Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE BUND, TBOND and the middle of the guado (VM 69) (4 lettori)

gipa69

collegio dei patafisici
goooood sunday bbbanda

sunday, blloooody sunday ....

Gipa !


La Cina apre agli Usa e sgancia lo yuan dal dollaro.


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Il che, tuttavia, non implica particolari rivoluzioni rispetto al passato. Pechino, infatti, esclude che a breve termine possano verificarsi «sensibili apprezzamenti» dello yuan, giacché non «sussistono le condizioni». D'altronde, anche se il comunicato della Pboc non lo dice, il recente deprezzamento dell'euro sul renminbi ha assestato un duro colpo alla competitività del made in China sui mercati del Vecchio Continente.
Quindi, niente rivalutazioni secche e neppure generosi allargamenti della banda di oscillazione quotidiana, come auspicato dagli Stati Uniti che da mesi esercitano forti pressioni sulla Cina accusandola di protezionismo valutario. «È improbabile che la Cina abbandoni la sua tradizionale politica di gradualismo», osserva Ben Simpfendorfer, economista di Royal Bank of Scotland, prevedendo che lo yuan si porti intorno a quota 6,75 sul dollaro entro la fine del 2010 e che si rivaluti di circa il 3% l'anno prossimo.
La mossa a sorpresa della Pboc porta semplicemente l'orologio del meccanismo di cambio cinese all'estate 2008 quando, per contrastare la crisi economica globale, la Cina riagganciò di fatto il valore del renminbi a quello della moneta americana. «Si ritorna semplicemente al vecchio regime: tutto ciò che accadeva prima del luglio 2008 tornerà ad accadere d'ora in avanti», osserva Wang Qing, economista di Morgan Stanley.
Per comprendere cosa accadeva prima, è bene fare un passo indietro. Nel luglio 2005, dopo aver tenuto ancorato il valore dello yuan a quello del dollaro per oltre dieci anni, la Cina decise ....

. Nel luglio 2005, dopo aver tenuto ancorato il valore dello yuan a quello del dollaro per oltre dieci anni, la Cina decise di riformare il proprio sistema di cambio. L'operazione si articolò in tre mosse: rivalutazione secca del 2,1% sulla moneta americana; sganciamento immediato del renminbi dal biglietto verde Usa; nuovo ancoraggio dello yuan a un paniere valutario di cui Pechino non ha mai svelato la composizione.

La riforma valutaria cinese ha senza dubbio un forte significato politico. La perfetta scelta di tempo con cui la Cina ha tagliato il contestatissimo cordone che per due anni ha legato lo yuan al dollaro, infatti, consente al presidente cinese, Hu Jintao, di presentarsi al vertice del G20 della settimana prossima da una posizione di forza. Il messaggio per i leader che parteciperanno al summit di Toronto è chiaro: riformando il suo sistema cambio, la Cina ha fatto la sua parte per sostenere la ripresa dell'economia globale che continua a dare segni d'instabilità. Ora tocca agli altri fare la loro.

http://www.ilsole24ore.com/art/fina...ino-apre-yuan-sara-145700.shtml?uuid=AYY8H3zB


qua si vedranno meraviglie
naturalmente, dopo le streghe .... :rolleyes:
pemmia, ottimo per le borse EU
altri pareri ?


dipende dalla reazione dei bond e dalla misura di questa rivalutazione...
 

masgui

Forumer storico
questo è certo :rolleyes: fanno ciò he vogliono, perchè oggi i più forti sono loro :help:

forse dopo questa mossa se sarà vera potranno diventare tra i più forti. Per ora sempre due di pikke.

Ora dovranno cominciare a fare il conto con qualche rivoluzione interna. già è ora passata.

comunque per i mercati non contano una cippa quindi non ci spreco più parole su questa cosa.
 

f4f

翠鸟科
forse dopo questa mossa se sarà vera potranno diventare tra i più forti. Per ora sempre due di pikke.

Ora dovranno cominciare a fare il conto con qualche rivoluzione interna. già è ora passata.

comunque per i mercati non contano una cippa quindi non ci spreco più parole su questa cosa.


goood morning bbbanda

beh beh
meno import e più export hanno il loro peso, specie in uscita da una crisi
e i giapponesi ne son già contenti .... + 2,45% adesso

poi, che la loro borsa cinese pesi poco , siam d'accordo :)
 

Sharnin 2

Forumer storico
Nicolas Véron, ricercatore del Bruegel, l’istituto di ricerca bruxellese, la settimana scorsa ha detto che l’incapacità di Francia e Germania di risolvere il problema dei crediti in sofferenza nel loro sistema bancario rappresenta una bomba a orologeria che potrebbe provocare ulteriore instabilità.
Quali sono le dimensioni del problema? Secondo le stime dell’Fmi, l’Eurozona è molto indietro rispetto agli Stati Uniti riguardo ai crediti in sofferenza. Ci sono rapporti attendibili che affermano che la situazione di fondo delle Landesbanken (le banche regionali pubbliche tedesche) è perfino peggiore di quanto suggeriscono quelle stime. L’anno scorso c’è stata una voce che ha fatto il giro della Germania, secondo la quale nell’ipotesi peggiore ci sarebbe stata la necessità di storni patrimoniali per 800 miliardi di euro, circa un terzo del Pil annuo della Germania. Se a questa cifra si aggiunge il debito pubblico tedesco, la conclusione a cui si arriva è che forse non è la Germania a dover salvare la Grecia, ma il contrario. Forse è esagerato, ma qualcuno dubita fortemente che l’Eurozona possa emettere garanzie di questa portata. (Sole24Ore)

«Che l'economia mondiale viva adesso una crescita del 4 o del 5 per cento è sicuramente importante, ma non influisce più di tanto sulle nostre prospettive a medio termine. Il settore finanziario statunitense ha ricevuto un sostegno salvifico e non soggetto a condizione alcuna, ma adesso non è soggetto ad alcuna forma di ri-regolamentazione significativa. Pertanto, non si discute: ci stiamo preparando - afferma Johnson - a un altro boom che ha i suoi presupposti nell'eccessiva e sconsiderata assunzione di rischio nel cuore stesso del sistema finanziario mondiale. E ciò non può che finire in un modo solo: male. (Sole 24 Ore)
 

f4f

翠鸟科
Nicolas Véron, ricercatore del Bruegel, l’istituto di ricerca bruxellese, la settimana scorsa ha detto che l’incapacità di Francia e Germania di risolvere il problema dei crediti in sofferenza nel loro sistema bancario rappresenta una bomba a orologeria che potrebbe provocare ulteriore instabilità.
Quali sono le dimensioni del problema? Secondo le stime dell’Fmi, l’Eurozona è molto indietro rispetto agli Stati Uniti riguardo ai crediti in sofferenza. Ci sono rapporti attendibili che affermano che la situazione di fondo delle Landesbanken (le banche regionali pubbliche tedesche) è perfino peggiore di quanto suggeriscono quelle stime. L’anno scorso c’è stata una voce che ha fatto il giro della Germania, secondo la quale nell’ipotesi peggiore ci sarebbe stata la necessità di storni patrimoniali per 800 miliardi di euro, circa un terzo del Pil annuo della Germania. Se a questa cifra si aggiunge il debito pubblico tedesco, la conclusione a cui si arriva è che forse non è la Germania a dover salvare la Grecia, ma il contrario. Forse è esagerato, ma qualcuno dubita fortemente che l’Eurozona possa emettere garanzie di questa portata. (Sole24Ore)

«Che l'economia mondiale viva adesso una crescita del 4 o del 5 per cento è sicuramente importante, ma non influisce più di tanto sulle nostre prospettive a medio termine. Il settore finanziario statunitense ha ricevuto un sostegno salvifico e non soggetto a condizione alcuna, ma adesso non è soggetto ad alcuna forma di ri-regolamentazione significativa. Pertanto, non si discute: ci stiamo preparando - afferma Johnson - a un altro boom che ha i suoi presupposti nell'eccessiva e sconsiderata assunzione di rischio nel cuore stesso del sistema finanziario mondiale. E ciò non può che finire in un modo solo: male. (Sole 24 Ore)

:eek:
 

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