subprime saga pt. 3
Da più parti si sostiene che i subprime siano un falso problema ed un fenomeno limitato al mercato USA e di piccole dimensioni rispetto ad una economia mondiale sostenuta e con imprese sane e con utili sostenuti (lo Spoore ha solo una sessantina di società ricomprese nell'indice con rating sotto la tripla B)
I credit default swap si sono alzati complessivamente ma hanno principalmente colpito i settori maggiormente al centro del ciclone e le obbligazioni paesi emergenti dopo aver subito un iniziale sell-off stanno lentamente recuperando in termini di spread.
Ora mentre sicuramente nel lungo periodo i subprime come problema tenderà a scomparire (sebbene il loro maggiore impatto è previsto che avvenga ad inizio 2008) nel breve periodo i subprime sono un messaggio che i mercati ci danno.
I subprime ci dicono che le manovre monetarie delle banche centrali al rialzo hanno davvero ridotto la liquidità sistemica e che come sempre questa riduzione ed andata ad impattare in termini di volatilità e rendimento sugli asset più rischiosi e levereggiati aumentando complessivamente il premio al rischio dei settori più speculativi.
E da buon meccanismo efficiente il mercato è andato a colpire il settore ed i settori accusati da più parti di essere scarsamente trasparenti, dove la valutazioni sono affidate a modelli non testati e dove la rischiosità è elevata.
Però il fatto che questa crisi abbia colpito anche fondi Axa o fondi in cui hanno investito banche Australiane fa capire che il fenomeno non può essere solo circoscritto agli USA ed è per questo che la reversione al rischio ha colpito un pò tutti i mercati sebbene alcuni abbiano comunque sovraperformato (l'Asia per esempio).
L'aumento della volatilità ha anche impattato sulle strategie carry levereggiate che a loro volta sembrerebbero aver portato anche gli investitori individuali nipponici a chiudere almeno una piccola parte delle loro posizione su estero.
Ora una crisi di liquidità causata da strategie monetarie può essere riversata in due modi:
1)Ripristino della fiducia nel sistema finanziario
2)Azionare le leve monetarie
Il primo punto allo stato attuel risulta difficile causa, come detto sopra, la difficoltà di misurare attualmente l'eventuale impatto che una crisi dei settori più speculativi della finanza avrebbe sul resto dei sistema.
Il secondo punto sembrerebbe lo strumento più efficace anche se va usato con estrema cautela per non causare un altrettanto pericoloso moral hazard del sistema.
Per questo motivo le dichiarazione della FED di martedì rivestono una notevole importanza per l'evoluzione dei mercati attuali.
Se lunedì per gli indici USA potrebbe essere l'occasione per rimbalzare visto anche la vicinanza del supporto a 1430, martedi sarà il giorno in cui la direzione per qualche giorno/settimana potrebbe essere indicata.
Ne riparleremo domani.
Per il medio periodo bisogna invece considerare che mentre la situazione finanziaria mostra una certa turbolenza, l'economia mondiale ex settore finanziario globale e ex immobiliare USA mostra una forza che sembrerebbe difficilmente intaccabile dalla situazione finanziaria.
Il free cash flow delle imprese, il loro livello di indebitamento, lo stato dell'occupazione nei principali paesi occidentali, il reddito reale disponibile, i tassi reali indicano tutti una situazione ben lontana da una possibile prossima recessione.
Quando e se la crisi finanziaria sarà ben gestita, l'economia è pronta a ripartire.
In questa situazione una riduzione complessiva della liquidità, della propensione al rischio dovrebbe favorire la valuta fondante del sistema monetario attuale, sebbene al momento essondo il mercato USA un leading indicator questo fenomeno potrebbe ritardare i suoi effetti, anche se le posizioni COT ed il livello raggiunto dal dollar index sono supportivi.
Inoltre una crisi finanziaria ben gestita dovrebbe indebolire le commodities e rafforzare il prezzo dei bond fornendo le condizioni ideali per una ripartenza dei mercati.
Nel frattempo però stiamo ad osservare la reale situazione del mercato dei collateralizzati che nessuno davvero sa esporre in maniera compiuta.