Cazzeggiando per il web,,ho incontrato queste news..

Borsa, S&P 500: «In arrivo un capitombolo da -57% a quota 450 ai livelli dell' 82»

Altro che paragone con la crisi giapponese. Gli Stati Uniti versano in acque ben peggiori. La riprova avverra' tra qualche mese, quando l'ISM manifatturiero scendera' sotto i 50 punti, segno di recessione. L'analisi di Albert Edwards (Société Générale). Si consiglia ad un pubblico maturo.


Non e' la prima volta che alcuni economisti dicono di intravedere per gli Stati Uniti lo spettro della crisi con cui ancora il Giappone si trova a dover fare i conti dopo due decenni. Ma forse mai nessuno si era spinto oltre dicendo che quanto toccato a Tokyo e dintorni non e' stato nulla rispetto a quanto accadra' agli Usa.

A tracciare questo quadro tutt'altro che entusiasmante e' Albert Edwards, global strategist della divisione Corporate & Investment Banking di Société Générale, che previde agli atti ha la corretta previsione della crisi asiatica del 1998. Dal suo ufficio di Londra, dove lavora, Edwards ha lanciato una previsione che sfida quella dei money manager piu' ribassisti di Wall Street: "L'S&P 500 potrebbe capitombolare fino a quota 450 punti, cioe' al livello del 1982". Rispetto ai valori attuali significa un ritracciamento del 57% circa. Perche? "Gli Stati Uniti si trovano in una situazione molto molto peggiore di quella verificatasi in Giappone".

"Il mercato orso non ha ancora raggiunto la fine. E' da tempo che sosteniamo che il processo di sgonfiamento di bolle (de-bubbling) giungera' a conclusione solo quando i prezzi sull'azionario saranno di nuovo economici", ha spiegato lo strategist.

Secondo Edwards, "fino a quando prevale il mantra "Bond a ogni prezzo" su quello "Azioni nel lungo periodo", non arriveremo "alla fine del nostro viaggio nell'Era Glaciale".

Secondo l'analista di Société Générale, i rendimenti dei Titoli di Stato americani a 10 anni potrebbero scivolare nell'intervallo 1.5-2%. Quello del Bund tedesco e' previsto scenda sotto l'1.5% mentre l'equivalente inglese sotto il 2%.

"L'azionario continua a soffrire dell'abbondante tornata di dati macroeconomici deludenti. Ci aspettiamo che i listini possano cadere come farebbe una casa di carta e cio' accadra' nei prossimi mesi quando l'ISM manifatturiero si portera' sotto il livello di 50, rotto il quale si entra in territorio di recessione", ha concluso Edwards. L'ultimo dato disponibile, quello di luglio, si e' attestato a 55.5.
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Roubini: "Pil Usa terzo trimestre ben al di sotto dell'1%". E prosegue la fuga dai fondi azionari

Se confermato, il dato spingerebbe al 40% le probabilita' di una nuova recessione per l'economia americana. Intanto, fuggi-fuggi dalla borsa: per la 16esima settimana consecutiva sono aumentati i riscatti dai fondi azionari, il che porta il totale a un deflusso record di 50 miliardi anno su anno.


Il PIL Usa del terzo trimestre potrebbe essere ben al di sotto dell'1%. Se confermato, il dato spingerebbe al 40% le probabilita' di una nuova recessione per l'economia americana. La stima e' di Nouriel Roubini, professore di Economia a New York, che aveva previsto la crisi finanziaria globale del 2008. L'economista ritiene che il governo Usa rivedra' al ribasso la lettura del secondo trimestre all'1.2% "nel migliore dei casi".

Intanto, mentre l'economia rallenta, arrivano conferme della disaffezione degli investitori per la borsa, scansata a vantaggio dei bond. Nell'ultima settimana il deflusso di capitali dai fondi azionari Usa ha raggiunto i 2,7 miliardi di dollari. Si tratta, secondo un rapporto di ICI, una societa' specializzata, della 16esima settimana consecutiva di riscatti dagli azionari, il che porta il totale alla cifra record negativa di 50 miliardi di deflusso anno su anno. E' dal 28 aprile che i fondi azionari Usa non registrano apporti netti di capitale dagli investitori.
 
Bernanke: "faremo di tutto per sostenere l'economia". Anche con "misure non convenzionali"

Il governatore da Jackson Hole tenta (invano) di rassicurare: la Fed fara' il necessario per sostenere l'economia americana che "negli ultimi mesi ha rallentato il passo". Dirsi disposti a tutto lascia intendere che la situazione non e' affatto incoraggiante.


Ben Bernanke sperava forse di dare fiducia a un mercato che invece si ritrova deluso dalle indicazioni arrivate da Jackson Hole. Nulla di nuovo a dire il vero rispetto al cambio di tono emerso dall'ultima riunione della Fed: "il passo della ripresa nella produzione e nell'occupazione ha rallentato negli ultimi mesi, in parte a causa di spese al consumo inferiori alle attese cosi' come alla continua debolezza del settore immobiliare residenziale e non residenziale".

Nonostante queste ombre, "e' ragionevole aspettarsi una ripresa nel 2011 negli anni successivi". "Lo status del settore finanziario e le politiche monetarie stanno supportando la crescita tanto che le banche" ha detto il governatore della Fed, "stanno timidamente tornando a erogare credito". Il punto e' che la congiuntura resta vulnerabile a sviluppi inattesi.

La Fed, ha continuato Bernanke, "sta gia' supportando l'economia mantenendo (dal dicembre 2008, ndr) una politica monetaria straordinariamente accomodante e utilizzando vari strumenti. Se fosse necessario, ulteriori opzioni sono disponibili per fornire ulteriori stimoli".

Non manca un'avvertenza: se fosse davvero necessario fare di piu', la Fed dovra' bilanciare costi e benefici senza dimenticare l'obiettivo della stabilita' dei prezzi. Insomma, evitare inflazione e disinflazione e' un dovere.

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La crescita dell'economia statunitense è più lenta di quanto previsto dalla Federal Reserve, pertanto la banca centrale adotterà nuove strategie più forti ed intense per stimolare la ripresa. Queste in sintesi le parole del numero uno della banca centrale USA Ben Bernanke, che ha tenuto il consueto ma quanto mai atteso discorso al meeting annuale della Federal Reserve di Kansas City in svolgimento a Jackson Hole, nel Wyoming. Tema del discorso di Bernanke: l'outlook economico e la politica monetaria.

"L'ultima volta che sono stato qui abbiamo constatato come il crollo dell'economia globale che aveva caratterizzato il 2008 e il 2009 fosse alle spalle", ha affermato Bernanke in apertura, "ma oggi non possiamo non essere d'accordo sul fatto che la ripresa economica è assai lontana dall'essere completata (...). E' chiaro che per tornare ad una crescita forte e stabile sono necessari interventi ad ampio spettro da parte dei policy makers economici", ha poi affermato Bernanke, ma anche il Fomc da parte sua adotterà misure per far fronte ad una crescita insoddisfacente.

In particolare il numero uno della Fed ha definito preoccupante la situazione del mercato del lavoro, l'eccessivo rallentamento delle spese delle famiglie, ma anche il crollo del mercato immobiliare. L'outlook futuro non è comunque nero: vi sono ancora le pre-condizioni per un picco nel 2011. Per quanto riguarda l'inflazione, per Bernanke è scesa più di quanto previsto dal Fomc, che comunque sarà molto attento a scongiurare qualsiasi possibile rischio di deflazione.

La Federal Reserve sta discutendo su tre strategie per fornire uno stimolo addizionale: un ulteriore acquisto di securities a lungo termine, la modifica dei sistemi di comunicazione del Committee e la riduzione degli interessi pagati sulle riserve in eccesso. Bernanke nota tuttavia come la prima misura possa avere un effetto collaterale, ovvero costi eccessivi. Bisognerà pertanto valutare il rapporto costi/benefici. Ovviamente il Fomc manterà una linea di politica monetaria fortemente accomodante e sarà pronto ad adottare "misure non convenzionali" qualora fosse necessario, soprattutto se l'outlook dovesse edetriorarsi ulteriormente.
 
USA: OBAMA, TAGLIARE TASSE A IMPRESE E CLASSE MEDIA

(AGI) Washington - E' necessario tagliare le tasse alle imprese e alla classe media, ha affermato il presidente Usa, Barack Obama. Il presidente ha aggiunto che insieme al suo team di consiglieri economici sta valutando le misure da adottare per assicurare una crescita sia nel breve che nel lungo periodo.

WALL STREET: AMPLIA PERDITE DOPO PAROLE OBAMA

(AGI) New York - Le parole del presidente Usa Obama non fanno bene a Wall Street che amplia le perdite, il Dow Jones cede lo 0,78%. Il Nasdaq perde lo 0,85% mentre lo S&P 500 lo 0,79%.

USA: OBAMA, TROVARE NUOVE MISURE PER FAVORIRE CRESCITA E OCCUPAZIONE

(ASCA) - Roma, 30 ago - L'amministrazione Usa resta impegnata a ''spingere e promuovere la crescita'', cosi il presidente Usa, Barack Obama, parlando della situazione economica del paese. Il presidente ha posto l'accento su alcuni punti critici dell'attuale fase ''troppe piccole imprese in difficolta', dobbiamo fare di piu' per assisterle. Invitero' il Congresso a promuovere provvedimenti per aiutarle''. Poi, il tema di una disoccupazione ancora ''troppo alta''. ''Formuleremo presto delle nuove proposte, nuove misure per favorire la crescita e l'occupazione nel lungo termine. Ci attendono numerose sfide, ma sono fiducioso che le affronteremo'', ha concluso Obama.

USA: OBAMA, CI SONO ANCORA TROPPI AMERICANI SENZA LAVORO

(AGI) Washington - Ci sono ancora troppi americani senza lavoro, ha affermato il presidente Usa, Barack Obama. Obama ha inoltre aggiunto che sono ancora troppe anche le imprese in difficolta'. Il presidente ha anche esortato i Repubblicani ad approvare la proposta di legge sulle pmi che dovrebbe facilitare le assunzioni.

USA: OBAMA, TROVARE NUOVE MISURE PER FAVORIRE CRESCITA E OCCUPAZIONE

(ASCA) - Roma, 30 ago - L'amministrazione Usa resta impegnata a ''spingere e promuovere la crescita'', cosi il presidente Usa, Barack Obama, parlando della situazione economica del paese. Il presidente ha posto l'accento su alcuni punti critici dell'attuale fase ''troppe piccole imprese in difficolta', dobbiamo fare di piu' per assisterle. Invitero' il Congresso a promuovere provvedimenti per aiutarle''. Poi, il tema di una disoccupazione ancora ''troppo alta''. ''Formuleremo presto delle nuove proposte, nuove misure per favorire la crescita e l'occupazione nel lungo termine. Ci attendono numerose sfide, ma sono fiducioso che le affronteremo'', ha concluso Obama.
 
Irlanda: rischio fallimento al top da marzo 2009, tensioni sulle banche

Costa di piu' assicurarsi contro l'insolvenza del Paese, costretto a offrire rendimenti piu' succulenti per attrarre investitori. Corrono anche i Cds degli istituti finanziari, in vista di un settembre test: in scadenza bond per oltre 25 miliardi di euro.


In forte rialzo il rischio default sul debito dell'Irlanda e delle banche del Paese, in base ai dati Cma DataVision. Gli strumenti che assicurano contro il rischio di insolvenza degli emittenti di obbligazioni, i credit default swap, sui titoli di Stato dell'Irlanda sono saliti di 10.5 punti base a 352 punti, il livello piu' alto da marzo 2009.

I Cds sulla banca Allied Irish sono saliti a 523.5 punti, ai massimi da aprile 2009 e quelli su Anglo Irish a 614 il livello piu' alto da 13 mesi. I contratti su Bank of Ireland hanno raggiunto i 393.5 punti. La tensione cresce in vista delle scadende delle obbligazioni emesse dagli istituti. Secondo il Financial Times, a settembre giungono a maturazione bond per 25 miliardi di euro.
 
Se le borse sono euforiche perchè i capi di Goldman vendono tutto?

Prepariamoci, perché «settembre e ottobre porteranno con sé cattive notizie per il mercato azionario e le banche rimangono pesantemente esposte alla leva, dato ancor più allarmante visto che stiamo entrando nella seconda "gamba" della crisi finanziaria». Parole di Pedro De Noronha, managing partner della Noster Capital di Londra, secondo cuiì

stiamo assistendo ad anni che rappresentano una sfida senza precedenti per gli investitori. I grandi player, semplicemente, stanno fuggendo dal mercato. Ci sono seri problemi che arrivano dal settore della rinegoziazione dei mutui Usa e l'area euro resta una seria e costante preoccupazione. La Germania non ha la minima intenzione di salvare un'altra nazione europea, la Merkel ha già usato una larga parte di capitale politico per salvare la Grecia e il mercato ellenico dei bonds e questo semplicemente per tutelare il sistema bancario francese e tedesco da ulteriori, gravi perdite.

Ci sono quattro o cinque nazioni con grossi problemi strutturali che non dovrebbero nemmeno essere nell'euro. D'altronde, devo ancora vederlo un politico che si spara alla tempia in ossequio dell'austerity. I greci non hanno alternativa se non quella di tagliare, gli altri come la Spagna non stanno affatto facendo a sufficienza: io sono per la scuola austriaca, non accetto alternative keynesiane.

Dovrebbe dirlo alla Fed e al premio Nobel, Paul Krugman, che lunedì scorso ha chiesto a chiare lettere una nuova politica di stimolo fiscale. Per De Noronha la vera preoccupazione a breve sta nel settore bancario, tanto che sta shortando i titoli di cinque grandi istituti: Ubs, Barclays, Unione de banche, Bbva e - udite udite - Intesa Sanpaolo. Il perché è presto detto:

I recenti stress tests mi hanno fatto sbellicare dal ridere. Sotto stress, infatti, i regolatori hanno messo soltanto ciò che le banche ci hanno detto, non ho visto nessuno testare qualcun'altro finché non si è arrivati al punto di non ritorno. Quando guardo alle ratio del Capital Tier 1, vedo cose poste a loro sostegno che non possono essere utilizzate nel corso di una crisi. Il vero Capital 1 ratio di alcune delle maggiori banche è soltanto l'1,7 per cento e per questo motivo sto shortando cinque grandi banche europee. Ho la certezza che la maggioranza degli istituti restino eccessivamente esposti alla leva.

Quindi, avevamo ragione quando definivamo "ridicoli" gli stress test Ue?

I regolatori hanno utilizzato il 6 per cento come soglia per definire il minimo di capital ratio ma quel 6 per cento include assets non cash come tax assets differenziati. Se invece utilizzo solo book equity tangibili quel 6 per cento diventa molto vicino al 2 per cento, un qualcosa che impone una leverage ratio di cinquanta volte. Una situazione poco gestibile nell'attuale situazione economica.

E in tal senso un grosso test per la tenuta dell'eurozona e il suo settore bancario, arriva proprio questo mese di settembre, durante il quale le principali banche irlandesi dovranno ripagare oltre 25 miliardi di debito: i volumi molto bassi delle contrattazioni parlano la lingua di un'attesa carica tanto di speranza quanto di preoccupazione. Insomma, basterà il mercato dei bonds per finanziarsi o sarà necessario ritentare la strada del mercato, fino ad oggi prosciugata da volatilità e mancanza di fiducia?

La crisi del debito di maggio e giugno, d'altronde, ha portato con sé un aumento dei costi per i paesi che vogliono ottenere denaro e anche di quelli del prestito bancario. Il problema è che le preoccupazioni crescenti sulla stato di salute dell'economia irlandese (36 aziende su 100 sono sull'orlo del fallimento, dati riportati dall'Irish Examiner), con tanto di downgrade da parte di Standard&Poor's, hanno fatto schizzare lo spread dei rendimenti tra bond irlandesi e bund tedeschi, situazione che vede quindi le banche costrette a pagare un prezzo maggiore per rifinanziare il loro debito.

«Ora che il mercato obbligazionario sta ripartendo dopo la pausa estiva, c'è grande preoccupazione riguardo la necessità reale per le banche irlandesi e spagnole di emettere durante il mese di settembre e soprattutto riguardo al fatto che quando questo soggetti si presenteranno sul mercato, non è chiaro quale prezzo dovranno pagare», ha dichiarato al Financial Times, Chandra Rajan di Barclays Capital, secondo cui «come tutte le altre banche, anche questi istituti saranno costrette a estendere le scadenze del loro debito ma non si sa quanta estensione sono in grado di gestire».

Per Robert Crossley, analista sui tassi a Citigroup, lo spread che l'Irlanda si trova a pagare potrebbe ulteriormente allargarsi e potrebbe innescare un effetto domino su altri soggetti:

Il potenziale e immediato pericolo è rappresentato dal fatto che le notizie si autoalimentano e noi già intravediamo una nuova spirale sull'Europa periferica. E un ampliamento dello spread, nelle condizioni attuali, potrebbe distribuirsi nei paesi a rischio molto facilmente. Molte banche hanno tratto vantaggio dalla forte domanda e dai bassi costi dei prestiti per vendere bonds negli Stati Uniti ma i banchieri stessi dicono che questa opzione era praticabile solo per le istituzioni più grandi.

Insomma, i giorni che ci dividono dal secondo anniversario del crollo di Lehman Brothers si prospettano tesi. E pericolosamente decisivi. Anche perché, da Oltreoceano, arrivano segnali ulteriormente preoccupanti per la ripresa globale. Come anticipato martedì, il pieno recovery dell'economia americano potrebbe richiedere una decina di anni, stando all'analisi di Carmen M. Reinhart, economista alla Maryland University e storica delle crisi economiche, che ha reso nota la sua tesi nel corso dell'annuale simposio di economia di Jackson Hole, organizzato dalla Fed di Kansas City e che ha visto riuniti 110 tra banchieri centrali e studiosi.

Allen Sinai, co-fondatore dell'azienda di consulenza Decision Economics e decano dell'incontro nel Wyoming, si è definito

preoccupato oggi come non mai per il futuro dell'economia americana. La sfida infatti è unica nel suo genere: bassa crescita in ulteriore diminuzione, tasso di disoccupazione allarmante, un deficit iperbolico e un debito sovrano che ci rende una delle nazioni più fiscalmente irresponsabili del mondo.

In occasione del simposio, Carmen M. Reinhart ha preparato uno studio dal titolo "This time is different: otto secoli di follia finanziaria" nel quale ha esaminato quindici severe crisi finanziarie dalla Seconda Guerra mondiale in poi, oltre alle contrazioni economiche che hanno seguito il crash del 1929, lo shock petrolifero del 1973 e l'esplosione della bolla subprime del 2007. Da questo studio si evince che la decade successiva ad ogni singola crisi ha visto tassi di crescita significativamente bassi e livelli di disoccupazione molto alti.

I prezzi degli immobili hanno avuto bisogno di anno per tornare a livelli di normalità e mediamente ci sono voluti sette anni per cittadini e aziende per ridurre il loro debito e recuperare nei bilanci. Quasi scientificamente, le crisi sono anticipate da un decennio di espansione del credito e del prestito e seguite da periodi di rintracciamento più o meno della stessa durata.

Eventi largamente destabilizzanti come quelli analizzati nel mio studio, producono evidentemente cambiamenti nelle prestazioni degli indicatori macroeconomici chiave sul lungo termine, un periodo che si prolungo molto dalla fine del picco della crisi stessa». Per la Reinhart «il rischio maggiore che stiamo correndo è quello di un'errata percezione che potrebbe essere molto costoso se compiuta dalle autorità fiscale che sovrastimano le prospettive di entrata e dai banchieri centrali che tentano di riportare l'occupazione a un livello irrealisticamente alto».

Le sfide davanti a noi, quindi, sono decisamente epocali. E il margine di errore, questa volta, è davvero ristretto.

P.S. Ieri le Borse hanno festeggiato con rialzi euforici l'inaspettato aumento dell'indice ISM dell'attività manifatturiera Usa,salito al 56,3 punti in agosto dopo il calo nel mese di luglio che aveva fatto parlare di crescita rallentata e rischio di "double-dip". Il livello che potrebbe far scattare i crolli borsistici è a 50 punti, livello che molti analisti e gestori di fondi vedono probabile per ottobre, massimo novembre. In compenso, mentre i trader brindavano, gli insiders - ovvero i grandi investitori - confermavano i timori per crollo a breve: è di oltre 100 milioni di dollari di controvalore, infatti, il numero di azioni vendute dai manager di grandi aziende di Wall Street, 64 dei quali solo dei tre dirigenti principali di Goldman Sachs. Investimenti personali, non per clienti: quelli possono anche andare a schiantarsi contro il muro dei mercati. Chi vede le cose dall'interno, vende e scappa.

Mauro Bottarelli
 
I dati non sono tutti rosa e fiori: alert deflazione dai servizi

Sono il motore d’America e oggi hanno evidenziato il secondo peggior dato dell’anno. Nonche’ un calo di tutte le componenti, tranne quella dei prezzi. A confermare la debolezza ci pensa il superindice settimanale anticipatore dell’andamento di mercato. Recessione e deflazione sono parole che sentiremo ancora.


L’indice ISM dei servizi ha deluso le attese e, dettaglio ancora peggiore, la componente occupazionale e’ scesa sotto quota 50, a 48.2, che rappresenta i minimi da gennaio nonche’ la prima contrazione da inizio anno. Come se non bastasse, il superindice settimanale ECRI e’ scivolato un'altra volta sotto il -10%, la soglia presagio di una seconda recessione.

L’attivita’ dei servizi si e’ attestata in area 51,5 in agosto, sotto le previsioni che erano per un risultato di 53,2 dopo i 54.3 di luglio. E’ la seconda peggiore lettura dell’anno. Tutte le componenti sono di gran lunga sotto le stime (Nuovi Ordini, Occupazione, Attivita’ aziendale), tranne i prezzi, che e’ un segnale quasi deflazionario.

Ma il mercato dorme sonni tranquilli, perche' l’economia ha perso "solo" altri 54 mila posti di lavoro in agosto (e oltre 160 mila se aggiustati al rapporto tra nascite e morti). Tutto va bene a Wall Street e la parola "seconda recessione" e’ sparita dal flusso di notizie. Sono proprio tempi folli.
 
Punto e a capo: "shock" su banche Ue, il Wsj accusa gli stress test

La Bibbia della Finanza non ha citato nessuna banca italiana, ma sono stati fatti i nomi di Barclays e Credit Agricole, i cui titoli stanno perdendo ora più del 3%. Esplodono nuovamente i timori sulla solidità del sistema finanziario europeo.


Un nuovo allarme impensierisce il sistema finanziario europeo. Secondo un'analisi condotta dal Wall Street Journal i recenti stress test condotti sulle maggiori banche europee hanno sottostimato i rischi.

Le esposizioni di alcuni istituti, spiega il giornale, sono state ridotte di miliardi di euro poiché sono state escluse le posizioni 'short' e alcuni Titoli di Stato.

Nessuna banca italiana è stata citata dal quotidiano finanziario mentre è stato fatto il nome di Barclays e Credit Agricole. La solidità del sistema bancario europeo, confermata dagli stress test del 23 luglio scorso, torna così a vacillare, colpendo la fiducia degli investitori sulla ripresa economica.

Sotto scacco dunque oggi le dirette interessate Credit Agricole e Barclays, con decrementi di circa tre punti percentuali. Secondo il quotidiano statunitense, Barclays avrebbe escluso alcuni titoli sovrani detenuti per fini di trading (4,7 miliardi di sterline di bond italiani e 1,6 miliardi di spagnoli) mentre Credite Agricole non avrebbe contabilizzato i debiti sovrani detenuti dalla sua filiale assicurativa
 
Allarme rischio, salgono i CDS sulle banche

Salgono i premi assicurativi per proteggersi contro l'insolvenza delle banche, nel mirino quelle tedesche. Il maggiore deterioramento del profilo di rischio riguarda Commerzbank. Si lavora per alzare il coefficiente patrimoniale Tier 1 al 9%. L'associazione bancaria tedesca stima in circa 105 miliardi di euro le necessita' complessive di patrimonializzazione per il settore. E per le italiane...


Salgono i premi assicurativi per proteggersi contro l'insolvenza delle banche, nel mirino quelle tedesche. Il maggiore deterioramento del profilo di rischio riguarda Commerzbank, secondo i dati di CmaData Vision, il premio sull'insolvenza (Cds) e' salito a 108 punti (+13%). Piu' contenuto il premio su Deutsche Bank con 106 punti (+8%).

Sullo sfondo pesa la riunione odierna del comitato di Basilea,che sta preparando i nuovi coefficienti sul capitale, sulla liquidita' e sull'esposizione debitoria delle banche: la cosiddetta Basilea 3. Non e' comunque detto che, alla fine del vertice, arrivi qualche comunicato. Il Comitato lavora infatti per arrivare allo schema da approvare nel G20 di Seul del prossimo 20 novembre.

Ieri, il settimanale tedesco Die Zeit ha scritto che il Comitato di Basilea, a cui aderiscono circa 30 banche centrali, starebbe lavorando per alzare il coefficiente patrimoniale Tier 1 al 9% dell'attivo ponderato per il rischio. Un 9% composto da una quota minima obbligatoria del 6%, attualmente la soglia minima e' il 4%, e un ulteriore cuscinetto del 3% capace di assicurare l'assorbimento di eventuali shock. Il punto dirimente non e' nella percentuale di Tier 1, ma nella sua composizione. Attualmente la soglia minima di Tier 1 (4%), richiede che la meta' (2%) sia costituita dal nocciolo duro del patrimonio (core Tier 1): azioni e utili non distribuiti.

Nella nuova formulazione, secondo il quotidiano tedesco, la percentuale di core Tier 1 salirebbe al 5%. Le banche tedesche sarebbero penalizzate in quanto una rilevante parte del loro capitale di vigilanza e' composto da partecipazioni di minoranza. Una voce che il Comitato intende ridimensionare nel calcolo del Tier 1 come annunciato lo scorso luglio, la prima proposta del Comitato lo ''cassava'' completamente. L'associazione bancaria tedesca stima in circa 105 miliardi di euro le necessita' complessive di patrimonializzazione per il settore.

Alcune banche italiane potrebbero registrare un insufficiente livelli di patrimonio se restasse invariata l'ultima proposta del Comitato di Basilea che ha fissato al 15% la quota del capitale composta dalle imposte differite attive, nella precedente proposta del Comitato (dicembre 2009) le imposte differite era state totalmente escluse dal calcolo del patrimonio. Resta poi la tempistica di atttuazione delle nuove norme, si parla da 6 a 10 anni, anche ''il tempo'' avra' un peso sulle decisioni delle banche per procedere ad eventuali aumenti di capitale.

Fonte: WSI-ASCA
 
Punto e a capo: "shock" su banche Ue, il Wsj accusa gli stress test

La Bibbia della Finanza non ha citato nessuna banca italiana, ma sono stati fatti i nomi di Barclays e Credit Agricole, i cui titoli stanno perdendo ora più del 3%. Esplodono nuovamente i timori sulla solidità del sistema finanziario europeo.

Un nuovo allarme impensierisce il sistema finanziario europeo. Secondo un'analisi condotta dal Wall Street Journal i recenti stress test condotti sulle maggiori banche europee hanno sottostimato i rischi.

Le esposizioni di alcuni istituti, spiega il giornale, sono state ridotte di miliardi di euro poiché sono state escluse le posizioni 'short' e alcuni Titoli di Stato.

Nessuna banca italiana è stata citata dal quotidiano finanziario mentre è stato fatto il nome di Barclays e Credit Agricole. La solidità del sistema bancario europeo, confermata dagli stress test del 23 luglio scorso, torna così a vacillare, colpendo la fiducia degli investitori sulla ripresa economica.

Sotto scacco dunque oggi le dirette interessate Credit Agricole e Barclays, con decrementi di circa tre punti percentuali. Secondo il quotidiano statunitense, Barclays avrebbe escluso alcuni titoli sovrani detenuti per fini di trading (4,7 miliardi di sterline di bond italiani e 1,6 miliardi di spagnoli) mentre Credite Agricole non avrebbe contabilizzato i debiti sovrani detenuti dalla sua filiale assicurativa

:lol::lol::lol:...e' la solita storia....appena capiscono di essere un po' troppo nella mierda ...sparano a zero tramite i giornali e le loro agenzie di rating sull'europa....l'importante e' fare capire che i colerosi siam solo noi;)...e continuare a far pemsare che il loro debito da schifo sia invece oro puro ...da comprare a tutti i costi...l'importante insomma e' che gli investitori quanno se cacheno addosso continuino a tuffarsi a pesce sui loro bond...accattandoli a piene mani.....al mercato evidentemente il piano di OBAMINO non "attizza piu' di tanto....." se invece avesse promesso taglli fiscali sulle attivita' da tranding per le banche e diminuzione della tassazione per chi licenzia...vedevi che zompo facevano i listini:lol::lol::lol:....brava gente 'sti amerikkioni:V...a 'sto punto non mi sorprenderei se qualcuna delle loro "banche d'affari " se ne uscisse nuovamente con qualche dowgrade su qualche stato europeo nei prossimi gg;)
 

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