CDS e Ratings (Moody's, S&P's, Fitch) CDS, Ratings e variaz.di rating+indici mercato import. es: BDI: Baltic Dry Index etc (1 Viewer)

il Baltic Dry Index è ancora un anticipatore dei corsi azionari mondiali?

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Giontra

Forumer storico
Giappone

Moody's taglia il rating:
Giappone senza «tripla A»

18 maggio 2009
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Moody's ha tagliato il rating del debito giapponese in valuta (ad Aa2 da AAA), ma ha alzato contemporaneamente quello dei titoli in yen (ad Aa2 da Aa3), sostenendo che «il mercato "domestico" sarà in grado di assorbire il quantitativo record di titoli di Stato che il governo emetterà quest'anno per finanziare il programma di stimolo all'economia». Il merito di credito, tuttavia, riflette anche i rischi connessi all'alto livello del debito che rende il Giappone vulnerabile a shock o squilibri che potrebbero innescare un brusco rialzo dei tassi di interesse. Il debito pubblico giapponese supera il 150% del Pil e il governo ha in programma quest'anno emissioni record per finanziare un programma di stimolo da 159 miliardi di dollari, il più grande mai realizzato nel paese.
 

Giontra

Forumer storico
Cir

Cir, S&P taglia rating lungo termine a 'BB', outlook stabile

19 maggio (Reuters) - Standard & Poor's Ratings Services ha abbassato il rating a lungo termine su Cir a 'BB' da 'BB+'.
Il rating 'B' a breve termine è stato confermato. L'outlook è stabile.
La decisione riflette dure sfide che le attività automotive e media del gruppo dovranno affrontare, il netto calo di flussi di dividendi attesi da queste controllate e la convinzione dell'agenzia di rating che ci vorrà del tempo prima che i business di più recente creazione possano generare flussi di dividendi significativi e ricorrenti e ridurre il loro indebitamento.
Fino ad allora, S&P ritiene che il portafoglio di partecipazioni di Cir continuerà a mostrare una diversificazione di asset limitata e un profilo di credito mediamente debole.
 

Giontra

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Ancora Giappone

Rating - A rischio la capacità di finanziarsi giapponese

di Amedeo Palumbo 19-05-2009 17:30
Declassato il rating dei titoli di Stato espressi in valuta estera del Giappone, da Aaa ad Aa2, mentre rivisti al rialzo quelli in valuta domestica, da Aa3 ad Aa2. Solleva diversi dubbi, però, il timore di una speculazione sul downgrade sulla capacità di finanziamento di questo Paese così altamente indebitato.

L’agenzia di rating Moody’s ha rivisto il rating dei titoli di Stato giapponesi in valuta locale, alzandolo da Aa3 ad Aa2. Come si legge nel comunicato dell’agenzia, la scelta è dovuta al fatto che l’economia Giapponese ha la capacità di sopportare l’emissione di nuovi titoli. Declassato, invece, il rating dei titoli governativi in valuta estera, dalla tripla A ad Aa2.

La decisione riflette il fatto che il Giappone, secondo Moody’s, può finanziarsi emettendo bond governativi, con il rischio, però, che tale capacità possa condurre a speculazioni sul possibile abbassamento della tripla A di un’economia non in grado di sopportare ancora a lungo tale finanziamento. Si ricorda, infatti, che il Giappone è forse l’unico Paese più indebitato dell’Italia (tra quelli industriali), con una percentuale attorno al 150%. Secondo Reuters, il governo giapponese ha in programma un numero record di emissioni quest'anno, al fine di finanziare un piano di stimoli da 159 miliardi di dollari, il maggiore nella storia nipponica.

Nonostante al momento l’outlook sia per i bond governativi in valuta domestiche che estera sia stabile, il mercato valutario potrebbe presto veder realizzarsi le speculazioni sul ribasso del giudizio dei Paesi con la tripla A, quali appunto il Giappone, ma anche Regno Unito ed USA. Tutte queste nazioni, infatti, sono state costrette ad indebitarsi sinora, per tentare di uscire dal momento recessivo.
 

Giontra

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Carta Si

Cartasì, S&P assegna rating "BBB/A-3" con outlook stabile

MILANO, 20 maggio (Reuters) - Standard & Poor's ha assegnato al debito di Cartasì rating 'BBB' a lungo termine e rating 'A-3' a breve, con outlook 'stabile'. "Il rating trova giustificazione nella posizione di leader nel mercato italiano delle carte di credito, anche grazie allo status di gruppo integrato ma indipendente di servizi", scrive l'analista Francesca Sacchi. E precisa che la società presenta un profilo di rischio moderato.
Come punti di debolezza S&P cita il profilo di business 'monolinea', i bassi margini del settore a fronte di elevati costi fissi e le pressioni ad utilizzare la leva del prezzo per mantenere integra la base di clienti.
 

Giontra

Forumer storico
Argentina vs Agenzie

ARGENTINA/ Il governo controllerà le agenzie di rating

giovedì 21 maggio 2009
Il titolare della Comision Nacional de Valores (Cnv), Eduardo Hecker, ha reso noto che si appresta a presentare al presidente Cristina Fernandez de Kirchner un progetto, che avrà carattere di decreto, che prevede l'istituzione di un organismo indipendente che regoli e controlli l'operato delle agenzie internazionali di rating.

Lo ha reso noto oggi il quotidiano 'Pagina/12', precisando che l'annuncio è stato fatto nel corso di un seminario internazionale su tale tema svoltosi nella sede del Banco Nacion. Secondo Hecker, l'organismo, di cui faranno parte specialisti economici e università pubbliche, potrà esaminare le analisi e le valutazioni delle agenzie in merito alle offerte pubbliche (azioni, obbligazioni negoziabili e fideiussioni) che si realizzano nel Paese.

Intanto, secondo il quotidiano 'El Cronista Comercial', le filiali locali di Standard & Poor's, Fitch e Moody's hanno già ricevuto istruzioni dalle case madri per modificare varie norme.

Tra esse, rileva il giornale, quelle che stabiliscono che non potranno più effettuare consulenze per imprese che si propongono di creare, disegnare o strutturare strumenti finanziari, né accettare regali dai clienti o inviti a pranzi o cene che eccedano i 25 dollari.
 

paologorgo

Chapter 11
Moody's says U.S. triple-A sovereign rating stable

SAN FRANCISCO (MarketWatch) -- Moody's Investors Service said Wednesday that even with a significant deterioration in the U.S. government's debt position, its rating has a stable outlook and demonstrates the attributes of a Aaa sovereign. The ratings agency cited the U.S.'s diverse and resilient economy, strong government institutions, high per capita income, and a central position in the global economy for its stable outlook. "Moody's expects that, because of these factors, U.S. economic strength will emerge after the crisis without major impairment," said Steven Hess, Moody's vice president. "The global role of the U.S. currency also contributes to the ability of the economy and government finances to rebound." However, going forward, "contingent liabilities" related to Social Security and Medicare could pressure the rating, Moody's said.
 

slowdown

Forumer storico
Moody's says U.S. triple-A sovereign rating stable

SAN FRANCISCO (MarketWatch) -- Moody's Investors Service said Wednesday that even with a significant deterioration in the U.S. government's debt position, its rating has a stable outlook and demonstrates the attributes of a Aaa sovereign. The ratings agency cited the U.S.'s diverse and resilient economy, strong government institutions, high per capita income, and a central position in the global economy for its stable outlook. "Moody's expects that, because of these factors, U.S. economic strength will emerge after the crisis without major impairment," said Steven Hess, Moody's vice president. "The global role of the U.S. currency also contributes to the ability of the economy and government finances to rebound." However, going forward, "contingent liabilities" related to Social Security and Medicare could pressure the rating, Moody's said.



come dire che una esplosione del deficit , è cosa del tutto trascurabile ai fini dell'assegnazione del rating

insomma , figli , figlioli , figliastri .... e icos de puta !!

vedremo per altri che non sono USA
 

Giontra

Forumer storico
Interessante

ILSOLE24ORE.COM http://www.ilsole24ore.com/Finanzamercati.shtml Le banche italiane e gli "indovini" del rating di Valeria Novellini 05 giugno 2009


Mirabile videtur, quod non rideat haruspex, cum haruspicem viderit. «C'è da stupirsi che un indovino non rida vedendo un altro indovino?», diceva Cicerone 2000 anni fa.

Ci sarebbe stato da stupirsi anche se, dopo il giudizio espresso da Moody's il 27 maggio (taglio da Stabile a Negativo dell'outlook, ovvero delle prospettive, sulle banche italiane), non fosse puntualmente giunta una simile indicazione da parte dell'altro colosso del rating, Standard & Poor's, che ha però espresso un Outlook negativo "solo" per 27 delle 49 banche italiane prese in esame. Le motivazioni di tale revisione al ribasso? Analoghe per entrambe le agenzie di rating: il deterioramento della qualità dell'attivo può deprimere la redditività delle banche italiane e, inoltre, maggiori risorse destinate agli accantonamenti e alla rettifiche su crediti provocano direttamente effetti negativi sul conto economico.

Sia Moody's che Standard & Poor's apprezzano comunque il modello di business di "banca commerciale" che presenta minore rischiosità rispetto a quello della banca d'investimento e la presenza di una buona base di raccolta derivante dall'elevata propensione al risparmio degli italiani. Tanto è vero che Moody's ha dichiarato che il sistema bancario italiano è stato l'ultimo, fra quelli europei, a subire il taglio dell'Outlook da Stabile a Negativo.

Ma questi giudizi hanno ancora effetto sui mercati finanziari? Il "declassamento" di Moody's non ha prodotto effetti significativi sui corsi di Borsa delle banche italiane quotate, ed è stato così anche per quello posto in essere da Standard & Poor's. Come non dimenticare che Moody's e Standard & Poor's (nonché Fitch Ratings) hanno declassato a "non investment grade", cioè a titoli spazzatura, le obbligazioni emesse da Lehman Brothers solo nel giorno in cui la banca statunitense è entrata in amministrazione controllata (Chapter 11)?

In realtà un abbassamento dei rating, o perlomeno dell'Outlook, dovrebbe avere ripercussioni non tanto sull'andamento dei titoli azionari della società (o banca) interessata, bensì soprattutto sui titoli obbligazionari (e strumenti finanziari similari), proprio perché si tratta di giudizi sulla "qualità del debito" sia a breve che a lungo termine. Ne deriverebbe, almeno in teoria, che le banche italiane per il futuro dovrebbero avere una "minor reputazione" in termini di capacità di rimborso delle proprie obbligazioni e, pertanto, per renderle più appetibili al mercato sarebbero in un certo senso "costrette" a emetterle con tassi d'interesse più elevati e comunque a condizioni più onerose.

Sarà davvero così? Nei pochi giorni intercorsi dall'abbassamento dei rating non sembra sia accaduto nulla di particolare (anche se è bene ricordare che Standard & Poor's aveva già rivisto in precedenza al ribasso gli Outlook di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare e UBI e ha attribuito a MPS un Outlook negativo sin da novembre 2007 per lo sforzo finanziario connesso all'acquisizione di Antonveneta).

Del resto i tassi di mercato sono bassi (nonostante una recente tendenza rialzista dell'Euribor) e, anche qualora le banche italiane dovessero pagare interessi più elevati sulle emissioni obbligazionarie future, l'aggravio finanziario non raggiungerebbe certo quello dei "Tremonti Bond" che presenteranno un tasso d'interesse minimo del 7,5%, che a sua volta graverà sul conto economico delle banche che ne hanno fatto richiesta, peggiorando le prospettive future su utili e dividendi distribuibili… in una spirale negativa "infinita" che potrebbe portare a nuove revisione al ribasso dei rating, e così via.

La situazione non è però così drammatica come sembra. Certamente esponenti di Bankitalia hanno già tenuto a precisare che – come emerso dalle trimestrali – è in corso un peggioramento del rischio di credito e l'aumento delle sofferenze potrebbe proseguire, nei prossimi mesi, a ritmi uguali o anche superiori a quelli già elevati osservati nel primo trimestre 2009. Questo perché l'emersione delle sofferenze segue con ritardo il peggioramento della congiuntura e solo nel secondo/terzo trimestre "verranno a galla" gli effetti del picco della crisi dell'economia reale che dovrebbe essersi verificato nei mesi di marzo/aprile.

Ma le banche italiane possono contare su un livello di patrimonializzazione comunque superiore a quello dei minimi regolamentari (anche prima del ricorso ai "Tremonti Bond") e su un grado di leva inferiore a quello delle principali banche europee. E mentre le principali banche statunitensi si sforzano di raccogliere nuovi mezzi finanziari per restituire al più presto i fondi pubblici ricevuti nell'ambito del piano TARP, quelle italiane non hanno ancora "esaurito" i fondi messi a disposizione dal Governo nell'ambito dei "Tremonti Bond", tanto che sono state annunciate sottoscrizioni per 6 -7 miliardi a fronte dei 10 -12 previsti. In questa situazione, ha davvero senso l'abbassamento degli Outlook operato da Moody's e Standard & Poor's per le banche italiane?

Ma attenzione.
Se le banche statunitensi stanno cercando di restituire al più presto i fondi Tarp non è certo per migliorare la situazione dei sempre più dissestati conti pubblici Usa, bensì per liberarsi dalle stringenti "gabbie" degli obblighi previsti per ricevere questi fondi, soprattutto in termini di remunerazione del management e di libertà di azione sul mercato. Se non è prevedibile (e ovviamente nemmeno auspicabile) il ritorno alla "finanza senza regole" antecedente a quella che ormai è stata etichettata come la "crisi dei subprime", non attendiamoci certo che gli istituti di credito Usa abbiano perso del tutto la loro "aggressività".

Non è pertanto così scontato che, nel "nuovo mondo" che sta emergendo dalla crisi, la posizione di prudenza assunta dalle banche italiane, che ha permesso fortunatamente al sistema di sopravvivere senza gravi contraccolpi, rappresenterà il modello di business vincente.
 

lollofanki

fumorer
ILSOLE24ORE.COM Le banche italiane e gli "indovini" del rating di Valeria Novellini 05 giugno 2009


Mirabile videtur, quod non rideat haruspex, cum haruspicem viderit. «C'è da stupirsi che un indovino non rida vedendo un altro indovino?», diceva Cicerone 2000 anni fa.

Ci sarebbe stato da stupirsi anche se, dopo il giudizio espresso da Moody's il 27 maggio (taglio da Stabile a Negativo dell'outlook, ovvero delle prospettive, sulle banche italiane), non fosse puntualmente giunta una simile indicazione da parte dell'altro colosso del rating, Standard & Poor's, che ha però espresso un Outlook negativo "solo" per 27 delle 49 banche italiane prese in esame. Le motivazioni di tale revisione al ribasso? Analoghe per entrambe le agenzie di rating: il deterioramento della qualità dell'attivo può deprimere la redditività delle banche italiane e, inoltre, maggiori risorse destinate agli accantonamenti e alla rettifiche su crediti provocano direttamente effetti negativi sul conto economico.

Sia Moody's che Standard & Poor's apprezzano comunque il modello di business di "banca commerciale" che presenta minore rischiosità rispetto a quello della banca d'investimento e la presenza di una buona base di raccolta derivante dall'elevata propensione al risparmio degli italiani. Tanto è vero che Moody's ha dichiarato che il sistema bancario italiano è stato l'ultimo, fra quelli europei, a subire il taglio dell'Outlook da Stabile a Negativo.

Ma questi giudizi hanno ancora effetto sui mercati finanziari? Il "declassamento" di Moody's non ha prodotto effetti significativi sui corsi di Borsa delle banche italiane quotate, ed è stato così anche per quello posto in essere da Standard & Poor's. Come non dimenticare che Moody's e Standard & Poor's (nonché Fitch Ratings) hanno declassato a "non investment grade", cioè a titoli spazzatura, le obbligazioni emesse da Lehman Brothers solo nel giorno in cui la banca statunitense è entrata in amministrazione controllata (Chapter 11)?

In realtà un abbassamento dei rating, o perlomeno dell'Outlook, dovrebbe avere ripercussioni non tanto sull'andamento dei titoli azionari della società (o banca) interessata, bensì soprattutto sui titoli obbligazionari (e strumenti finanziari similari), proprio perché si tratta di giudizi sulla "qualità del debito" sia a breve che a lungo termine. Ne deriverebbe, almeno in teoria, che le banche italiane per il futuro dovrebbero avere una "minor reputazione" in termini di capacità di rimborso delle proprie obbligazioni e, pertanto, per renderle più appetibili al mercato sarebbero in un certo senso "costrette" a emetterle con tassi d'interesse più elevati e comunque a condizioni più onerose.

Sarà davvero così? Nei pochi giorni intercorsi dall'abbassamento dei rating non sembra sia accaduto nulla di particolare (anche se è bene ricordare che Standard & Poor's aveva già rivisto in precedenza al ribasso gli Outlook di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare e UBI e ha attribuito a MPS un Outlook negativo sin da novembre 2007 per lo sforzo finanziario connesso all'acquisizione di Antonveneta).

Del resto i tassi di mercato sono bassi (nonostante una recente tendenza rialzista dell'Euribor) e, anche qualora le banche italiane dovessero pagare interessi più elevati sulle emissioni obbligazionarie future, l'aggravio finanziario non raggiungerebbe certo quello dei "Tremonti Bond" che presenteranno un tasso d'interesse minimo del 7,5%, che a sua volta graverà sul conto economico delle banche che ne hanno fatto richiesta, peggiorando le prospettive future su utili e dividendi distribuibili… in una spirale negativa "infinita" che potrebbe portare a nuove revisione al ribasso dei rating, e così via.

La situazione non è però così drammatica come sembra. Certamente esponenti di Bankitalia hanno già tenuto a precisare che – come emerso dalle trimestrali – è in corso un peggioramento del rischio di credito e l'aumento delle sofferenze potrebbe proseguire, nei prossimi mesi, a ritmi uguali o anche superiori a quelli già elevati osservati nel primo trimestre 2009. Questo perché l'emersione delle sofferenze segue con ritardo il peggioramento della congiuntura e solo nel secondo/terzo trimestre "verranno a galla" gli effetti del picco della crisi dell'economia reale che dovrebbe essersi verificato nei mesi di marzo/aprile.

Ma le banche italiane possono contare su un livello di patrimonializzazione comunque superiore a quello dei minimi regolamentari (anche prima del ricorso ai "Tremonti Bond") e su un grado di leva inferiore a quello delle principali banche europee. E mentre le principali banche statunitensi si sforzano di raccogliere nuovi mezzi finanziari per restituire al più presto i fondi pubblici ricevuti nell'ambito del piano TARP, quelle italiane non hanno ancora "esaurito" i fondi messi a disposizione dal Governo nell'ambito dei "Tremonti Bond", tanto che sono state annunciate sottoscrizioni per 6 -7 miliardi a fronte dei 10 -12 previsti. In questa situazione, ha davvero senso l'abbassamento degli Outlook operato da Moody's e Standard & Poor's per le banche italiane?

Ma attenzione.
Se le banche statunitensi stanno cercando di restituire al più presto i fondi Tarp non è certo per migliorare la situazione dei sempre più dissestati conti pubblici Usa, bensì per liberarsi dalle stringenti "gabbie" degli obblighi previsti per ricevere questi fondi, soprattutto in termini di remunerazione del management e di libertà di azione sul mercato. Se non è prevedibile (e ovviamente nemmeno auspicabile) il ritorno alla "finanza senza regole" antecedente a quella che ormai è stata etichettata come la "crisi dei subprime", non attendiamoci certo che gli istituti di credito Usa abbiano perso del tutto la loro "aggressività".

Non è pertanto così scontato che, nel "nuovo mondo" che sta emergendo dalla crisi, la posizione di prudenza assunta dalle banche italiane, che ha permesso fortunatamente al sistema di sopravvivere senza gravi contraccolpi, rappresenterà il modello di business vincente.
come giusto che sia il mercato orami ignora queste agenzie
la loro affidabilità e pari a zero e sinceramente non so cosa si aspetti a fondare una società di rating europea sotto l'egida e il controllo di qualche autorità nazionale o europea.
 

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