Val
Torniamo alla LIRA
Ci è stato spiegato per anni, come fosse un fatto ineluttabile, che il nostro sistema economico
doveva per forza attraversare periodi di bust and boom, cioè di inflazione e deflazione, di crescita e di recessione
– peraltro peggiorati da politiche anticicliche delle BC – come se fossero un fatto intrinseco e connaturato ai cicli del sistema economico globale.
Ora se da una parte è naturale che il raccolto buono si possa alternare con un raccolto magro,
è oltremodo invece innaturale che una minoranza mondiale dell’1% accumuli oltre il 50% delle risorse mondiali,
e come la mentalità competitiva, inculcata in questo sistema, è tutto tranne che naturale per le comunità umane,
le quali sarebbero spontaneamente collaborative, se non fosse che sono governate da una casta mondiale
che le tratta come capi da bestiame da sfruttare (1).
Noi sappiamo che una moneta coperta dal debito, come lo è l’attuale, sempre e periodicamente nella storia è arrivata a periodi di RESET,
che se negli antichi Sumeri si esprimevano con il giubileo del debito ogni 49 anni,
e con l’azione di “fare tabula rasa” delle tavolette di argilla che segnavano i crediti e i debiti, nei periodi posteriori si è sempre espressa con la guerra.
Una guerra fa reset dei debiti, ma non in senso redistribuivo, tutt’altro: i nuovi creditori saranno i vincitori,
che si aggiudicheranno i beni e il bottino di guerra del paese conquistato. (2)
E’ così che nasce la tassa dovuta all’impero occupante, e il sistema tributario,
da noi particolarmente odioso proprio per via della nostra situazione particolarmente subordinata rispetto ad altri Stati membri.
E’ così ad esempio che il nostro RESET fu fatto con le AM-LIRE, moneta di occupazione dell’esercito americano nel dopoguerra.
Tutto questo perché la BCE si ostina a non volere monetizzare il debito,
cioè a comprare tutti i TDS sterilizzandoli all’istante, cioè distruggendoli senza più negoziarli
come una volgare meretrice o banca commerciale “bisognosa” di soldi, che crea a iosa.
Siamo in un periodo epocale in cui il tributo finanziario rischia di trasformarsi in tributo di sangue.
Perché noi siamo in guerra. Lo hanno detto e ripetuto Macron, Merkel, Trump ecc.
A situazione di guerra, whatever it takes, per salvare i nostri, qualsiasi strumento monetario,
helicopter money e quant’altro, pur di mettere i remi in barca e salvarci.
Questo il discorso dei presidenti dei maggiori paesi al mondo. (3)
Di tutti tranne che dell’Italia che nella persona di Conte e Gualtieri sono ancora con il cappello in mano
a chiedere “prestiti” al MES e alla BCE, nonostante la riforma del MES sia stata procrastinata sine die,
proprio in forza dell’eccezionalità della situazione che ha fatto saltare anche il Fiscal Compact,
cioè i vincoli di bilancio imposti agli Stati membri (deficit, debito).
Ora a me non sembra che il KWF abbia chiesto un prestito alla BCE
nel dichiarare di stanziare 550 miliardi di euro per questa situazione “di guerra”.
Il KWF tedesco ha fatto nel paese quello che il compianto Bernard Maris,
economista consigliere della Banque de France ucciso all’attentato di Charlie Hebdo,
descrisse egregiamente qua:
Ucciso l’economista della Banque de France nell’attentato a Parigi che aveva rivelato l’origine della moneta
doveva per forza attraversare periodi di bust and boom, cioè di inflazione e deflazione, di crescita e di recessione
– peraltro peggiorati da politiche anticicliche delle BC – come se fossero un fatto intrinseco e connaturato ai cicli del sistema economico globale.
Ora se da una parte è naturale che il raccolto buono si possa alternare con un raccolto magro,
è oltremodo invece innaturale che una minoranza mondiale dell’1% accumuli oltre il 50% delle risorse mondiali,
e come la mentalità competitiva, inculcata in questo sistema, è tutto tranne che naturale per le comunità umane,
le quali sarebbero spontaneamente collaborative, se non fosse che sono governate da una casta mondiale
che le tratta come capi da bestiame da sfruttare (1).
Noi sappiamo che una moneta coperta dal debito, come lo è l’attuale, sempre e periodicamente nella storia è arrivata a periodi di RESET,
che se negli antichi Sumeri si esprimevano con il giubileo del debito ogni 49 anni,
e con l’azione di “fare tabula rasa” delle tavolette di argilla che segnavano i crediti e i debiti, nei periodi posteriori si è sempre espressa con la guerra.
Una guerra fa reset dei debiti, ma non in senso redistribuivo, tutt’altro: i nuovi creditori saranno i vincitori,
che si aggiudicheranno i beni e il bottino di guerra del paese conquistato. (2)
E’ così che nasce la tassa dovuta all’impero occupante, e il sistema tributario,
da noi particolarmente odioso proprio per via della nostra situazione particolarmente subordinata rispetto ad altri Stati membri.
E’ così ad esempio che il nostro RESET fu fatto con le AM-LIRE, moneta di occupazione dell’esercito americano nel dopoguerra.
Tutto questo perché la BCE si ostina a non volere monetizzare il debito,
cioè a comprare tutti i TDS sterilizzandoli all’istante, cioè distruggendoli senza più negoziarli
come una volgare meretrice o banca commerciale “bisognosa” di soldi, che crea a iosa.
Siamo in un periodo epocale in cui il tributo finanziario rischia di trasformarsi in tributo di sangue.
Perché noi siamo in guerra. Lo hanno detto e ripetuto Macron, Merkel, Trump ecc.
A situazione di guerra, whatever it takes, per salvare i nostri, qualsiasi strumento monetario,
helicopter money e quant’altro, pur di mettere i remi in barca e salvarci.
Questo il discorso dei presidenti dei maggiori paesi al mondo. (3)
Di tutti tranne che dell’Italia che nella persona di Conte e Gualtieri sono ancora con il cappello in mano
a chiedere “prestiti” al MES e alla BCE, nonostante la riforma del MES sia stata procrastinata sine die,
proprio in forza dell’eccezionalità della situazione che ha fatto saltare anche il Fiscal Compact,
cioè i vincoli di bilancio imposti agli Stati membri (deficit, debito).
Ora a me non sembra che il KWF abbia chiesto un prestito alla BCE
nel dichiarare di stanziare 550 miliardi di euro per questa situazione “di guerra”.
Il KWF tedesco ha fatto nel paese quello che il compianto Bernard Maris,
economista consigliere della Banque de France ucciso all’attentato di Charlie Hebdo,
descrisse egregiamente qua:
Ucciso l’economista della Banque de France nell’attentato a Parigi che aveva rivelato l’origine della moneta