Bruciata viva...

Ma perchè dovrei credere alle parole della ragazza? Non sarebbe la prima volta che una si inventa una violenza.
Giustamente in un processo occorrono le prove. Ci sono le intercettazioni? Perfetto, però a mio avviso non andrebbero divulgate, non vedo l'interesse pubblico. Diverso invece per i politici che decidono per le nostre vite, le intercettazioni dovrebbero essere sempre pubblicabili.
Io pure penso che non avrebbero dovuto pubblicare certe cose ma sono rimasta molto colpita.
Quando una ragazza (ubriaca) denuncia, l'opinione pubblica arriva persino a dire che lei è in concorso di colpa.
Con questa ragazza per fortuna no. Ma solo perché i giornalisti hanno divulgato le chat orrende.
Davvero serve questo per evitare vaccate come l'assurdità del concorso di colpa?
Uno che non sa se è vero o no, tace
Non vaneggia di concorsi di colpa e "signora mia oggi le ragazze sono tutte pu......e"
Per avere questo comportamento di rispettoso silenzio occorre sbattere in faccia al pubblico l' orrore di uno stupro..

Che schifo
 
Davvero serve questo per evitare vaccate come l'assurdità del concorso di colpa?
Questo succede perchè il processo si fa in tv e su internet. Perchè quando uno denuncia viene divulgata la notizia?
Dovrebbe svolgersi tutto in tribunale tra parte offesa e imputati. In fondo è interesse anche di questi ultimi non essere additati come stupratori una volta condannati. Io mica conosco la fedina penale del mio vicino di casa.
 
Questo succede perchè il processo si fa in tv e su internet. Perchè quando uno denuncia viene divulgata la notizia?
Dovrebbe svolgersi tutto in tribunale tra parte offesa e imputati. In fondo è interesse anche di questi ultimi non essere additati come stupratori una volta condannati. Io mica conosco la fedina penale del mio vicino di casa.
Uno stupro è un reato. Stupro di gruppo pure aggravato e possibile di querela di ufficio.
In quanto tale, si tratta una ferita pubblica, a tutta la collettività ed infatti l'azione penale è in mano allo Stato.
Per questo vengono date le notizie sui media.
 
Uno stupro è un reato. Stupro di gruppo pure aggravato e possibile di querela di ufficio.
In quanto tale, si tratta una ferita pubblica, a tutta la collettività ed infatti l'azione penale è in mano allo Stato.
Per questo vengono date le notizie sui media.
Si ma serve un processo per stabilire se è stato commesso un reato o è compito dei giornalisti?
 
Le notizie si danno
Se le riceve un giornalista si, se le notizie le ha un magistrato non dovrebbe.
Ma la pena è così ridicola che lo fa lo stesso.
Io sono per aumentare le pene, a tutela degli imputati ma anche delle vittime.

 
In questi giorni, la destra e diversi esponenti della Lega –in primis Matteo Salvini– si sono subito mobilitati per invocare la castrazione chimica, tanto che Annalisa Tardino, deputata al Parlamento Europeo per la Lega e coordinatrice del suo partito in Sicilia, ha avviato una raccolta firme per una proposta di legge in proposito.

Ho visto il video di Salvini in cui appunto esprime la volontà di calendarizzare questa partica e ovviamente oltre a rivelare la totale mancanza di sensibilità e preparazione sull’argomento ha espresso una serie di banalità, abbastanza dannose, solite al suo registro comunicativo. Ha precisato che per lui lo stupratore che sia italiano, norvegese, ugandese o quello che è poco importa, oltre alla solita solfa insomma, il punto più basso del suo intervento arriva quando, oltre ad etichettarli come animali, ha affermato che secondo lui, dall’alto delle sue competenze e studi nel settore, sono dei malati da curare –e ovviamente la cura è la castrazione chimica.

Quello della castrazione chimica è un argomento molto apprezzato a destra, ma che tirano fuori periodicamente quando c’è da cavalcare l’onda di qualche avvenimento in cui loro non sapendo assolutamente come commentare, analizzare o quale potrebbe essere il sistema per arginare la violenza di genere –leggi: l’educazione– cacciano fuori dal cilindro la castrazione chimica.

Riporto da Il Post: “La castrazione chimica consiste in una terapia farmacologica a base di ormoni, a volte associata a psicofarmaci, che ha l’effetto di ridurre la produzione e il rilascio degli ormoni sessuali, come il testosterone, e di inibire l’azione della dopamina, portando a un conseguente calo del desiderio sessuale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un procedimento reversibile, che quindi termina dopo la fine della somministrazione dei farmaci, ma su questo ci sono molti dubbi tra i ricercatori”

La castrazione chimica non è una soluzione al problema, innanzitutto perché la violenza sessuale è un problema culturale e non di desiderio sessuale, quindi invocare una pratica che vada a inibire il desiderio sessuale oltre a non risolvere il comportamento violento non fa altro che veicolare messaggi sbagliati, parlandoci di libido, ma il punto cruciale non è la sessualità o, meglio, il desiderio sessuale, tutt’altro, l’errore è proprio qui, considerare uno stupro un atto sessuale che invece, per essere considerato tale, ha bisogno di una consensualità.

Lo stupro è un atto di potere, è l’azione pratica di una teoria figlia di una cultura patriarcale, è un atto di prevaricazione e umiliazione, di chi disumanizza la vittima, di chi crede che le donne siano semplicemente oggetti da prendere, possedere e buttare via.

La castrazione chimica quindi, oltre a non risolvere il problema, semplifica e conferma convinzioni, retaggi, stereotipi e codici comportamentali che invece andrebbero totalmente arginati. Il problema non è –esclusivamente– dei sette che hanno agito in quella maniera, ma è collettivo e culturale e affonda le sue radici nella cultura dello stupro, in una società dove vengono a mancare l’educazione di genere, l’educazione sentimentale, l’educazione sessuale che viene invece in età sempre più precoce sostituita dalla pornografia, il revenge porn e quindi esibire senza consenso contenuti privati o peggio esibire atti di violenza sessuale.

A conferma di ciò infatti, dopo le prime ore che questa notizia è balzata praticamente ovunque, su Telegram sono sorti numerosi gruppi composti da migliaia di utenti disposti persino a pagare lautamente per vedere questo video.

Il punto è lì e non lo risolviamo con una castrazione chimica ai sette stupratori. E non è certamente la prima volta che accade, ricordiamo infatti qualche anno fa la vicenda della giovane che decise di suicidarsi dopo che alcuni video e foto riguardanti la sua intimità erano stati diffusi praticamente ovunque e dopo la sua morte le richieste erano praticamente aumentate.

Mostrificare i sette non porterà a nulla, perché quei sette ragazzi sono esattamente come tantissimi altri giovani che conosciamo perché nostri parenti, studenti o conoscenti. E tantissimi sono i giovani e meno giovani che vivono il rapporto con l’altro genere e il sesso in quella maniera.

Servirebbe un serio dibattito sulla nostra cultura, sulla mascolinità, su come ancora troppi uomini vivano i rapporti con l’altro genere e con il sesso, servirebbe anche una volta per tutte capire che le donne hanno lo stesso diritto di vivere la sessualità in totale libertà e serenità, senza rischiare puntualmente stigma e gogne (non posso non pensare a quella massa di disadattati rancorosi e lagnosi che si autidefiniscono incel o redpillati che sono un pericoloso humus di violenza e misoginia)

La conferma di questa cultura da caccia alle streghe che continua a dividere le donne tra sante e pu**ane e, che quindi siano meritevoli di rispetto in base al numero di partner sessuali o al modo in cui vivano la sessualità, arriva dall’aberrante scambio tra i sette, nella loro modalità di azione, nel voler “punire” la presunta promiscuità della giovane e che non è solo presente in questo terribile caso, ma è presente in tantissime dinamiche a cui assistiamo ogni giorno. E no, neanche questo lo risolviamo con la castrazione chimica.

Servirebbe oltretutto una narrazione più consona, più sensibile, che rispetti le vittime, un giornalismo che non continui ad alimentare certi retaggi, che non alimenti gogne, che non scavi nei dettagli più inutili per offrire un po’ di voyeurismo utile al proprio clickbait, dovremmo sempre ricordarci tutt* –anche quando lasciamo un commento– e in particolar modo chi fa informazione, che dall’altra parte c’è una vittima che dobbiamo tutelare e rispettare, una ragazza che dopo aver subito delle simili atrocità molto probabilmente sta leggendo anche tutto quello che si è scatenato in questi giorni.





 
In questi giorni, la destra e diversi esponenti della Lega –in primis Matteo Salvini– si sono subito mobilitati per invocare la castrazione chimica, tanto che Annalisa Tardino, deputata al Parlamento Europeo per la Lega e coordinatrice del suo partito in Sicilia, ha avviato una raccolta firme per una proposta di legge in proposito.

Ho visto il video di Salvini in cui appunto esprime la volontà di calendarizzare questa partica e ovviamente oltre a rivelare la totale mancanza di sensibilità e preparazione sull’argomento ha espresso una serie di banalità, abbastanza dannose, solite al suo registro comunicativo. Ha precisato che per lui lo stupratore che sia italiano, norvegese, ugandese o quello che è poco importa, oltre alla solita solfa insomma, il punto più basso del suo intervento arriva quando, oltre ad etichettarli come animali, ha affermato che secondo lui, dall’alto delle sue competenze e studi nel settore, sono dei malati da curare –e ovviamente la cura è la castrazione chimica.

Quello della castrazione chimica è un argomento molto apprezzato a destra, ma che tirano fuori periodicamente quando c’è da cavalcare l’onda di qualche avvenimento in cui loro non sapendo assolutamente come commentare, analizzare o quale potrebbe essere il sistema per arginare la violenza di genere –leggi: l’educazione– cacciano fuori dal cilindro la castrazione chimica.

Riporto da Il Post: “La castrazione chimica consiste in una terapia farmacologica a base di ormoni, a volte associata a psicofarmaci, che ha l’effetto di ridurre la produzione e il rilascio degli ormoni sessuali, come il testosterone, e di inibire l’azione della dopamina, portando a un conseguente calo del desiderio sessuale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un procedimento reversibile, che quindi termina dopo la fine della somministrazione dei farmaci, ma su questo ci sono molti dubbi tra i ricercatori”

La castrazione chimica non è una soluzione al problema, innanzitutto perché la violenza sessuale è un problema culturale e non di desiderio sessuale, quindi invocare una pratica che vada a inibire il desiderio sessuale oltre a non risolvere il comportamento violento non fa altro che veicolare messaggi sbagliati, parlandoci di libido, ma il punto cruciale non è la sessualità o, meglio, il desiderio sessuale, tutt’altro, l’errore è proprio qui, considerare uno stupro un atto sessuale che invece, per essere considerato tale, ha bisogno di una consensualità.

Lo stupro è un atto di potere, è l’azione pratica di una teoria figlia di una cultura patriarcale, è un atto di prevaricazione e umiliazione, di chi disumanizza la vittima, di chi crede che le donne siano semplicemente oggetti da prendere, possedere e buttare via.

La castrazione chimica quindi, oltre a non risolvere il problema, semplifica e conferma convinzioni, retaggi, stereotipi e codici comportamentali che invece andrebbero totalmente arginati. Il problema non è –esclusivamente– dei sette che hanno agito in quella maniera, ma è collettivo e culturale e affonda le sue radici nella cultura dello stupro, in una società dove vengono a mancare l’educazione di genere, l’educazione sentimentale, l’educazione sessuale che viene invece in età sempre più precoce sostituita dalla pornografia, il revenge porn e quindi esibire senza consenso contenuti privati o peggio esibire atti di violenza sessuale.

A conferma di ciò infatti, dopo le prime ore che questa notizia è balzata praticamente ovunque, su Telegram sono sorti numerosi gruppi composti da migliaia di utenti disposti persino a pagare lautamente per vedere questo video.

Il punto è lì e non lo risolviamo con una castrazione chimica ai sette stupratori. E non è certamente la prima volta che accade, ricordiamo infatti qualche anno fa la vicenda della giovane che decise di suicidarsi dopo che alcuni video e foto riguardanti la sua intimità erano stati diffusi praticamente ovunque e dopo la sua morte le richieste erano praticamente aumentate.

Mostrificare i sette non porterà a nulla, perché quei sette ragazzi sono esattamente come tantissimi altri giovani che conosciamo perché nostri parenti, studenti o conoscenti. E tantissimi sono i giovani e meno giovani che vivono il rapporto con l’altro genere e il sesso in quella maniera.

Servirebbe un serio dibattito sulla nostra cultura, sulla mascolinità, su come ancora troppi uomini vivano i rapporti con l’altro genere e con il sesso, servirebbe anche una volta per tutte capire che le donne hanno lo stesso diritto di vivere la sessualità in totale libertà e serenità, senza rischiare puntualmente stigma e gogne (non posso non pensare a quella massa di disadattati rancorosi e lagnosi che si autidefiniscono incel o redpillati che sono un pericoloso humus di violenza e misoginia)

La conferma di questa cultura da caccia alle streghe che continua a dividere le donne tra sante e pu**ane e, che quindi siano meritevoli di rispetto in base al numero di partner sessuali o al modo in cui vivano la sessualità, arriva dall’aberrante scambio tra i sette, nella loro modalità di azione, nel voler “punire” la presunta promiscuità della giovane e che non è solo presente in questo terribile caso, ma è presente in tantissime dinamiche a cui assistiamo ogni giorno. E no, neanche questo lo risolviamo con la castrazione chimica.

Servirebbe oltretutto una narrazione più consona, più sensibile, che rispetti le vittime, un giornalismo che non continui ad alimentare certi retaggi, che non alimenti gogne, che non scavi nei dettagli più inutili per offrire un po’ di voyeurismo utile al proprio clickbait, dovremmo sempre ricordarci tutt* –anche quando lasciamo un commento– e in particolar modo chi fa informazione, che dall’altra parte c’è una vittima che dobbiamo tutelare e rispettare, una ragazza che dopo aver subito delle simili atrocità molto probabilmente sta leggendo anche tutto quello che si è scatenato in questi giorni.






non sono ne psichiatra ne' sessuologo, ma ho il forte sospetto che la sopraffazione e laviolenza accenda una forma malata di "desiderio", traendo una sorta di gratificazione sessuale dal dolore altrui, un po' come i serial killer che sequestrano e torturano prima di uccidere.

Se la castrazione chimica impedisce che si alzi l'uccello a queste bestie, non hanno piu' motivi di catturare una preda che non potrebbero fare propria
 

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