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BOMBAAAAAAAA
DAL VASCELLO
Battarola avrebbe affidato ai revisori dei conti un documento che avrebbe reso difficilissima la posizione di Carlo Gosi
Italo Ghilardi ha chiesto l'immediato avvio di trattative con altre istituti, rivolgendosi ai quattro compagni del "blitz" di maggio- Maestroni il presidente degli agrari cerca di giovarsi della situazione - Ora debbono prevalere, però, non rivendicazioni personali ma coloro che hanno a cuore, anche in un'allenza con altri istituti, i reali interessi dei soci, degli azionisti e del personale
Dal 5 maggio, data fatidica, nel consiglio della Popolare Cremona non c'è più tregua. Sotto, Vincenzo Battarola e l'attuale direttore generale Giuseppe Grassano
Restava da capire perché il consiglio della Banca Popolare di Cremona che tutti davano per tranquillo si fosse all’improvviso arroventato. Le indiscrezioni diventano sempre più numerose. Ed ora il quadro sembra meno confuso.
Il motivo scatenante sarebbe stato un siluro dell’ex direttore Vincenzo Battarola che avrebbe centrato in pieno il presidente Carlo Gosi. Intorno a questo siluro filtrano numerosissime notizie, ma è chiaro che “Il Vascello” senza conferme ufficiali non può esprimersi in assenza di presa di responsabilità diretta. Viene comunque confermato da fonti autorevolissime che la posizione di Carlo Gosi, già discusso e poco garantito di fronte alle bordate dei cinque protagonisti del blitz del 5 maggio, sarebbe tremendamente vacillante. Alcuni autorevoli esponenti della BPC non escludono che la presidenza possa cadere in tempi brevissimi, ben prima del “redde rationem” che Gosi avrebbe cercato di spostare al 2 settembre con la collaborazione del DG Giuseppe Grassano. Questa eventualità di un consiglio straordinario è già stata, d’altronde, configurata dal nostro giornale nel precedente resoconto del consiglio, non costituisce quindi una sorpresa per i nostri lettori.
Perché Battarola? Come è entrato prepotentemente nel consiglio di lunedì e martedì scorsi?
Bisogna fare un passo indietro.
Chi ha letto “Il Vascello” nelle scorse settimane ha certamente rilevato che in una rappresentazione indiretta della posizione di Vincenzo Battarola, il nostro giornale aveva affermato che l’ex direttore generale non avrebbe tanto facilmente fatto passare il proprio licenziamento e che egli aveva sicuramente qualche freccia nel suo arco. Preannunciammo, anzi, che l’avrebbe scoccata al momento opportuno. Abbiamo ripreso nei nostri servizi più volte questo concetto, forse un po’ troppo sottovalutato all’interno e all’esterno della Banca, anche dai gruppi di azionisti. La spada di Damocle - Battarola” è rimasta però sempre incombente.
Vincenzo Battarola, se davvero la freccia, anzi il siluro (ci sembra un’arma più adatta al destinatario, facendo riferimento alla passione di Carlo Gosi per la vela e per il mare...) lo voleva far partire, ha scelto il momento giusto.
Ha letto sul "Vascello" del le garanzie che le categorie economiche e in particolare gli industriali ed anche i politici sembravano riconoscere a Carlo Gosi. Si è reso conto che il consiglio “tranquillo” di lunedì con il rinvio della semestrale avrebbe rafforzato la posizione del presidente.
A questo punto avrebbe deciso di agire ed avrebbe fatto pervenire una sua documentazione sull’operato di Carlo Gosi non tanto ai consiglieri, ma addirittura al collegio dei sindaci che non poteva certamente ignorarla e metterla in disparte.
Il documento Battarola è così piombato in Consiglio e si è scatenata la bagarre.
Quattro dei cinque protagonisti del “blitz” di maggio hanno fatto nuovamente valere le loro argomentazioni nei confronti della managerialità del presidente che avevano già sostenuto con Lonardi nei consigli precedenti e che avevano lasciato un po’ cadere a fronte della necessità, sostenuta da Grassano, di riportare la banca, innanzitutto, a migliori condizioni di mercato.
Il quinto consigliere “di maggio”, Italo Ghilardi, è andato giù pesantissimo, forse anche innervosito dalla situazione del titolo che ha avuto un notevole arretramento nelle ultime sedute. Ed ha ha chiesto ai suoi quattro compagni di avventura, con toni che qualcuno definisce “durissimi” (e la cosa non stupisce, dato il temperamento del personaggio che a suo tempo aveva definito Gosi “un presidente da operetta”) di affondare da subito il coltello nella piaga, proponendo inoltre esplicitamente e in tempi brevissimi l’avvio di operazioni per il radicale risanamento dell’istituto attraverso un’alleanza con le pretendenti, che sono oggi almeno quattro (Popolare Lodi magari attraverso una sua consociata, Banca Lombarda, Popolare dell’Emilia, Popolare Verona). Qualcuno sostiene che Italo Ghilardi avrebbe persino in tasca una proposta preliminare molto dettagliata, ma sul mittente di questa proposta e persino sulla sua reale esistenza non filtrano assolutamente conferme.
A questo punto è avvenuto quel che abbiamo già descritto e che implicitamente viene testimoniato dal quotidiano “La Provincia” il quale, dopo aver praticamente ignorato del tutto le vicende della Banca Popolare fino ad oggi, le dedica all’improvviso addirittura tutta la prima pagina di cronaca con richiami nelle locandine davanti alle edicole (insomma con un rilievo che non può non insospettire neppure il più distratto dei cittadini), assegnando alla presidenza Gosi “poche ore” , indicando peraltro (erroneamente o di proposito?) il gruppo dei cinque come protagonista dell’offensiva decisiva contro Carlo Gosi.
Il titolo ieri ha perso il 4,5 per cento!
Il titolo della Popolare, dopo un avvio di seduta sui prezzi di riferimento della vigilia, è stato manovrato ieri da alcune sim che hanno cercato per tutto il corso della seduta di indebolirlo, cercando di soddisfare a più riprese le proposte in denaro. Grossi lotti venivano messi per spaventare soprattutto i piccoli investitori, facendo sì che gli stessi servissero l’offerta. Il titolo a fine seduta accusa un calo del 4,5% terminando le contrattazioni in area 11,2 euro con oltre 107 mila pezzi passati di mano. Le sim che hanno abbattutto il titolo sarebbero Instinet, Caboto Sim e Intermonte alle quali va aggiunta Banca Intermobiliare, sempre pronta a dare una mano. Sono Sim forse pronte a sostenere Fiorani o che comunque non vedrebbero di buon occhio la presidenza Gosi?
Al tutto va poi sommato il cattivo andamento dei mercati...
L’atteggiamento de “La Provincia” è l’implicita conferma di quanto abbiamo riferito. E cioè che Mario Maestroni , presidente degli agrari e quindi del giornale, ha immediatamente approfittato della situazione tentando di proporsi come sostituto di Carlo Gosi.
Ma nel contempo anche altri consiglieri hanno cominciato a muoversi verso nuove posizioni. Da qui, come si è detto, la presa di distanza del vice presidente della Banca Popolare Maurizio D’Apolito e un serrato avvio di consultazioni e trattative per delineare maggioranze in vista di una caduta di Gosi che subito o entro il 2 settembre a questo punto tutti, anche i suoi migliori alleati, danno per inevitabile. La necessità di vincere e di guadagnare la poltrona fanno di Maestroni un candidato disposto a tutto, ma l’agrario non gode di simpatie forti dentro il consiglio; inoltre, neppure le altre categorie economiche vedono di buon occhio che sul principale istituto della città torni il cappello degli agrari. Ma Maestroni non lascerà nulla di intentato.
Il timore in questa delicatissima situazione è che l’interesse per la poltrona prevalga sulle giuste richieste di salvaguardia dei diritti dei soci, degli azionisti e del personale. È un’auspicio al quale ci associamo con tutta la nostra forza. Matura l’idea, già affermata dal nostro giornale, che la BPC non possa più competere in autonomia assoluta. Ma una cosa è rafforzarsi, un’altra svendere. Guai se accadesse. I consiglieri che nei prossimi giorni, forse nelle prossime ore, dovranno prendere decisioni risolutive, sappiano che gli occhi di tutti i cittadini onesti sono puntati su di loro e che non lascerebbero passare qualsiasi comportamento minimamente poco limpido. Noi saremo in prima fila a denunciare, Dio non voglia.
A questi prezzi bisogna entrare a tutti i costi
DAL VASCELLO
Battarola avrebbe affidato ai revisori dei conti un documento che avrebbe reso difficilissima la posizione di Carlo Gosi
Italo Ghilardi ha chiesto l'immediato avvio di trattative con altre istituti, rivolgendosi ai quattro compagni del "blitz" di maggio- Maestroni il presidente degli agrari cerca di giovarsi della situazione - Ora debbono prevalere, però, non rivendicazioni personali ma coloro che hanno a cuore, anche in un'allenza con altri istituti, i reali interessi dei soci, degli azionisti e del personale
Dal 5 maggio, data fatidica, nel consiglio della Popolare Cremona non c'è più tregua. Sotto, Vincenzo Battarola e l'attuale direttore generale Giuseppe Grassano
Restava da capire perché il consiglio della Banca Popolare di Cremona che tutti davano per tranquillo si fosse all’improvviso arroventato. Le indiscrezioni diventano sempre più numerose. Ed ora il quadro sembra meno confuso.
Il motivo scatenante sarebbe stato un siluro dell’ex direttore Vincenzo Battarola che avrebbe centrato in pieno il presidente Carlo Gosi. Intorno a questo siluro filtrano numerosissime notizie, ma è chiaro che “Il Vascello” senza conferme ufficiali non può esprimersi in assenza di presa di responsabilità diretta. Viene comunque confermato da fonti autorevolissime che la posizione di Carlo Gosi, già discusso e poco garantito di fronte alle bordate dei cinque protagonisti del blitz del 5 maggio, sarebbe tremendamente vacillante. Alcuni autorevoli esponenti della BPC non escludono che la presidenza possa cadere in tempi brevissimi, ben prima del “redde rationem” che Gosi avrebbe cercato di spostare al 2 settembre con la collaborazione del DG Giuseppe Grassano. Questa eventualità di un consiglio straordinario è già stata, d’altronde, configurata dal nostro giornale nel precedente resoconto del consiglio, non costituisce quindi una sorpresa per i nostri lettori.
Perché Battarola? Come è entrato prepotentemente nel consiglio di lunedì e martedì scorsi?
Bisogna fare un passo indietro.
Chi ha letto “Il Vascello” nelle scorse settimane ha certamente rilevato che in una rappresentazione indiretta della posizione di Vincenzo Battarola, il nostro giornale aveva affermato che l’ex direttore generale non avrebbe tanto facilmente fatto passare il proprio licenziamento e che egli aveva sicuramente qualche freccia nel suo arco. Preannunciammo, anzi, che l’avrebbe scoccata al momento opportuno. Abbiamo ripreso nei nostri servizi più volte questo concetto, forse un po’ troppo sottovalutato all’interno e all’esterno della Banca, anche dai gruppi di azionisti. La spada di Damocle - Battarola” è rimasta però sempre incombente.
Vincenzo Battarola, se davvero la freccia, anzi il siluro (ci sembra un’arma più adatta al destinatario, facendo riferimento alla passione di Carlo Gosi per la vela e per il mare...) lo voleva far partire, ha scelto il momento giusto.
Ha letto sul "Vascello" del le garanzie che le categorie economiche e in particolare gli industriali ed anche i politici sembravano riconoscere a Carlo Gosi. Si è reso conto che il consiglio “tranquillo” di lunedì con il rinvio della semestrale avrebbe rafforzato la posizione del presidente.
A questo punto avrebbe deciso di agire ed avrebbe fatto pervenire una sua documentazione sull’operato di Carlo Gosi non tanto ai consiglieri, ma addirittura al collegio dei sindaci che non poteva certamente ignorarla e metterla in disparte.
Il documento Battarola è così piombato in Consiglio e si è scatenata la bagarre.
Quattro dei cinque protagonisti del “blitz” di maggio hanno fatto nuovamente valere le loro argomentazioni nei confronti della managerialità del presidente che avevano già sostenuto con Lonardi nei consigli precedenti e che avevano lasciato un po’ cadere a fronte della necessità, sostenuta da Grassano, di riportare la banca, innanzitutto, a migliori condizioni di mercato.
Il quinto consigliere “di maggio”, Italo Ghilardi, è andato giù pesantissimo, forse anche innervosito dalla situazione del titolo che ha avuto un notevole arretramento nelle ultime sedute. Ed ha ha chiesto ai suoi quattro compagni di avventura, con toni che qualcuno definisce “durissimi” (e la cosa non stupisce, dato il temperamento del personaggio che a suo tempo aveva definito Gosi “un presidente da operetta”) di affondare da subito il coltello nella piaga, proponendo inoltre esplicitamente e in tempi brevissimi l’avvio di operazioni per il radicale risanamento dell’istituto attraverso un’alleanza con le pretendenti, che sono oggi almeno quattro (Popolare Lodi magari attraverso una sua consociata, Banca Lombarda, Popolare dell’Emilia, Popolare Verona). Qualcuno sostiene che Italo Ghilardi avrebbe persino in tasca una proposta preliminare molto dettagliata, ma sul mittente di questa proposta e persino sulla sua reale esistenza non filtrano assolutamente conferme.
A questo punto è avvenuto quel che abbiamo già descritto e che implicitamente viene testimoniato dal quotidiano “La Provincia” il quale, dopo aver praticamente ignorato del tutto le vicende della Banca Popolare fino ad oggi, le dedica all’improvviso addirittura tutta la prima pagina di cronaca con richiami nelle locandine davanti alle edicole (insomma con un rilievo che non può non insospettire neppure il più distratto dei cittadini), assegnando alla presidenza Gosi “poche ore” , indicando peraltro (erroneamente o di proposito?) il gruppo dei cinque come protagonista dell’offensiva decisiva contro Carlo Gosi.
Il titolo ieri ha perso il 4,5 per cento!
Il titolo della Popolare, dopo un avvio di seduta sui prezzi di riferimento della vigilia, è stato manovrato ieri da alcune sim che hanno cercato per tutto il corso della seduta di indebolirlo, cercando di soddisfare a più riprese le proposte in denaro. Grossi lotti venivano messi per spaventare soprattutto i piccoli investitori, facendo sì che gli stessi servissero l’offerta. Il titolo a fine seduta accusa un calo del 4,5% terminando le contrattazioni in area 11,2 euro con oltre 107 mila pezzi passati di mano. Le sim che hanno abbattutto il titolo sarebbero Instinet, Caboto Sim e Intermonte alle quali va aggiunta Banca Intermobiliare, sempre pronta a dare una mano. Sono Sim forse pronte a sostenere Fiorani o che comunque non vedrebbero di buon occhio la presidenza Gosi?
Al tutto va poi sommato il cattivo andamento dei mercati...
L’atteggiamento de “La Provincia” è l’implicita conferma di quanto abbiamo riferito. E cioè che Mario Maestroni , presidente degli agrari e quindi del giornale, ha immediatamente approfittato della situazione tentando di proporsi come sostituto di Carlo Gosi.
Ma nel contempo anche altri consiglieri hanno cominciato a muoversi verso nuove posizioni. Da qui, come si è detto, la presa di distanza del vice presidente della Banca Popolare Maurizio D’Apolito e un serrato avvio di consultazioni e trattative per delineare maggioranze in vista di una caduta di Gosi che subito o entro il 2 settembre a questo punto tutti, anche i suoi migliori alleati, danno per inevitabile. La necessità di vincere e di guadagnare la poltrona fanno di Maestroni un candidato disposto a tutto, ma l’agrario non gode di simpatie forti dentro il consiglio; inoltre, neppure le altre categorie economiche vedono di buon occhio che sul principale istituto della città torni il cappello degli agrari. Ma Maestroni non lascerà nulla di intentato.
Il timore in questa delicatissima situazione è che l’interesse per la poltrona prevalga sulle giuste richieste di salvaguardia dei diritti dei soci, degli azionisti e del personale. È un’auspicio al quale ci associamo con tutta la nostra forza. Matura l’idea, già affermata dal nostro giornale, che la BPC non possa più competere in autonomia assoluta. Ma una cosa è rafforzarsi, un’altra svendere. Guai se accadesse. I consiglieri che nei prossimi giorni, forse nelle prossime ore, dovranno prendere decisioni risolutive, sappiano che gli occhi di tutti i cittadini onesti sono puntati su di loro e che non lascerebbero passare qualsiasi comportamento minimamente poco limpido. Noi saremo in prima fila a denunciare, Dio non voglia.
A questi prezzi bisogna entrare a tutti i costi