Obbligazioni indicizzate inflazione Carcabar: Btp, Etf, Bond, commenti liberi sugli investimenti (2 lettori)

carpe diem

Banned
sta ridendo più di ieri :lol:



e ce credo...


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luzzogno

Forumer storico
probabilmente l' inkiavabile rispetto agli eurobond ha risposto picche a monti:wall::wall::wall:
Ciao CalcaCalcone(Carcarlo)
ascoltando class alcuni intervistati pensano che la CulonaInchiava... sia una nostalgica dittatrice
La Bce Non Stampa!! (Stampa, Stampa, altrochè se l Farà)







[COLOR=#]4 Votes[/COLOR]​


stamperia-nel-rinascimento.jpg

Guest Post dal Sussidiario.net di Mauro Bottarelli
Al netto della disastrosa asta di bond spagnoli di martedì (rendimento al 5,11 per la scadenza a 3 mesi, peggio della Grecia), del trucco da suk maghrebino del Tesoro spagnolo – il quale venerdì scorso creò dal nulla un calo di 35 punti base dello spread Bonos-Bund, chiedendo a Bloomberg e Thomson Reuters di utilizzare come benchmark di riferimento non il decennale emesso il giorno prima ma uno più vecchio! – e del fatto che ieri la Germania ha raccolto dagli investitori solo 3,8 miliardi di euro collocando il nuovo bund decennale, costringendo la Bundesbank a intervenire – comprando ulteriori 2,3 miliardi di titoli – per raggiungere l’obiettivo di 6 miliardi, oggi mi tocca parlare, a furor di popolo, della Bce. E della sua possibile trasformazione in prestatore di ultima istanza o LOLR (Lender of last resort), un acronimo che farete bene a imparare in fretta perchè destinato a diventare, nell’arco di giorni, famoso quanto il famigerato “spread”. Non toccherò invece il tema eurobond, prepotentemente tornato di moda con l’indebolimento della Merkel in sede Ue, poiché di essi continuo a pensare ciò che dissi nel mio articolo dello scorso agosto quindi, se siete interessati alla cosa, rileggetelo.
Veniamo dunque alla Bce in versione LOLR. Cominciamo col dire che il fatto che George Soros sia d’accordo con questa ipotesi, con tanto di richiesta di un tetto massimo imposto dalla Bce del 5 per cento per i bonds emessi da paesi che perseguano politiche fiscali responsabili, mi fa immediatamente diventare contrario ma, cari amici, occorre guardare in faccia la realtà e non soltanto voltare la faccia ai fantasmi di Weimar e dell’iper-inflazione conseguente allo stampare moneta. Già, perché diventare prestatore di ultima istanza presuppone il poter stampare moneta e una diretta conseguenza di una politica di monetizzazione sarebbe l’aumento dell’inflazione nella zona euro. L’inflazione ha un pregio, certo, che è quello di ridurre il valore relativo dei debiti ma è altrettanto vero che essa ha anche il difetto di diminuire il valore relativo dei crediti e dei beni. Questo è il punto e il vero potere di cui dispone la Germania – ma in generale tutta l’Europa del Nord – all’interno dell’Ue: più ricchi in beni e denari e meno indebitati (peccato che nell’aggregato debito pubblico/debito privato la Germania risulterebbe più esposta dell’Italia…).

Insomma, lungi dal temere Weimar e un Quarto Reich alle porte, Berlino teme di perdere un potere contrattuale forte rispetto al Sud Europa, devastato negli anni recenti proprio dalle politiche di tassi sottozero di una Bce in versione 2.0 della Bundesbank (ma con il cds tornato in tripla cifra a 103 punti base, a Berlino si ride meno). Partiamo da un presupposto, ovvero che l’Eurotower è già stata prestatore di ultima istanza per il sistema bancario europeo, tedesco in testa ma all’epoca né la Merkel, né Stark né Schauble ebbero nulla da ridire (e visto che sono tanto forti, Commerzbank martedì ha perso il 9 per cento in Borsa per incapacità a ricapitalizzarsi per 5 miliardi di euro sul mercato). Per salvare i sederini dei banchieri tedeschi e francesi, infatti, la Bce ha aperto e utilizzato linee di swap in dollari con la Fed di New York, offrendo credito illimitato agli istituti (noi italiani brutti e cattivi e indebitati non ne abbiamo usufruito, limitandoci a un uso pressoché residuale del cosiddetti Tremonti-bond). Insomma, è stato prestatore di ultima istanza per le banche. E ora che siamo sull’orlo del collasso, perché gli Stati sovrani attraverso l’obbligazionario no?
Ho capito che c’è stata Weimar ma le cose son un filino cambiate nel frattempo: anch’io a 18 anni sono stato lasciato da quella che pensavo essere la donna della mia vita ma non per questo da allora ho visto dietro ogni donna una potenziale Weimar emotiva… Anche la balla dell’azzardo morale che questa opzione, ovvero quella di comprare quantità illimitate di bonds sovrani, attiverebbe, deve essere spazzata via: basta mettere vincoli chiari nella modifica dai Trattati e dello statuto della Bce nei confronti degli Stati beneficiari del “fido” di Francoforte e la questione è risolta. Il problema, in questo momento storico assolutamente straordinario, non è disattendere i sacri insegnamenti di Von Hayek e Von Mises ma guardare in faccia la realtà e adattarsi alle sfide che ci pone di fronte. E l’asta dei Bund di ieri ci parla di un’Europa GIA’ fallita per i mercati. La Germania non teme l’iperinflazione ma l’unione fiscale europea che nascerebbe come conseguenza diretta della trasformazione della Bce in LOLR.
Come funziona, infatti, il meccanismo. Il bilancio convenzionale della Fed, come di ogni altra banca centrale, rappresenta una guida completamente non dipendente dalla sua forza finanziaria. Una banca centrale può infatti sempre salvare qualsiasi entità – persino se stessa – stampando nuova moneta, fino a quando le liabilities sono denominate nella valuta domestica, quindi senza limiti. Insomma, la Fed può raddoppiare il suo stato patrimoniale di 900 miliardi di dollari immediatamente, creando inflazione certo ma con operatività immediata e potenza di fuoco da bazooka. Insomma, la banca centrale è sia prestatore di ultima istanza che ricapitalizzatrice di se stessa a debito, attraverso la nuova moneta stampata. C’è un’alternativa, ovvero far ricapitalizzare la banca centrale dal Tesoro nazionale ma capite che se la Bank of England fa capo in questa ipotesi al Treasury britannico, nel caso della Bce sono più Tesori e più autorità fiscali nazionali a fungere da potenziale rifinanziatore. L’eurozona, ciò, ha sì una banca centrale ma quindici autorità fiscali nazionali.
Che fare, quindi? Semplice, i regolatori fiscali di ogni paese decidano PRIMA e PER ISCRITTO nei nuovi Trattati, la formula di divisione del peso della ricapitalizzazione pro-capite della Bce, ammesso che questa ipotesi si renda mai necessaria. Ma torniamo a quello che per me è il nocciolo della questione, ovvero il fatto che la Bce sia già – nei fatti – prestatore di ultima istanza ma a favore unico delle banche. Attualmente la politica dell’Eurotower non è infatti definibile come di “monetizzazione”, bensì di acquisti limitati e sterilizzazione, ovvero senza espansione dello stato patrimoniale a causa degli acquisti di bond sovrani, poiché questi vengono interamente scaricati su altre istituzioni finanziarie. Così facendo, la banca non incorre in rischi sul tasso d’interesse, causa di espansione monetaria e della Weimar potenziale che non fa dormire Schauble la notte.
Il quale, però, sa benissimo da dove arrivano i soldi grazie ai quali le banche comprano bonds alle aste di sterilizzazione della Bce: dalla Bce stessa! Un’enorme circolo vizioso che alla Germania, però, in questo caso non sembra dare noia. Insomma, per sterilizzare e non monetizzare, l’Eurotower non solo si sta prendendo rischi sul tasso di interesse ma anche rischi di solvibilità e liquidità (ecco il mio discorso di prima sull’eventuale ricapitalizzazione della Bce)! Quindi, si incorre in ancora maggiore sottocapitalizzazione (siamo già a leva 1:30) e se per caso dovesse partire un domino di crollo bancario, sarà la Bce a pagare il prezzo maggiore insieme alla Fed e alle sue linee swap sul dollaro (i contribuenti statunitensi sentitamente ringraziano). Insomma, perché non abbiamo mai il piacere di sentirci dire dallo Schauble di turno, chi è che sta dando alle insolventi banche tedeschi e francesi il loro cash? Le quali, poi, prendono a prestito quantitativi record di denaro a breve termine che andrà “riciclato” in questo perverso e ridicolo processo di monetizzazione indiretta e mascherata.
Ad oggi, attraverso il suo programma di acquisto, la Bce ha speso 194,5 miliardi di euro. Bene, il bando emesso martedì presentava Indicazioni di Interesse (all’acquisto in asta di sterilizzazione) per 233 miliardi di euro: peccato che fossero anch’essi soldi della Bce, giunti freschi freschi dalla Main Refinancing Operation settimanale che ha messo a disposizione delle banche 247,2 miliardi (guarda che combinazione, restano anche gli spiccioli per le sigarette!) al tasso di interesse dell’1,25 per cento. E il circolo si completa con il fatto che le banche stanno attualmente prendendo a prestito più di 500 miliardi di euro ma i due terzi di questa cifra vengono depositati subito presso la Bce, rispetto a 1/3 registrato dopo il crollo di Lehman Brothers, congelando ancora di più il credito interbancario. Insomma, più che temere Weimar, la Germania teme per il suo potere contrattuale egemone nell’Ue e per le sue banche insolventi, sottocapitalizzate e tutte concentrate sul trading desk, invece che nella loro missione statutaria di erogare credito e gestire il risparmio. Dottor Draghi, stampi!

P.S. «Il quadro economico è più triste dell’estate, il rischio è più grande, c’è meno fiducia e la ripresa è al palo». Così si è espresso ieri il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, presentando le proposte di Bruxelles su Eurobond e sorveglianza. Mi chiedo, però: essendo lui uno dei principali responsabili di questa situazione, visto il suo ruolo di primo piano, non sarebbe il caso – come si usa nel libero mercato – di dimettersi a fronte di un fallimento? Come di dice “attaccato alla cadrega” in portoghese?


M5S ci saremo anche noi
:ciao::ciao::ciao:
belli&brutti
 

il carcarlo

only etf
Ciao CalcaCalcone(Carcarlo)
ascoltando class alcuni intervistati pensano che la CulonaInchiava... sia una nostalgica dittatrice
La Bce Non Stampa!! (Stampa, Stampa, altrochè se l Farà)










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Guest Post dal Sussidiario.net di Mauro Bottarelli
Al netto della disastrosa asta di bond spagnoli di martedì (rendimento al 5,11 per la scadenza a 3 mesi, peggio della Grecia), del trucco da suk maghrebino del Tesoro spagnolo – il quale venerdì scorso creò dal nulla un calo di 35 punti base dello spread Bonos-Bund, chiedendo a Bloomberg e Thomson Reuters di utilizzare come benchmark di riferimento non il decennale emesso il giorno prima ma uno più vecchio! – e del fatto che ieri la Germania ha raccolto dagli investitori solo 3,8 miliardi di euro collocando il nuovo bund decennale, costringendo la Bundesbank a intervenire – comprando ulteriori 2,3 miliardi di titoli – per raggiungere l’obiettivo di 6 miliardi, oggi mi tocca parlare, a furor di popolo, della Bce. E della sua possibile trasformazione in prestatore di ultima istanza o LOLR (Lender of last resort), un acronimo che farete bene a imparare in fretta perchè destinato a diventare, nell’arco di giorni, famoso quanto il famigerato “spread”. Non toccherò invece il tema eurobond, prepotentemente tornato di moda con l’indebolimento della Merkel in sede Ue, poiché di essi continuo a pensare ciò che dissi nel mio articolo dello scorso agosto quindi, se siete interessati alla cosa, rileggetelo.
Veniamo dunque alla Bce in versione LOLR. Cominciamo col dire che il fatto che George Soros sia d’accordo con questa ipotesi, con tanto di richiesta di un tetto massimo imposto dalla Bce del 5 per cento per i bonds emessi da paesi che perseguano politiche fiscali responsabili, mi fa immediatamente diventare contrario ma, cari amici, occorre guardare in faccia la realtà e non soltanto voltare la faccia ai fantasmi di Weimar e dell’iper-inflazione conseguente allo stampare moneta. Già, perché diventare prestatore di ultima istanza presuppone il poter stampare moneta e una diretta conseguenza di una politica di monetizzazione sarebbe l’aumento dell’inflazione nella zona euro. L’inflazione ha un pregio, certo, che è quello di ridurre il valore relativo dei debiti ma è altrettanto vero che essa ha anche il difetto di diminuire il valore relativo dei crediti e dei beni. Questo è il punto e il vero potere di cui dispone la Germania – ma in generale tutta l’Europa del Nord – all’interno dell’Ue: più ricchi in beni e denari e meno indebitati (peccato che nell’aggregato debito pubblico/debito privato la Germania risulterebbe più esposta dell’Italia…).

Insomma, lungi dal temere Weimar e un Quarto Reich alle porte, Berlino teme di perdere un potere contrattuale forte rispetto al Sud Europa, devastato negli anni recenti proprio dalle politiche di tassi sottozero di una Bce in versione 2.0 della Bundesbank (ma con il cds tornato in tripla cifra a 103 punti base, a Berlino si ride meno). Partiamo da un presupposto, ovvero che l’Eurotower è già stata prestatore di ultima istanza per il sistema bancario europeo, tedesco in testa ma all’epoca né la Merkel, né Stark né Schauble ebbero nulla da ridire (e visto che sono tanto forti, Commerzbank martedì ha perso il 9 per cento in Borsa per incapacità a ricapitalizzarsi per 5 miliardi di euro sul mercato). Per salvare i sederini dei banchieri tedeschi e francesi, infatti, la Bce ha aperto e utilizzato linee di swap in dollari con la Fed di New York, offrendo credito illimitato agli istituti (noi italiani brutti e cattivi e indebitati non ne abbiamo usufruito, limitandoci a un uso pressoché residuale del cosiddetti Tremonti-bond). Insomma, è stato prestatore di ultima istanza per le banche. E ora che siamo sull’orlo del collasso, perché gli Stati sovrani attraverso l’obbligazionario no?
Ho capito che c’è stata Weimar ma le cose son un filino cambiate nel frattempo: anch’io a 18 anni sono stato lasciato da quella che pensavo essere la donna della mia vita ma non per questo da allora ho visto dietro ogni donna una potenziale Weimar emotiva… Anche la balla dell’azzardo morale che questa opzione, ovvero quella di comprare quantità illimitate di bonds sovrani, attiverebbe, deve essere spazzata via: basta mettere vincoli chiari nella modifica dai Trattati e dello statuto della Bce nei confronti degli Stati beneficiari del “fido” di Francoforte e la questione è risolta. Il problema, in questo momento storico assolutamente straordinario, non è disattendere i sacri insegnamenti di Von Hayek e Von Mises ma guardare in faccia la realtà e adattarsi alle sfide che ci pone di fronte. E l’asta dei Bund di ieri ci parla di un’Europa GIA’ fallita per i mercati. La Germania non teme l’iperinflazione ma l’unione fiscale europea che nascerebbe come conseguenza diretta della trasformazione della Bce in LOLR.
Come funziona, infatti, il meccanismo. Il bilancio convenzionale della Fed, come di ogni altra banca centrale, rappresenta una guida completamente non dipendente dalla sua forza finanziaria. Una banca centrale può infatti sempre salvare qualsiasi entità – persino se stessa – stampando nuova moneta, fino a quando le liabilities sono denominate nella valuta domestica, quindi senza limiti. Insomma, la Fed può raddoppiare il suo stato patrimoniale di 900 miliardi di dollari immediatamente, creando inflazione certo ma con operatività immediata e potenza di fuoco da bazooka. Insomma, la banca centrale è sia prestatore di ultima istanza che ricapitalizzatrice di se stessa a debito, attraverso la nuova moneta stampata. C’è un’alternativa, ovvero far ricapitalizzare la banca centrale dal Tesoro nazionale ma capite che se la Bank of England fa capo in questa ipotesi al Treasury britannico, nel caso della Bce sono più Tesori e più autorità fiscali nazionali a fungere da potenziale rifinanziatore. L’eurozona, ciò, ha sì una banca centrale ma quindici autorità fiscali nazionali.
Che fare, quindi? Semplice, i regolatori fiscali di ogni paese decidano PRIMA e PER ISCRITTO nei nuovi Trattati, la formula di divisione del peso della ricapitalizzazione pro-capite della Bce, ammesso che questa ipotesi si renda mai necessaria. Ma torniamo a quello che per me è il nocciolo della questione, ovvero il fatto che la Bce sia già – nei fatti – prestatore di ultima istanza ma a favore unico delle banche. Attualmente la politica dell’Eurotower non è infatti definibile come di “monetizzazione”, bensì di acquisti limitati e sterilizzazione, ovvero senza espansione dello stato patrimoniale a causa degli acquisti di bond sovrani, poiché questi vengono interamente scaricati su altre istituzioni finanziarie. Così facendo, la banca non incorre in rischi sul tasso d’interesse, causa di espansione monetaria e della Weimar potenziale che non fa dormire Schauble la notte.
Il quale, però, sa benissimo da dove arrivano i soldi grazie ai quali le banche comprano bonds alle aste di sterilizzazione della Bce: dalla Bce stessa! Un’enorme circolo vizioso che alla Germania, però, in questo caso non sembra dare noia. Insomma, per sterilizzare e non monetizzare, l’Eurotower non solo si sta prendendo rischi sul tasso di interesse ma anche rischi di solvibilità e liquidità (ecco il mio discorso di prima sull’eventuale ricapitalizzazione della Bce)! Quindi, si incorre in ancora maggiore sottocapitalizzazione (siamo già a leva 1:30) e se per caso dovesse partire un domino di crollo bancario, sarà la Bce a pagare il prezzo maggiore insieme alla Fed e alle sue linee swap sul dollaro (i contribuenti statunitensi sentitamente ringraziano). Insomma, perché non abbiamo mai il piacere di sentirci dire dallo Schauble di turno, chi è che sta dando alle insolventi banche tedeschi e francesi il loro cash? Le quali, poi, prendono a prestito quantitativi record di denaro a breve termine che andrà “riciclato” in questo perverso e ridicolo processo di monetizzazione indiretta e mascherata.
Ad oggi, attraverso il suo programma di acquisto, la Bce ha speso 194,5 miliardi di euro. Bene, il bando emesso martedì presentava Indicazioni di Interesse (all’acquisto in asta di sterilizzazione) per 233 miliardi di euro: peccato che fossero anch’essi soldi della Bce, giunti freschi freschi dalla Main Refinancing Operation settimanale che ha messo a disposizione delle banche 247,2 miliardi (guarda che combinazione, restano anche gli spiccioli per le sigarette!) al tasso di interesse dell’1,25 per cento. E il circolo si completa con il fatto che le banche stanno attualmente prendendo a prestito più di 500 miliardi di euro ma i due terzi di questa cifra vengono depositati subito presso la Bce, rispetto a 1/3 registrato dopo il crollo di Lehman Brothers, congelando ancora di più il credito interbancario. Insomma, più che temere Weimar, la Germania teme per il suo potere contrattuale egemone nell’Ue e per le sue banche insolventi, sottocapitalizzate e tutte concentrate sul trading desk, invece che nella loro missione statutaria di erogare credito e gestire il risparmio. Dottor Draghi, stampi!

P.S. «Il quadro economico è più triste dell’estate, il rischio è più grande, c’è meno fiducia e la ripresa è al palo». Così si è espresso ieri il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, presentando le proposte di Bruxelles su Eurobond e sorveglianza. Mi chiedo, però: essendo lui uno dei principali responsabili di questa situazione, visto il suo ruolo di primo piano, non sarebbe il caso – come si usa nel libero mercato – di dimettersi a fronte di un fallimento? Come di dice “attaccato alla cadrega” in portoghese?


M5S ci saremo anche noi
:ciao::ciao::ciao:
belli&brutti

che @@ sti crukki.....:wall:
 

4per100netto

Nuovo forumer
20 anni passano in un battibaleno:eek::eek:

rimborso in lire ovviamente...


per me ne dovranno passare 30 ma per fortuna anzi purtroppo sono giovane così posso soffrire e avere ansia a lunga durata.
Comunque ci hanno sempre preso in giro e continuano a farlo,ancora oggi sti cavolo di tedeschi fanno capire che loro vogliono comandare a casa degli altri e che non gli frega nulla se tutto va allo scatafascio.
Non so se ridere o piangere nel leggere "impressionati dalle riforme di Monti" ma forse o sono del tutto rinco oppure mi sono perso qualcosa...le riforme sarebbero quelle legate alla reintroduzione dell'ICI o ad un nuovo aumento dell'IVA?:wall:
 

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