scalata alla Popolare Cremona. Sul forum di "Finanzaonline" un'azionista della Popolare Cremona sostiene che gli alti e bassi del titolo della Popolare Cremona (che il 15 luglio aveva raggiunto i 13 euro pieni per poi cadere nei giorni successivi) sono collegati alla vicenda ed ai guai maturati il 12 luglio nella Popolare Lodi. Ci sono dunque molte ragioni per essere attenti, da cremonesi e da cremaschi, a quanto scrivono Massimo Lucchetti e Lorenzo Piana su "L'Espresso".
Venerdì 12 luglio, nello stesso giorno nel quale "L'Espresso" rivela i particolari più scottanti sulla scalata occulta alla Popolare di Crema, il professor Luigi Spaventa rompe gli indugi. Mettere in imbarazzo la Banca d'Italia non gli procura alcun piacere (...). Ma il fatto chiama in causa i suoi doveri di presidente della Consob. Due giorni prima la Commissione di controllo sulla Borsa aveva esaminato la relazione dei propri ispettori sulle carte trovate nella sede della Popolare di Lodi, mandante nascosta del rastrellamento dei titoli Crema: un'indagine impressionante per le ipotesi di reato che lascia trasparire. Un'altra brutta figura, dopo quella rimediata con la Bipop-Carire dove la Vigilanza è intervenuta a inchiesta giudiziaria già aperta, sarà dura da digerire per la Banca d'Italia. Molto dura, perché in autunno il Parlamento sarà chiamato a ridefinire competenze e poteri delle Autorità di controllo. Ma il caso Lodi-Crema scotta.
E il professor Spaventa prende carta e penna e inoltra regolare denuncia alla Procura della Repubblica di Lodi. Il giorno stesso l'Ufficio Opa e assetti proprietari della Divisione emittenti della Consob contesta formalmente alla Popolare di Lodi e alla fiduciaria svizzera Summa, braccio secolare della scalata occulta, i troppi silenzi sull'operazione e commina le sanzioni amministrative del caso.



Più dei provvedimenti, in casi del genere, contano le motivazioni. Nel quartier generale della Popolare di Lodi, progettato da Renzo Piano, la Consob ha trovato i riscontri di almeno quattro circostanze che avrebbero già dovuto attirare l'attenzione della Banca d'Italia. I segugi di via Nazionale infatti, avevano piantato le tende in riva all'Adda dal 19 aprile al 18 luglio 2001: tre mesi a scartabellare contabilità e documenti. Ma senza sollevare obiezioni di rilievo. Tanto èvero che, nel febbraio del 2002 il governatore Antonio Fazio ha poi manifestato il suo personale sostegno al banchiere Gianpiero Fiorani, gran capo della Lodi, facendosi vedere e fotografare a passeggio conlui per levi edella città lombarda, dopo il convegno del Forex (si veda la foto qui sopra)
Le quattro circostanze accertate dalla Consob sono le seguenti: 1) nel 1996 la Lodi ha conferito alla fiduciaria Summa il mandato di acquisire 1.871.504 azioni Crema, pari al 51 per cento del capitale; 2) tra il marzo 1996 e il febbraio del 1997 la Summa ha acquistato 1.250.000 azioni, pari al 34 per cento; 3) la Lodi ha fornito sostegni finanziari a garanzia dei prestiti che la Summa aveva ottenuto dalla Ubs di Londra e della Sbs di Lugano; 4) le azioni erano a disposizione esclusiva della Lodi. (...).
Le sanzioni della Consob fanno riferimento all'acquisizione e al successivo smobilizzo della prima quota, il 34 per cento del capitale da rastrellare. La storia dei titoli mancanti per arrivare all'obiettivo del 51 per cento viene ora raccontata da Giovanni Francesco Cerea, nella causa civile da lui intentata presso il Tribunale di Milano contro la Lodi (Cerea sostiene che la Lodi non gli ha mai pagato il compenso pattuito per il rastrellamento). Secondo la memoria prssentata il 14 luglio da Cerea al giudice Raffaele D'Isa, le ultime 631.420 azioni affluiscono alla Summa, cassaforte della scalata, attraverso un portage effettuato dalla società anonima svizzera Incoplan, rappresentata dall'avvocato Jean Pierre Bernasconi. L'operazione si conclude il 16 luglio 1998 con il pagamento degli interessi, quasi 4 miliardi di lire, da parte di un incaricato di Fiorani, che Cerea individua nell'ingegner Giampiero Beccaria, maggior azionista della Necchi di Pavia e già sottosegretario del primo governo Berlusconi. Dettaglio curioso: pochi giorni prima lo stesso Beccaria si era comprato 30 mila titoli Crema messi in vendita dalla Summa su ordine di Fiorani.

Dunque, nel 1998 la scalata è perfezionata. Perché allora non viene alla luce? La risposta è semplice: scalare una popolare a opera di un'altra popolare non è facile come dirlo. Non basta acquisire le azioni, parcheggiarle in riservate fiduciarie estere o nelle gestioni patrimoniall dei migliori clienti, bisogna anche ottenere il consenso del consiglio di ammimstrazione della banca-preda, premessa indispensabile per avere in assemblea l'approvazione plebiscitaria dei soci. Non si dimentichi, infatti, che nelle popolari ogni azionista dispone di un solo voto, a prescindere
dall'entità della sua partecipazione. Per questo, secondo la ricostruzione di Cerea, la scalata della Lodi alla Crema ha una prima, lunghissima fase occulta che termina solo nel 2000 quando scatta finalmente l'Opa. A quel punto, la Lodi offre 203 mila lire per azione quando il rastrellamento era avvenuto a 90 mila lire. Può farlo a colpo sicuro perché, nel frattempo, il vertice della Popolare di Crema cambia e alla presidenza, al posto di Cesare Pasquali, ostile alla fusione, si insedia Giorgio Olmo, che invece ne è un sostenitore.
Ma un'operazione così delicata non si può fare senza insospettire le vittime designate. E i sospetti affiorano nel 1998, quando la Summa ricolloca i «suoi" titoli Crema presso i migliori clienti della Lodi e una serie di società estere. È una mossa che indurrà la Consob a parlare di una pluralità di acquirenti di fiducia riconducibili a un unico soggetto. Ma già il 3 agosto 1998, l'allora presidente Cesare Pasquali sente puzza di bruciato e rifiuta di iscrivere al libro soci 17 fiduciarie di Panama e delle British Virgin Island, imbottite di azioni Crema(...). Pasquali informa anche la Consob e la Banca d'Italia. Invano.
A questo punto si aprono alcune questioni imbarazzanti: 1) nelle banche popolari il singolo socio non può possedere più dello 0,5 per cento, eppure la Lodi ha avuto la piena disponibilità di pacchetti azionari ben più consistenti; 2) quando si supera il 2 per cento di una società quotata - e quotate al Mercato ristretto erano sia la cacciatrice Lodi che la preda Crema - se ne deve dare notizia alla Consob, ma la Lodi non l'ha fatto; 3) chi arriva al controllo di una società, dovrebbe poi lanciare un'Opa sul resto del capitale: se la Lodi avesse ottemperato a questa regola nel 1998, avrebbe pagato meno della metà di quanto, in effetti, ha sborsato nel 2000. Ma c'è di più. Quando si vuoI acquisire più del 5 per cento di una banca, si deve chiedere l'autorizzazione alla Banca d'Italia. Figurarsi se si punta al 51 per cento. Ebbene, la Banca d'italia sapeva? Era stata tenuta al corrente, nelle comunicazioni periodiche alla Vigilanza, dell'evoluzione della scalata alla Crema oppure no? In attesa di una risposta da via Nazionale la parola passa alla magistratura di Lodi.
 
TRATTO DA "LA PROVINCIA DI OGGI 4/08/2002

Banca Popolare. Grandi manovre dentro e fuori dal consiglio in vista della riunione decisiva del 2 settembre
Gosi passa al contrattacco
Asse con Ghilardi e Camozzi per restare in sella (e vendere?) Lodi nella bufera e fuori gioco, si parla di Bam e Pop Emilia


di Andrea Gandolfi Ancora trattative e contatti più o meno segreti, ancora indiscrezioni a modificare uno scenario comunque in ebollizione. Non conosce pausa estiva il duro braccio di ferro in corso dentro e fuori dalla Banca Popolare di Cremona, attorno alla presidenza ed al futuro dell’istituto di credito. Lunedì Carlo Gosi ha ottenuto una fiducia a termine in vista del consiglio già fissato per il 2 settembre, nel quale dovrebbe presentare il piano di sviluppo della banca e rassegnare le dimissioni. Così aveva detto cinque giorni fa, ma la manovra aveva anche un evidente scopo tattico: prendere tempo e cercare nuove alleanze per rafforzare la sua posizione, divenuta debolissima. Il 29 luglio avevano votato per la sua revoca il vicepresidente D’Apolito, Lonardi, Torri e Vinci; due erano stati gli astenuti (Maestroni e Gagliardi); otto i favorevoli al presidente (lo stesso Gosi, Ghilardi, Camozzi, Ghisani, Guarneri, Mondini, Mainardi, Pedroni), ma qualcuno aveva concesso il suo appoggio solo perchè convinto di firmare una proroga di un mese. Tuttavia oggi Gosi sarebbe deciso a rimanere comunque in sella, avendo trovato sostegno forse insperato fino a qualche tempo fa nel consiglio e negli eventi. Dopo la ‘conversione’ del suo ex oppositore Italo Ghilardi, ora il presidente può contare sui due maggiori azionisti della banca presenti in consiglio (Ghilardi e Attilio Mario Camozzi). E sulle possibili conseguenze della denuncia che - secondo quanto riferisce l’Espresso in edicola - il presidente della Consob Luigi Spaventa avrebbe presentato il 12 luglio alla Procura della Repubblica di Lodi: oggetto, i dubbi sulla regolarità dell’Opa a suo tempo lanciata dalla Lodi sulla Popolare Crema. Il passo di Spaventa avrebbe fatto saltare almeno temporaneamente i piani di chi puntava su un ‘matrimonio’ tra la Popolare Cremona e la Lodi, obiettivo che sarebbe stato il traguardo originario di Lonardi, Torri, Vinci, Ghilardi e Gagliardi. Proprio il nuovo scenario avrebbe dato origine alla frattura formalmente consumatasi fra i cinque nell’ultimo consiglio di amministrazione: Gagliardi sull’aventino; Torri, Vinci e Lonardi all’opposizione ma più possibilisti sul mantenimento dell’autonomia della banca; Ghilardi sempre convinto che la Popolare vada venduta, sostenuto da Camozzi e dallo stesso Gosi, che nel nuovo asse diverrebbe strategico e potrebbe mantenere la sua posizione, a patto di coagulare altri consensi. Ma vendere a chi? Accanto alla candidatura della Lodi, tornano a circolare i nomi della Banca Agricola Mantovana, e soprattutto della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Tutti elementi destinati a rendere ancora più incandescente il mese che ci separa dal consiglio di amministrazione del 2 settembre.
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Con questo articolo possiamo dire che uno dei pretendenti alla Presidenza della Pop Cremona (Maestroni) mette in luce come i giochi siano ormai fatti dentro il consiglio di amministrazione, rimane solo di sceglier eil pretendente che a quanto sembra sarà Pop Emilia che già aveva fatto una proposta a 18,45 alcuni anni fa.
Ciao snorio
 
da steffan;

TUTTI QUEGLI SCAMBI DA 250 PEZZI ( A ANCHE DA 500 PZ)
OGGI TUTTI AVRETE NOTATO UNA SERIE DI SCAMBI PEZZI DA 250 AZIONI. SPESSO INTERROTTE ANCHE DA PASSAGGI DA 500.
ALLO STATO ATTUALE DELLE COSE SONO INDOTTO A PENSARE CHE SIA IN ATTO UNA MASSICCIA CAMPAGNA SOCIO!!!
POPOLARE DI CREMONA HA NEL PROPRIO STATUTO, COME REGOLA, CHE PUò CHIEDERE L'ISCRIZIONE A SOCIO, L'AZIONISTA CHE POSSIEDA ALMENO 250 AZIONI.
IO NON VEDO ALTRA SPIEGAZIONE CHE QUESTA! ALTRIMENTI COME SPIEGARSI SIMILI MANOVRE???
STAMANI ERAVAMO PARTITI BENONE, CON BUONI SCAMBI E SIAMO SALITI SINO A 12,2....SUCCESSIVAMENTE DUE O TRE VENDITE PRIVE DI SENSO HANNO SERVITO IL DENARO, RIPORTANDO IL TITOLO IN AREA 12/11,9!
MA STANDO BEN ATTENTI CHE LO STESSO NON SCIVOLASSE SOTTO L'IMPORTANTE LIVELLO DI 11,9 EURO.
CREDO CHE LA MAGGIOR PARTE DEI 250 SIA PASSATA PER LE MANI DI BIM...BANCA INTERMOBILIARE CHE N DIVERSE OCCASIONI SI è FATTA VEDERE NEL BOOK E CHE MOLTI DI NOI HANNO ATTRIBUITO ESSERE AL LAVORO PER GIANPIERO.

GLI EVENTUALI SOCI CHE CHIEDERANNO IN QUESTI GIORNI L'ISCRIZIONE, SARANNO PROBABILMENTE ACCETTATI IL 2 DI SETTEMBRE E PROBABILMENTE SICURAMENTE POTRANNO VOTARE A PARTIRE DAL 2 DICEMBRE...
LA SITUAZIONE SI FA INCANDESCENTE!!!
QUESTI POSSIBILI SOCI SONO FATTI PER FARE APPROVARE UNA EVENTUALE SCALATA??? O SONO OPERA DI QUALCHE GRUPPO CHE NON GRADISCE UNA SCALATA ALLA CREMONA???
LA SITUAZIONE SI FA INCANDESCENTE
TEMPI TECNICI PER UN'OPA
TRA APPROVAZIONE BANKITALIA, CONSOB, LANCIO DELL'OPA , CONVOCAZIONE ASS STRAORDINARIA, OMOLOGAZIONE TRIBUNALE, PAGAMENTO E INCASSO SERVONO ALMENO 5/6 MESI...
RIFLETTETE... SE SI VUOLE EVITARE DI ANDARE ALLA PROSSIMA ASS ORDINARIA...

AVRETE LA PROVA CHE GLI SCAMBI DA 250 PEZZI SONO STATI PARECCHI E POTREMO CAPIRE SE SONO QUANTITà CHE VENGONO INSERITE IN GESTIONI OPPURE SE VENGONO GIRATE A NUOVI EVENTUALI SOCI... LA FACCENDA SI FA SEMPRE PIù INTRIGANTE.

FORZA CREMONA!


LA FACCENDA CREMONA IO LA VEDO COSì:
LA LODI SE NON CI FOSSE STATO L'INTOPPO CREMA L'AVREBBE GIà COMPRATA... MA DA SEMPRE SIA LODI CHE L'EMILIA SONO INTERESSATI A QUESTA PRATICA. IL DATO DI FATTO è PERò CHE CREMONA DA SOLA NON PUò CONTINUARE E IN QUESTO MOMENTO LODI è SFAVORITA, PERCHè NON PUò MUOVERSI SENZA CHE VENGA SOLLEVATO UN POLVERONE.....TE LO IMMAGINI SE FIORANI COMPRASSE CREMONA ORA??? DOMANI L'ESPRESSO USCIREBBE CON UN NUOVO ARTICOLO DI ACCUSA...SIA NEI CONFRONTI DI FIORANI CHE DI FAZIO...PERTANTO SAREBBE TUTTO MOLTO SCOMODO...
ED ECCO CHE L'EMILIA ESCE ALLO SCOPERTO... ECCO CHE "IO GUIDO...GUIDO IO" POTREBBE TOGLIERE DAI CARBONI ARDENTI IL NOSTRO AMATO GIANPIERO... COSì FAZIO ACCONTENTEREBBE L'EMILIA, A CUI è STATA FATTA DIGERIRE L'IRPINIA...E ALLO STESSO TEMPO LA FACCENDA LODI VERREBBE PARZIALMENTE OSCURATA. DA NON DIMENTICARE CHE VI SONO ALTRI PRETENDENTI IN LIZZA PER LA CREMONA...TRA I QUALI BAM , LOMBARDA, UNICREDITO, POP MILANO, POP VERONA E POP BG.

oggi volumi anomali. Volumi anomali per tutta la giornata. Oggi ci sono stati 169 contratti a fronte di
47838 pezzi scambiati . La media è di 283 a contratto. Una situazione veramente anomala . La media è di solito superiore a 400. è in atto qualcosa di grosso. Ma perchè quando si tratterà di prendere una decisione andranno a chiedere al socio minimo che si deve fare? Che con la storia del voto capitario conta come chi ne ha a quintali . Che succede si scopre la democrazia tuto d'un botto?. Questa faccenda è veramente sempre più intricata
 
Notizie, attese, manovre in vista del Consiglio del 2 settembre che deciderà il destino della presidenza Gosi







Notizie, manovre e ipotesi in vista del Consiglio del 2 settembre nel quale il presidente Carlo Gosi si giocherà la sua sorte

Quanto può influire l'attesa di una ispezione dura e cruda di Bankitalia alla Pop Cremona?




Cala anche sulle vicende della Banca Popolare di Cremona la tregua di Ferragosto. Il presidente Carlo Gosi non dovrebbe rientrare a Cremona prima del 18, il suo principale oppositore Umberto Lonardi è partito martedì scorso ed è atteso di nuovo in città attorno al 26. Altri consiglieri della Banca sono sparsi in varie parti d’Italia (e del mondo) per cui i frenetici contatti che si sono avuti nelle scorse settimane sono rallentati o addirittura interrotti. Certo non è mancata fino all’ultimo una grande agitazione che ha coinvolto gran parte del territorio di relazione, se si tien conto della attenzione con cui le vicende del Consiglio vengono seguite anche tra i dipendenti e le loro famiglie. E non mancano le indiscrezioni di grande interesse.
In particolare in ambienti bene informati si ritiene ormai pressoché inevitabile una verifica degli ispettori della Banca d’Italia che alcuni vorrebbero già avviata nel prossimo ottobre. Ragione per cui il direttore generale Giuseppe Grassano dovrebbe presentare il prossimo 2 settembre una semestrale la più rigorosa possibile (probabilmente ancora dolorosa, in particolare per la severità con cui valuterà i crediti a rischio). Ma non saranno soltanto i conti tecnici della Banca sotto controllo. Uno sguardo particolarmente accurato sarà dato al libro dei soci ed ai movimenti che sono avvenuti negli ultimi due anni. Influiranno certamente sul raggio di attenzione degli ispettori della Banca d’Italia le vicende della Banca Popolare di Lodi e la dichiarazione di Francesco Cerea (al quale lasciamo ovviamente tutta la responsabilità di quanto afferma). Come si può leggere, il principale accusatore di Francesco Fiorani sostiene che dopo la Popolare Crema, con le medesime modalità, doveva finire nell’orbita della Popolare Lodi anche la Popolare Cremona.
L’ipotesi di una visita degli ispettori di Fazio pesa sulle prospettive del prossimo consiglio. Tutti dovranno valutare quanto la spaccatura e le reciproche accuse potranno rendere più o meno feroce l’intervento degli ispettori di Bankitalia. Speriamo che nessuno abbia degli scheletri nell’armadio. L’ispezione di Bankitalia potrebbe incrociare, oltre tutto, con le armi di Vincenzo Battarola che entro settembre dovrebbe essere sentito dalla magistratura: Caimmi ha affermato di voler chiudere due inchieste prima del suo trasferimento a Milano, quella sull’usura e l’altra sulla BPC che investe le responsabilità dell’ex direttore generale. Non tutti sono convinti che Caimmi ce la farà, mentre il suo sostituto “ad interim” Nuzzo, considerato il ruolo intermedio, potrebbe rimandare di molto la conclusione dell’inchiesta sui presunti riciclaggi di denaro compiuti dall’ex DG , intorno al quale si sono allargate negli ultimi consigli le accuse alla presidenza di Lonardi e C. sostenute vigorosamente dal vice presidente Maurizio D’Apolito, preoccupato evidentemente di condividere eventuali responsabilità.
Diventa quindi particolarmente significativo il prossimo consiglio non soltanto per la fiducia che il presidente Carlo Gosi porrà sul suo piano di rilancio della Banca Popolare, ma anche per il “tono” dell’intera seduta.
Naturalmente si sprecano i pronostici sul tentativo di Carlo Gosi di restare alla presidenza. La battaglia è ancora incertissima, ma Gosi ha segnato diversi punti a suo favore. Non sono stati smentiti, nonostante le richieste de “Il Vascello”, i suoi contatti con i DS dei quali si parla molto per il semplice motivo che potrebbero confermare l’esistenza di una strategia messa a punto del nuovo alleato di Carlo Gosi, il fortissimo azionista della BPC e consigliere Italo Ghilardi. Di questa strategia, dei suoi effetti a breve o lungo termine, delle speranze e delle preoccupazioni che vi sono collegate scriveremo domani.
 
Notizie, manovre e ipotesi in vista del Consiglio del 2 settembre nel quale il presidente Carlo Gosi si giocherà la sua sorte

Carlo Gosi ha i numeri per salvarsi ma quante minacce sulla sua testa...



Carlo Gosi si difende dagli attacchi che gli vengono portati nell'assemblea del 5 maggio

Abbiamo esaminato nella seconda puntata della nostra inchiesta sulle prospettive del Consiglio del prossimo 2 settembre (quando sarà decisa la sorte della attuale Presidenza della Banca Popolare di Cremona) le presumibili condizioni che hanno consentito a Carlo Gosi di convertire dalla sua parte un acerrimo rivale, Italo Ghilardi, ed in genere coloro che contano di ricavare un vantaggio dalla vendita della Banca. Carlo Gosi conta sull’appoggio dell’Associazione Industriali che ha in lui l’unico rappresentante nel Consiglio della Banca Popolare di Cremona. Bocciato Gosi, gli industriali sarebbero cancellati dalla testa maggior istituto creditizio cremonese. Per la verità, i loro associati si sono già in gran parte sganciati dalla Banca Popolare di Cremona e non sono pochi coloro che, dopo le ispezioni della Guardia di Finanza, guardano con molte incertezze a questo rapporto con l’istituto di credito cittadino che, se davvero crede nella validità commerciale della propria autonomia, deve prima di tutto dimostrare di essere ancora radicato nel territorio, altrimenti siamo di fronte ad una scatola vuota che porta soltanto sulla fronte la scritta “di Cremona”.
Giuseppe Grassano se n’è reso ben conto e la visita alle “sette chiese” del potere economico cremonese ha avuto certamente lo scopo di riempire un po’ di più questa scatola, non sappiamo peraltro con quanto successo, diminuito ancora di più dalla “conversione” mascherata di Gosi. La scatola vuota (o semivuota, a seconda delle valutazioni) è un punto sicuramente a favore di chi vuole la vendita della Banca di Pietro Vacchelli ed è una responsabilità che ricade sulle spalle di Battarola non meno che su quelle di Carlo Gosi e del suo consiglio , i quali dopo il risanamento non hanno saputo avviare una politica aggressiva sul mercato con proposte decisamente innovative. Dunque, non mancano all’interno dell’Associazione Industriali (ma anche in altre associazioni sindacali cremonesi, come la CNA) forti critiche personali allo stesso Gosi.
L’attuale presidente degli industriali Vito Zucchi ha sempre affermato con forza, che la Banca Popolare di Cremona deve restare autonoma. Oggi però si vede contraddetto dal suo stesso rappresentante. Così oggi Zucchi esita tra il legittimo proposito di sostenere un proprio associato e la contraddizione di un’alleanza tra Gosi e i due maggiori fautori della vendita. Tutto ciò ha aperto un altro fronte di trattativa. Gosi è sostituibile o no? Chi prende il suo posto? Giuseppe Mainardi che però è un agrario?
Gli oppositori di Gosi si rendono conto che sarebbe strategico garantire all’Associazione Industriali una rappresentatività in Consiglio. Ed in proposito si dice che siano stati avviati contatti con una personalità “super partes”, capace di chiudere il discorso con grande soddisfazione degli industriali. Ma l’operazione è tutt’altro che semplice: la loro proposta dovrebbe essere infatti talmente forte, così credibile e garantita nel suo buon fine da mettere tutti a tacere , spiazzando senza remissione Gosi. Pensiamo che nella lacerazione attuale, una tale manovra abbia le stesse probabilità di successo del tentativo di conquistare la vetta dell’Everest in mutande. La sostituzione di Gosi con un’altra personalità proveniente dal mondo industriale sarà quindi una manovra che potrà eventualmente andare a buon fine “dopo” e non prima il consiglio del 2 settembre. Ciò non esclude che ci sia qualche manovra sotterranea, tutto può avvenire in questa fase, ma se c’è, siamo ben lontani da uno sbocco.
Allora, poiché tutto si può dire, ma non che dalle due parti l’un contro l’altra armate, ci siano degli sciocchi, peserà molto di più sul futuro della Popolare e di Gosi il tipo di contestazioni che verranno fatte al bilancio, le note a verbale su una serie di operazioni da esaminare a fondo, i siluri di Battarola, la preoccupazione che abbiamo registrato nella prima puntata e cioè il fatto che alcuni ritengano pressoché inevitabile e non del tutto a torto (come si può immaginare che Fazio sia indifferente alle battaglie coi lunghi coltelli che avvengono a Cremona una settimana sì e una settimana no?), ovvero la visita dura e cruda” degli ispettori della Banca d’Italia che rivolterebbero come una mietitrebbia i libri contabili della Pop Cremona. Non è certo soltanto a causa dello scontro in atto che l’esame della semestrale è stato rinviato, sicuramente Giuseppe Grassano intende scindere le eventuali responsabilità, ma la medesima preoccupazione (giustificata a no, noi non siamo gli ispettori della Banca d’Italia) vagherà certamente nel prossimo consiglio.
Che dunque si ammanta di incertezze, ma non troppo.
Il mancato voto di Mario Maestroni nella precedente seduta è un distacco piuttosto netto del presidente della “Libera” dalla posizione di Carlo Gosi. Per quali ragioni effettive Maestroni per la prima volta si è dissociato? Gli altri due agrari, Mondini e Mainardi, hanno votato dall’altra parte (Mainardi, però, molto sub judice). In una serie di colloqui con i presidenti di altre associazioni cittadine, Mario Maestroni ha affermato anche negli scorsi giorni di essere un fervido sostenitore della autonomia della Popolare. In questo senso viene sollecitato da una parte della sua base. I principali clienti della Banca in provincia sono proprio gli agricoltorii quali spesso hanno rapporeti personali ed affettivi con un direttore o con il personale. E non va dimenticato che Mario Maestroni punta ad altri obiettivi prioritari come la riconferma ai vertici della Associazione cremonese nel prossimo autunno, poltrona indispensabile per giungere all’acme delle sue ambizioni, la presidenza della Confagricoltura. Quando mai può presentarsi occasione migliore per lui come quella di portare dalla sua parte un Giuseppe Mainardi che non ha dimenticato la presidenza della Fiera di Cremona, sostenendolo nella conquista della Presidenza della Banca Popolare? Un passo, questo , che metterebbe decisamente in imbarazzo l’altro agrario, Piero Mondini che oggi si deve però decisamente collocare tra gli alleati di Gosi, stando alla difesa appassionata che egli ha fatto nell’ultimo consiglio nonostante la nota questione dell’assegno da 300 milioni. È certo comunque, che Maestroni non si esporrà finché non saranno chiari, i rapporti di forza e le probabilità di successo dell’uno o dell’altra parte.
Sulla stessa posizione di Maestroni, in termini di voto o di astensione, è l’ex presidente della Fiera di Cremona Giuseppe Mainardi che però è certamente allettato dalla Presidenza. Nel contempo, però molti potrebbero considerare incerta la votazione risolutiva del segretario della Amministrazione Provinciale Giuseppe Gagliardi, considerati i suoi rapporti a sinistra e i contatti che Gosi ha avuto con i DS e la prospettiva di una lettera di intenti di una banca ben vista a sinistra. In fondo, il presidente dell’Amministrazione Provinciale Corada, da cui dipende Gagliardi, è stato il più possibilista nella controversa questione dell’autonomia della Popolare. Gagliardi tiene conto che deve avere la protezione di Corada in Consiglio Provinciale, dove molti sostengono la incompatibilità tra la segreteria della Provincia e la carica di consigliere. Gagliardi avrebbe garantito la sua lealtà al gruppo che lo ha portato in Consiglio, ma nel nostro benedetto Paese tutti “ ci hanno famiglia”.
Quanto a Piero Mondini, non va dimenticato che Carlo Gosi ha cercato molte alleanze in città, anche tra gli amici dei Rotary e dei Lions. E neppure si debbono ignorare altre manifestazioni di simpatia che sono venute a Gosi da ambienti di squadra e compasso. La posizione di Piero Mondini potrebbe cambiare solo e soltanto a fronte della candidatura dichiarata di un industriale autorevole quanto Gosi. Ma abbiamo già commentato questa ipotesi.
A bocce ferme e andando giù un po’ rozzamente: Gosi gode dell’appoggio di Ghilardi, Camozzi, Pedroni, Ghisani, Guarneri e Mondini. Con i quattro oppositori dichiarati del 5 settembre si schiera anche Maurizio D’Apolito. Non è identificabile la posizione di Viciguerra, convalescente da un incidente stradale e che già in un’altra occasione con l’assenza ha evitato di schierarsi. Possono cambiare le carte in tavola le paure, i tatticismi, quindi le astensioni o le assenze. La partita, ad oggi, sembra favorevole a Carlo Gosi. Salvo che, proprio Carlo Gosi, sorprendendo tutti, il 2 settembre non si presenti per conto suo dimissionario. Sarebbe una sorpresa, anche per noi, clamorosamente sorprendente.
 

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