Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE BUND, TBOND and the middle of the guado (VM 69)

dal grafico che ho trovato qui (l'ho allegato a fondo pagina)
THE PRAGMATIC CAPITALIST CHART OF THE DAY: HOW TO SOLVE A DEBT CRISIS
Il jappone nel 1997 sembra gli USA nel 2007 (grossomodo eh)
Mi sembra che in seguito, siano successe le stesse cose che stanno cercando di fare in USA.

Tu fai distinzione fra privato (familiare) e corporate, ma anche il corporate è privato... nel senso che il settore corporate prende decisioni autonome, non influenzate dal governo.
Mi spiego, il governo e la banca centrale possono decidere di aumentare il debito pubblico ma non possono convincere il settore privato ad indebitarsi se non lo vogliono. Il cavallo se non vuole bere, non beve.


Inflazione=crescita della quantità di moneta=crescita della quantità del debito.
Deflazione= il viceversa

Abbiamo già detto più indietro che gli USA diversamente dal jappone, grazie a Goldman%C. possono manovrare il prezzo delle materie prime, ma questo non può causare inflazione sul lungo termine. Ad es. l'aumento dei prezzi del petrolio causa un rialzo dei prezzi al consumo, che subito ammazza il potere d'acquisto e la domanda. E così la domanda di petrolio diminuisce, e il suo prezzo diminuirà.
E' vero invece che un rialzo delle materie prime modifica le aspettative, e forse è proprio questo il gioco.
Sto leggendo sui forum americani che la gente della strada sembra bersi il bluff della FED sulla ripresa nel 2010 e quant'altro...


non ho indagato gli effetti di una spinta demografica, ma così a naso non mi convince... tieni conto che piu' ragazzi entrano in età lavorativa, piu' devono trovare lavoro... e la disoccupazione aumenta...




marooooò... basta con questi paralleli col '29 ! :D

No in USA hanno reagito molto più in fretta ed il debito corporate nel corso del 2008 è cresciuto come non mai quindi stanno bevebdo eccome ed è uno dei motivi per cui il debito complessivo made in USA è salito.
Quando parlavo sopra di deflazione parlavo di deflazione dei prezzi e non di quella monetaria perchè allora andiamo a vedere il PPP di tutte le valute cartacee e siamo messi male un po dovunque....:D

Se gli stati uniti detengono comunque una bella fetta degli investimenti mondiali sarà papino che mi comprerà l'auto nuova no? e qualcuno il lavoro lo troverà visto che il tasso di disoccupazione del laureati è comunque intorno al 5/6%.....

Se 4 miliardi di persone decidono di consumare pro capite lo stesso petrolio che consumano ora i 300 milioni di americani il prezzo comunque non scende salvo che non si diversifichino le risorse in maniera credibile. Poi che il prezzo non segua attualmente la legge della domanda e dell'offerta è fuor di dubbio ma questo vale pressochè per ogni asset cartaceo... ;)
 
No in USA hanno reagito molto più in fretta ed il debito corporate nel corso del 2008 è cresciuto come non mai quindi stanno bevebdo eccome ed è uno dei motivi per cui il debito complessivo made in USA è salito.
Quando parlavo sopra di deflazione parlavo di deflazione dei prezzi e non di quella monetaria perchè allora andiamo a vedere il PPP di tutte le valute cartacee e siamo messi male un po dovunque....:D
macchè 2008...
ma allora i link che metto non li guarda nessuno :clava::D
il debito complessivo USA è sceso... qui ci sono i dati aggiornati a 2009 Q3
FRB: Z.1 Release--Flow of Funds Accounts of the United States--December 10, 2009
in questo pdf i dati sul debito per settore, pag. 1 e 3
http://www.federalreserve.gov/releases/z1/Current/z1r-2.pdf
il totale business scende dall'inizio 2009 (il corporate aumenta, ma il non-corporate diminuisce di piu')

il grafico l'avevo già postato, è qui a centro pagina (Cumulative Debt)
http://www.marketoracle.co.uk/index.php?name=News&file=article&sid=15998
cumulative-debt.png


Se gli stati uniti detengono comunque una bella fetta degli investimenti mondiali sarà papino che mi comprerà l'auto nuova no? e qualcuno il lavoro lo troverà visto che il tasso di disoccupazione del laureati è comunque intorno al 5/6%.....
In USA i genitori non sono come in Italia che rispamiano per i figli... in USA è già tanto se il papino non è disoccupato, o è indebitato al 100% del suo reddito :wall:

Se 4 miliardi di persone decidono di consumare pro capite lo stesso petrolio che consumano ora i 300 milioni di americani il prezzo comunque non scende salvo che non si diversifichino le risorse in maniera credibile. Poi che il prezzo non segua attualmente la legge della domanda e dell'offerta è fuor di dubbio ma questo vale pressochè per ogni asset cartaceo...
lo dicevo solo per esemplificare il discorso, le bibbie del monetarismo insegnano che sul lungo termine quello che crea inflazione è l'aumento della quantità di moneta, per cui è inutile che ragioniamo sui fenomeni microeconomici come i prezzi del petrolio o altro... andiamo alla base del ragionamenti e bon.
 
comunque questi discorsi mi fanno pensare ad un aspetto a cui non avevo dato la sufficiente importanza (thanks gipa) :up:
il livello del mercato azionario per gli americani ha un enorme effetto ricchezza (molto più che per noi italiani), e influenza il loro ottimismo e volontà di spendere (e di indebitarsi)
Dunque, la FED non può comprare case per sostenerne il prezzo (per ora...), ma può comprare Wall Street attraverso i suoi soci Goldman, JPM, ecc...
Direi che il mercato azionario è una componente fondamentale della manovra.

E quindi ?
Nel 2010 non si scende neanche morti. :rolleyes:
Dow a 14000.
E poi a 32000 :D
 
macchè 2008...
ma allora i link che metto non li guarda nessuno :clava::D
il debito complessivo USA è sceso... qui ci sono i dati aggiornati a 2009 Q3
FRB: Z.1 Release--Flow of Funds Accounts of the United States--December 10, 2009
in questo pdf i dati sul debito per settore, pag. 1 e 3
http://www.federalreserve.gov/releases/z1/Current/z1r-2.pdf
il totale business scende dall'inizio 2009 (il corporate aumenta, ma il non-corporate diminuisce di piu')

il grafico l'avevo già postato, è qui a centro pagina (Cumulative Debt)
http://www.marketoracle.co.uk/index.php?name=News&file=article&sid=15998
cumulative-debt.png



In USA i genitori non sono come in Italia che rispamiano per i figli... in USA è già tanto se il papino non è disoccupato, o è indebitato al 100% del suo reddito :wall:


lo dicevo solo per esemplificare il discorso, le bibbie del monetarismo insegnano che sul lungo termine quello che crea inflazione è l'aumento della quantità di moneta, per cui è inutile che ragioniamo sui fenomeni microeconomici come i prezzi del petrolio o altro... andiamo alla base del ragionamenti e bon.

le politiche monetarie sono inflazionistiche per antonomasia :D per ciò la base dei ragionamenti è se l'inflazione finisce sugli asset finanziari o sui prodotti. Attualmente finisce sugli asset e ciò crea il ciclo delle bolle.

Non usiamo luoghi comuni, la ricchezza procapite USA sebbene sia stata in calo nel periodo 2008/inizio2009 è tra le più alte del mondo per cui i papini i soldini ce li hanno, inoltre quella era una esemplificazione per dire che comunque negli USA il tassi di consumo e di debito può comunque crescere in quanto ci sono nuovi entranti sul mercato del lavoro e se andiamo a vedere tutti gli indicatori sull'occupazione mi sembra che stiano arrivando su livelli che indicano espansione del lavoro q quindi tutto questo dramma a comprarsi una macchina a rate o l'ultimo LCD o ecc ecc. non la vedo ancora sulla preponderante fascia della popolazione.

Poi sul debito non fare il furbo per aver ragione... :D il debito complessivo può anche scendere ma conta se questo debito avviene in un mercato che cresce o che scende e qua anche il GDP è sceso per cui il debito nel suo complesso non si è contratto ma anzi è salito e poi come ti avevo già detto la manovra contabile della FED per evaporare alcuni crediti dalle banche hanno in realtà modificato il calcolo delle stime per cui sembrerebbe che il credito bancario in realtà si è contratto in maniera davvero modesta.. questo non vuol dire che non ci sarà uno shock deflazionistico ma che per manifestarsi devono prima succedere un'altra serie di avvenimenti.
 
Ultima modifica:
comunque questi discorsi mi fanno pensare ad un aspetto a cui non avevo dato la sufficiente importanza (thanks gipa) :up:
il livello del mercato azionario per gli americani ha un enorme effetto ricchezza (molto più che per noi italiani), e influenza il loro ottimismo e volontà di spendere (e di indebitarsi)
Dunque, la FED non può comprare case per sostenerne il prezzo (per ora...), ma può comprare Wall Street attraverso i suoi soci Goldman, JPM, ecc...
Direi che il mercato azionario è una componente fondamentale della manovra.

E quindi ?
Nel 2010 non si scende neanche morti. :rolleyes:
Dow a 14000.
E poi a 32000 :D


sulla ricchezza globale guardati l'exibit 3 di questo report di un analista che stimo e capirai che i papi i soldini li hanno persi ma anche recuperati una buona fetta e son quelli che fanno i mercati....

https://www.credit-suisse.com/investment_banking/doc/market_focus.pdf
 
Ultima modifica:
riporto la parte di macroeconomia e politica economica di un articolo di Scalfari
che trovo sempre molto chiaro e comprensibile...ben diversamente dai guriz di nostra conoscenza :)
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IL TERRIBILE 2009 che stiamo per lasciarci alle spalle sembra aver toccato il fondo; nel 2010 si annuncia la ripresa, ma che genere di ripresa? Sperare che sia rapida e robusta è legittimo e può essere un'aspettativa positiva, ma le previsioni generali sono poco incoraggianti: sarà una ripresa lenta e stentata in Europa e negli Stati Uniti, più dinamica per la Cina, l'India e gli altri Paesi emergenti.

Il divario tra queste due aree del mondo aumenterà e con esso le tensioni economiche e anche politiche.

Se ne è avuto un primo anticipo nell'incontro-scontro di Copenaghen sul clima: contrariamente a quanto si riteneva il cosiddetto G2, cioè l'accordo di Usa e Cina a procedere di comune accordo nel governo del pianeta, non ha funzionato. Quell'accordo non c'è.

La Cina è decisa a procedere sulla via della modernizzazione con criteri propri e senza nulla sacrificare alla solidarietà internazionale come avrebbe desiderato l'America. Sul piano monetario, finanziario e commerciale proseguirà nel protezionismo, non rivaluterà la sua moneta rispetto al dollaro, continuerà a far provvista di materie prime facendone aumentare i prezzi, non limiterà l'inquinamento dell'atmosfera.

Questi obiettivi saranno rinviati di almeno dieci anni, quando il divario economico ma anche strategico e militare sarà ulteriormente ridotto.

Soltanto allora Pechino prenderà in considerazione un nuovo equilibrio con gli Usa per un governo paritario del resto del mondo che non potrà non tener conto di altre importanti presenze emergenti: India, Brasile, Sudafrica, Messico. Ed anche Europa, se il nostro continente saprà parlare con una sola voce; e fin d'ora è già chiaro che quella voce parlerà in tedesco più che in francese e inglese.


Nel frattempo la ripresa occidentale sarà lenta. Non priva di rischi di ricaduta. Mario Draghi colloca questo rischio tra un paio d'anni, quando i titoli emessi dai grandi gruppi industriali e bancari per cifre molto elevate saranno in scadenza e dovranno esser rinnovati e quando i governi più indebitati - a cominciare dagli Stati Uniti - dovranno trovare equilibri finanziari più sostenibili.

L'insieme di questi problemi comporterà tagli di spesa e/o aumento di imposte, cioè politiche economiche restrittive e comunque non espansive. Ma ci sono anche altri elementi che non favoriscono una ripresa rapida e robusta. Li segnala Romano Prodi in un articolo pubblicato sul Messaggero e il direttore dell'Economist, John Micklethwait: per alcuni anni il mercato del lavoro sarà stagnante, il livello dell'occupazione insoddisfacente, le imprese aumenteranno la produttività ma diffonderanno meno benessere sociale.

Scrive Prodi: "Il numero dei disoccupati è aumentato dovunque superando i massimi livelli raggiunti nello scorso decennio. Spesso gli imprenditori approfittano della situazione di crisi per procedere alla razionalizzazione dell'organizzazione aziendale aumentando la produttività a scapito dell'occupazione. Ma vi è un altro elemento da tener presente e cioè i deficit dei bilanci pubblici che si sono accumulati sia in Usa sia in Europa.

L'esigenza di tornare alla normalità si impone a tutti. Il debito cumulato dai Paesi dell'Ocse sorpasserà nel 2010 il 100 per cento del Pil. Questo significherà che il motore della finanza pubblica, che è stato così largamente usato per frenare la caduta dell'economia, potrà essere solo marginalmente utilizzato per accelerare la ripresa".

Questa è dunque la situazione. Bisognerebbe aprire una buona volta un pubblico dibattito nel nostro Parlamento per fotografarla ed elaborare una terapia, ma, come da tempo lamenta l'opposizione, non c'è alcun segnale in questa direzione. Per il nostro governo evidentemente il problema non esiste.

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riporto la parte di macroeconomia e politica economica di un articolo di Scalfari
che trovo sempre molto chiaro e comprensibile...ben diversamente dai guriz di nostra conoscenza :)
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IL TERRIBILE 2009 che stiamo per lasciarci alle spalle sembra aver toccato il fondo; nel 2010 si annuncia la ripresa, ma che genere di ripresa? Sperare che sia rapida e robusta è legittimo e può essere un'aspettativa positiva, ma le previsioni generali sono poco incoraggianti: sarà una ripresa lenta e stentata in Europa e negli Stati Uniti, più dinamica per la Cina, l'India e gli altri Paesi emergenti.

Il divario tra queste due aree del mondo aumenterà e con esso le tensioni economiche e anche politiche.

Se ne è avuto un primo anticipo nell'incontro-scontro di Copenaghen sul clima: contrariamente a quanto si riteneva il cosiddetto G2, cioè l'accordo di Usa e Cina a procedere di comune accordo nel governo del pianeta, non ha funzionato. Quell'accordo non c'è.

La Cina è decisa a procedere sulla via della modernizzazione con criteri propri e senza nulla sacrificare alla solidarietà internazionale come avrebbe desiderato l'America. Sul piano monetario, finanziario e commerciale proseguirà nel protezionismo, non rivaluterà la sua moneta rispetto al dollaro, continuerà a far provvista di materie prime facendone aumentare i prezzi, non limiterà l'inquinamento dell'atmosfera.

Questi obiettivi saranno rinviati di almeno dieci anni, quando il divario economico ma anche strategico e militare sarà ulteriormente ridotto.

Soltanto allora Pechino prenderà in considerazione un nuovo equilibrio con gli Usa per un governo paritario del resto del mondo che non potrà non tener conto di altre importanti presenze emergenti: India, Brasile, Sudafrica, Messico. Ed anche Europa, se il nostro continente saprà parlare con una sola voce; e fin d'ora è già chiaro che quella voce parlerà in tedesco più che in francese e inglese.


Nel frattempo la ripresa occidentale sarà lenta. Non priva di rischi di ricaduta. Mario Draghi colloca questo rischio tra un paio d'anni, quando i titoli emessi dai grandi gruppi industriali e bancari per cifre molto elevate saranno in scadenza e dovranno esser rinnovati e quando i governi più indebitati - a cominciare dagli Stati Uniti - dovranno trovare equilibri finanziari più sostenibili.

L'insieme di questi problemi comporterà tagli di spesa e/o aumento di imposte, cioè politiche economiche restrittive e comunque non espansive. Ma ci sono anche altri elementi che non favoriscono una ripresa rapida e robusta. Li segnala Romano Prodi in un articolo pubblicato sul Messaggero e il direttore dell'Economist, John Micklethwait: per alcuni anni il mercato del lavoro sarà stagnante, il livello dell'occupazione insoddisfacente, le imprese aumenteranno la produttività ma diffonderanno meno benessere sociale.

Scrive Prodi: "Il numero dei disoccupati è aumentato dovunque superando i massimi livelli raggiunti nello scorso decennio. Spesso gli imprenditori approfittano della situazione di crisi per procedere alla razionalizzazione dell'organizzazione aziendale aumentando la produttività a scapito dell'occupazione. Ma vi è un altro elemento da tener presente e cioè i deficit dei bilanci pubblici che si sono accumulati sia in Usa sia in Europa.

L'esigenza di tornare alla normalità si impone a tutti. Il debito cumulato dai Paesi dell'Ocse sorpasserà nel 2010 il 100 per cento del Pil. Questo significherà che il motore della finanza pubblica, che è stato così largamente usato per frenare la caduta dell'economia, potrà essere solo marginalmente utilizzato per accelerare la ripresa".

Questa è dunque la situazione. Bisognerebbe aprire una buona volta un pubblico dibattito nel nostro Parlamento per fotografarla ed elaborare una terapia, ma, come da tempo lamenta l'opposizione, non c'è alcun segnale in questa direzione. Per il nostro governo evidentemente il problema non esiste.

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sì interessante e condivisibile :)
 

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