Veneto Banca, in campo Bper e Ubi–Marco Ferrando 22 maggio 2016
Da un lato si sonda il mercato per l’aumento di capitale in vista dell’Ipo di Veneto Banca, dall’altro si cerca di capire se ancora sia percorribile una strada alternativa alla (eventuale) quotazione. Cioè un’aggregazione, considerato che la Bce non sembra disposta a fare sconti su tempi e ammontare della ricapitalizzazione.
È così che secondo le informazioni in possesso de Il Sole 24 Ore, i colloqui procedono sia con Bper che con Ubi. Nessun commento da parte delle interessate, anche se da quest’ultima si fa notare che in settimana più volte il ceo Victor Massiah ha ribadito che «non ci sono dossier aperti». Ciò non toglie, a quanto risulta, che negli ultimi giorni ci siano stati più contatti al vertice per capire se ci sono i presupposti per un’aggregazione, in grado di rimescolare le carte in vista del piano industriale atteso per il mese di giugno. E lo stesso vale per Bper: da tempi non sospetti a Modena si guarda con interesse in direzione di Montebelluna, e dopo il rinnovo del cda con l’elezione di Stefano Ambrosini alla presidenza ci sarebbero stati più incontri, diretti e indiretti, per valutare l’operazione.
Le premesse però non sono agevoli. Anzitutto il tempo, poco, con la deadline improrogabile posta da Francoforte al 30 giugno per la ricapitalizzazione; morale: l’aumento, ad oggi, pare imprescindibile e quindi un’eventuale m&a dovrebbe passare di lì e quindi da un’ampia disponibilità cash, peraltro salvaguardando il diritto di opzione riservato ai soci, a partire da quelli che hanno computo il “ribaltone” in assemblea e che si sono detti pronti a sostenere l’aumento pro-quota. Dal punto di vista tecnico la strada è dunque stretta; tuttavia, l’ipotesi di un’altra immediata aggregazione nel panorama bancario è sicuramente gradita al Governo - giusto in settimana il ministro Padoan è tornato ad auspicare nuove fusioni - nonché al resto del settore, già alle prese con una serie di dossier non facili. Non solo: se Veneto veramente trovasse un acquirente il fondo Atlante vedrebbe allontanarsi il pericolo di staccare subito un altro assegno da quasi un miliardo, dopo il miliardo e mezzo appena speso per Popolare Vicenza.
Non è dato sapere se nel vortice di incontri che finora hanno visto coinvolto Ambrosini con il dg Cristiano Carrus ci sia già stato un abboccamento anche con i referenti di Quaestio Sgr, che gestisce il fondo Atlante.Dove, secondo quanto già anticipato da Il Sole 24 Ore proprio all’indomani dell’assemblea di Veneto Banca, si sta già studiando un’eventuale fusione con Popolare Vicenza. Se Montebelluna trovasse uno sposo, come detto, il piano sarebbe destinato a saltare, ma in compenso sarebbero maggiori le risorse a disposizione per l’acquisto di Npl. Magari proprio a partire da quelli delle ex popolari venete, tra le più zavorrate.
...l articolo di cui al link del sole 24 ore sopra postato