In questi giorni, la destra e diversi esponenti della Lega –in primis Matteo Salvini– si sono subito mobilitati per invocare la castrazione chimica, tanto che Annalisa Tardino, deputata al Parlamento Europeo per la Lega e coordinatrice del suo partito in Sicilia, ha avviato una raccolta firme per una proposta di legge in proposito.
Ho visto il video di Salvini in cui appunto esprime la volontà di calendarizzare questa partica e ovviamente oltre a rivelare la totale mancanza di sensibilità e preparazione sull’argomento ha espresso una serie di banalità, abbastanza dannose, solite al suo registro comunicativo. Ha precisato che per lui lo stupratore che sia italiano, norvegese, ugandese o quello che è poco importa, oltre alla solita solfa insomma, il punto più basso del suo intervento arriva quando, oltre ad etichettarli come animali, ha affermato che secondo lui, dall’alto delle sue competenze e studi nel settore, sono dei malati da curare –e ovviamente la cura è la castrazione chimica.
Quello della castrazione chimica è un argomento molto apprezzato a destra, ma che tirano fuori periodicamente quando c’è da cavalcare l’onda di qualche avvenimento in cui loro non sapendo assolutamente come commentare, analizzare o quale potrebbe essere il sistema per arginare la violenza di genere –leggi: l’educazione– cacciano fuori dal cilindro la castrazione chimica.
Riporto da Il Post: “La castrazione chimica consiste in una terapia farmacologica a base di ormoni, a volte associata a psicofarmaci, che ha l’effetto di ridurre la produzione e il rilascio degli ormoni sessuali, come il testosterone, e di inibire l’azione della dopamina, portando a un conseguente calo del desiderio sessuale. Nella maggior parte dei casi si tratta di un procedimento reversibile, che quindi termina dopo la fine della somministrazione dei farmaci, ma su questo ci sono molti dubbi tra i ricercatori”
La castrazione chimica non è una soluzione al problema, innanzitutto perché la violenza sessuale è un problema culturale e non di desiderio sessuale, quindi invocare una pratica che vada a inibire il desiderio sessuale oltre a non risolvere il comportamento violento non fa altro che veicolare messaggi sbagliati, parlandoci di libido, ma il punto cruciale non è la sessualità o, meglio, il desiderio sessuale, tutt’altro, l’errore è proprio qui, considerare uno stupro un atto sessuale che invece, per essere considerato tale, ha bisogno di una consensualità.
Lo stupro è un atto di potere, è l’azione pratica di una teoria figlia di una cultura patriarcale, è un atto di prevaricazione e umiliazione, di chi disumanizza la vittima, di chi crede che le donne siano semplicemente oggetti da prendere, possedere e buttare via.
La castrazione chimica quindi, oltre a non risolvere il problema, semplifica e conferma convinzioni, retaggi, stereotipi e codici comportamentali che invece andrebbero totalmente arginati. Il problema non è –esclusivamente– dei sette che hanno agito in quella maniera, ma è collettivo e culturale e affonda le sue radici nella cultura dello stupro, in una società dove vengono a mancare l’educazione di genere, l’educazione sentimentale, l’educazione sessuale che viene invece in età sempre più precoce sostituita dalla pornografia, il revenge porn e quindi esibire senza consenso contenuti privati o peggio esibire atti di violenza sessuale.
A conferma di ciò infatti, dopo le prime ore che questa notizia è balzata praticamente ovunque, su Telegram sono sorti numerosi gruppi composti da migliaia di utenti disposti persino a pagare lautamente per vedere questo video.
Il punto è lì e non lo risolviamo con una castrazione chimica ai sette stupratori. E non è certamente la prima volta che accade, ricordiamo infatti qualche anno fa la vicenda della giovane che decise di suicidarsi dopo che alcuni video e foto riguardanti la sua intimità erano stati diffusi praticamente ovunque e dopo la sua morte le richieste erano praticamente aumentate.
Mostrificare i sette non porterà a nulla, perché quei sette ragazzi sono esattamente come tantissimi altri giovani che conosciamo perché nostri parenti, studenti o conoscenti. E tantissimi sono i giovani e meno giovani che vivono il rapporto con l’altro genere e il sesso in quella maniera.
Servirebbe un serio dibattito sulla nostra cultura, sulla mascolinità, su come ancora troppi uomini vivano i rapporti con l’altro genere e con il sesso, servirebbe anche una volta per tutte capire che le donne hanno lo stesso diritto di vivere la sessualità in totale libertà e serenità, senza rischiare puntualmente stigma e gogne (non posso non pensare a quella massa di disadattati rancorosi e lagnosi che si autidefiniscono incel o redpillati che sono un pericoloso humus di violenza e misoginia)
La conferma di questa cultura da caccia alle streghe che continua a dividere le donne tra sante e pu**ane e, che quindi siano meritevoli di rispetto in base al numero di partner sessuali o al modo in cui vivano la sessualità, arriva dall’aberrante scambio tra i sette, nella loro modalità di azione, nel voler “punire” la presunta promiscuità della giovane e che non è solo presente in questo terribile caso, ma è presente in tantissime dinamiche a cui assistiamo ogni giorno. E no, neanche questo lo risolviamo con la castrazione chimica.
Servirebbe oltretutto una narrazione più consona, più sensibile, che rispetti le vittime, un giornalismo che non continui ad alimentare certi retaggi, che non alimenti gogne, che non scavi nei dettagli più inutili per offrire un po’ di voyeurismo utile al proprio clickbait, dovremmo sempre ricordarci tutt* –anche quando lasciamo un commento– e in particolar modo chi fa informazione, che dall’altra parte c’è una vittima che dobbiamo tutelare e rispettare, una ragazza che dopo aver subito delle simili atrocità molto probabilmente sta leggendo anche tutto quello che si è scatenato in questi giorni.
Ma piace molto a Salvini e alle destre e viene periodicamente proposta per affrontare la questione della violenza maschile sulle donne
www.ilpost.it
L'ha rievocata Salvini dopo la violenza di gruppo inflitta a una 19enne a Palermo, ma riconduce il complesso sistema di disparità su cui si basa la nostra società alla condotta sessuale e allontana le responsabilità
www.wired.it
Dopo la violenza sessuale di gruppo avvenuta a Palermo, si è saputo che uno dei ragazzi presenti aveva filmato la scena
www.fanpage.it