Lei è Martina Carbonaro, quattordici anni, di Afragola.
Quattordici anni.
Sono così pochi quattordici anni e così grandi i sogni a quell'età. Le prime emozioni che diventano una condizione esistenziale in cui il tempo e l'anima si dilatano. Quel passaggio misterioso tra l'essere bambini e il giorno dopo affacciarsi nello spazio adulto delle scelte e delle indecisioni senza averci messo ancora i piedi.
Martina è rimasta sospesa in quel limbo tra l'essere e il non esserci più, affacciata per sempre ad un destino che non potrà vivere.
È stata uccisa con delle pietre, fino a sfondarle la testa, e poi nascosta in un edificio abbandonato. Buttata via come una cosa qualsiasi.
Un uomo l'ha uccisa, perché lei non voleva più stare con lui.
Lo ha detto lui stesso, l'assassino Alessio Tucci, il diciannovenne che ha confessato: l'ho uccisa perché mi ha lasciato.
È ancora violenza che non si rassegna, uomini di qualsiasi età che ragionano secondo un copione prestabilito e mai davvero messo in discussione.
Da nessuno.
Perché non importa quante donne sono morte e moriranno ancora: importa solo che nessuno metta in discussione un sistema che evidentemente va bene a tutti.
Fino a mortificare quelli che lo contestano, parlando di Misandria, di donne che non vanno in miniera, che producono di meno, che non lavorano, ma questo è quello a cui assistiamo: uccisa a bastonate perché non accettava di essere lasciato. 14 anni.
Non tutti gli uomini, ma è sempre un uomo a essere il femminicida o lo stupratore e (quasi) sempre una donna a essere la vittima. Nelle prossime 48 ore assisteremo a sfilate di post, di indignazione a orologeria, di trend su Tiktok dove per qualche manciata di like si mimano i gesti della violenza banalizzando i femminicidi. Sullo sfondo il ministro della giustizia ci dirà che possiamo rifugiarsi in chiesa e farmacia, dalla TV riecheggia Feltri che invita le donne vittime di violenza ma solo se bone a rifugiarsi a casa sua, le risate alla sua battuta, il vittimismo maschile del "non si può più dire nulla", su Dagospia si urlerà al complotto misandrico e all'apartheid maschile per le discoteche dove il loro ingresso è vietato e dove guarda caso le donne si sentono libere perché possono vestirsi come preferiscono e godersi la serata senza il timore di essere molestate. E negli spazi web al maschile si discuterà di donne pretenziose che scelgono Il bello e dannato rifiutando "quello Bravo", di assegni di mantenimento e di povery maschietti vessati in mille modi dalle donne che, quindi, in un certo senso se la sono andata a cercare. E si inneggerà al "salvifico" Islam.
Tra 48 ore Martina sarà dimenticata e i giovani maschi, sin dalla più tenera infanzia, continueranno ad essere educati come dei giovani predatori.
Vedi l'allegato 764962