Bruciata viva...

Comunque ho violato una sacra regola e ho visto Adolescence.
I contenuti li sanno tutti (?) ma ho la sensazione che fare una ripresa continua di 50 minuti sia un virtuosismo che piace a chi lo pratica e che non porta benefìci a chi lo osserva.
Alla fine l'ho visto. Ma davvero hanno fatto una ripresa continua di 50 o anche 60 minuti senza trucchi o montaggi per far sembrare che sia continua? Al di la' di ricordarsi 60 minuti di battute, se uno sbaglia una scena riprendono tutti daccapo sommergendo il malcapitato di insulti?
 
Lei è Martina Carbonaro, quattordici anni, di Afragola.
Quattordici anni.
Sono così pochi quattordici anni e così grandi i sogni a quell'età. Le prime emozioni che diventano una condizione esistenziale in cui il tempo e l'anima si dilatano. Quel passaggio misterioso tra l'essere bambini e il giorno dopo affacciarsi nello spazio adulto delle scelte e delle indecisioni senza averci messo ancora i piedi.
Martina è rimasta sospesa in quel limbo tra l'essere e il non esserci più, affacciata per sempre ad un destino che non potrà vivere.
È stata uccisa con delle pietre, fino a sfondarle la testa, e poi nascosta in un edificio abbandonato. Buttata via come una cosa qualsiasi.
Un uomo l'ha uccisa, perché lei non voleva più stare con lui.
Lo ha detto lui stesso, l'assassino Alessio Tucci, il diciannovenne che ha confessato: l'ho uccisa perché mi ha lasciato.

È ancora violenza che non si rassegna, uomini di qualsiasi età che ragionano secondo un copione prestabilito e mai davvero messo in discussione.
Da nessuno.
Perché non importa quante donne sono morte e moriranno ancora: importa solo che nessuno metta in discussione un sistema che evidentemente va bene a tutti.
Fino a mortificare quelli che lo contestano, parlando di Misandria, di donne che non vanno in miniera, che producono di meno, che non lavorano, ma questo è quello a cui assistiamo: uccisa a bastonate perché non accettava di essere lasciato. 14 anni.

Non tutti gli uomini, ma è sempre un uomo a essere il femminicida o lo stupratore e (quasi) sempre una donna a essere la vittima. Nelle prossime 48 ore assisteremo a sfilate di post, di indignazione a orologeria, di trend su Tiktok dove per qualche manciata di like si mimano i gesti della violenza banalizzando i femminicidi. Sullo sfondo il ministro della giustizia ci dirà che possiamo rifugiarsi in chiesa e farmacia, dalla TV riecheggia Feltri che invita le donne vittime di violenza ma solo se bone a rifugiarsi a casa sua, le risate alla sua battuta, il vittimismo maschile del "non si può più dire nulla", su Dagospia si urlerà al complotto misandrico e all'apartheid maschile per le discoteche dove il loro ingresso è vietato e dove guarda caso le donne si sentono libere perché possono vestirsi come preferiscono e godersi la serata senza il timore di essere molestate. E negli spazi web al maschile si discuterà di donne pretenziose che scelgono Il bello e dannato rifiutando "quello Bravo", di assegni di mantenimento e di povery maschietti vessati in mille modi dalle donne che, quindi, in un certo senso se la sono andata a cercare. E si inneggerà al "salvifico" Islam.

Tra 48 ore Martina sarà dimenticata e i giovani maschi, sin dalla più tenera infanzia, continueranno ad essere educati come dei giovani predatori.

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Lei è Martina Carbonaro, quattordici anni, di Afragola.
Quattordici anni.
Sono così pochi quattordici anni e così grandi i sogni a quell'età. Le prime emozioni che diventano una condizione esistenziale in cui il tempo e l'anima si dilatano. Quel passaggio misterioso tra l'essere bambini e il giorno dopo affacciarsi nello spazio adulto delle scelte e delle indecisioni senza averci messo ancora i piedi.
Martina è rimasta sospesa in quel limbo tra l'essere e il non esserci più, affacciata per sempre ad un destino che non potrà vivere.
È stata uccisa con delle pietre, fino a sfondarle la testa, e poi nascosta in un edificio abbandonato. Buttata via come una cosa qualsiasi.
Un uomo l'ha uccisa, perché lei non voleva più stare con lui.
Lo ha detto lui stesso, l'assassino Alessio Tucci, il diciannovenne che ha confessato: l'ho uccisa perché mi ha lasciato.

È ancora violenza che non si rassegna, uomini di qualsiasi età che ragionano secondo un copione prestabilito e mai davvero messo in discussione.
Da nessuno.
Perché non importa quante donne sono morte e moriranno ancora: importa solo che nessuno metta in discussione un sistema che evidentemente va bene a tutti.
Fino a mortificare quelli che lo contestano, parlando di Misandria, di donne che non vanno in miniera, che producono di meno, che non lavorano, ma questo è quello a cui assistiamo: uccisa a bastonate perché non accettava di essere lasciato. 14 anni.

Non tutti gli uomini, ma è sempre un uomo a essere il femminicida o lo stupratore e (quasi) sempre una donna a essere la vittima. Nelle prossime 48 ore assisteremo a sfilate di post, di indignazione a orologeria, di trend su Tiktok dove per qualche manciata di like si mimano i gesti della violenza banalizzando i femminicidi. Sullo sfondo il ministro della giustizia ci dirà che possiamo rifugiarsi in chiesa e farmacia, dalla TV riecheggia Feltri che invita le donne vittime di violenza ma solo se bone a rifugiarsi a casa sua, le risate alla sua battuta, il vittimismo maschile del "non si può più dire nulla", su Dagospia si urlerà al complotto misandrico e all'apartheid maschile per le discoteche dove il loro ingresso è vietato e dove guarda caso le donne si sentono libere perché possono vestirsi come preferiscono e godersi la serata senza il timore di essere molestate. E negli spazi web al maschile si discuterà di donne pretenziose che scelgono Il bello e dannato rifiutando "quello Bravo", di assegni di mantenimento e di povery maschietti vessati in mille modi dalle donne che, quindi, in un certo senso se la sono andata a cercare. E si inneggerà al "salvifico" Islam.

Tra 48 ore Martina sarà dimenticata e i giovani maschi, sin dalla più tenera infanzia, continueranno ad essere educati come dei giovani predatori.

Vedi l'allegato 764962
E negli spazi web al maschile si discuterà di donne pretenziose che scelgono Il bello e dannato rifiutando "quello Bravo", di assegni di mantenimento e di povery maschietti vessati in mille modi dalle donne
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Beh questo è vero, accade, non è una fantasia.
 
E che differenza c'è con questo episodio di benzinaicidio:



Se uno è scemo è scemo, non c'è mica bisogno di costruirci sopra un trattato filosofico e sociale.
 
E che differenza c'è con questo episodio di benzinaicidio:



Se uno è scemo è scemo, non c'è mica bisogno di costruirci sopra un trattato filosofico e sociale.
Sei serio?

La differenza sta tutta nella brodaglia culturale da cui ognuno di questi femminicidi nasce: misoginia, esattamente come tutte le lagnanze pietose tipiche di certi spazi al maschile che ho citato.

Si chiama misoginia, esiste ancora, resiste ancora, anzi prospera.
 
certo che una qualche domanda ce la si dovrebbe fare in questo caso

perche sto ragazzo lo abbiamo educato noi, lo abbiamo cresciuto noi, i modelli sono quelli che lui ha avuto accesso attraverso noi (e parlo di uomini e donne, di papa e mamma)

domandamoci dove abbiamo fallito

sinceramente non mi pare che 30 anni fa questo aspetto avesse una scala così evidente, almeno tra i giovani

c'è qualcosa che sta sballando un po tutto, almeno cosi mi pare
 
Sei serio?

La differenza sta tutta nella brodaglia culturale da cui ognuno di questi femminicidi nasce: misoginia, esattamente come tutte le lagnanze pietose tipiche di certi spazi al maschile che ho citato.

Si chiama misoginia, esiste ancora, resiste ancora, anzi prospera.
Se pensi che io mi senta minimamente chiamato in causa solo perchè sono maschio hai capito proprio male.

Femminicidio e benzinaiocidio si catalogano nel medesimo intento cioè nel furto o possesso.
Nel femminicidio si uccide per una ribellione della vittima al possesso altrui, nel benzinaiocidio si uccide per una ribellione della vittima al possesso del suo denaro. In entrambi i casi si tratta di tentato furto riuscito con violenza.
Anche le donne rubano, eccome, solo che sono geneticamente meno predisposte al ricorso della violenza fisica (ma non ne sono affatto del tutto esenti) e fanno più ricorso alla destrezza (come le borseggiatrici).
 
certo che una qualche domanda ce la si dovrebbe fare in questo caso

perche sto ragazzo lo abbiamo educato noi, lo abbiamo cresciuto noi, i modelli sono quelli che lui ha avuto accesso attraverso noi (e parlo di uomini e donne, di papa e mamma)

domandamoci dove abbiamo fallito

sinceramente non mi pare che 30 anni fa questo aspetto avesse una scala così evidente, almeno tra i giovani

c'è qualcosa che sta sballando un po tutto, almeno cosi mi pare
Perchè parli al plurale? Noi noi noi....
30 anni fa poi i telegiornali non potevano essere esautivi nella cronaca e i giornali trattavano i casi più eclatanti. Ora con il web è tutta un'altra cosa e si può evidenziare ogni singolo episodio.
C'è anche una deriva al peggio forse perchè i genitori sono più edonistici i figli sono lasciati in balia dei media e del web che non offrono qualità.
 
Sei serio?

La differenza sta tutta nella brodaglia culturale da cui ognuno di questi femminicidi nasce: misoginia, esattamente come tutte le lagnanze pietose tipiche di certi spazi al maschile che ho citato.

Si chiama misoginia, esiste ancora, resiste ancora, anzi prospera.
Anche questo pero' accaduto al sud o da parte di stranieri. Stai tenendo il conto?
Dirai: questione di lana caprina.
Invece no, perche' stabilire un nesso tra il femminicidio e il contesto culturale dell'assassino aiuta a trovare una soluzione mirata senza fare di ogni erba un fascio come sta facendo la stampa di regime.
 
Anche questo pero' accaduto al sud o da parte di stranieri. Stai tenendo il conto?
Dirai: questione di lana caprina.
Invece no, perche' stabilire un nesso tra il femminicidio e il contesto culturale dell'assassino aiuta a trovare una soluzione mirata senza fare di ogni erba un fascio come sta facendo la stampa di regime.
Chi è di sinistra non deve permettersi di fare distinguo culturali in base a zone geografiche e pigmentazioni epidermiche.
E' stranoto è incontestabile che quando un omicidio su donne è perpetrato da un pigmentato la stampa di sinistra sta totalmente muta.
Questione di opportunismo politico.
 

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