Madiba
Forumer storico
Roubini:«allarme yuan-dollaro»
Gli operatori invitano alla calma
In una giornata di progressione al rialzo per le Borse, Nouriel Roubini ha lanciato un nuovo allarme. Mr Doom ha focalizzato la sua attenzione sulla Cina e, in particolare, sul cambio fisso dollaro-renmimbi. «Gli Stati Uniti e la Cina sono in rotta di collisione», scrive Roubini in una nota destinata ai suoi clienti. Un contrasto sul cross valutario che i mercati «stanno sottovalutando». Il pericolo di uno scontro - sempre secondo l'economista della New York University -, che fa da pendant a quello sul fronte commerciale, è cresciuto di molto negli ultimi mesi. C'è la possibilità che Washington "bolli" la Cina come un «currency manipulator», cioè manipolatore del cross valutario. Un evento che, da un lato semplificherebbe a molte aziende americane la strada per chiedere l'innalzamento dei dazi doganali: dall'altro, irrigidirebbe la posizione di Pechino che potrebbe impedire l'eventuale apprezzamento dello yuan sul dollaro.
Gli operatori invitano alla calma
Questa visione allarmistica non è troppo condivisa da Roberto Mialich, esperto di cambi valutari di UniCredit: «Non da oggi esiste una speculazione sull'irrigidimento degli Usa verso la Cina, soprattutto con riferimento alla valuta; così, come è stato fatto notare che Pechino ha rallentato l'acquisto di treasury Usa. Tuttavia, è difficile pensare che la corda venga tirata» fino a farla spezzare. Attualmente il cambio dollaro/yuan è 6,8. «Per fine anno lo stimiamo a 6,3%». Quindi prevede un apprezzamento della moneta cinese...«Il trend è quello. Comunque bisogna avere chiaro che il governo cinese attuerà una politica di crescita della propria moneta solo quando avrà la certezza che la propria crescita della domanda interna potrà soddisfare la spinta sul lato dell'offerta». Le possibili tensioni valutarie tra dollaro e yuan non hanno però effetti sull'euro. «Qui - dice Mialich - si tratta di un tema tutto interno a Eurolandia». Così, l'incertezza sulle modalità di salvataggio della Grecia e l'ombra del Fondo monetario internazionale che si allunga sulla divisa unica europea, (cui si aggiungono i timori di contagio sul debito sovrano, dopo il downgrade del Portogallo) non fanno altro che indebolire la "currency" del Vecchio continente. Non è un caso che l'euro sia sceso in mattinata a nuovi minimi, di oltre 10 mesi, contro il dollaro sotto quota 1,33, per poi recuperare terreno.
Banche centrali ed exit strategy
Sempre sul fronte della politica monetaria da registrare gli interventi dei govenatori della Fed e della Banca centrale europea. Il presidente della Federal reserve, Ben Bernanke, ha sottolineato che «l'economia americana ha ancora bisogno di tassi vicino allo zero ma è anche pronta, quando sarà "il momento appropriato" a ritirare lo stimolo monetario». Dal canto suo, Jean Claude Trichet ha detto di voler «mantenere la soglia minima nel regime del collaterale al livello BBB- oltre la fine del 2010», sottolineando però che la condizione del credito sta migliorando.
Gli operatori invitano alla calma
In una giornata di progressione al rialzo per le Borse, Nouriel Roubini ha lanciato un nuovo allarme. Mr Doom ha focalizzato la sua attenzione sulla Cina e, in particolare, sul cambio fisso dollaro-renmimbi. «Gli Stati Uniti e la Cina sono in rotta di collisione», scrive Roubini in una nota destinata ai suoi clienti. Un contrasto sul cross valutario che i mercati «stanno sottovalutando». Il pericolo di uno scontro - sempre secondo l'economista della New York University -, che fa da pendant a quello sul fronte commerciale, è cresciuto di molto negli ultimi mesi. C'è la possibilità che Washington "bolli" la Cina come un «currency manipulator», cioè manipolatore del cross valutario. Un evento che, da un lato semplificherebbe a molte aziende americane la strada per chiedere l'innalzamento dei dazi doganali: dall'altro, irrigidirebbe la posizione di Pechino che potrebbe impedire l'eventuale apprezzamento dello yuan sul dollaro.
Gli operatori invitano alla calma
Questa visione allarmistica non è troppo condivisa da Roberto Mialich, esperto di cambi valutari di UniCredit: «Non da oggi esiste una speculazione sull'irrigidimento degli Usa verso la Cina, soprattutto con riferimento alla valuta; così, come è stato fatto notare che Pechino ha rallentato l'acquisto di treasury Usa. Tuttavia, è difficile pensare che la corda venga tirata» fino a farla spezzare. Attualmente il cambio dollaro/yuan è 6,8. «Per fine anno lo stimiamo a 6,3%». Quindi prevede un apprezzamento della moneta cinese...«Il trend è quello. Comunque bisogna avere chiaro che il governo cinese attuerà una politica di crescita della propria moneta solo quando avrà la certezza che la propria crescita della domanda interna potrà soddisfare la spinta sul lato dell'offerta». Le possibili tensioni valutarie tra dollaro e yuan non hanno però effetti sull'euro. «Qui - dice Mialich - si tratta di un tema tutto interno a Eurolandia». Così, l'incertezza sulle modalità di salvataggio della Grecia e l'ombra del Fondo monetario internazionale che si allunga sulla divisa unica europea, (cui si aggiungono i timori di contagio sul debito sovrano, dopo il downgrade del Portogallo) non fanno altro che indebolire la "currency" del Vecchio continente. Non è un caso che l'euro sia sceso in mattinata a nuovi minimi, di oltre 10 mesi, contro il dollaro sotto quota 1,33, per poi recuperare terreno.
Banche centrali ed exit strategy
Sempre sul fronte della politica monetaria da registrare gli interventi dei govenatori della Fed e della Banca centrale europea. Il presidente della Federal reserve, Ben Bernanke, ha sottolineato che «l'economia americana ha ancora bisogno di tassi vicino allo zero ma è anche pronta, quando sarà "il momento appropriato" a ritirare lo stimolo monetario». Dal canto suo, Jean Claude Trichet ha detto di voler «mantenere la soglia minima nel regime del collaterale al livello BBB- oltre la fine del 2010», sottolineando però che la condizione del credito sta migliorando.