C'ERA UNA SVOLTA...

Chi ha vinto e chi ha perso.

La Lega guadagna 164.000 voti. (+ cento per cento).
Forza Italia, ingloblando NCD, PERDE 100.000 voti
Fratelli d'Italia ne guadagna 19.000 (raddoppia)

PD PERDE 100.000 voti
SEL guadagna 700 voti
Italia dei Valore perde 8.400 voti (più della metà)

5 stelle perde 25.000 voti ( il 21%)
 
Ultima modifica:
Il Kevin-Prince Boateng che non t’aspetti, che ripaga un tifoso che l’ha perso al gioco del Fantacalcio
dopo il prestito a sorpresa dal Sassuolo al Barcellona, nell’ultima finestra di mercato.

Nessuno s’aspettava questo passaggio: nè il centrocampista 31enne
nè Renato Nepa, un 36enne di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli, tifoso milanista.

«Dopo tutti i soldi che ho speso per prenderti al Fantacalcio, dovresti rimborsarmi
- ha scherzato, scrivendogli su Instagram, senza sperare ovviamente una replica -. Che faccio, ti mando il mio Iban?».

«Mandamelo» gli ha risposto il calciatore, lasciando il follower a bocca aperta.

Ma il bello doveva ancora venire: Dopo un po’, un altro messaggio:
«Pagato, il bonifico è stato fatto, un abbraccio grande».

«No, non ci credo... non è possibile! Ora svengo» ha commentato subito Renato,
annunciando che si è sentito talmente ripagato umanamente dal gesto che darà tutto in beneficenza.

Quanto gli ha versato Boateng? E’ stata la domanda che si sono fatti tutti.
Pare qualche centinaio di euro ma, al di là della cifra, colpisce il rapporto instaurato sui social con un fan da un giocatore famoso,
che evidentemente conosce bene e prende “sul serio” il campionato virtuale, noto ormai quasi quanto quello vero.
 
Risolto tutto.


"Chiediamo l'immediato intervento degli assetti della Marina militare e della Guardia costiera italiane e maltesi - prosegue la nota di Mediterranea -
Chiediamo che venga diramato l'SOS ad ogni nave presente nell'area, senza che questo significhi in alcun modo,
come avvenuto nel recente passato, ordinare ai cargo commerciali di riportare le persone soccorse in Libia.
Ricordiamo che ciò configura una gravissima violazione di tutte le Convenzioni internazionali sui diritti umani e del diritto del mare".

E ancora: "Ricordiamo infine il terribile naufragio del 18 gennaio scorso su cui pesa un'inchiesta già avviata.
Ci sono esseri umani che rischiano la vita in queste ore. Nessuno può dire di non sapere - conclude Mediterranea-
e le responsabilità ricadrebbero su tutti i governi che non approntassero ogni mezzo per salvarle."

L'imbarcazione in difficoltà si trovava in area di responsabilità Sar libica.
È quanto si apprende dalla Guardia costiera italiana: Tripoli ha assunto il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso, inviando in area un proprio mezzo.

L'evento si è concluso con il salvataggio di circa 100 persone.
 
Pennivendoli al lavoro .....
Ora, 7 giorni per una frattura ???????? Però leggiamo cosa c'è di vero.

I genitori di un tredicenne hanno denunciato, sabato scorso, ai carabinieri un consigliere comunale leghista di Bellusco (Monza),
accusandolo di aver colpito con una testata loro figlio, fratturandogli il setto nasale, per un petardo lanciato vicino a casa sua, venerdì sera a Bellusco (Monza).
Secondo il loro racconto, il ragazzino, italo-egiziano, si trovava all’esterno dell’abitazione del consigliere insieme ad altri due coetanei.
Uno, stando alle parole degli stessi ragazzini, sarebbe stato a sua volta aggredito a schiaffi e calci dallo stesso consigliere,
mentre l’altro, un nordafricano, sarebbe stato apostrofato per la sua nazionalità.
Il tredicenne, medicato in ospedale, è stato dimesso con una prognosi di sette giorni per la frattura.
Le altre due coppie di genitori stanno valutando se sporgere o meno denuncia.
L’accaduto e le dichiarazioni dei ragazzi sono ora al vaglio dei carabinieri, così come quelle di alcuni testimoni.

Fernando Biella sarebbe stato esasperato per le intemperanze dei ragazzi, vicino a casa sua.
Biella, secondo quanto riporta il Corriere, ha ammesso di aver colpito, ma nega di aver tirato una testata e di aver rivolto insulti razzisti.

“Non accetto questa ricostruzione – ha dichiarato alla stampa locale – da tempo questi ragazzi buttano petardi in casa mia,
sono uscito per dire loro di smetterla, ma sono stato aggredito con un calcio al ginocchio”.

Alla scena avrebbero assistito molte persone e i loro racconti sono al vaglio degli investigatori.
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Come sempre il "Fatto" riporta una versione un po' di parte.

Da un mese il consigliere in questione viene attaccato da gruppi di ragazzini che gli buttano petardi nel giardino
e si riuniscono davanti a casa sua a gridare a tutte le ore del giorno.
Dato che l'ultimo petardo in questione (quello dell'altro giorno appunto) ha spaventato la moglie cardiopatica del signore,
quest'ultimo è uscito e ha cominciato a inveire contro i ragazzini, due dei quali hanno reagito tirando calci. A questo punto è partita la testata.


"Ora, io non dico che abbia fatto bene, ma vorrei vedere voi alle prese con ragazzini di questo tipo,
che possono permettersi di fare di tutto perchè sanno perfettamente di essere intoccabili, anche per legge
(non li condannano nemmeno se stuprano o se bruciano vivo un uomo, figuriamoci...),
senza contare che vengono costantemente difesi e spalleggiati dai genitori. "

"Qualcuno sotto ha scritto: " a me hanno insegnato che non si picchiano donne e bambini", vero, a me però hanno insegnato anche
che non si tirano petardi nei giardini altrui e che se qualcuno esce facendoti osservazione
(anche gridando, e data la situazione si può benissimo capire) non lo prendi a calci.
Senza contare che se avessi fatto io una cosa del genere la testata mi sarebbe arrivata, da mia madre però. "

"Pensierino malizioso: non è che siccome il consigliere è leghista in automatico gli date torto?"

"Lei parla di aggressione vile e violenta solo perche' e' coinvolto un "ragazzino" di 13 anni,
una descrizione di un adolescente che puo', e probabilmente e', fuorviante.
Per quel che ne sappiamo, quel "ragazzino" puo' benissimo essere un ometto
alto 1 metro e 85 del peso di 90 kg, e il leghista un peso piuma.
No, non sono un violento e - l'assicuro - nemmeno un leghista, ma credo anche che, occasionalmente,
quando ce vo', ce vo'. Non ho la certezza, ma ho l'impressione che questa era una di quelle occasioni."
 
«Non sappiamo più da che parte girarci, una disperazione». Parole testuali.

E in mezzo alle parole il doppio del lavoro per chi c’è, e telefonate senza sosta per cercare rinforzi che ancora non ci sono.
L’ultimo grido sulla carenza di personale, che taglia in due il quadro della disoccupazione italiano, arriva dal cantiere nautico Beraldo, a Ca’ Nogara, nel Veneziano.

Lì, da due anni, ci sono quattro cartelline vuote: non arriva alcun curriculum
per le posizioni di meccanico per i motori dei mezzi di servizio, un carpentiere, un saldatore e un responsabile di cantiere.

Sia chiaro: si tratta di figure specializzate, ma non così rare, anzi. Eppure i posti restano vuoti.
Lo stipendio base parte da 1250 euro e può salire fino ai 1600 in base alle qualifiche,
come spiegano dall’azienda, ma niente da fare, non si mietono candidature. Il motivo?

Serve lavorare nei festivi, in particolare la domenica.
È lì che il potenziale popolo fantasma dei lavoratori sparisce o innesca la retromarcia.

«C’è chi ritira la candidatura appena sente che serve lavorare la domenica – ha raccontato in questi giorni il titolare Mirco Beraldo -.
Mi sono sentito dire addirittura: “La domenica devo accompagnare mia moglie al centro commerciale”.

Si rende conto? Quando apriamo le selezioni, facciamo anche fatica a raccogliere dei nominativi, anche solo per i colloqui.
Io, dunque, mi chiedo: ma nel nostro Paese c’è davvero bisogno di lavoro?».

A farsi avanti sono gli stranieri, tanti, ma si tratta di manovalanza che a livello professionale è lontana da ciò che si sta cercando.
«E poi, cavolo, io vorrei anche dare una mano agli italiani, ma non c’è verso, non si danno da fare, una disperazione».

Ma sono i personaggi che vivono nel contenitore della disoccupazione e degli aspiranti lavoratori a far perdere la pazienza alla famiglia Beraldo:

«Li devi cercare, quasi convincere, e poi a volte tirano bidone, non si presentano, cambiano idea – insiste Mirco -.
E poi: mi dicono che non bevono, che non hanno precedenti; poi controlli e scopri un mondo.
Quelli che si presentano, hanno solo in mente chiedere quanti soldi prenderanno, quante ferie faranno.
Figuriamoci sapere di lavorare la domenica! Una situazione che ti deprime, come titolare.
Io lo ripeto: siamo così sicuri che in Italia ci sia tutta questa necessità di lavorare? A me non sembra».

Nel frattempo, non si perde la speranza: per i quattro profili vacanti, si continuano a mettere annunci,
a chiamare le associazioni di categoria, ad informarsi anche su agenzie del lavoro da fuori regione.
Ma sempre con un codice fra gentiluomini: «Una cosa non faremo mai – conclude Mirco Beraldo –
strappare dipendenti alla concorrenza, con la promessa di pagarli di più. Ma noi non siamo così».
 
I numeri ....i 2 che mancano sono il presidente e quello arrivato secondo.

Cambia il consiglio regionale dell’Abruzzo.

La maggioranza di centrodestra ha 18 seggi
10 Lega,
3 Forza Italia,
2 Fratelli d’Italia,
uno Azione politica,
uno Udc-Dc-Idea, candidato presidente vincitore),

mentre alla minoranza ne spettano 13
7 M5S,
3 Pd,
uno Legnini presidente,
uno Abruzzo in Comune-Regione Facile, candidato presidente giunto secondo).
 
Cambiano gli animali .......

Invasione di orsi a Belushya Guba, cittadina russa di duemila abitanti sull’arcipelago di Novaja Zemlja, nella regione di Arkangelsk.
Oltre cinquanta esemplari hanno fatto la loro comparsa nel centro abitato dal dicembre 2018 ad oggi.

A causa dei cambiamenti climatici gli animali non hanno più di che cibarsi: le loro prede, infatti, sono fuggite.
E così si avvicinano alle case e, soprattutto, ai bidoni della spazzatura in cerca di qualcosa da mangiare.

Il problema è che è capitato che alcune volte questi orsi, che possono essere alti anche tre metri,
hanno attaccato gli umani, anche se per fortuna fino ad ora senza conseguenze.

Cli animali non sono più spaventati dai dissuasori sonori usati per allontanarli da case, scuole, uffici,
né dalle auto di pattuglia e dai cani, che rischiano anzi di diventare facili prede.

L’amministrazione comunale ha installato una rete protettiva aggiuntiva vicino a scuole ed asili,
ma attorno alle case non sono state messe protezioni. C’è molta preoccupazione soprattutto per i bambini, che non vengono più lasciati giocare all’aperto.

“Io sono qui dal 1983 ma non ho mai visto una cosa del genere”, ha raccontato il capo dell’amministrazione di Novaya Zemlya,
Zhigansha Musin a Meduza. “La gente – ha aggiunto – ha paura di lasciare le case e teme a mandare i loro figli a scuola e all’asilo”
 
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l 28 febbraio prossimo Regione Lombardia riceverà, dal Tirolo, la presidenza di Eusalp, la strategia europea per la regione alpina.
La Macroregione alpina coinvolge sette Paesi (Italia, Francia, Germania, Austria, Slovenia),
due stati extra Ue (Svizzera e Liechtenstein) e 48 regioni, tra cui le italiane Liguria, Lombardia, Val d’Aosta, Veneto, Friuli e le province autonome di Trento e Bolzano
 
Anche questo è "buonismo" da 4 soldi.
Prendiamo una bella struttura con finalità ospedaliera - abbandonata - rimettiamola in sesto.
E mettiamoci tutte queste belle signore in attesa del parto. Poi prendiamo un'altra bella struttura - abbondonata -
e facciamo un bel carcere con annesso asilo nido, asilo normale, scuola elementare e via dicendo e facciamo
scontare la pena a questi delinquenti. Perchè "delinquenti" è la parola corretta.
......dimenticavo. Esistono i computers. Presumo ce ne sia almeno 1 in ogni ufficio di polizia.
Al fermo della persona, un bel database con data presunto parto. Non dimenticate che la visita
- GRATIS - dalla ginecologa della ATS la fa anche lei. Ed esiste una data di parto presunto.

Anni 36, origine bosniaca, cognome (Hrustic) che la collega a una notissima famiglia rom della malavita romana, incinta:
e per questo (grazie a un’ordinanza di «differimento pena» che porta la data del 22 ottobre 2018)
sicura di non avere alcun «intralcio» dalla giustizia nonostante a suo nome esista un «ordine di carcerazione».

Dunque ogni poliziotto o carabiniere che la controllasse per strada, accertata la sua identità,
dovrebbe immediatamente portarla in carcere per scontare una condanna a 9 anni, stabilita dal Tribunale di Milano e passata in Cassazione.

Da incinta e libera, come ogni giorno, poco prima delle 14.50 di domenica la donna era in metropolitana.
S’è avvicinata a una ragazza che parlava al cellulare mentre attendeva il treno sulla banchina della fermata «Cadorna».
Quando la ragazza ha rimesso il telefono in borsa, s’è accorta che le mancava il portafogli, e ha visto la donna incinta
(notata poco prima proprio accanto a lei) che s’allontanava rapida verso un gruppo di sue complici alle quali ha consegnato qualcosa.

Nelle ore successive è iniziato tutto l’approfondimento sull’identità e sui precedenti
che ripercorre un canovaccio raccontato la settimana scorsa in un servizio del Corriere.
I carabinieri del Nucleo radiomobile l’hanno portata in caserma, hanno ricostruito la sua intera storia criminale,
dagli archivi hanno estratto la sua lista di precedenti, una sequenza di almeno trenta arresti e denunce per furti e borseggi,
con tutta la catena di processi che ne sono seguiti fino al «cumulo pena» complessivo di 9 anni.

In quel momento, domenica pomeriggio, si sono però incrociati due livelli giudiziari diversi.
Da una parte il furto, con l’arresto in flagranza (la donna ha anche chiesto una visita in ospedale nella quale i medici
hanno constatato che non c’erano problemi di salute) e dunque l’accordo con il pubblico ministero di turno
per portare la borseggiatrice di fronte al giudice per le «direttissime», nel tentativo comunque di creare un ostacolo
alla quotidiana e continua presenza delle borseggiatrici rom bosniache in metrò e nelle stazioni
(l’arresto non è stato convalidato e la donna resta denunciata).


L’altro filone è quello della pena da scontare, e su quello di fatto una decisione è già stata presa dai giudici,
dunque almeno fino al prossimo 21 giugno la borseggiatrice non andrà comunque in carcere proprio perché incinta.
La settimana scorsa il Corriere ha raccontato le storie analoghe di altre due borseggiatrici dello stesso «gruppo»,
una delle quali (che ha anche lo stesso cognome di quella fermata domenica) deve scontare una condanna a 14 anni
e per tre volte, tra 2015 e 2018, è stata arrestata o controllata a Milano, ma la pena non è mai stata «eseguita» perché la donna per tre volte era in gravidanza.

Quattro «differimenti» per lo stesso motivo ha avuto invece un’altra «delinquente abituale»
(definizione da codice penale, in base ai suoi precedenti) che in un ventennio è stata arrestata 27 volte.
 

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