Giulia Tramontano e l’altra donna si sono incontrate, parlate, hanno solidarizzato, hanno smascherato l’uomo che aveva raccontato un castello di menzogne , mettendone in luce la meschinità , avevano solidarizzato e si erano sottratte al controllo del sultano.
Una alleanza tra donne inaspettata e inaccettabile.
Credo che il femminicidio di Giulia (ma leggo stamattina su la Stampa, ci sono dubbi che volesse fare dell’altra donna la terza vittima) sia stato commesso da quest’uomo per la rabbia di non essere più al centro, perno e bilancia di un triangolo che evidentemente lo gratificava molto, e per essere stato improvvisamente detronizzato e preso a calci nel sedere.
Ma mi raccomando, parliamo solo di narcisismo maligno o di come le donne dovrebbero stare attente a schivare la violenza maschile eppoi lasciamola li, perché ci piace la violenza maschile , è il piedistallo di un antico potere, le ossa su cui si regge il patriarcato ma soprattutto, la violenza maschile e la cultura che la muove, sono funzionali al nostro sistema sociale, economico e politico.
Perfettamente funzionali, per questo nei tribunali viene sanzionata così difficilmente. Per questo, i centri antiviolenza sono lasciati sempre in bilico sulla possibilità di lavorare o no.
Per questo, la colpa in qualche modo viene sempre addossata alle vittime che non dovevano andare all’ultimo appuntamento anche se convivono con il violento o sono ammazzate in un agguato, nell’androne di casa, come è accaduto ieri a Pierpaola Romano, poliziotta, uccisa da Massimiliano Carpineti, un altro poliziotto.
Ci placheranno, placheranno la nostra rabbia con il solito ergastolo.
A me non interessa questo. La punizione esemplare, la gogna e il patibolo dell’assassino, non mi interessa, che scompaia nell’oblio.
Mi Interessa, molto, che le istituzioni la smettano di colludere con la violenza maschile. Complici, sempre.