La montagna ha partorito il topolino: è uno dei commenti più gentili sul
Piano Colao. Limitandomi però a un tema che seguo da anni, cioè
il denaro contante, esso non riporta solo frasi fatte e affermazioni demagogiche. Vi troviamo anche proposte donchisciottesche, come nelle schede
7 e
9 quella di “Promuovere presso le istituzioni europee competenti la messa fuori corso delle banconote di maggior taglio: 500 e 200 euro”.
Ovviamente l’Italia si guarderà bene dal portare avanti tale richiesta
per non farsi ridere dietro. I Paesi dell’Europa Centrale e in particolare la
Germania non la prenderebbero neppure in considerazione. La
Bundesbank ha accettato
obtorto collo la sospensione della stampa delle banconote da 500 euro, ma in continuazione ha ribadito che tali banconote continueranno sempre a mantenere il loro valore. Neanche il caso di dirlo per quelle da 200 euro.
Peraltro sopprimere i 200 e 500 euro non servirebbe a granché nella lotta
contro l’illegalità. Per il dollaro i pezzi più grossi di fatto in circolazione da anni sono già quelli da
100. Ma ciò non ha ostacolato e non ostacola più di tanto la grande criminalità internazionale.
Che sui contanti il Piano Colao abbia passato il segno lo conferma una testata sempre favorevole ai
pagamenti elettronici.
La Repubblica del 22 giugno ospita infatti un
intervento di
Alessandro Penati dal titolo “Il contante vive perché conviene” , che smonta la proposta del Piano Colao fino a pronunciare quella che suona come un’eresia e invece è
una innegabile verità: “Soprattutto il contante è conveniente per i costi”.
Le argomentazioni del Piano Colao sono invece le stesse, senza fondamento o capziose, delle
banche italiane. Esso richiama presunti studi, senza dire però quali siano, che dimostrerebbero “una stretta correlazione tra uso del contante ed economia sommersa”.
In realtà una corposa ricerca elaborata per la Commissione Europea giunge a conclusioni opposte [vedi: Ecorys – Centre for european policy studies, Study on an Eu Initiative for a Restriction on Payments in Cash. Final Report, 2017]
Cita poi con sdegno che “l’85% delle operazioni in Italia avviene ancora in contante”, tacendo con cura che è così anche per l’Austria e per la Germania è l’
80%, a riprova che tale dato di per sé non è indicativo di
evasione fiscale o
criminalità diffuse.
Il vero movente della campagna delle banche contro il contante sono le
commissioni ...