BUnd, Bond e la bbband degli energumeni canuti VM13 (1 Viewer)

Metatarso

Forumer storico
Investors shun German bond auction

By David Oakley
Published: January 7 2009 13:30 | Last updated: January 7 2009 13:30

Investors shunned one of the most liquid and safest assets in the world on Wednesday as a German bond auction failed in a warning for governments seeking to raise record amounts of debt to stimulate their slowing economies.
It is the first eurozone bond auction of the year and an ominous sign of potential trouble ahead for governments around the world, with an estimated $3,000bn expected to be issued in sovereign debt this year – three times more than in 2008.



The auction of 10-year bonds failed to attract enough bids to reach the €6bn the government wanted to raise. Although a number of German bond auctions failed last year, it was almost unheard of before the credit crisis.
Meyrick Chapman, a fixed-income strategist at UBS, said: “When a German bond auction fails, then that does suggest there is trouble ahead for governments wanting to raise money in the debt markets.
“There was certainly a supply/demand imbalance because of the large amount of issuance in the last quarter of 2008 and the large amount due in the coming months. Before the financial crisis, German bond auctions just did not fail.”
Although government bond yields are trading at historically low levels, because of fears of deflation and investor demand for safe government paper in an uncertain climate, the failed German auction is a sign that appetite for these bonds is starting to diminish.
A number of countries, including the UK, Italy, Spain, Austria, Belgium and the Netherlands, have either struggled to sell bonds or been forced to cancel debt offerings because of a lack of demand.
The UK successfully sold £2bn in gilts due to mature in 2038 on Wednesday.
However, Robert Stheeman, chief executive of the UK Debt Management Office, warned last month that the ÜK government could also struggle to sell bonds because of the vast amount of bond issuance in the pipeline.
The UK is planning to raise £146bn in bonds this financial year – three times more than last year.
ghghhghh... porka zozza... lo dicevamo o no che la corsa al bund era una c@g@ta pazzesca ? :ghh: la cosa più bella è che la Bundesbank è stata obbligata a comprarne quasi metà... sennò era un "crash" ! :eek:

Le richieste per il Bund con scadenza gennaio 2019 si sono attestate a 5,24 miliardi di euro, senza coprire i 6 miliardi offerti. La Bundesbank ha trattenuto 1,94 miliardi del titolo, collocato per 4 miliardi.
http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/bondsNews/idITL754818920090107


come interpretare la cosa ?
1-a banche e investitori non interessano rendimenti così bassi
2-è un messaggio... mafioso... :lol: nel senso che le banche stanno dicendo alla BCE che deve stampare soldi come la FED :rolleyes:
 

Metatarso

Forumer storico
per Gipa e i vari cospirazionisti gay :p ecco il nuovo ordine: l'FMI come banca centrale mondiale... minghia che "ordine" :rolleyes: :specchio:
E fra la BCE e la FED non c'è mai stata molta concordanza... quello l'avevo capito pure da solo, ma se lo dice Fazio che era presente agli incontri... :-o




ALL’ARMI SIAM FAZISTI (AGAIN!) – l’intervista a tutta pagina del quotidiano dei vescovi segnala un forte riavvicinamento tra la chiesa e l’uomo di alvito - e chi sono gli "economisti orecchianti"? a tremonti saranno fischiate le orecchie...
Eugenio Fatigante per l'Avvenire

Riprendiamo un intervento di Antonio Fazio del 2001: "A distanza di trent'anni dalla fine del sistema di Bretton Woods vanno ricercati criteri e regole per costruire un nuovo ordine monetario internazionale. In un contesto privo di un'àncora monetaria, deve acquistare nuovo rilievo l'analisi dell'espansione della finanza a livello mondiale". Parole che, rilette in questo inizio 2009, acquistano un suono diverso.

L'ex governatore della Banca d'Italia guarda la pagina (tratta da un discorso fatto a Palazzo Koch il 9 marzo 2001) e conferma: «È questo il punto, una nuova autorità mondiale, una nuova Bretton Woods. Il problema di fondo della crisi finanziaria resta una globalizzazione che, priva di un'àncora, sta creando un mondo di disuguaglianze. Quando il sistema monetario è senza un'entità sovranazionale che controlla, si sviluppa per proprio conto senza limiti quantitativi: il credito produce moneta, la moneta produce credito.

Bisogna tornare a controllare la quantità di moneta a livello mondiale. Se dimentichiamo questo, continueremo ad avere momenti di euforia a cui seguiranno nuove crisi, che rallentano la crescita e poi passano, ma intanto fanno arretrare le condizioni di vita di larghi strati della popolazione».

È un nodo che Fazio, economista di formazione keynesiana (miscelata alla filosofia morale dei Padri della Chiesa), torna a indicare nel testo "Globalizzazione. Politica economica e Dottrina sociale", volumetto di 81 corpose pagine (Tau editrice, 5mila copie già esaurite) che rilegge la storia economica alla luce dell'insegnamento della Chiesa.

Per Fazio la crisi in corso non è paragonabile a quella del 1929. Ma al di là dei piani - più o meno "maxi" - buoni per alleviare le emergenze contingenti, è la riforma del Fondo monetario internazionale (che potrebbe diventare una sorta di Banca centrale mondiale, com'era previsto nel piano originario di Keynes) l'approdo cui arrivare, per poter davvero ripartire. Una linea che, curiosamente, vede oggi il ministro Giulio Tremonti, oppositore di Fazio nel periodo 2001/05, riecheggiare posizioni analoghe.

Il libro, terminato a giugno 2008 (prima quindi dell'"esplosione" della crisi), tratta solo in parte la globalizzazione finanziaria. Nella cui storia, tuttavia, Fazio distingue un punto di svolta: Ferragosto 1971. Quel giorno Richard Nixon pose fine al sistema di cambio uscito nel 1944 da Bretton Woods quando, dopo il prevalere del piano statunitense di White su quello inglese di Keynes, il dollaro - moneta di riferimento - fu ancorato all'oro.

È dopo il '71 che cominciano i problemi: prima l'aumento dei prezzi delle materie prime cui seguono le due drammatiche crisi petrolifere, che sconvolgono le economie dei Paesi industriali; poi le "tempeste" locali (Messico, Corea, Brasile, Russia), la "bolla" tecnologica del 2000, quella immobiliare, fino agli ultimi eventi. Casualità? Fazio è convinto di no.

Lungo i 13 anni da governatore, partecipando a una media di 35-40 riunioni l'anno dei massimi organismi internazionali, ha vissuto da testimone diretto uno scontro culturale fra due distinte impostazioni: una più "tradizionale", della vecchia Europa («Il fronte era Germania, Francia e Italia», annota), contro l'ideologia liberista, del laissez-faire, che predicava un'attività economica sganciata da vincoli.

Nell'illusione che il principio della ricerca del profitto individuale porti sempre al benessere collettivo, ma soprattutto col vantaggio di poter avere mani libere, come successo negli Usa col sistema dei mutui e dei bond a essi collegati. Un'ideologia che ha anche una forte capacità di divulgazione, ramificata nei mass-media, e sempre più invasiva da metà anni '80, con la liberalizzazione bancaria.


Solo in qualche caso (vedi l'avvio del piano Basilea 2) è riuscito a prevalere il filone "rigorista". Fazio opera una distinzione fra la globalizzazione reale, dei commerci, che ha creato ricchezza ma che trova un suo limite nelle risorse naturali, e quella finanziaria che si è voluto estendere oltre misura per motivi ideologici. E indica una doppia velocità fra la prima, da estendere ai prodotti agricoli e tessili, e la seconda che va regolata.

L'economista formatosi al Mit ribadisce: «Dobbiamo controllare la quantità di moneta nel mondo, ma alcuni non vogliono sentire, nelle sedi internazionali ci si imputava sempre che volevamo troppo controllare».

Accusa, questa, mossa anche all'azione in Italia dell'ex governatore. Che ora rivendica come sotto la sua gestione le banche si siano ridotte da circa 1.100 a 700: se fossero rimaste 1.100, molte sarebbero crollate (per non dire delle acque non brillanti in cui naviga oggi l'olandese Abn Amro, che nella "calda" estate 2005 conquistò Antonveneta).

È successo che le nostre banche più di quelle estere hanno fatto le banche. Fazio pensa al sistema delle banche popolari e casse rurali che, messe insieme, fanno il 30% circa del sistema, ma raccolgono i 2/3 dei clienti e ricorda una frase del suo amico Horst Kohler, ex direttore del Fmi e attuale presidente tedesco: «Le banche popolari non sono il problema, sono la soluzione del problema».

Una bussola di Fazio resta, 82 anni dopo, ancora Keynes e il suo pamphlet del 1926 "The end of laissez-faire". Ne cita due stralci: «Il capitalismo, saggiamente governato, può probabilmente essere reso più efficiente di qualsiasi altro sistema ora in vista nel raggiungere obbiettivi economici, ma in se stesso è per molti aspetti estremamente criticabile»; e poi, «il passo in avanti deve venire non da agitazione politica o esperimenti prematuri, ma dalla riflessione».

È proprio un forte richiamo alla riflessione, indispensabile premessa alle riforme, quello che viene dal governatore. La sua non è una condanna della globalizzazione: non siamo alla sua fine, anzi Fazio ne conserva un giudizio positivo. Testimoniato, nella copertina del libro, da una fanciulla che guarda con fiducia un mappamondo. Un giudizio accompagnato però dalla sottolineatura che il mercato in sé darebbe una redistribuzione ancor meno equa di quella attuale («L'hanno capito anche taluni economisti orecchianti...»).

Non sono vuote parole, ma questioni di fondo, non a caso poste già nel 1967 da Paolo VI nella "Populorum progressio". Per questo, accanto a un paragrafo che annovera la demografia come fattore di sviluppo, si osserva che «finalmente nel 2007 il documento base del Fmi si intitolava "Globalization and Inequalities", ci sono voluti 40 anni...». Per correggere il mercato serve un ruolo forte della politica, di quegli Stati che oggi intermediano il 40% circa del reddito nazionale. Altrimenti si rafforza «il rischio del darwinismo sociale».

Dove i "forti" si costruiscono le regole, incuranti di ogni riferimento etico. Alla Richard Fuld, l'ultimo capo di Lehman («Che errore averla fatta fallire, il fallimento di una banca sparge sempre il panico», rileva Fazio) che poco prima del fallimento liquidò due dirigenti con 20 milioni di dollari, cifra da egli stesso in parte decisa. Sono ben altre le regole che servono.

A più riprese Fazio fa l'esempio anche dei tanto discussi derivati (c'è chi ricorda che una volta pure il finanziere George Soros ricordò queste sue analisi), sostenendo che «sono come un'assicurazione: usati per coprirsi da un rischio restano un fattore positivo. Il problema è che sono stati usati, in forma impropria, per fare delle scommesse finanziarie. Vanno regolamentati». Se invece i valori del mercato vengono fatti diventare quasi assoluti, la stessa analisi economica si traduce in un'ideologia.
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-2469.htm
 

Metatarso

Forumer storico
fazio? :rolleyes:

Meta... à a dà vià ò qùùl :sad:
che c'entro io ? ho riportato l'articolo :-o
Ma senti, mi ricordo le intercettazioni di Fazio, il "ti darei un bacio" ecc... ma per farti riconsiderare tutto quanto, devo ricordarti uno solo degli innumerevoli eventi dell'ultimo anno ? :rolleyes:
a caso:
-triliardi di titoli spazzatura creati dalle investment bank americane, e finiti in tutto in mondo, anche ai risparmiatori.
-il GoldmanSachs Paulson che si mette in ginocchio davanti alla Nancy Pelosi per avere $800 miliardi dei contribuenti, e dopo 10 giorni si accorge che non servono un caz e i soldi decidono di stamparseli da soli.
-bonus milionari ai manager bancari, prelevati dagli aiuti di stato
-le investment bank e tutta Wall Street insolventi
-il mondo in ginocchio

Fazio al confronto è un Santo, anzi di più :wall:
 

quicksilver

Forumer storico
no, il fatto è che fazio davanti ad un audizione al senato ha detto che il crack parmalat riguardava "quattro vecchiette" (testuale) e sminuiva ridacchiando
 

PILU

STATE SERENI
Asta flop per i Bond tedeschi,
allarme titoli di Stato
|
7 GENNAIO 2008

Parte male il mercato mondiale dei titoli di Stato. Nel 2009 è attesa un'ondata di emissioni da 3mila miliardi di dollari, il triplo del 2008, in buona parte necessari a finanziare i piani di salvataggi delle banche e di sostegno alle economie. Tuttavia oggi un'asta sui pregiati bund tedeschi a 10 anni ha registrato domande inferiori all'offerta, che ammontava complessivamente a 6 miliardi di euro.

Lo ha riportato il Financial Times nell'edizione online, rilevando che si tratta di un avvertimento per tutti i governi che si apprestano a effettuare emissioni da record tramite titoli di Stato. Gli investitori hanno snobbato «uno di titoli più sicuri e facilmente scambiabili» sul mercato anche se già nella parte finale del 2008 alcune aste di bund avevano registrato degli insuccessi, anche se non di questa portata.

«Diversi altri paesi - prosegue il quotidiano finanziario - tra cui Gran Bretagna, Italia, Spagna, Austria, Belgio e Olanda, hanno faticato a piazzare bond pubblici o sono stati costretti a cancellare emissioni causa mancanza di offerta». Quella di oggi in Germania era la prima asta di bond nell'area euro e «un segnale di possibili problemi in tutto il mondo».

Secondo Meyrick Chapman, analista di Ubs, «c'è sicuramente stato uno squilibrio tra offerta e domanda a causa delle forti emissioni effettuate nell'ultima perte del 2008 e di quelle attese per i mesi a venire. Prima della crisi finanziaria le aste in Germania semplicemente non fallivano». Lo scorso 10 dicembre in Germania un'altra asta di bund si era chiusa in affanno.

Certo, oltre alla consistente offerta in campo, un altro fattore che può disincentivare la domanda di titoli di Stato è il calo dei tassi di interesse ufficiali stabiliti dalle Banche centrali. Negli Stati Uniti la Federal Reserve li ha già ridotti a una forchetta quasi simbolica tra zero e 0,25 punti, nell'area euro sono ancora al 2,5 per cento ma proprio ieri sono giunti dati sull'inflazione che per dicembre hanno riferito una attenuazione più marcata del previsto, all'1,6% in dicembre. Così la Bance centrale europea potrebbe propendere per nuvi tagli del costo del denaro. La prossima riunione sui tassi del consiglio direttivo è attesa per giovedì 15 gennaio.
 

PILU

STATE SERENI
io sto scrivendo poco anche qui:( ed anche a orari assurdi come questo:eek::D
si sarà esaurito il ricco filone delle c@g@te:rolleyes::-o e aggiungo anche che da bannato non riesco ad aggiungere un commento uno al sùcitato bloggg

vediamo come vanno le aste billionarie di 3 anni oggi e 10 domani
ieri
A Treasury auction of $8 billion in inflation-indexed notes yesterday drew the most demand in nine years, indicating investors are concerned that inflation will quicken along with government spending. The sale drew a yield of 2.245 percent. Bids amounted to 2.48 times the available debt, the highest since 2000.

mettiamoci anche che forse qualcuno ha deciso di vedere il bluff della fed per rendersi conto se davvero compreranno securities a lungo, giusto per aggiungere un pò della tanto amata fantafinanza:cool:

ma delle aste usa si sa niente ?
 

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