sole24ore, oggi
Ondata di scioperi nel Guangdong
I lavoratori sono scesi in piazza contro i tagli salariali decisi da aziende manifatturiere straniere
Tensioni in molte imprese cinesi paralizzate dalle agitazioni
Nel Sud della Cina torna a montare la protesta operaia. A Shenzhen, a Dongguan, a Foshan, le città roccaforti dell’industria manifatturiera del Dragone, da qualche settimana la tensione è altissima.
Migliaia di lavoratori, perlopiù impiegati in fabbriche taiwanesi o di Hong Kong, sono scesi in sciopero paralizzando l’attività di diverse aziende locali. In questi giorni, insomma, nei distretti industriali del Guangdong si respira la stessa aria della calda primavera del 2010, quando gli operai di alcune società giapponesi (tra cui la Honda), incrociarono le braccia chiedendo migliori condizioni lavorative e salari più elevati.
Ma oggi le rivendicazioni della base operaia sono diverse da allora. Le maestranze sono scese in piazza per protestare contro i tagli salariali, perlopiù operati tramite la cancellazione degli straordinari, decisi da alcune aziende manifatturiere straniere per contrastare la caduta degli ordinativi. Una caduta dovuta principalmente alla riduzione della domanda interna negli Stati Uniti e in Europa che sta iniziando a produrre i suoi effetti sulle produzioni made in China.
Il caso più emblematico è quello di una grossa fabbrica taiwanese di scarpe di Dongguan fornitrice anche di Adidas e Nike: la settimana scorsa, 7mila operai hanno scioperato e hanno inscenato manifestazioni intorno alla fabbrica per protestare contro il taglio degli straordinari (una componente dello stipendio che fa lievitare notevolmente la busta paga dei lavoratori cinesi) e contro la delocalizzazione delle produzioni in altre aree della Cina dove il costo della manodopera è più basso, se non addirittura nel vicino Vietnam.