Banca Popolare di Cremona

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BOMBAAAAAAAA
DAL VASCELLO

Battarola avrebbe affidato ai revisori dei conti un documento che avrebbe reso difficilissima la posizione di Carlo Gosi

Italo Ghilardi ha chiesto l'immediato avvio di trattative con altre istituti, rivolgendosi ai quattro compagni del "blitz" di maggio- Maestroni il presidente degli agrari cerca di giovarsi della situazione - Ora debbono prevalere, però, non rivendicazioni personali ma coloro che hanno a cuore, anche in un'allenza con altri istituti, i reali interessi dei soci, degli azionisti e del personale




Dal 5 maggio, data fatidica, nel consiglio della Popolare Cremona non c'è più tregua. Sotto, Vincenzo Battarola e l'attuale direttore generale Giuseppe Grassano

Restava da capire perché il consiglio della Banca Popolare di Cremona che tutti davano per tranquillo si fosse all’improvviso arroventato. Le indiscrezioni diventano sempre più numerose. Ed ora il quadro sembra meno confuso.
Il motivo scatenante sarebbe stato un siluro dell’ex direttore Vincenzo Battarola che avrebbe centrato in pieno il presidente Carlo Gosi. Intorno a questo siluro filtrano numerosissime notizie, ma è chiaro che “Il Vascello” senza conferme ufficiali non può esprimersi in assenza di presa di responsabilità diretta. Viene comunque confermato da fonti autorevolissime che la posizione di Carlo Gosi, già discusso e poco garantito di fronte alle bordate dei cinque protagonisti del blitz del 5 maggio, sarebbe tremendamente vacillante. Alcuni autorevoli esponenti della BPC non escludono che la presidenza possa cadere in tempi brevissimi, ben prima del “redde rationem” che Gosi avrebbe cercato di spostare al 2 settembre con la collaborazione del DG Giuseppe Grassano. Questa eventualità di un consiglio straordinario è già stata, d’altronde, configurata dal nostro giornale nel precedente resoconto del consiglio, non costituisce quindi una sorpresa per i nostri lettori.
Perché Battarola? Come è entrato prepotentemente nel consiglio di lunedì e martedì scorsi?
Bisogna fare un passo indietro.
Chi ha letto “Il Vascello” nelle scorse settimane ha certamente rilevato che in una rappresentazione indiretta della posizione di Vincenzo Battarola, il nostro giornale aveva affermato che l’ex direttore generale non avrebbe tanto facilmente fatto passare il proprio licenziamento e che egli aveva sicuramente qualche freccia nel suo arco. Preannunciammo, anzi, che l’avrebbe scoccata al momento opportuno. Abbiamo ripreso nei nostri servizi più volte questo concetto, forse un po’ troppo sottovalutato all’interno e all’esterno della Banca, anche dai gruppi di azionisti. La spada di Damocle - Battarola” è rimasta però sempre incombente.
Vincenzo Battarola, se davvero la freccia, anzi il siluro (ci sembra un’arma più adatta al destinatario, facendo riferimento alla passione di Carlo Gosi per la vela e per il mare...) lo voleva far partire, ha scelto il momento giusto.
Ha letto sul "Vascello" del le garanzie che le categorie economiche e in particolare gli industriali ed anche i politici sembravano riconoscere a Carlo Gosi. Si è reso conto che il consiglio “tranquillo” di lunedì con il rinvio della semestrale avrebbe rafforzato la posizione del presidente.
A questo punto avrebbe deciso di agire ed avrebbe fatto pervenire una sua documentazione sull’operato di Carlo Gosi non tanto ai consiglieri, ma addirittura al collegio dei sindaci che non poteva certamente ignorarla e metterla in disparte.
Il documento Battarola è così piombato in Consiglio e si è scatenata la bagarre.
Quattro dei cinque protagonisti del “blitz” di maggio hanno fatto nuovamente valere le loro argomentazioni nei confronti della managerialità del presidente che avevano già sostenuto con Lonardi nei consigli precedenti e che avevano lasciato un po’ cadere a fronte della necessità, sostenuta da Grassano, di riportare la banca, innanzitutto, a migliori condizioni di mercato.
Il quinto consigliere “di maggio”, Italo Ghilardi, è andato giù pesantissimo, forse anche innervosito dalla situazione del titolo che ha avuto un notevole arretramento nelle ultime sedute. Ed ha ha chiesto ai suoi quattro compagni di avventura, con toni che qualcuno definisce “durissimi” (e la cosa non stupisce, dato il temperamento del personaggio che a suo tempo aveva definito Gosi “un presidente da operetta”) di affondare da subito il coltello nella piaga, proponendo inoltre esplicitamente e in tempi brevissimi l’avvio di operazioni per il radicale risanamento dell’istituto attraverso un’alleanza con le pretendenti, che sono oggi almeno quattro (Popolare Lodi magari attraverso una sua consociata, Banca Lombarda, Popolare dell’Emilia, Popolare Verona). Qualcuno sostiene che Italo Ghilardi avrebbe persino in tasca una proposta preliminare molto dettagliata, ma sul mittente di questa proposta e persino sulla sua reale esistenza non filtrano assolutamente conferme.
A questo punto è avvenuto quel che abbiamo già descritto e che implicitamente viene testimoniato dal quotidiano “La Provincia” il quale, dopo aver praticamente ignorato del tutto le vicende della Banca Popolare fino ad oggi, le dedica all’improvviso addirittura tutta la prima pagina di cronaca con richiami nelle locandine davanti alle edicole (insomma con un rilievo che non può non insospettire neppure il più distratto dei cittadini), assegnando alla presidenza Gosi “poche ore” , indicando peraltro (erroneamente o di proposito?) il gruppo dei cinque come protagonista dell’offensiva decisiva contro Carlo Gosi.


Il titolo ieri ha perso il 4,5 per cento!
Il titolo della Popolare, dopo un avvio di seduta sui prezzi di riferimento della vigilia, è stato manovrato ieri da alcune sim che hanno cercato per tutto il corso della seduta di indebolirlo, cercando di soddisfare a più riprese le proposte in denaro. Grossi lotti venivano messi per spaventare soprattutto i piccoli investitori, facendo sì che gli stessi servissero l’offerta. Il titolo a fine seduta accusa un calo del 4,5% terminando le contrattazioni in area 11,2 euro con oltre 107 mila pezzi passati di mano. Le sim che hanno abbattutto il titolo sarebbero Instinet, Caboto Sim e Intermonte alle quali va aggiunta Banca Intermobiliare, sempre pronta a dare una mano. Sono Sim forse pronte a sostenere Fiorani o che comunque non vedrebbero di buon occhio la presidenza Gosi?
Al tutto va poi sommato il cattivo andamento dei mercati...

L’atteggiamento de “La Provincia” è l’implicita conferma di quanto abbiamo riferito. E cioè che Mario Maestroni , presidente degli agrari e quindi del giornale, ha immediatamente approfittato della situazione tentando di proporsi come sostituto di Carlo Gosi.
Ma nel contempo anche altri consiglieri hanno cominciato a muoversi verso nuove posizioni. Da qui, come si è detto, la presa di distanza del vice presidente della Banca Popolare Maurizio D’Apolito e un serrato avvio di consultazioni e trattative per delineare maggioranze in vista di una caduta di Gosi che subito o entro il 2 settembre a questo punto tutti, anche i suoi migliori alleati, danno per inevitabile. La necessità di vincere e di guadagnare la poltrona fanno di Maestroni un candidato disposto a tutto, ma l’agrario non gode di simpatie forti dentro il consiglio; inoltre, neppure le altre categorie economiche vedono di buon occhio che sul principale istituto della città torni il cappello degli agrari. Ma Maestroni non lascerà nulla di intentato.
Il timore in questa delicatissima situazione è che l’interesse per la poltrona prevalga sulle giuste richieste di salvaguardia dei diritti dei soci, degli azionisti e del personale. È un’auspicio al quale ci associamo con tutta la nostra forza. Matura l’idea, già affermata dal nostro giornale, che la BPC non possa più competere in autonomia assoluta. Ma una cosa è rafforzarsi, un’altra svendere. Guai se accadesse. I consiglieri che nei prossimi giorni, forse nelle prossime ore, dovranno prendere decisioni risolutive, sappiano che gli occhi di tutti i cittadini onesti sono puntati su di loro e che non lascerebbero passare qualsiasi comportamento minimamente poco limpido. Noi saremo in prima fila a denunciare, Dio non voglia.


A questi prezzi bisogna entrare a tutti i costi :)
 
PitonsInvest ha scritto:
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DAL VASCELLO


Questa è una storia molto simile a quella che va in scena
alla banca popolare di Vicenza da due anni a questa parte...
niente di nuovo in vista da entrambe le parti ... solo schermaglie
fra legittimi concorrenti alle cariche all'interno degli istituti.
Da notare come a gestire le danze a Cremona ci
sia il DG Grassano (ex Banca pop Vicenza) acerrimo nemico
dell'attuale Pres. Zonin








A questi prezzi bisogna entrare a tutti i costi :)
 
I segreti di un consiglio della BPC che doveva essere quieto ed è diventato drammatico

La presidenza Gosi ha le ore contate

Se non si dimette, sarà chiesta immediatamente la convocazione di un consiglio straordinario - E il voto palese gli farà clamorosamente mancare la fiducia, dunque non ha scampo, sembra davvero illogico che sia ostinato al punto da cercare il KO - Pare ormai pronta una nuova maggioranza, e probabilmente sono calate a picco le ambizioni di Mario Maestroni

Il siluro di Vincenzo Battarola che avrebbe centrato il leader del consiglio sarebbe un assegno da 300 milioni staccato dallo stesso presidente

Sarebbe servito per acquistare una barca - È passato per un conto fiduciario - Se è tutto è avvenuto così, i revisori dei conti ai quali si sarebbe rivolto l'ex direttore generale hanno dovuto prenderne atto e riferirne ai consiglieri ed a questo punto Carlo Gosi sarebbe rimasto solo perché la sua posizione appare assolutamente indifendibile - Italo Ghilardi furente avrebbe gridato: "Vendiamo subito la Banca" e si sarebbe rivolto duramente agli altri quattro protagonisti del blitz di maggio: ha in tasca una proposta?

Cerea parlando delle manovre della Popolare Lodi per acquistare la Popolare Crema un anno fa disse:
"Lo stesso meccanismo è stato predisposto per la Popolare Cremona!"

A futura memoria riprendiamo un articolo apparso sull ' “Espresso” il 19 luglio del 2001 con la firma di Luca Piana. Qui emerge un dettaglio che forse sfuggì ai soci della Banca Popolare Cremona. Tutto avviene all'interno della vicenda Pop Crema. “L'Espresso” denuncia che “Un commercialista quarantenne di Bergamo, Giovanni Francesco Cerea, accusa la Lodi di non avergli corrisposto gli oltre 74 miliardi pattuiti per i servizi resi nel corso dell'acquisizione di una banca vicina di casa dell'istituto lodigiano, la Popolare di Crema. E quale servizio varrebbe tanto? Nientedimeno che il rastrellamento del 51 per cento della Crema, che sarebbe stato a disposizione della Popolare di Lodi fin dal 1996, quattro anni prima che, nell'ottobre scorso, l'acquisto fosse formalizzato con un'Offerta pubblica, essendo la banca preda quotata al Mercato Ristretto di Milano”.
Luca Piana. aggiunge: “Il punto più critico della ricostruzione è il passaggio dal rastrellamento all'accordo raggiunto con la Crema, necessario perché l'Opa potesse essere considerata amichevole. Le popolari prevedono infatti che in assemblea i soci votino per testa, e non per peso azionario del proprio pacchetto di titoli. Di conseguenza avere il 51 per cento del capitale non garantiva alla Lodi la certezza di giungere a un accordo con la Crema. Ma l'esposizione dei fatti fornita da Cerea sposta in realtà l'attenzione su un altro punto. In Opa la Lodi pagò 105 euro per azione (203.308 lire), perciò il pacchetto rastrellato dalla Summa venne valorizzato 380 miliardi di lire, rispetto ai 150 spesi per acquistarlo. Un bel regalo per i beneficiari della fiduciaria luganese."Secondo Cerea - informa Luca Piana nel medesimo articolo- lo stesso meccanismo sarebbe stato predisposto anche per altre acquisizioni, come quella della Popolare di Cremona”.
 
Il grafico del mio amico Steffan :)
CREMONA.jpg
 
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L'attesa di un cambiamento ai vertici della BPC

Battarola ha altre frecce nel suo arco? Possiamo confermare: non si adatterà a fare da agnello sacrificale

Intanto il presidente della "Libera" Mario Maestroni propone una versione aggiornata e... popolare della favola di Esopo - Dopo che una sua presidenza alla BPC è stata bocciata persino all'interno della sua stessa associazione agraria, il quotidiano "La Provincia" annuncia: "Nessuna candidatura di Maestroni", sostenendo che questa ipotesi non è mai stata presa in considerazione
.

La bufera che coinvolge il presidente della BPC Carlo Gosi (nella foto) non si placa. E nelle ultime ore circola una domanda negli ambienti cremonesi: ha altre frecce nel suo arco Vincenzo Battarola che lunedì scorso ha letteralmente steso il presidente coinvolgendolo nella vicenda per la quale è stato licenziato in tronco? Quel che possiamo dire con certezza, e non soltanto per una valutazione psicologica, è che Vincenzo Battarola non è certamente la persona che demorde: tutti sono stati avvertiti che non farà la parte dell'agnello sacrificale. Quanto alle immediate conseguenze del "siluro", circola voce insistente che già per lunedì prossimo potrebbe essere convocato un consiglio straordinario: Gosi si presenterà eventualmente dimissionario o chiederà un voto di fiducia? Certo Gosi cerca con tutte le sue risorse di rinviare il confronto ma ci sono state forti pressioni da suoi autorevoli amici e consiglieri perché prenda atto delle inevitabili conseguenze dello scandalo scoppiato in consiglio. Cosa accadrà è difficile dirlo, anche se attorno ai cinque sembrano si cominciano a contare le adesioni. Qualcuno sostiene che siano a dieci ovvero che il gruppo del blitz abbia raggiunto una netta maggioranza, ma a noi non consta affatto Le trattative continueranno incessanti. Quel che è assolutamente confermato è che le ambizioni del presidente della "Libera" Mario Maestroni sono colate a picco, come già avevamo scritto nei giorni scorsi, raccogliendo informazioni attendibili quanto tutti davano una presidenza Maestroni quasi scontata. L'agrario ha tentato di contare i "suoi" in due riunioni all'Associazione Agricoltori, ma - a quanto pare - è stato sonoramente bocciato, come "Il Vascello" ha pure anticipato. Il che confermerebbe che la sua posizione è meno forte anche all'interno della propria Associazione dove ormai corrono nomi di possibili candidati alla sua successione nelle elezioni del prossimo ottobre /novembre. Maestroni, in ogni caso, (conoscendo la persona), non demorderà, proprio come Battarola, usando senza troppi complimenti anche lo strumento del proprio giornale che, dopo un lungo silenzio e quasi un disinteresse verso la BPC, è improvvisamente sceso in campo a tutta pagina per ben tre volte in questi giorni, sostanzialmente contro Carlo Gosi.. Da sempre "'La Provincia" è un potente strumento di pressione che sostiene le ambizioni ed i conti economici dei vertici agrari.
Certo appare persino divertente la riproposizione della favola di Esopo in chiave "popolare" perché il giornale annuncia a caratteri cubitali, dopo la bocciatura che gli è venuta dai suoi, "Nessuna candidatura di Maestroni", aggiungendo che l'ipotesi di una candidatura alla presidenza di Mario Maestroni avanzata da altri, è del tutto priva di fondamento. L'intervento tende a sviare l'attenzione dal presidente. E noi aggiungiamo questa frase all'articolo della "Provincia": "Certo che se qualcuno gli chiedesse di diventare il Salvatore della Patria....": ecco l'obiettivo nascosto, ma per ora da escludere. La bocciatura addirittura interna alla propria associazione è troppo rilevante. E allora su quali nomi si andrà? Una logica tecnica e di competenza bancaria , così come un sistema di alleanze che si estende molto in alto, verso ambienti apparentemente estranei alle questioni bancarie, non pone molte alternative ma - si sa- in questa fase non è proprio la salute della Banca la prima e principale preoccupazione, ad onta delle dichiarazioni di facciata. Dunque, è prudente non anticipare conclusioni o pronostici.
 
DAL VASCELLO
Il Segretario del PSI Fabemoli chiede un quadro veritiero della situazione patrimoniale della BPC e si rivolge non solo ai consiglieri, ma ai responsabili della politica cittadina, con una dura polemica





Il Segretario del PSI Fabemoli chiede un quadro veritiero della situazione patrimoniale della BPC e si rivolge non solo ai consiglieri, ma ai responsabili della politica cittadina, con una dura polemica



Dal 5 maggio, data fatidica, nel consiglio della Popolare Cremona non c'è più tregua. Sotto, Vincenzo Battarola e l'attuale direttore generale Giuseppe Grassano

Riceviamo e pubblichiamo:

A tutta prima l’Assemblea dei Soci della Banca Popolare di Cremona del 5 maggio u.s. sembrò collocarsi agevolmente nell’alveo dell’innata apatia, riservata dall’opinione pubblica locale e dalla stampa (dalla stampa “maggiore”, s’intende) a certi eventi ripetitivi; non fosse stato per quel quasi trascurabile particolare di discontinuità rispetto alla tradizione, rappresentato dall’imprevedibile bocciatura dei consiglieri uscenti, ripresentati dalla Presidenza e rimpiazzati da una cinquina di outsiders.
E non fosse stato per quell’aura di competizione strapaesana, griffata dallo svolgersi dell’evento in sè e così prospettata dal quotidiano locale, quasi si fosse in presenza, da un lato, di un inciampo della Presidenza e, dall’altro, del tentativo di un gruppetto di pensionati bancari e pensionandi, aspiranti a ritagliarsi un’attività aggiuntiva agli ozi del Parco Pubblico, poco distante dalla sede bancaria.
Una siffatta “autentica” versione del fatto, sia pure arricchita da una supposta intelligenza con i dipendenti-soci (storicamente tirati in ballo in coincidenza con votazioni “anomale”) sarebbe scivolata a lungo nella sua insostenibile leggerezza se, già qualche giorno appresso l’Assemblea, non avessi avvertito il significato di quanto successo e non avessi ritenuto mio dovere di dirigente politico, oltre che di imprenditore e socio, avviare una campagna di informazione e di sensibilizzazione, mirata a prospettare erga omnes i pericoli di deriva di una situazione, ancora non bene definita nei suoi aspetti sostanziali, ma certamente densa di pericoli.
In questi ultimi giorni, il combinato tra quanto si è tentato di inertizzare in termini di impatto con l’opinione pubblica, con le Istituzioni e con i Soci, attraverso il silenzio e la disinformacjia, e quanto si è voluto preservare in termini tattici e strumentali alla manovra di “pochi eletti” sta sfuggendo al controllo di un sistema di potere ingessato e sta prendendo velocità con esiti imprevedibili.
A noi, che sin dall’inizio non abbiamo dato credito alla versione minimalistica dell’incidente di percorso della votazione, destinato a ricomporsi nella melassa del continuismo (che tanto beneficio ha prodotto al prestigio ed alla solidità dell’Istituto bancario!), pare giunto il momento di riassumere i termini di uno scenario non propriamente fecondo per gli interessi generali della comunità, specie in presenza di certi sussulti della querelle, in cui alcuni intervengono, tirati per i capelli, allo scopo di negare contro ogni evidenza, altri sostengono l’insostenibile a beneficio delle risorse tattiche dei mandanti, altri ancora, in un clima da basso impero e da ultimi giorni, si impegnano in manovre di palazzo per scopi non dichiarati ma intuibili.
Riproponiamo la sintesi degli eventi a principiare dall’Assemblea.
1) Il 5 maggio, appunto, si svolge un’Assemblea, in cui, innanzitutto, non viene offerto un quadro veritiero della reale situazione aziendale, non vengono prospettate, come si sarebbe dovuto, le mosse strategiche per il rilancio della Banca o per l’alternativa di una fusione, tendente a salvaguardare gli interessi originali, bensì si propone, sia pure attraverso un rinnovo parziale, la sostanziale conferma del Consiglio di Amministrazione all’insegna della continuità delle idee e degli uomini. Di contro, pur nel contesto di sussurri e mugugni, flebili s’intende, (ad eccezione, questo è vero, della posizione nettamente critica dei soci-dipendenti, critica come lo era stata in passato, salvo poi confluire nell’alveo della ricomposizione con l’establishment), senza delineare, tuttavia, un quadro programmatico alternativo, emerge un gruppo di candidati, che, nel segreto dell’urna e per un differenziale trascurabile, scalza una parte significativa (anche dal punto di vista della rappresentanza sociale) del Consiglio uscente.
Tutto ciò, ripeto, senza che l’Assemblea fosse investita dei termini reali della contrapposizione, emersa successivamente nel chiuso e nel ristretto ambito del Consiglio, e senza che i Soci potessero avvertire l’importanza dell’evento (indotti, in questo modo alla diserzione) e senza che i Soci presenti potessero partecipare consapevolmente ad una votazione meno formale di quanto si potesse pensare e, soprattutto, destinata ad incidere (come si vedrà nei prossimi giorni) nei destini della “Banca di cremonesi”.
2) Da me chiamato in causa, il Presidente della Provincia interviene ripetutamente nel dibattito per convenire con le mie preoccupazioni, riferite sia allo scenario socioeconomico provinciale sia alle nefaste prospettive della Banca, e per sostenere tardivamente il vertice dell’Istituto e per negare una incompatibilità, che la contestuale legittimazione del vertice bancario grida a quattro venti, nel momento in cui il Direttore Generale della Provincia, appartenente alla cinquina dei contestatori, nonché sodale politico del Presidente Corada, attiva la sfiducia del vertice e, probabilmente, si appresta a partecipare a ciò che comunemente si definisce “ribaltone”, se perpetrato dai politici.
3) Interviene, s’intende tardivamente (ed inopportunamente, visto il torbido clima di ricatti e delazioni instauratosi) e con il genericismo o l’ignavia di chi non vorrebbe troppo sprecarsi, il Sindaco, che incensa, alla vigilia di prevedibili turbolenze, il Presidente ed il Direttore Generale dell’Istituto e che auspica...tutto il bene possibile.
Interviene il Presidente dell’Associazione Industriali, il quale, dopo aver paventato responsabilmente come noi i pericoli insiti nella situazione, invita (elegantemente) il Presidente della Provincia (che per lo stesso rilievo ci ha mazzolato a dovere e che nella fattispecie rimane, invece, silente) ad occuparsi un po’ meno di “events” ed un po’ più di sviluppo economico.
Interviene anche il Direttore della CNA (stessa matrice politica del Presidente Corada, del Consigliere antagonista Gagliardi, del Consigliere lealista Ghisani), forse immemore della presenza della sua Associazione nel Consiglio della Banca, per parlare di un certo affievolimento del rapporto Istituto-categorie economiche... forse in vista di contrordini...o forse per precostituire degli alibi al suo rappresentante.
4) Si svolgono, nel frattempo, alcune sedute del Consiglio, protette da un giusto e responsabile riserbo, suggerito anche dal fatto che la Banca è quotata in Borsa, su cui le indiscrezioni trapelano solo dal quotidiano locale, che le centellina nel numero, nei contenuti, nelle interdipendenze, in omaggio ovviamente all’indipendenza del giornale, che, notoriamente, è avulso da ogni legame con associazioni di categoria e con consiglieri della Banca in questione, magari autocandidati alla Presidenza (anche solo per lo spazio di un mattino?).
Il tutto per arrivare a delineare uno scenario, in cui un Consiglio di Amministrazione, completato da una votazione, ispirata da una contrapposizione non dichiarata, dovrebbe dar luogo alla sfiducia dell’attuale Presidente e, senza ovviamente investire i Soci, eleggere un nuovo vertice e, chissà, procedere all’incorporazione della Banca Popolare al di fuori di qualsiasi tutela degli interessi originari, a cominciare dalla garanzia di rappresentare l’azionariato cremonese nel Consiglio dell’Istituto incorporante.
Come si vede, siamo in presenza di una vicenda iniziata col negare e sopire ed indirizzata verso una sfida all’OK Corral, senza che, mi ripeto, si avverta il dovere di chiarire su cosa ci si divide, su cosa si chiede la sfiducia, su cosa ci si candida od il timore di un qualche remoto intervento della Banca d’Italia, sensibilizzata a chiarire il fondamento dei disvelamenti, suggeriti dal regolamento di conti personali.
6) Nel frattempo, le notizie circolano, anche perché, se ,da una lato, si è tentato di cloroformizzare l’opinione pubblica, dall’altro, non tutta la stampa è controllabile, specie nell’era in cui la maggior parte delle notizie circola nei sistemi telematici.
Conseguenza di ciò, evidentemente, è la volatilità, decretata dal mercato, del titolo, con quale beneficio dei piccoli risparmiatori si può ben comprendere.
Quanto sopra premesso, ritengo che:
I) sarebbe auspicabile che quanto prima il Consiglio Provinciale, prendendo spunto dall’interrogazione presentata sull’argomento dal consigliere socialista Angelo Pasqualini, aprisse un serio approfondimento della materia, allo scopo di esercitare fino in fondo la propria funzione di istituzione intermedia di riferimento in materia di programmazione socioeconomica del territorio e di salvaguardia delle strutture sociali e civili, preposte al suo sviluppo, tra cui gli istituti locali di credito
II) sarebbe auspicabile che il Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare di Cremona, dopo aver fatto pulizia del clima omertoso e ricattatorio, mandasse, nel suo insieme, ai Soci, alle Istituzioni, alle categorie un segnale di responsabilità amministrativa e di dedizione civile, fornendo, pur nel rispetto delle forme e delle prudenze suggerite dalla condizione di Società quotata in Borsa, un quadro veritiero della situazione patrimoniale dell’Istituto, delle problematiche connesse all’appartenenza ad un comparto in tensione, delle prospettive di mantenimento della propria autonoma presenza sul mercato bancario con privilegio della funzione di supporto all’intrapresa locale (e, con l’occasione, chiarisse autorevolmente l’inesistenza di procedure irregolari).
III) sarebbe doveroso che il medesimo Consiglio si astenesse dall’operare qualsiasi mutamento nei vertici, in assenza delle conclusioni di un ampio ed approfondito dibattito nella sede assembleare da investire appena possibile delle reali problematiche, in modo da evitare che i Soci si trovino di fronte al fatto compiuto di incorporazioni che beneficino solo i soliti noti o di fronte ad un traumatico intervento dell’organo di controllo
IV) sarebbe vantaggioso e responsabile, nel caso si prefigurasse l’ineludibilità di una scelta di aggregazione ad altro istituto, porre in cima alle priorità il modo con cui tutelare nel nuovo contesto il patrimonio economico, sociale e civile del territorio provinciale, a discapito, ove occorresse, dei calcoli particolari che il comportamento di taluno lascia sospettare come movente di scelte di per sè scriteriate.”


Giuseppe Fabemoli
Imprenditore e segretario provinciale del PSI
 
Dal VASCELLO


Il consiglio straordinario della Banca Popolare di Cremona col presidente in bilico

Otto a sette: Gosi sembra salvo!

L'accordo di maggioranza con un un patto: che se ne vada il 2 settembre quando è già previsto che sarà bocciato il suo piano di rilancio della banca - Il teatrino presenta un altro aspetto indecoroso: per evitare la parità è necessario che Gosi voti a favore di se stesso!

Otto voti per Gosi, sette per il gruppo dei contestatori. Carlo Gosi resta. Queste le previsioni, ma sarà thrilling fino all’ultimo minuto nel consiglio straordinario della Banca Popolare di Cremona richiesto dal gruppo dei cinque protagonisti del blitz dello scorso 5 maggio dopo il siluro lanciato da Vincenzo Battarola che ha portato all’attenzione del collegio dei Sindaci e quindi del Consiglio un assegno di 300 milioni che sarebbe stato fatto passare per un conto fiduciario e che sarebbe stato staccato dal presidente Carlo Gosi per l’acquisto di una barca. Come è noto, al di là della cifra, i cinque hanno giudicato moralmente inaccettabile il comportamento del presidente che accampando ragioni di limpidezza e di rigore amministrativo aveva invece liquidato per analoghe ragioni Vincenzo Battarola.
Sembrava che la posizione di Carlo Gosi non avrebbe resistito ad una contestazione così motivata, ma nelle ultime 48 ore sono avvenuti fatti che hanno rovesciato la situazione.
In un primo luogo Carlo Gosi ha ottenuto, senza troppe difficoltà, dai giornali locali che la storia dell’assegno restasse nascosta all’opinione pubblica.
Il sindaco Bodini per Gosi "Tutti possono sbagliare"
Patriottismo in casa d'altri: ha dimenticato la vendita delle farmacie ai tedeschi?

Un siparietto nelle vicende della Banca Popolare di Cremona. Il sindaco Paolo Bodini si è espresso a favore del presidente Carlo Gosi perché “tutti possono sbagliare “ e per l’autonomia della Banca, poiché "piccolo è bello". Nulla da eccepire: ma è comodo fare il patriota in casa d’altri. Nelle medesima situazione infatti Paolo Bodini ha venduto le farmacie comunali ai tedeschi, a un gruppo che è esattamente quel che lui aborre nella Banca Popolare. Ovvero a una delle “grandi concentrazioni finanziaria le quali oltre che sfuggire a controlli rigorosi, fanno anche un po’ paura per l’enorme potere che contengono”. O Bodini ritiene che la Gehe nella commercializzazione dei farmaci in Europa non abbia queste caratteristiche? Bodini è medico. Ed anche bravo. Dunque coi farmaci ha molto a che fare e conosce molto bene il potere delle multinazionali.
Ha così tenuto lontano dall’informazione cartacea un comportamento che altrimenti lo avrebbe irrevocabilmente condannato agli occhi della gente. Il quotidiano “La Provincia” che pure per alcuni giorni aveva parlato di un Gosi con “le ore contate” (anche nelle locandine che accompagnano la distribuzione del quotidiano degli agrari nelle edicole) e quindi che per più giorni ha martellato sulla debolezza di Carlo Gosi, ha peraltro attribuito costantemente le difficoltà del presidente all’attacco dei cinque e non al fatto autenticamente scatenante. Gli ha insomma lasciato una porta aperta. Il che le consente in queste ore (ma che penseranno i suoi sbalorditi lettori?) di riallinearsi sulle posizioni di Gosi.
Perché “La Provincia” ha cambiato d’improvviso e sostanzialmente indirizzo e umori nei confronti del soggetto? Perché nel frattempo sono cadute le ambizioni del presidente degli agrari Mario Maestroni, bocciato per una conquista dei vertici della Popolare dai suoi stessi uomini. Maestroni doveva, a questo punto fronteggiare la situazione. Era escluso dai cinque che comunque erano sempre stati suoi concorrenti nella richiesta di un cambiamento ai vertici della banca. È salito sul carro di Gosi ed ha ottenuto dagli altri consiglieri agrari, in particolare Mondini e Mainardi, che sostenessero la posizione di Carlo Gosi. L’accordo è avvenuto a condizioni molto dure che non salvano il presidente della BPC. La sua uscita dal vertice (resterà consigliere) è solo rimandata al prossimo 2 settembre in occasione del voto sulla semestrale e della presentazione del piano di rilancio della Banca.
Titolo della Popolare ancora in recupero in fine di settimana: chiusura a 11,89 euro in rialzo del 4%. Volumi a 61570 pezzi. Le sim sono quasi completamente sparite dal book (se non per qualche acquisto) e sembrano voler lasciare spazio al titolo che in due sedute ha recuperato il 12%.
Il piano sarà bocciato e, accampando questa scusa, Gosi se ne andrà, salvando il decoro. Il teatrino rivela una volta di più gli stretti legami che si intrecciano nelle posizioni di vertice dell’economia cittadina dove vige - tra odi e rivalità acerbissime - la regola inflessibile che, comunque, il potente, amico o nemico, non deve finire in piazza. È la legge di sopravvivenza del sistema, è la regola inviolabile della quale non ha forse tenuto conto Vincenzo Battarola che ormai riteneva di aver sferrato il siluro inesorabile.
Carlo Gosi da martedì in avanti è andato a bussare a tutte le porte, politiche ed economiche della città, ha trovato l’appoggio del suocero, Gianfranco Carutti, ha piatito consensi dal Rotary e pare che, richiesta a no, anche la massoneria cittadina, in particolare la loggia coperta, gli abbia concesso un aiuto. Così si è formata la maggioranza a otto che sembra vincente alla vigilia del consiglio ma che è tanto risicata da avere nel numero il punto più clamorosamente debole, il limite più manifestamente indecoroso. Per raggiungere gli otto e superare un pareggio a sette a sette, Carlo Gosi, infatti dovrà votare a favore di se stesso. Sarà insomma Gosi ad assolversi. Parigi val bene una Messa.
Tutto deciso allora? La prima osservazione riguarda lo stesso Gosi: uscirà comunque distrutto da questa vicenda, anzi la sua posizione peggiorerà ulteriormente perché danneggerà la banca allungando ulteriormente lo stato di stallo. Bocciato il piano di rilancio, non è immaginabile che un nuovo piano diverso dal suo possa formarsi e scattare il 3 settembre, il giorno dopo del consiglio. A meno che Grassano non presenti nel frattempo due piani, uno perdente per Gosi secondo gli accordi e uno vincente per il suo successore. Sembra inconcepibile e in ogni caso la banca sarebbe in questo modo totalmente nelle mani del suo DG. Restando a Gosi, la bocciatura del piano è una foglia di fico che non salverà la sua immagine. Certo, è prevedibile che assisteremo un’altra volta al coro degli ipocriti ed alla condoglianze dei potenti. Basterebbe questa considerazione per indurre una persona “normale” a evitare qualche altro mese di agonia alla Banca ed a se stesso, ma abbiamo scritto più volte che Gosi non si sarebbe mai ritirato spontaneamente. Gosi è concettualmente e per formazione e per ambiente un uomo da foglia di fico: con un felice aforisma qualcuno sostiene che è afflitto da un complesso di parità e per questa ragione non si sente inferiore a nessuno. Ci attende con molte probabilità un altro mese e più di estenuanti trattative, di tira e molla e di poltrone che passano da un campo all’altro. Che spettacolo!
L’altra domanda è se gli otto sono proprio tutti convinti e compatti nel convalidare il teatrino indecoroso. Una defezione è remota, però. Abbiamo già appreso dal sindaco Bodini che tutti possono sbagliare e Padre Pio, se si occupasse della Popolare, non invocherebbe certamente un miracolo che è un segno della grazia di Dio. Ecco, dal punto di vista della città, dei soci e del personale, il dramma che temiamo vada in scena senza neppure un accenno di imbarazzo per la presa in giro, senza cinque minuti di pentimento, nel consiglio di lunedì
 
Dalla Provincia


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Attesa e tensione ai livelli di guardia in vista del consiglio di amministrazione convocato per lunedì pomeriggio. Un atteggiamento confermato dal fatto che — anche fra i gruppi più direttamente interessati — vige una ferrea consegna del silenzio. E Giuseppe Saldi, presidente del Comitato Soci - Dipendenti, non fa eccezione alla regola. «In questo momento il Comitato non ha proprio nulla da dire; ci pensano altri a parlare, perfino troppo». Pure la Fabi, principale sostenitore dei cinque consiglieri che hanno ‘sbancato il piatto’ nell’assemblea del 5 maggio, oggi dichiara di voler stare alla finestra sulla lotta che si consuma in consiglio di amministrazione. «Il nostro vero interesse è un altro», spiega Massimo Mandelli, della segreteria provinciale. «Che la banca possa finalmente riprendersi dai guasti della gestione - Battarola, che sia messa in grado di rafforzarsi adeguatamente sul territorio e sul mercato». Obbiettivi per i quali la Fabi ribadisce fiducia incondizionata nell’attuale direttore generale, Giuseppe Grassano. «La Popolare deve recuperare il ruolo e la presenza territoriale tipici di una banca locale, oggi nei fatti divenuti appannaggio delle casse rurali. Poi certo, manteniamo massima attenzione alle garanzie per il personale, ed alla salvaguardia dei posti di lavoro». E il ‘braccio di ferro’ in consiglio? «Lo ripeto, stiamo alla finestra. Oggi il problema non passa tanto per i nomi delle persone, quanto per i provvedimenti che si prenderanno, per le scelte concrete. In questa prospettiva dico che siamo preoccupati davanti ai tempi lunghi di questa vicenda, perchè l’incertezza non favorisce certamente la ripresa della banca. Bisogna mettere Grassano nelle condizioni di lavorare con tranquillità, e difficilmente potrà farlo con un consiglio in queste condizioni. Prima si chiude questa faccenda, in un senso o nell’altro, meglio sarà per tutti». Ma il consiglio di lunedì potrebbe essere solo l’ennesimo atto di un braccio di ferro ancora lontano dalla parola fine. (a.g.)


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di Andrea Gandolfi Nuovo atto nello scontro interno che da maggio divide l’esecutivo della Banca Popolare. Per lunedì pomeriggio alle 15 il presidente Carlo Gosi ha convocato la seduta del consiglio di amministrazione chiesta con insistenza dai suoi cinque oppositori. Sarà il primo round — probabilmente non l’ultimo — di una resa dei conti divenuta indilazionabile dopo i pesanti contrasti di quest’ultima settimana. Le ore che hanno preceduto la convocazione del consiglio sono state segnate da consultazioni e contatti frenetici, con l’obbiettivo di rafforzare i diversi schieramenti. Gosi avrebbe deciso di anticipare il confronto (inizialmente fissato per il 2 settembre) dopo avere raccolto attorno a sè un numero di consensi sufficiente a respingere l’assalto di Lonardi, Vinci, Torri, Ghilardi e Gagliardi. Secondo alcune indiscrezioni, oggi i consiglieri schierati a favore del presidente sarebbe almeno otto, il minimo indispensabile ma quanto basta per uscire indenni da un consiglio di quindici, nel quale la verifica sollecitata dai ‘ribelli’ porta con sè la richiesta di revoca del massimo responsabile di via Battisti. Revoca che Gosi sarebbe in grado di evitare ponendo con successo la fiducia attorno al suo nome. L’estrema delicatezza del momento è confermata anche dal fatto che oggi — nonostante sia sabato — il direttore generale Giuseppe Grassano sarà a Cremona, di rientro da un breve periodo di ferie, per preparare il cruciale appuntamento di lunedì. Difficile avanzare ipotesi sull’esito della riunione, anche se al momento la posizione di Gosi sembra essersi leggermente rafforzata. Qualcosa in più potranno dire i numeri, vale a dire la consistenza del consenso che il presidente riuscirà ad acquisire. Ma un consiglio di aministrazione comunque spaccato in due difficilmente potrà fare quello che non si è fatto fino ad ora: affrontare con la necessaria serenità e compattezza i molti problemi ereditati dalla gestione - Battarola, e quelli che si profilano per un futuro prossimo; a partire dalla scelta su eventuali alleanze. La riunione di lunedì potrà certamente essere il primo atto della radicale verifica attorno alla quale si lavora fin dall’assemblea - terremoto che ha bocciato tutti i cinque consiglieri riproposti dal presidente. Ma c’è il rischio che la situazione di stallo si prolunghi, immutata nella sostanza, fino a settembre, quando verrà discussa e messa ai voti la relazione semestrale. E c’è il rischio che a quel punto la questione si riproponga con un’urgenza accresciuta dal tempo inutilmente trascorso. Ora tutta l’attenzione è fissata sul consiglio di lunedì pomeriggio, sulla consistenza delle alleanze che si fronteggeranno e sulle prospettive che da questo confronto potranno emergere. Nella speranza che gli interessi della banca e del suo territorio restino (o finalmente tornino) al centro della discussione. Prima che sia davvero troppo tardi.
 

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