un caro saluto alla particella di sodio
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Il fattore R…
Il fattore R sta per recessione. Per buona parte del 2007 solamente pochi economisti l’avevano pronunciata, altri, quelli con più implicazioni sull’operatività dei mercati, lo pensavano ma temevano ad utilizzarla.
I mercati avevano iniziato a temerla durante la scorsa estate, ma è negli ultimi mesi che l’eventualità di una recessione ha iniziato a convincere progressivamente un discreto numero di economisti ed analisti di mercato.
La crisi dei mutui subprime ha contagiato il mercato interbancario dei prestiti, dei crediti sui prestiti ponte ai fondi di private equity per poi contaminare il credito in generale.
Le svalutazioni delle banche hanno avuto per oggetto non solo i mutui più aggressivi, quelli con scarse informazioni e clausole vessatorie per coloro che lo avevano acceso, ma anche quelli ritenuti essere di un livello qualitativo superiore.
American Express nei giorni passati ha comunicato che il deliquency rate, il numero di individui che non pagano i crediti delle carte revolving, si è innalzato in modo netto.
I consumatori USA stretti tra cali dei prezzi delle case, delle azioni, aumento del prezzo dei carburanti, dell’inflazione e difficoltà a rifinanziarsi hanno raggiunto un pessimismo già da recessione.
Gli acquisti natalizi, dopo un novembre piuttosto brillante anche per ragioni di stagionalità, sono apparsi i più deboli degli ultimi anni.
La scarsa verve è stata ravvisata anche tra le imprese che, dopo aver rimandato a data da destinarsi i progetti di investimento, hanno ripreso con vigore a tagliare posti di lavoro come ha evidenziato il report sull’occupazione rilasciato all’inizio di gennaio.
In questi mesi bisognerà appurare fino a quale punto si spingerà il rallentamento e se, come e per quanto tempo ci sarà una recessione.
E il resto del mondo?
L’economia giapponese già dopo l’estate ha iniziato a muoversi pericolosamente nei pressi della crescita zero, mentre il rallentamento ravvisato nella zona euro negli ultimi mesi appare palpabile soprattutto dal comportamento dei consumatori, già timidi durante l’intero ciclo economico attuale.
Il rafforzamento dell' euro, forte anche nei confronti della sterlina, dovrebbe rimuovere un importante fattore di crescita.
Rimane brillante la posizione dei Paese Emergenti, in particolare quelli esportatori di petrolio, in grado di fare shopping di imprese internazionali e di occorrere in aiuto delle banche di investimento alle prese con una pesante crisi di liquidità.
Tra gli aspetti positivi rimane la consapevolezza da parte dei policy maker della gravità della crisi in atto e quindi di agire fornendo liquidità al mercato e nel caso della FED, di tagliare aggressivamente i tassi di interesse.
Se consumatori e imprese daranno per scontata la recessione si tratterà della classica profezia che si autoavvererà.
Carlo Mazzola
Norisk