Ciao Carca, qua da noi nessun problema, certo è che ci gira attorno, mannaggia!!!
Buona giornata a TT/E non sono riuscito a tenermi le ISPR prese a 0,835 vendute adesso a 0,915 un bel pagnottone nella dispensa aspettando il Drago.
Adesso ha paura anche la Germania
06 giugno 2012
Il fantasma, stavolta, si aggira per la Germania. E porta con sé un sacco pieno di numeri per spaventare i tedeschi, mentre dal G7 (in videoconferenza) arrivano nuovi segnali di forte pressione nei confronti del governo federale: si teme un effetto contagio della crisi del debito europeo, ecco perché i leader europei devono «agire rapidamente e in modo aggressivo» per sostenere membri dell’eurozona in difficoltà come la Spagna.
Non solo. Ieri, per la seconda volta di seguito, l’indice Dax della Borsa di Francoforte è calato al minimo storico, ben al di sotto dei 6 mila punti che fino a qualche giorno fa venivano ancora considerati lo zoccolo duro più giù del quale non si poteva andare. Quello appena passato è stato per gli scambi il peggior mese di maggio mai registrato a Francoforte. Intanto, gli ordinativi dell’industria manifatturiera sono calati, in aprile, dell’1,9%, ben al di là del -0,8 che era stato preventivato. La domanda interna fluttua intorno allo zero (+0,4), ma quella esterna crolla di -3,6 punti. I campioni dell’export sono in affanno e non potrebbe essere altrimenti con i mercati europei depressi dalla crisi e quelli asiatici in sensibile rallentamento. Tanto basta a un giornale serio come la Süddeutsche Zeitung per titolare: «La recessione europea ha raggiunto la Germania» e per chiedersi, preoccupato, «che cosa succederà dopo le elezioni greche?»
I guai della austerity à la Merkel stanno emergendo uno dopo l’altro. E scuotono anche le certezze dell’opinione tedesca. Da ieri, una possibile coalizione Spd-Verdi è tornata in testa nelle intenzioni di voto. La Cdu della cancelliera regge ancora, ma i liberali, dopo la fiammata nel voto della Renania-Westfalia, sono scesi di nuovo sotto la fatidica soglia del 5%. La Fdp è l’anima dura e pura della politica di disciplina di bilancio über Alles e i suoi voti sono indispensabili. Ma niente di tutto questo suggerisce prudenza al governo. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble è tornato ad insistere con la Spagna perché per salvare le sue banche chieda l’intervento del Fondo salva-stati e ha ribadito per l’ennesima volta che il suo governo non accetterà mai alcuna forma di condivisione del debito. Si può parlare, al massimo, di un fondo di garanzia comune per impedire i fallimenti dei grossi istituti. Ma non subito: «a medio termine», come se i guai arrivassero anche loro «a medio termine». Ormai a Berlino le pressioni sul governo Rajoy perché ricorra all’Efsf sono un mantra e nessuno pare preoccuparsi che questo per Madrid significherebbe avvitarsi nelle spire della recessione. Se non è già troppo tardi.
IL PREZZO DA PAGARE
Il ministro delle Finanze Cristobal Montero ha detto ieri chiaro e tondo che la Spagna non ha più accesso al mercato per finanziare il proprio debito perché non può permettersi di pagare tassi tanto alti. Può darsi che il ministro abbia voluto drammatizzare in vista della conference call del G7 prevista nel primo pomeriggio. Se l’intento era quello di strappare qualche comprensione, comunque, non ha funzionato. I ministri delle Finanze e dell’Economia dei sette Stati più industrializzati (per l’Italia c’era Monti) hanno affrontato «la situazione di Grecia e Spagna», ma se qualcuno pensava di condurre a più miti consigli Schäuble, che aveva tutti contro, compresi i giapponesi, si è dovuto arrendere. Si è deciso soltanto di «monitorare attentamente la situazione e le prossime mosse», come hanno fatto sapere da Washington ribadendo irritazione per gli errori e per le inerzie europee.
È anche una questione di tempo. Alla lunga Angela Merkel si indebolisce anche sul fronte interno. I primi cenni di «recessione tedesca» producono crepe, nelle quali si inseriscono le voci ragionevoli di chi chiede un rapido cambio di linea. Non solo la Spd, ma anche la maggior parte, ormai, degli economisti e delle personalità che hanno fatto la storia recente della Germania. Dopo le dure critiche di Joschka Fischer, ieri è stato l’ex cancelliere Helmut Schmidt a scendere in campo, con un articolo di ampio respiro che parte da una considerazione storica vòlta a correggere la distorsione psicologica per cui in Germania si ricorda come un incubo il periodo dell’inflazione e non i drammi della recessione: «Chi crede che l’Europa possa essere risanata solo grazie ai tagli alla spesa – ha detto l’ex cancelliere novantatreenne – dovrebbe studiare le nefaste ripercussioni della politica deflazionistica perseguita da Heinrich Brüning nel 1930-1932 che provocò la depressione e un’insostenibile disoccupazione, avviando di fatto il declino della prima democrazia tedesca. Oggi come ieri, il prezzo del nostro fallimento politico ed economico può essere altissimo».
Crescono le attese degli investitori in una giornata calda per i mercati. La Banca centrale europea, sotto pressione per agire con più forza a supporto della ripresa e portare l’Eurozona fuori dal momento di difficoltà, potrebbe infatti decidere nel meeting odierno di tagliare i tassi di interesse e portarli ai minimi storici, sotto la soglia dell’1%, livello attuale.
Frustrazione nei mercati a causa della mancanza di misure concrete ed efficaci da parte delle autorità politiche. Monta dunque la pressione sulle varie autorità monetarie globali, per supportare il sistema finanziario con maggiore liquidità. In primo piano la Bce per portare l’Europa fuori dal periodo buio.
Decisione comunque audace, poco probabile, quella del taglio del costo del denaro da parte della Bce, almeno secondo gli economisti intervistati da Bloomberg. Per la precisione, 32 su 44 credono che il tasso di riferimento rimarrà ancorato all’1%, mentre solo 11 vedono un taglio di 25 punti base, 1 di 50 punti base.
Il Presidente Mario Draghi potrebbe infatti decidere di trattenersi dall’introdurre nuovi stimoli monetari, almeno sino a quando le autorità governative nazionali e internazionali non facciano di più per contrastare con forza, in dettaglio e con misure concrete, le cause reali della crisi.
La scorsa settimana lo stesso Draghi aveva avvertito che nella forma attuale l’Unione monetaria è diventata "insostenibile", in mancanza di risposte anti-crisi da parte delle autorità politiche. "Se la Bce può colmare la mancanza di una governance nell’Area unica? La risposta è no", aveva detto il numero 1 Bce.
"Nonostante l’aggravarsi della situazione, la Bce sembra insistere su risposte concrete dai governi prima di intraprendere nuove misure accomodanti", ha detto a Bloomberg Juergen Michels, economista capo Area euro per Citigroup a Londra. "Il mix di inflazione moderata e dati macro deboli aprono comunque la strada per un taglio dei tassi a breve".
La conference telefonica tra i ministri delle Finanze dei paesi G7 nella giornata di ieri si e' conclusa senza alcuna misura concreta. Discusso comunque sugli sviluppi verso una maggiore integrazione finanziaria e fiscale in Europa. Raggiunto l’accordo di collaborare attivamente per risolvere il problema Grecia e Spagna.
AssassiniBastardiCriminali
M5S ci saremo ancheNOI in TANTI
belli,bekki&brutti