Obbligazioni indicizzate inflazione Carcabar: Btp, Etf, Bond, commenti liberi sugli investimenti (21 lettori)

ottimista 2011

forza magico torino
Kartoffeln, teste dure
Germania: calano ordini industria aprile

Rispetto a marzo -1,9%, calo superiore a stime

05 giugno, 13:18

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(ANSA) - ROMA, 5 GIU - Gli ordini all'industria di aprile in Germania sono diminuiti dell'1,9% rispetto a marzo, quando avevano registrato un balzo del 3,2%. Lo ha annunciato oggi il ministero dell'Economia secondo quanto riporta Bloomberg.

Il calo e' superiore alle stime degli analisti che si attendevano una contrazione dell'1,1%. Rispetto a un anno prima gli ordini sono diminuiti del 3,8%.

________________________


Brava Angela!... tieni duro, niente eurobond, niente stampa cartamoneta, azzeramento dei deficit, massimo rigore!!...:up:


Avanti così!...:up:
:rolleyes:
 

il carcarlo

only etf
Kartoffeln, teste dure
Germania: calano ordini industria aprile

Rispetto a marzo -1,9%, calo superiore a stime

05 giugno, 13:18

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(ANSA) - ROMA, 5 GIU - Gli ordini all'industria di aprile in Germania sono diminuiti dell'1,9% rispetto a marzo, quando avevano registrato un balzo del 3,2%. Lo ha annunciato oggi il ministero dell'Economia secondo quanto riporta Bloomberg.

Il calo e' superiore alle stime degli analisti che si attendevano una contrazione dell'1,1%. Rispetto a un anno prima gli ordini sono diminuiti del 3,8%.

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Brava Angela!... tieni duro, niente eurobond, niente stampa cartamoneta, azzeramento dei deficit, massimo rigore!!...:up:


Avanti così!...:up:
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E INTANTO ANCHE LA SPAGNA E' ANDATA......:rolleyes:


Crisi Spagna – decennale sopra il 6%, tasso non sostenibile chiesto aiuto alla UE
Dopo Irlanda, Grecia, Portogallo, tocca ora alla Spagna chiedere l'aiuto delle istituzioni internazionali, visto il "peso" di questa economia non si tratta di una richiesta ufficiale, questo non cambia il fatto che la Spagna senza aiuti esterni andrebbe verso il Default
5 giugno 2012 , ore 22:00 - 0 Commenti



Nel giorno in cui viene ufficialmente sancita l‘impotenza spagnola a rifinanziare il proprio debito pubblico sul mercato, le borse chiudono in positivo, una delle solite anomalie dei mercati finanziari.
Ancora le banche spagnole sugli scudi, mentre i ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G7, si riunivano per l’ennesima volta, per cercare una soluzione unitaria, che consenta di porre un freno alla crisi creditizia ed economica, tramite al nascita dell’unione fiscale, e più in là di quella politica, destinata a completare un’unione monetaria altrimenti destinata a soccombere.
Dalla Spagna giungeva il tanto temuto annuncio, visti i tassi dell’ultima collocazione dei Bonos spagnoli, il governo iberico ha dichiarato di essere praticamente fuori dal mercato, dato che il tasso dei titoli decennali ha superato la soglia del 6%.
Dopo la parziale nazionalizzazione di Bankia, e dopo che è emerso come il suo salvataggio e quello di altre tre ex casse di risparmio costerà in tutto almeno 50 miliardi di euro, il ministro del bilancio spagnolo,ha ufficialmente dichiarato, che le “istituzioni europee” dovrebbero aiutare Madrid, nel piano di ristrutturazione delle principali banche iberiche, aggiungendo che senza aiuti europei salvare la Spagna è “tecnicamente impossibile”.
“La Spagna – ha subito precisato Montoro – non può essere salvata nel senso tecnico del termine” perché “non ne ha bisogno, ha bisogno di più Europa, di più meccanismi per l’integrazione dell’Europa”.
Un giro di parole per evitare di chiedere ufficialmente un piano di aiuti alla UE, un tentativo per cercare di ricevere danaro da non ben specificati “istituti” o “enti”, in modo da poter gestire la situazione senza rischiare di perdere formalmente la sovranità del paese, come accaduto a Irlanda, Portogallo e Grecia.
D’altra parte, una mossa, quella di richiedere l’intervento per risollevare l’istituzione bancaria iberica, obbligato, sia per la rilevante somma da sborsare, sia per l’impossibilità oramai manifesta da parte del governo spagnolo di rifinanziarsi sul mercato.
Il livello dello spread raggiunto tra titoli spagnoli e Bund tedeschi, oscilla per il decennale, attorno al 5,25%, mantenendosi, da più di una settimana continuamente sopra la soglia del 5%.
Soglia il cui superamento ha portato Grecia, Irlanda e Portogallo a ricorrere agli aiuti da parte della Ue, della BCE e del FMI rispettivamente dopo 12, 24 e 34 giorni.



bene.....continuiamo cosi'.......si taglia il debito estero, si ritorna alla liretta, sfruttiamo i nostri giacimenti di gas e il petrolio lasciamo che se lo cacci nel cu.lo la merkel e i nostri ladri di politici che abbiamo....

lo scenario che si prospetta all' orizzonte e' un marron mer.da, ma di quella putrida anche......

si ritorna alle valute nazionali che perderanno il 50% almeno del loro valore attuale, in piu' ci sara' un' inflazione galoppante in buona parte importata e praticamente coi nostri risparmi ci puliremo quasi il cu.lo....:rolleyes::rolleyes:

in sostanza uno che ha attualmente 100.000 euro in c/c se ne trovera' 30.000 di valore effettivo.....:rolleyes::rolleyes:

grazie prodi....grazie berlu....grazie al senatur, ai vari mastella/ciriaco/cirino pomicino e in particolare un ringraziamento a tutta la cricca che ci ha rovinato......:sad::sad::sad:

:titanic::titanic::titanic::ciao:
 

il carcarlo

only etf
azzo....terremoto magnitudo 4,5 a ravenna....circa 30 minuti fa......

Ravenna, forte terremoto all'alba
avvertita in gran parte del centro-nord
Il sisma, alle 6.08 di magnitudo 4,5, ha avuto l'epicentro in mare, al largo di Ravenna ed è stata sentita con forza anche nelle Marche. Non si hanno immediate notizie di danni. L'origine del sisma a 25 chilometri di profondità
 

Scarlatti

viva gli orsi!ba.sta.rdi!
azzo....terremoto magnitudo 4,5 a ravenna....circa 30 minuti fa......

Ravenna, forte terremoto all'alba
avvertita in gran parte del centro-nord
Il sisma, alle 6.08 di magnitudo 4,5, ha avuto l'epicentro in mare, al largo di Ravenna ed è stata sentita con forza anche nelle Marche. Non si hanno immediate notizie di danni. L'origine del sisma a 25 chilometri di profondità

Ciao Carca, qua da noi nessun problema, certo è che ci gira attorno, mannaggia!!!:(
 

luzzogno

Forumer storico
Ciao Carca, qua da noi nessun problema, certo è che ci gira attorno, mannaggia!!!:(

Buona giornata a TT/E non sono riuscito a tenermi le ISPR prese a 0,835 vendute adesso a 0,915 un bel pagnottone nella dispensa aspettando il Drago.




Adesso ha paura anche la Germania
06 giugno 2012
Il fantasma, stavolta, si aggira per la Germania. E porta con sé un sacco pieno di numeri per spaventare i tedeschi, mentre dal G7 (in videoconferenza) arrivano nuovi segnali di forte pressione nei confronti del governo federale: si teme un effetto contagio della crisi del debito europeo, ecco perché i leader europei devono «agire rapidamente e in modo aggressivo» per sostenere membri dell’eurozona in difficoltà come la Spagna.
Non solo. Ieri, per la seconda volta di seguito, l’indice Dax della Borsa di Francoforte è calato al minimo storico, ben al di sotto dei 6 mila punti che fino a qualche giorno fa venivano ancora considerati lo zoccolo duro più giù del quale non si poteva andare. Quello appena passato è stato per gli scambi il peggior mese di maggio mai registrato a Francoforte. Intanto, gli ordinativi dell’industria manifatturiera sono calati, in aprile, dell’1,9%, ben al di là del -0,8 che era stato preventivato. La domanda interna fluttua intorno allo zero (+0,4), ma quella esterna crolla di -3,6 punti. I campioni dell’export sono in affanno e non potrebbe essere altrimenti con i mercati europei depressi dalla crisi e quelli asiatici in sensibile rallentamento. Tanto basta a un giornale serio come la Süddeutsche Zeitung per titolare: «La recessione europea ha raggiunto la Germania» e per chiedersi, preoccupato, «che cosa succederà dopo le elezioni greche?»
I guai della austerity à la Merkel stanno emergendo uno dopo l’altro. E scuotono anche le certezze dell’opinione tedesca. Da ieri, una possibile coalizione Spd-Verdi è tornata in testa nelle intenzioni di voto. La Cdu della cancelliera regge ancora, ma i liberali, dopo la fiammata nel voto della Renania-Westfalia, sono scesi di nuovo sotto la fatidica soglia del 5%. La Fdp è l’anima dura e pura della politica di disciplina di bilancio über Alles e i suoi voti sono indispensabili. Ma niente di tutto questo suggerisce prudenza al governo. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble è tornato ad insistere con la Spagna perché per salvare le sue banche chieda l’intervento del Fondo salva-stati e ha ribadito per l’ennesima volta che il suo governo non accetterà mai alcuna forma di condivisione del debito. Si può parlare, al massimo, di un fondo di garanzia comune per impedire i fallimenti dei grossi istituti. Ma non subito: «a medio termine», come se i guai arrivassero anche loro «a medio termine». Ormai a Berlino le pressioni sul governo Rajoy perché ricorra all’Efsf sono un mantra e nessuno pare preoccuparsi che questo per Madrid significherebbe avvitarsi nelle spire della recessione. Se non è già troppo tardi.
IL PREZZO DA PAGARE
Il ministro delle Finanze Cristobal Montero ha detto ieri chiaro e tondo che la Spagna non ha più accesso al mercato per finanziare il proprio debito perché non può permettersi di pagare tassi tanto alti. Può darsi che il ministro abbia voluto drammatizzare in vista della conference call del G7 prevista nel primo pomeriggio. Se l’intento era quello di strappare qualche comprensione, comunque, non ha funzionato. I ministri delle Finanze e dell’Economia dei sette Stati più industrializzati (per l’Italia c’era Monti) hanno affrontato «la situazione di Grecia e Spagna», ma se qualcuno pensava di condurre a più miti consigli Schäuble, che aveva tutti contro, compresi i giapponesi, si è dovuto arrendere. Si è deciso soltanto di «monitorare attentamente la situazione e le prossime mosse», come hanno fatto sapere da Washington ribadendo irritazione per gli errori e per le inerzie europee.
È anche una questione di tempo. Alla lunga Angela Merkel si indebolisce anche sul fronte interno. I primi cenni di «recessione tedesca» producono crepe, nelle quali si inseriscono le voci ragionevoli di chi chiede un rapido cambio di linea. Non solo la Spd, ma anche la maggior parte, ormai, degli economisti e delle personalità che hanno fatto la storia recente della Germania. Dopo le dure critiche di Joschka Fischer, ieri è stato l’ex cancelliere Helmut Schmidt a scendere in campo, con un articolo di ampio respiro che parte da una considerazione storica vòlta a correggere la distorsione psicologica per cui in Germania si ricorda come un incubo il periodo dell’inflazione e non i drammi della recessione: «Chi crede che l’Europa possa essere risanata solo grazie ai tagli alla spesa – ha detto l’ex cancelliere novantatreenne – dovrebbe studiare le nefaste ripercussioni della politica deflazionistica perseguita da Heinrich Brüning nel 1930-1932 che provocò la depressione e un’insostenibile disoccupazione, avviando di fatto il declino della prima democrazia tedesca. Oggi come ieri, il prezzo del nostro fallimento politico ed economico può essere altissimo».

Crescono le attese degli investitori in una giornata calda per i mercati. La Banca centrale europea, sotto pressione per agire con più forza a supporto della ripresa e portare l’Eurozona fuori dal momento di difficoltà, potrebbe infatti decidere nel meeting odierno di tagliare i tassi di interesse e portarli ai minimi storici, sotto la soglia dell’1%, livello attuale.

Frustrazione nei mercati a causa della mancanza di misure concrete ed efficaci da parte delle autorità politiche. Monta dunque la pressione sulle varie autorità monetarie globali, per supportare il sistema finanziario con maggiore liquidità. In primo piano la Bce per portare l’Europa fuori dal periodo buio.

Decisione comunque audace, poco probabile, quella del taglio del costo del denaro da parte della Bce, almeno secondo gli economisti intervistati da Bloomberg. Per la precisione, 32 su 44 credono che il tasso di riferimento rimarrà ancorato all’1%, mentre solo 11 vedono un taglio di 25 punti base, 1 di 50 punti base.

Il Presidente Mario Draghi potrebbe infatti decidere di trattenersi dall’introdurre nuovi stimoli monetari, almeno sino a quando le autorità governative nazionali e internazionali non facciano di più per contrastare con forza, in dettaglio e con misure concrete, le cause reali della crisi.

La scorsa settimana lo stesso Draghi aveva avvertito che nella forma attuale l’Unione monetaria è diventata "insostenibile", in mancanza di risposte anti-crisi da parte delle autorità politiche. "Se la Bce può colmare la mancanza di una governance nell’Area unica? La risposta è no", aveva detto il numero 1 Bce.

"Nonostante l’aggravarsi della situazione, la Bce sembra insistere su risposte concrete dai governi prima di intraprendere nuove misure accomodanti", ha detto a Bloomberg Juergen Michels, economista capo Area euro per Citigroup a Londra. "Il mix di inflazione moderata e dati macro deboli aprono comunque la strada per un taglio dei tassi a breve".

La conference telefonica tra i ministri delle Finanze dei paesi G7 nella giornata di ieri si e' conclusa senza alcuna misura concreta. Discusso comunque sugli sviluppi verso una maggiore integrazione finanziaria e fiscale in Europa. Raggiunto l’accordo di collaborare attivamente per risolvere il problema Grecia e Spagna.

AssassiniBastardiCriminali
M5S ci saremo ancheNOI in TANTI
:ciao::ciao::ciao:
belli,bekki&brutti
 

luzzogno

Forumer storico
x tt/e

10:41 06 GIU 2012

(AGI) - Roma, 6 giu. - Ogni italiano ha un "debito" di 31mila euro. E' la stima fornita dal Censis nella ricerca 'Dove sta oggi la sovranita''. Il debito, su ogni italiano, era pari a 242 euro nel 1970 ed e' lievitato in 40 anni a 31 mila euro. Gli italiani sono consapevoli di questi dati disastrosi, tanto che il 55,1% preferisce che ai vertici dello Stato ci siano "persone competenti, anche se non elette dal popolo".
PER UN ITALIANO SU 4 IL LAVORO SI TROVA CON LA "SPINTARELLA"
"Negli ultimi cinquant'anni nel nostro Paese - ricorda il Censis - ogni anno l'aumento annuo medio del debito e' stato sempre superiore all'aumento medio annuo del prodotto interno lordo; e' cosi' che anno dopo anno si e' cumulato lo stock del debito che e' partito da 242 euro procapite nel 1970 (pari a 4,8 mila euro procapite a prezzi 2010) e in cinque decenni e' diventato l'attuale montagna di oltre 31 mila euro per italiano.
La formazione del debito nel tempo, la sua persistente crescita pur nei mutamenti politico-istituzionali degli ultimi cinquant'anni consentono di dire - conclude la ricerca - che non e' solo il portato di scelte politiche e di politica economica, ma piu' ancora l'esito di una scelta socialmente condivisa di contenere la conflittualita' e, di fatto, di comprare a debito la pax sociale".
E veniamo agli altri dati.Il 51,4% degli italiani dice si' anche al fiscal compact ed il 51,1% e' disposto ad accettare almeno una modalita' per far rientrare il debito pubblico: in particolare il 21,8% e' disponibile a pagare di piu' alcuni servizi pubblici; il 21,8% e' disponibile ad andare in pensione piu' tardi; il 21,6% vorrebbe pagare una tassa una tantum; il 17,8% e' disposto a destinare allo Stato alcune ore di lavoro extra.
Gli italiani - rende noto il Censis - hanno comunque la sensazione di non contare nulla ne' in Italia ne' nella Ue. Il 75% degli italiani pensa che la propria voce non conti nulla nella Ue (84% in Grecia, 44% in Germania); il 77% degli italiani pensa che la propria voce non conti nulla nel proprio Paese (84% in Grecia, 26% in Germania). Chi e' quindi che comanda oggi in Italia? Il 56,7% pensa ancora che a comandare sia il Governo italiano; il 22,5% vede al potere l'Unione Europea; il 21,7% i mercati finanziari internazionali.
E' utile sottolineare che sono soprattutto i laureati ad indicare i mercati finanziari internazionali e gli organismi sovranazionali economici e finanziari come i veri detentori del potere in Italia. Ma perche' l'Italia si e' ridotta ad essere comandata dai mercati finanziari internazionali? Secondo il Censis, nel 1970 il debito pubblico era pari a circa il 33% del pil. Nel 1980 arrivammo al 53%; nel 1990 a circa il 93%; nel 2000 a circa il 107%; nel 2010 al 117%.
Dove abbiamo sbagliato? Secondo il Censis, l'Italia ha cumulato un debito enorme perche' c'e' stata "una storia sociale fatta del progressivo e prolungato trasferimento di quote di sovranita' in cambio di una certa pace sociale interna. Il finanziamento della spesa pubblica in disavanzo - prosegue il Censis - e' avvenuta a lungo tramite idnebitamento ed e' questa l'origine reale dell'attuale vulnerabilita' italiana alla volonta' dei mercati internazionali".
Infine una nota assolutamente positiva sulla Ue: il 43% degli italiani ed il 57% dei cittadini europei ritiene che ancora oggi "la pace tra i Paesi membri" sia uno dei risultati piu' positivi raggiunti. Il 42% degli italiani pensa che nel 2030 la Ue sara' una potenza diplomatica leader nel mondo. I greci ed i tedeschi sono i meno ottimisti .

AssassiniBastardiCriminali
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belli,bekki&brutti

Quando verrà l'ora?Preghiamo.
 

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il carcarlo

only etf
Ciao Carca, qua da noi nessun problema, certo è che ci gira attorno, mannaggia!!!:(

ciao scarla....oramai sono ridotto con uj programmino sul cell che mi dice tutti i terremoti in italia....

stanotte dopo un controllo al piccolo ho dato una sbirciatina ed ecco la sgradevole sorpresa.....:rolleyes::rolleyes:

ho telefonato ai mii alle 02,05 ora locale (da voi le 07,05).....

in fondo i problemi veri sono questi....mica l' incastro sui btp....:)
 

il carcarlo

only etf
10:41 06 GIU 2012

(AGI) - Roma, 6 giu. - Ogni italiano ha un "debito" di 31mila euro. E' la stima fornita dal Censis nella ricerca 'Dove sta oggi la sovranita''. Il debito, su ogni italiano, era pari a 242 euro nel 1970 ed e' lievitato in 40 anni a 31 mila euro. Gli italiani sono consapevoli di questi dati disastrosi, tanto che il 55,1% preferisce che ai vertici dello Stato ci siano "persone competenti, anche se non elette dal popolo".
PER UN ITALIANO SU 4 IL LAVORO SI TROVA CON LA "SPINTARELLA"
"Negli ultimi cinquant'anni nel nostro Paese - ricorda il Censis - ogni anno l'aumento annuo medio del debito e' stato sempre superiore all'aumento medio annuo del prodotto interno lordo; e' cosi' che anno dopo anno si e' cumulato lo stock del debito che e' partito da 242 euro procapite nel 1970 (pari a 4,8 mila euro procapite a prezzi 2010) e in cinque decenni e' diventato l'attuale montagna di oltre 31 mila euro per italiano.
La formazione del debito nel tempo, la sua persistente crescita pur nei mutamenti politico-istituzionali degli ultimi cinquant'anni consentono di dire - conclude la ricerca - che non e' solo il portato di scelte politiche e di politica economica, ma piu' ancora l'esito di una scelta socialmente condivisa di contenere la conflittualita' e, di fatto, di comprare a debito la pax sociale".
E veniamo agli altri dati.Il 51,4% degli italiani dice si' anche al fiscal compact ed il 51,1% e' disposto ad accettare almeno una modalita' per far rientrare il debito pubblico: in particolare il 21,8% e' disponibile a pagare di piu' alcuni servizi pubblici; il 21,8% e' disponibile ad andare in pensione piu' tardi; il 21,6% vorrebbe pagare una tassa una tantum; il 17,8% e' disposto a destinare allo Stato alcune ore di lavoro extra.
Gli italiani - rende noto il Censis - hanno comunque la sensazione di non contare nulla ne' in Italia ne' nella Ue. Il 75% degli italiani pensa che la propria voce non conti nulla nella Ue (84% in Grecia, 44% in Germania); il 77% degli italiani pensa che la propria voce non conti nulla nel proprio Paese (84% in Grecia, 26% in Germania). Chi e' quindi che comanda oggi in Italia? Il 56,7% pensa ancora che a comandare sia il Governo italiano; il 22,5% vede al potere l'Unione Europea; il 21,7% i mercati finanziari internazionali.
E' utile sottolineare che sono soprattutto i laureati ad indicare i mercati finanziari internazionali e gli organismi sovranazionali economici e finanziari come i veri detentori del potere in Italia. Ma perche' l'Italia si e' ridotta ad essere comandata dai mercati finanziari internazionali? Secondo il Censis, nel 1970 il debito pubblico era pari a circa il 33% del pil. Nel 1980 arrivammo al 53%; nel 1990 a circa il 93%; nel 2000 a circa il 107%; nel 2010 al 117%.
Dove abbiamo sbagliato? Secondo il Censis, l'Italia ha cumulato un debito enorme perche' c'e' stata "una storia sociale fatta del progressivo e prolungato trasferimento di quote di sovranita' in cambio di una certa pace sociale interna. Il finanziamento della spesa pubblica in disavanzo - prosegue il Censis - e' avvenuta a lungo tramite idnebitamento ed e' questa l'origine reale dell'attuale vulnerabilita' italiana alla volonta' dei mercati internazionali".
Infine una nota assolutamente positiva sulla Ue: il 43% degli italiani ed il 57% dei cittadini europei ritiene che ancora oggi "la pace tra i Paesi membri" sia uno dei risultati piu' positivi raggiunti. Il 42% degli italiani pensa che nel 2030 la Ue sara' una potenza diplomatica leader nel mondo. I greci ed i tedeschi sono i meno ottimisti .

AssassiniBastardiCriminali
M5S ci saremo anche NOI in TANTI
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Quando verrà l'ora?Preghiamo.


hanno mangiato tutto ed ' difficilissimo ritornare indietro, a meno che non si vendano alla grande i beni dello stato....:rolleyes:
 

il carcarlo

only etf
Aggiornamento – La Germania si prende il Virus della “crisi dell’euro”
Da Reuters arriva l'aggiornamento: Come volevasi dimostrare, la Germania sta segando il ramo in cui è seduta...
6 giugno 2012 , ore 16:26 - 0 Commenti
di Michelle Martin (Reuters) – Nel mese di aprile la produzione industriale Tedesca è calata più del previsto, alimentando il timore che la più grande economia Europea stia per spomparsi e soccombere alla crisi, trascinando con sé gran parte dell’Europa.

Secondo i dati pubblicati mercoledì dal Ministero dell’Economia, nel mese di aprile la produzione è calata del 2,2 per cento, contro la previsione unanime di un calo dell’1 per cento, fatta da 35 economisti in un sondaggio organizzato da Reuters, e anche al di sotto delle previsioni più nere di un calo del 2.1.

“Benvenuta nella crisi dell’euro, Germania!”, ha dichiarato l’economista senior di ING Carsten Brzeski. “Questo calo ci fornisce la prova che l’economia alla fine ha preso il virus dell’eurocrisi”.
Il Ministero dell’Economia ha sostenuto che il forte calo si è avuto dopo la forte crescita di marzo e in concomitanza col fatto che i lavoratori hanno goduto di un giorno extra di riposo prima della festa del Primo Maggio. I dati di marzo, tuttavia, sono stati rivisti al ribasso al 2,2 per cento da un 2,8 per cento riportato in precedenza.

Il calo è stato ampio, con solo l’energia in crescita del 2,4 per cento. Il settore delle costruzioni è stato il più colpito, con una contrazione del 6 per cento nel mese di aprile, ma il Ministero ha dichiarato che questa cifra sta al di sopra dei livelli osservati nel primo trimestre.

“Anche se non cadrà, l’ultima roccaforte dell’eurozona sta vacillando”, ha detto Brzeski. “Per il momento, è stabile. Tuttavia, i dati più recenti indicano per certo che economicamente la Germania non è un’isola”.

I dati pubblicati martedì avevano già mostrato che in aprile gli ordini all’industria Tedesca erano calati ad un ritmo che è risultato il più veloce dal novembre 2011, quando gli ordini dall’estero si sono prosciugati, confermando i segnali che la Germania si sta dirigendo verso un rallentamento.

Il forte calo della produzione si aggiunge alla serie dei recenti deludenti dati provenienti dalla Germania, tra cui un sondaggio pubblicato la settimana scorsa secondo il quale in maggio il settore manifatturiero del paese si è contratto al ritmo più rapido degli ultimi tre anni, come la domanda sempre più debole dall’eurozona e oltre mette alla prova la sua resistenza alla crisi del debito.

La crisi dell’eurozona sta cominciando a mordere anche nel settore Tedesco dei servizi, che a maggio è cresciuto al ritmo più lento da sei mesi, peggio di quanto inizialmente stimato, in quanto i nuovi ordinativi sono calati.




che bello.....anche ai nazi comincia a bruciare l' erba sotto ai piedi......

quasi godo......ho quasi la chiazza nelle mutande....:lol:
 

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