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Aumento dello 0,25% e tbronx su ancora !!!
FED: PIU' LAVORO, INFLAZIONE BASSA, TASSI A QUOTA 2,25%/ANSA
(ANSA) - NEW YORK, 14 DIC - Nell'ultima riunione prima delle
ferie natalizie, la Federal Reserve regala all'America la
strenna più scontata. Come largamente atteso da analisti ed
esperti, la Banca Centrale statunitense ha alzato per la quinta
volta consecutiva il costo del denaro giunto, ora, a quota
2,25%.
Abbandonato l'immobilismo che l'aveva accompagnata a lungo
dopo lo scoppio della bolla tecnologica e gli attentati dell'11
settembre 2001, la Fed continua nella sua strategia di crescita
"moderata" dei tassi di interesse inaugurata solo nello scorso
giugno, quando alzò di un quarto di punto, a quota 1,25%, la
soglia dell'1% mantenuta dalla fine di giugno 2003: la più
bassa dal 1958.
Fedele ad un piano di riequilibrio dei tassi destinato a far
raggiungere al costo del denaro quella neutralità più volte
auspicata nel recente passato, la Federal Reserve ha orchestrato
l'ennesima stretta - data per certa dagli economisti - che si
ritiene sia seguita, a breve termine, da nuovi rialzi.
Nel prossimo anno - aveva spiegato ieri Allen Sinai,
presidente del Decision Economics - la Fed "ne assesterà
almeno quattro", aumentando ulteriormente il costo del denaro
già a partire "da febbraio". La Banca Centrale - aveva poi
aggiunto - approfitterà per piazzare "una stretta ad ogni
riunione utile".
A spingere la Fed al rialzo odierno - e alla conferma
letterale della nota annunciata alla fine del meeting del 10
novembre - la situazione congiunturale del Paese apparsa solida
negli ultimi tempi sia sul fronte del mercato del lavoro sia su
quello dei prezzi al consumo: ossia due tra gli indicatori più
valutati dalla Federal Reserve in materia di politica monetaria.
I 112.000 nuovi posti di lavoro creati dall'economia
americana a novembre (dopo gli oltre 300.000 di ottobre) non
hanno assolutamente rabbuiato il Federal Open Market Committee,
che nella consueta nota di fine meeting ha osservato come
"le condizioni del mercato del lavoro continuino a migliorare
gradualmente", mentre "la produzione sta avanzato ad un ritmo
moderato malgrado la crescita dei prezzi energetici registrata
in precedenza".
A queste considerazioni vanno poi affiancate quelle sull'
inflazione risultata - agli occhi degli uomini della Fed - come
sotto controllo e, quindi, sostanzialmente aperta ad una
crescita dei tassi.
"L'inflazione e le stime sull'inflazione a lungo termine
sono ben contenute", tanto che Federal Open Market Committee -
prosegue il comunicato - "percepisce come bilanciati, per i
prossimi trimestri, i rischi per il raggiungimento di una
crescita sostenibile e la stabilità dei prezzi". Pertanto,
"con una inflazione attesa a livelli relativamente bassi, il
Fomc crede che la propria politica accomodante possa essere
rimossa ad un passo misurato anche se - conclude la nota - la
Commissione risponderà ai cambiamenti delle prospettive
economiche in modo da rispettare il proprio obbligo di mantenere
la stabilità dei prezzi".
Archiviato il quinto balzo consecutivo del costo del denaro
("la Commissione crede che, anche dopo questa azione, la
politica monetaria rimanga accomodante e, accoppiata ad una
crescita robusta della produzione, sufficiente a sostenete
l'attività economica") l'attenzione si sposta, adesso, sulle
prossime mosse della Federal Reserve, sulle quali potrebbe
stendersi l'ombra della debolezza del dollaro.
"Se il dollaro dovesse rimanere così debole e determinare
cambiamenti nell'inflazione - ha detto Sinai - può darsi
che nei prossimi mesi si assista a un cambiamento" nel testo
del comunicato del Federal Open Market Committee e, di
conseguenza, l'apertura di una nuova stagione di politica
monetaria da parte della Banca centrale di Washington.
Dal punto di vista storico, negli ultimi 20 anni i tassi
erano stati alzati solo due volte nell'ultimo mese del
calendario: nel 1986 e nel 1988. (ANSA).