per Imark (qualcuno lo avvisi.. 

)
 
Qua danno una possibile spiegazione dell'aumento dei CP in mano ai custodians: i tassi bassissimi sul resto del mercato liquido rendono attraenti i CP anche se non sono più garantiti dalla FED, per cui magari l'interesse delle banche a far aumentare i CP in circolazione è attualmente alto.
 
http://www.dataexplorers.com/sites/default/files/SF-DailyReport-31082010.pdf
 
FT Alphaville The (near) cash! The (near) cash!
 
 
The (near) cash! The (near) cash!
Posted by 
Tracy Alloway on Aug 31 08:42. A lack of market opportunities, the increasingly desperate search for yield.
Short-selling info firm, DataExplorers, 
reports on Tuesday that the amount of commercial paper (CP) and certificates of deposit (CDs) — otherwise known as ‘near cash’ instruments — held by custodians has quadrupled over the past six months:

The thing about commercial paper and CDs is that they’re quite safe to own, but typically pay no or very little interest — in other words, they’re not the highest-yielding of assets.
Though they are better than some 
other things. Over to DataExplorers:
So it is interesting to note that Custodians have seen an increase in their CP holdings over the last 6 months from $4bn to $12bn. It was last this high in Q1 2009 when confidence was extremely low. One guesses that the reason is the incredibly low yield from holding cash or T‐Bills.
If you are a large asset manager and a transition in your portfolio results in a large amount of cash being held for a short period, what do you do if you want a very safe asset that pays some form of yield? The present answer seems to be CP. But, during the second half of last year, inventory in commercial paper was declining. This was presumably because the markets were strongly rebounding and many opportunities to house cash existed. That CP inventory is increasing again implies that the same opportunities no longer exist – interest rates are no different to this time last year when CP was declining so it can’t be merely due to the low interest rate environment.
However, commercial paper is not as safe as cash, especially since the Fed stopped its financing (guaranteeing) in February this year. Yet, the cessation of this quasi guarantee has not stopped the increase in popularity of commercial paper.
One to watch.
		
 
Il passaggio chiave di questo pezzo, secondo me, è quello che ho  sottolineato: c'è incertezza sul futuro prossimo, gli asset manager  preferiscono incrementare la quota di liquidità in portafoglio, la CP è  prossima alla liquidità, e la gran parte ha scadenza compresa fra i 30  gg 6 mesi.
In questo arco di tempo (che vuol dire di qui a fine  anno) la CP è considerata relativamente safe: non si prevedono  evidentemente fenomeni di crisi dei mercati di particolare acutezza (e  sotto questo aspetto, mi trovo a concordare, nel senso che non credo ce  ne saranno prima delle elezioni USA, e ciò ci porta in sostanza alla  fine del 2010) e non si avvertono quei rischi di meltdown sistemico che  avevano portato la FED a garantire la CP emessa, a seguito del default  di Lehman.
Inoltre, i TDS molto corti rendono niente (i biennali  USA sono sotto lo 0,5% lordo, immaginati le scadenze più corte) e  questo, unito con gli altri fattori, giustifica l'incremento della  componente di CP nei portafogli.
Tuttavia, farei attenzione a non  mescolare cose diverse: il discorso riguardante la CP detenuta non ha  attinenza con quello riguardante i livelli di emissione di CP asset  backed, ed a propria volta i livelli di emissione della CP asset backed  hanno poco a che fare sia con la CP degli issuer industriali, sia con  quella degli issuer finanziari.
La CP asset backed ha  un'attinenza stretta con i livelli di cartolarizzazione del credito, e  dunque, in via mediata, è indicatore dei livelli di erogazione di  determinate tipologie di credito.
La CP asset backed era infatti  fondamentale strumento di rifinanziamento a breve ad opera dei cd. SIV e  conduits, ossia appunto dei veicoli societari attraverso i quali si  cartolarizzavano molte tipologie di crediti, dai mutui subprime a quelli  alla CRE (commercial real estate); dai leasing all'acquisto di  automobili al credito al consumo a finire ai finanziamenti erogati alle  equity firms per l'effettuazione di operazioni di LBO.
Ora,  infatti, la circostanza per cui i livelli di CP asset backed siano al di  sotto di quelli dell'anno 2000 vuol dire semplicemente che il motore  delle cartolarizzazioni non si è riavviato e funziona a scartamento  molto ridotto, e dunque, indirettamente, che si è grandemente ridotta,  in quanto non cartolarizzabile perché unsafe, l'erogazione di  determinate forme di finanziamento.
Ora, tutto questo ha una  qualche attinenza con la stretta creditizia (e vengo alla tua risposta a  quanto ti osservavo ieri sul blog) e al fatto che essa sia venuta meno,  ma una cosa è il costo dei finanziamenti erogati che è certamente  calato (e qui torna il discorso che facevi), cosa distinta è la quantità  di finanziamento erogato in termini complessivi e cosa ancora  differente è la quantità erogata di determinate tipologie di  finanziamento.
Il fatto che il costo dei finanziamenti erogati  sia sensibilmente sceso dopo il credit crunch del post Lehman è infatti  innegabile, però tale valutazione riguarda il credito complessivamente  erogato, per cui se talune sue componenti, quali ad es. i finanziamenti  erogati alle equity firms per operazioni di LBO piuttosto che i mutui  all'edilizia commerciale si sono sensibilmente ridotti, il fatto che  quelli concessi oggi siano accordati a condizioni decisamente più  favorevoli che nei mesi del post Lehman non incide sui termini della  questione.
E farei attenzione anche non valutare i livelli di  credito erogato in assoluto per dire che si è in presenza di una  ripartenza dell'economia.
In una valutazione dei livelli di  credito erogato fanno media il raddoppio - faccio per dire - delle linee  di credito uncommitted accordate dalle banche alle grandi aziende in  buona salute, le quali magari trattengono questa liquidità senza  utilizzarla per avere futura copertura sulle scadenze debitorie nel  timore di eventuali shock sistemici di qui a due-tre anni e non  investono o magari investono in Cina, ed il dimezzamento - sempre per  dire - del credito disponibile per la piccola impresa, o piuttosto per i  mutui della commercial real estate, o ancora per mutui dell'edilizia  residenziale.
Alla fine, come per i polli di Trilussa, tutti  mangiano di media un pollo creditizio - e magari si può dire che i  livelli complessivi di credito erogato si vanno riavvicinando a quelli  pre-crisi - ma qualcuno ne mangia tre, facendo incetta di liquidità che  non viene rimessa in circolo o viene rimessa in circolo in investimenti  che generano aumenti di posti di lavoro in Est Asia, mentre qualcun  altro rimane digiuno, e magari chi salta il pasto si alimenta di quelle  tipologie di credito alla cui ampiezza è stata correlata in anni recenti  la crescita del PIL americano.
Con questo non voglio esprimere  giudizi di valore: probabilmente è più che naturale che non si eroghino o  quasi mutui subprime oggi, dato che essi non sono più cartolarizzabili  in quanto le securities originate da quelle cartolarizzazione non le  comprerebbe nessuno, e quindi è impossibile, per tramite della  cartolarizzazione, "ripartire il rischio sui mercati", ed è un bene che  non vengano erogati finanziamenti per gli LBO più avventurosi, per la  medesima ragione, e tuttavia questi meccanismi di erogazione del credito  avevano generato una ricchezza (illusoria) attraverso il paradosso del  "debt is money", finendo per gonfiare i consumi e, per questa via, il  PIL USA.