Derivati USA: CME-CBOT-NYMEX-ICE BUND, TBOND and the middle of the guado (VM 69)

gooood morning bbbanda

yess Gipa, qui è tutta una alluvione di liquidità
il mondo pare immemore ...

No queda sino batirnos!!
non ci resta che batterci !
(citazione da 'Alatriste', don Francisco de Quevedo )


da usare come alternativo all'altro titolo
 
Questo è interessante.

La rivista economica tedesca «Focus Money» (N. 2 / 2010), affronta una narrazione dettagliata sull'11/9 e mette radicalmente in discussione la versione ufficiale. Stiamo parlando del secondo settimanale economico della nazione economicamente più forte dell'Europa, un magazine edito da un colosso dell'editoria tedesca, il gruppo di Hubert Burda.

Il signor Burda è un insigne esponente della superclasse globale, un editore-intellettuale di primissimo piano nell'establishment germanico: è leader della VDZ, la "confindustria degli editori", nonché cofondatore dell'analogo sindacato su scala europea, ma è anche membro del Consiglio del World Economic Forum e ha partecipato perfino a riunioni dell'esclusivo Club Bilderberg.

L'uscita di questo articolo è dunque degna di attenzione: è la prima volta che un giornale così ben inserito nel mainstream occidentale si cimenta nel raccontare in modo talmente critico i lati più scomodi dell'evento che ha dato l'impronta al secolo, l'11 settembre,

«Focus Money», espone la maggior parte degli argomenti e delle contraddizioni cruciali in cinque pagine patinate. Tra le altre questioni affrontate, l'articolo suppone che il crollo del World Trade Center possa essere stata una demolizione intenzionale.

Inoltre, l'articolo solleva seri dubbi circa la "follia" attribuita alle personalità critiche, che di solito vengono stigmatizzate come "teorici del complotto". La rivista ricorda che «non si tratta solo di politici seri che non vogliono più credere alla versione ufficiale», bensì anche, «di migliaia di scienziati che mettono in discussione l'11/9».

L'autore dell'articolo è Oliver Janich. Lavora come giornalista d'inchiesta freelance per «Financial Times Deutschland», «Sueddeutsche Zeitung», «Euro&Finance» e ha una rubrica fissa per «Focus Money».

Nel suo blog Janich spiega che ha lottato molti anni per convincere la redazione della necessità di pubblicare queste cinque pagine. Si chiede sommessamente perché il mainstream resista, e prova a rispondere: non è necessaria una grande congiura dei media per impedire che si pubblichi questo tipo di storie, soprattutto per i grandi eventi. Ogni redattore, secondo Janich, ha il timore di incappare nella vergogna di ripetere l'infortunio dei falsi diari di Hitler, che nel 1983 danneggiò enormemente il settimanale «Stern». Janich descrive questa riluttanza dei colleghi, dovuta proprio alla grandezza dell'evento, finché, guardando ai fatti, i colleghi ammettono che è sbagliato non porsi dubbi. E così nasce anche l'articolo sull'11/9.

La prima pagina dell'articolo mostra le foto di personalità scettiche sull'«11/9 "ufficiale"», tra cui Charlie Sheen, Sharon Stone, Rosie O'Donnell, William Rodriguez (accanto a George W. Bush), l'ex governatore Jesse Ventura, Richard Gage, il giudice federale tedesco Dieter Deiseroth e molti altri.

Il resto dell'articolo è denso di accenni a molte informazioni. La prova di una demolizione controllata degli edifici, la critica della teoria dell'incendio, le domande sugli intercettori, sull'Edificio 7 del WTC e sul Pentagono. Si parla delle "manovre di volo impossibili," delle dimissioni del senatore Max Cleland, che viene citato nel dire «È una truffa, uno scandalo nazionale», sdegnato dalla marea di menzogne alla Commissione, che hanno ostacolato le indagini. Si fa anche cenno alla misteriosa morte di Barry Jennings, un alto funzionario del Dipartimento dei Servizi di emergenza della città di New York. Era un testimone chiave dei fatti accaduti all'Edificio 7. Ancora ricoperto di polvere, Jennings aveva rilasciato un'intervista in diretta alla ABC e poi più avanti nel tempo per il documentario "Loose Change Final Cut" diretto da Dylan Avery.

Appena pochi mesi fa, ai primi di settembre, c'era stato già un articolo corretto e bilanciato sull'11/9 in un settimanale TV tedesco.

Le ragioni della pubblicazione dell'articolo di «Focus Money» sono da comprendere. Può darsi che la redazione abbia autonomamente deciso di pubblicare una storia in sé interessante, che ormai anche per una testata giornalistica di quella dimensione risulta difficile "regalare" ai media "alternativi". E quindi potrebbe essere un caso legato a scelte commerciali contingenti.

Non si può ignorare però che la pubblicazione ricade in un momento in cui ha ripreso vigore tutta la retorica legata ad al-Qa'ida, sull'onda dello strano pseudo-attentato di Mutanda Boom sul volo Amsterdam-Detroit. Quella retorica è usata a piene mani dall'Amministrazione USA per sostenere un rinnovato sforzo bellico in Afghanistan. La Germania, troppo militarmente coinvolta in quell'area e assai riluttante a esporsi con ulteriori soldati, potrebbe essere interessata a iniziare a screditare il racconto di fondo, a partire proprio dall'11/9. Qualcosa di simile è accaduta in Giappone con il cambio della guardia nel governo, laddove il Partito Democratico giapponese sfida apertamente la versione ufficiale del governo USA sui fatti dell'11/9 e ne mette in discussione la capacità di giustificare l'intervento in Afghanistan.

Può quindi accadere che le redazioni si sentano più libere di riportare i dubbi che non avevano mai osato pubblicare prima, perché temevano la catena di domande radicali che si trascinavano con sé sulla struttura del potere. Anche in seno alle classi dirigenti forse si apre qualche dibattito sul destino del mondo e sulle soluzioni non solo militari.

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Quando due mesi fa in Usa ci fu un calo statistico nella disoccupazione ufficiale alcuni giornali italiani titolarono che in America ripartiva il lavoro. Che facce di bronzo! Solo interessate alla propaganda come durante la guerra fredda, proprio perchè sanno benissimo che la crisi è di sistema. Gli ultimi dati statunitensi dicono che l’occupazione è ulteriormente calata di 85 mila persone lasciando inalterato al 10% il tasso di disoccupazione. Andando sul sito del US Bureau of Labor Statistics si constata invece che l’occupazione è calata di quasi 8 volte di più delle cifre comunicate alla stampa.

Infatti nel mese di novembre la forza lavoro, cioè tutte le persone abili nell’età che va dai 16 ai 64 anni disposte a lavorare, ammontava a 153 milioni e 720 mila persone, mentre a dicembre se ne registravano 153 milioni e 59 mila, un calo di 661 mila persone. L’occupazione totale, compresa quella agricola, a dicembre era di 137 milioni e 792 mila persone che rappresenta una riduzione di 587 mila unità rispetto al mese precedente. La caduta dell’occupazione di 85 mila persone scaturisce dal fatto che nel calcolo viene escluso il settore rurale. Considerando anche quest’ultimo si osserva come la crisi colpisca sia i lavoratori dell’industria manufatturiera e delle costruzioni, che gli addetti all’agricoltura. Abbiamo quindi un quadro di effettiva grande depressione del lavoro. In un paese ove la popolazione cresce arrivando a 304 milioni il 31 dicembre, cala sia il tasso di partecipazione che il rapporto tra l’occupazione totale ed il tasso di partecipazione. A ciò si deve aggiungere che, sempre secondo il Bureau of Labor Statistics, in dicembre due milioni e mezzo di persone cadevano nella categoria di «marginalmente connesse alla forza lavoro», un incremento di 578 mila unità sul mese di novembre. Queste persone nota il Bureau of Labor non sono contabilizzate nella forza lavoro perchè nei dodici mesi precedenti non erano tra quelle che cercavano lavoro. Marginalmente connesse significa disoccupazione a tutti gli effetti. Dal lato del lavoro sia gli Usa che l’Unione europea sono nella seconda Grande Depressione della storia del capitalismo oligopolistico la cui gestione proprio nell’anno della crisi 2009 è diventata solo funzionale alle esigenze del capitale finanziario che ormai sintetizza il capitale globale. Joseph Halevi 14.01.2010
 
la ricchezza non è data dalla risorse di una nazione
ma dalla capacità di utilizzare ciò che si ha

su qwesto abbiamo una discussione aperta, in sez. Politica, con Lorenzo63
ma adesso quella sezione è ... tafanata?
la cosa migliore da fare con quella sezione, se io fossi il padrone del forum, è prendere gli hard disk del server su cui è ospitato, e segarli a metà col flessibile :D o in alternativa con la fiamma ossidrica :cool:



comunque, questa è la riposta di Trichet ai banfoni dell'iperinflazione:

Turning to the monetary analysis, both the annual growth rates of M3 and loans to the private sector were negative in November, standing at -0.2% and -0.7% respectively. The concurrent declines to historically low growth rates recorded in these two series over the past months support the assessment of a decelerating underlying pace of monetary expansion and low inflationary pressures over the medium term. Looking ahead, M3 and credit growth are likely to remain very weak or negative for some time to come.

The decline in actual monetary growth is likely to overstate the deceleration in the underlying pace of monetary expansion. This is due to the continued steep slope of the yield curve, which explains shifts of funds out of M3 into longer-term deposits and securities. At the same time, the interest rate constellation continues to foster divergent developments in the main components of M3, as the narrow spreads between the rates on different short-term bank deposits reduce the opportunity costs of shifting funds from, for instance, short-term time deposits into overnight deposits. As a result, M1 continued to grow at a robust annual rate of 12.6% in November, when annual M3 growth turned negative.

The negative annual growth of bank loans to the private sector conceals a return to positive annual rates of growth in the case of loans to households, while the annual growth of loans to non-financial corporations became more negative. Such divergence remains in line with business cycle regularities, with turning points in the growth of loans to enterprises typically lagging those in economic activity. In the case of households, the latest data provide further confirmation of a levelling-off at low rates. In the case of non-financial corporations, the decline in loans continues to reflect mainly a strong net redemption of loans with a shorter maturity, while lending and borrowing at longer maturities remained positive. The subdued levels of production and trade, as well as the ongoing uncertainty surrounding the business outlook, will probably continue to dampen firms’ demand for bank financing in the months to come. In the meantime, financing conditions for enterprises have improved over recent months in terms of the cost of both bank credit and market financing. In this respect, the continued negative flows in short-term bank loans to non-financial corporations observed in recent months may partly reflect better possibilities for substitution with different sources of longer-term financing.

ECB: Introductory statement
 

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