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La Grecia rimarrà nell’Euro. Ecco i motivi
Ci sono fattori strategici e militari più importanti di quelli economici per i quali Europa e USA non lasceranno Atene al suo destino. Basi Nato, influenza russa e immigrazione clandestina sono i punti chiave
Oggi, ore 12:58 - 0 Commenti
Sull’uscita della Grecia all’euro si stanno versando fiumi d’inchiostro e miliardi di bit nei database dei siti internet, senza che venga focalizzato esattamente l’essenza del problema riguardo la permanenza di Atene nell’Unione Europea. Ciò, per ovvie ragioni che non staremo qui ad elencare, è strettamente legato alla conservazione dell’euro quale moneta di scambio a livello continentale e che il cancelliere Angela Merkel vuole assolutamente mantenere forte, anche se ciò dovesse comportare l’uscita della Grecia dal sistema. Dalla forza della moneta unica, infatti, dipende l’arricchimento della grande industria tedesca e della finanza, quelli che realmente comandano al Bundestag, e che stanno facendo affari d’oro a scapito degli stati periferici europei e dell’Europa orientale. Ma se dal punto di vista economico e finanziario l’uscita di scena di Atene dall’euro potrebbe apparire in qualche modo salutare per l’Unione Europea (pardon, per la Germania), dal punto di vista politico e internazionale sarebbe un disastro irrimediabile che comporterebbe lo sconvolgimento di importanti relazioni internazionali ed economiche fra Europa, Usa, Asia e Medio Oriente. La Grecia rappresenta infatti un importante tassello strategico dello scacchiere geopolitico europeo dell’area mediterranea. Sicuramente meno di trent’anni fa, quando c’era ancora il muro di Berlino a tenere alto il livello di tensione fra Est e Ovest, ma comunque importante. E’ l’unico paese che, dopo la seconda guerra mondiale, non finì miracolosamente nell’orbita dell’Unione Sovietica e fu tenuto al riparo dalle forti ingerenze politiche di Mosca degli anni ’60 grazie alle dittature dei colonnelli sostenute dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti.
Il ruolo strategico della Grecia nel Mediterraneo
Dal punto di vista militare, in Grecia sono presenti importanti basi NATO e quella di Creta si è rilevata strategica per i paesi occidentali nel recente conflitto libico, anche se la stampa generalmente non ne ha parlato. Non a caso i greci, nonostante l’insostenibile debito pubblico hanno continuato ad acquistare armamenti dai paesi europei e dagli americani alimentandone irresponsabilmente e forzatamente la spesa. E non deve suonare nemmeno troppo strano il fatto che i conti pubblici di Atene furono truccati, guarda caso proprio dagli americani di Goldman Sachs, per poter accedere al club dei 17 paesi che nel 2001 adottarono l’euro. In altre parole, la Grecia pur essendo uno stato con i conti sballati non poteva rimanere fuori dai giochi di potere del blocco europeo. Perché adesso dovrebbe uscirne? Siamo proprio sicuri che il ritorno alla dracma sia la soluzione ideale per l’Europa tanto pavoneggiata da giornali ed esperti di finanza mondiale? Quali ne sarebbero le conseguenze sul piano politico internazionale?
La Russia pronta ad aiutare Atene se uscisse dall’Eurozona
Posto quindi che la Grecia, con tutte le sue isole, rappresenta (insieme all’Italia) un importante avamposto militare verso l’area balcanica, del Nord Africa e del Medio Oriente, anche se non come ai tempi della guerra fredda, viene spontaneo domandarsi cosa succederebbe se finisse disgraziatamente sotto l’influenza della Russia o della confinante Turchia con la quale le relazioni diplomatiche sono sempre state tese per la questione di Cipro. Già, perché se la Grecia dovesse abbandonare la moneta unica, scoppierebbe il caos e Atene ne uscirebbe stremata al punto che sarebbe costretta a imporre dazi doganali con l’UE e ad accettare aiuti economici dalla Russia che non vede l’ora di estendere il controllo delle rotte del trasporto di petrolio e di gas verso l’Europa occidentale, oltre che tornare a esercitare un ruolo egemone nell’area balcanica della ex Yugoslavia. Al recente G8 tenutosi negli Stati Uniti, il presidente Obama è andato su tutte le furie con i maggiori esponenti europei e in particolare con la Merkel per non aver saputo gestire la problematica greca condannando il miope rigore tedesco finalizzato alla cura dei soli interessi economici della Germania in Europa centrale. Non a caso il premier russo Putin ha disertato il meeting e il cancelliere tedesco ora si ritrova più solo di prima.
Ondate di immigrati clandestini in caso di uscita della Grecia dall’euro
Un’altra importante ragione per la quale la Grecia non potrebbe essere lasciata al suo destino come una mina vagante se uscisse dall’Eurozona riguarda l’immigrazione. Si tratta di un tema molto sentito in Grecia, il cui confine terrestre con la Turchia è uno dei punti di ingresso più utilizzati dai migranti, provenienti soprattutto da Afghanistan e Pakistan, che cercano di entrare in Europa. Secondo alcune statistiche diffuse dalla agenzia europea che si occupa del monitoraggio e della sorveglianza dei confini dell’Unione Europea, Frontex, e riportate dal Wall Street Journal, gli ingressi illegali nel territorio greco hanno rappresentato in passato anche il 90 per cento degli ingressi illegali in Europa. Detto questo, la domanda è: quanto costerebbe all’Unione Europea e alla Germania soprattutto la perdita della Grecia, quale stato che funge da barriera e da filtro verso l’immigrazione clandestina? Cosa succederebbe se la Grecia lasciasse tranquillamente passare tutti i migranti verso le regioni centrali del continente? L’Italia dopo aver interrotto i rapporti con la Libia di Gheddafi ha subito un’ondata di immigrazione i cui costi sociali non si riescono nemmeno a immaginare e per i quali è intervenuta anche la UE. Ma per la Grecia sarebbe un disastro, anche solo per il fatto che non c’è di mezzo il mare fra gli stati confinanti