Claire
ἰοίην
Nelle ultime 48 ore 3 donne sono state uccise in Italia da uomini che conoscevano benissimo con cui erano sposate e da cui si stavano separando.
In uno dei tre casi, l'assassino era stato denunciato anche dal figlio maggiorenne della coppia.
Tre donne non più giovanissime per cui non si scomoderanno dibattiti, fiaccolate, riflessioni mediatiche.
"Ho fatto quello che andava fatto. Buona Pasqua" scrive uno dei tre alla suocera e al figlio.
Agghiacciante
La violenza, che non è emergenza, ma un fenomeno radicato e strutturato gestito allo sbaraglio, sembra ormai diventare "attenzionabile" solo quando a soccombere sono ragazze giovani che suscitano reazioni emotive facilmente traducibili in hype e mediaticità.
Le altre, ormai, non sono più pervenute.
È un aspetto inquietante, sempre più frequente, che cerca di spostare la responsabilità sui più giovani, isolando di fatto l'analisi sulla società tutta, sul sistema culturale millenario che si trascina pregiudizi e stereotipi e da cui tutti cercano di affrancarsi come se la cosa non riguardasse nessuno.
Ma la violenza sulle donne, specie in ambito domestico, famigliare e relazionale non conosce differenze anagrafiche, sociali, etniche.
Il copione è sempre lo stesso, e quel copione dovrebbe essere smontato a affrontato ogni volta con il medesimo clamore e la stessa indignazione.
Cambia la reazione sociale rispetto al fatto che la vittima sia giovane o meno giovane: si sta profilando una certa estetica della vittima, ed è un problema nel problema.
Samia Kedim, Lucia Chiapparino, Teresa Stabile, sono solo tre nomi che oggi non ricorda nessuno.
E invece sono tre donne, che chissà dopo quanta sofferenza, sono state ammazzate da un uomo violento senza che nessuno le abbia aiutate prima, e senza nemmeno che qualcuno abbia voglia di ricordarle dopo.
In uno dei tre casi, l'assassino era stato denunciato anche dal figlio maggiorenne della coppia.
Tre donne non più giovanissime per cui non si scomoderanno dibattiti, fiaccolate, riflessioni mediatiche.
"Ho fatto quello che andava fatto. Buona Pasqua" scrive uno dei tre alla suocera e al figlio.
Agghiacciante
La violenza, che non è emergenza, ma un fenomeno radicato e strutturato gestito allo sbaraglio, sembra ormai diventare "attenzionabile" solo quando a soccombere sono ragazze giovani che suscitano reazioni emotive facilmente traducibili in hype e mediaticità.
Le altre, ormai, non sono più pervenute.
È un aspetto inquietante, sempre più frequente, che cerca di spostare la responsabilità sui più giovani, isolando di fatto l'analisi sulla società tutta, sul sistema culturale millenario che si trascina pregiudizi e stereotipi e da cui tutti cercano di affrancarsi come se la cosa non riguardasse nessuno.
Ma la violenza sulle donne, specie in ambito domestico, famigliare e relazionale non conosce differenze anagrafiche, sociali, etniche.
Il copione è sempre lo stesso, e quel copione dovrebbe essere smontato a affrontato ogni volta con il medesimo clamore e la stessa indignazione.
Cambia la reazione sociale rispetto al fatto che la vittima sia giovane o meno giovane: si sta profilando una certa estetica della vittima, ed è un problema nel problema.
Samia Kedim, Lucia Chiapparino, Teresa Stabile, sono solo tre nomi che oggi non ricorda nessuno.
E invece sono tre donne, che chissà dopo quanta sofferenza, sono state ammazzate da un uomo violento senza che nessuno le abbia aiutate prima, e senza nemmeno che qualcuno abbia voglia di ricordarle dopo.