cercherò di evadere le tasse il più possibile mi sia consentito: LO GIURO! (1 Viewer)

tontolina

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EUGE

Senior Utente
e quel fenomeno di Presidente della Repubblica firma tutto quello che gli sottopongono ??!!

ah, capisco, c'è il suo amico Monti ... basta la parola !!

ma si dimetta e dimostri un minimo di dignità !!

ps - sentito che per tentare di ridurre il numero dei parlamentari occorreva assoldarne (nel vero senso della parola) un altro centinaio ... temporaneamente, che in Itagliano si legge DEFINITIVAMENTE, come per la soprattassa sui carburanti, 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935, 14 lire per la crisi di Suez del 1956, 10 lire per il disastro del Vajont ...
 
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gecko

Forumer storico
e quel fenomeno di Presidente della Repubblica firma tutto quello che gli sottopongono ??!!

ah, capisco, c'è il suo amico Monti ... basta la parola !!

ma si dimetta e dimostri un minimo di dignità !!

ps - sentito che per tentare di ridurre il numero dei parlamentari occorreva assoldarne (nel vero senso della parola) un altro centinaio ... temporaneamente, che in Itagliano si legge DEFINITIVAMENTE, come per la soprattassa sui carburanti, 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935, 14 lire per la crisi di Suez del 1956, 10 lire per il disastro del Vajont ...

QUESTA E LA VERA EVASIONE. ci prendono per il culo tutti i santi giorni. ed ora ci vengono a controllare nei conti correnti di noi piccoli pesci e ci dicono anche quanto dobbiamo spendere.
Siamo in una dittattura e i regimi si rovesciano nel sangue
 

tontolina

Forumer storico
Il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica

mer 21 nov 2012


Ce l'hanno fatta anche stavolta. Mentre chiedono sacrifici agli italiani, gli onorevoli mantengono il loro stipendio intatto, e i costi della politica non cambiano. Perchè è stato dichiarato "inammissibile" l'emendamento al decreto sviluppo che proponeva di ridurre gli stipendi dei parlamentari, investendo questo notevole taglio nelle opere di sviluppo e crescita.

Invece l'istanza, portata avanti dalla senatrice Pd Leana Pignedoli, è stata cassata dalla Commissione industria del Senato, che sta vagliando l’ammissibilità o meno dei circa 1.800 emendamenti presentati.
I parlamentari votano no, negando al Paese la possibilità di investire una quota sulla crescita e l'occupazione giovanile. Era quanto deciso dall'emendamento bocciato: "Al fine di reperire, attraverso la riduzione del costo della rappresentanza politica nazionale, maggiori risorse da destinare al sostegno delle politiche per la crescita e l'occupazione giovanile, il trattamento economico omnicomprensivo annualmente corrisposto ai membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non può superare la media ponderata rispetto al Pil degli analoghi trattamenti economici percepiti annualmente dai membri dei Parlamenti nazionali dei sei principali Stati dell'Area Euro".

Leggi anche: Il politico più onesto al mondo? Potrebbe essere lui

Non è la prima volta che il Parlamento riesce a dribblare simili proposte di legge che tentano di mettere mano nelle loro onorevoli tasche: già lo scorso anno, a luglio, quando ancora era in piedi il governo Berlusconi, la Commissione Bilancio del Senato aveva bocciato - durante una votazione notturna e segreta - i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica, annunciati dall'allora ministro dell'economia Giulio Tremonti. Un notevole dimezzamento dei costi, se mai ci fosse stato: da quasi 12 mila euro a "soli" 6 mila euro, adeguandosi al livello medio degli altri paesi europei. Nulla di fatto.

La situazione non è cambiata sotto Monti: sfumata l'idea della riforma costituzionale per ridurre il numero dei deputati e senatori, così come i numerosi dietrofront del governo sul tema del taglio dei costi della politica, affidando la decisione direttamente all'esecutivo, cioè al Parlamento, cioè ai diretti interessati. Contraddittorio, oltre che beffardo.
Così come il bluff del taglio dello stipendio, annunciato a inizio anno. La decurtazione dell'indennità parlmentare di 1.300 euro lordi al mese - 700 euro netti - di cui si vantarono parlamentari di destra e sinistra era in realtà il taglio di un aumento automatico dovuto al cambio di regime pensionistico. Una rinuncia ad un aumento, in buona sostanza, lasciando la situazione esattamente come prima.

Leggi anche:

Berlusconi e i conti di Mediaset in rosso: quanti soldi ha perso?


Emilio Fede rinuncia all'avvocato nel Rubygate: "Costa troppo, e tanto non vado in carcere"
Ed è praticamente passata sottovoce la raccolta firme portata avanti quest'estate dal partito di Unione popolare per chiedere un referendum sul taglio degli stipendi d'oro dei parlamentari. Un milione e trecentomila firme prese per dire no alla legge 261 del 1965, che determina l’indennità parlamentare: 3.500 euro mensili che ogni membro di Camera e Senato riceve per le spese di soggiorno a Roma. Una proposta che ha un iter lungo: a gennaio, infatti, le firme raccolte saranno consegnate in Cassazione che dovrà valutare la leggittimità delle sottoscrizioni. Esito che si saprà soltanto in autunno, dopodichè sarà la volta della Corte Costituzionale che valuterà i quesiti non prima di gennaio 2014. Se tutto va bene, si voterà nella primavera successiva.


da Il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica - Yahoo! Notizie Italia
 

tontolina

Forumer storico
nel leggere il titolo di questo articolo
mi sono ricordata di Casini dell'UDC che continuava a ripetere come un mantra:"abbiamo vissuto sopra le nostre capacità"
ed io pensavo
"SIETE VISSUTI SOPRA LE NOSTRE CAPACITà DERUBANDOCI" e non hanno ancopra smesso anzi.....

da http://www.ilfattoquotidiano.it/201...-vissuto-al-di-sopra-dei-nostri-mezzi/307141/
Quelli che: “abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi”


di Alberto Bagnai | 26 luglio 2012Commenti (544)





Uno spettro si aggira per l’Italia: lo spettro del luogocomunismo. Sapete quelli che “abbiamovissutoaldisopradeinostrimezzi”? Le grandi frasi che non dicono nulla (direbbe Flaiano), ma dicono molto su chi le pronuncia (aggiungo sommessamente io). Sono quelli che dalle colonne dell’informazione di regime ci accusano di avere “nostalgia della lira” (Gramellini, caro, lo so che i capelli non li ho persi per colpa dell’euro, grazie, il problema è un altro, e te lo spiegherei se tu non pensassi di saperne più di un premio Nobel, o anche di uno studente del primo anno. Sai, fai un po’ tenerezza anche tu…).
Il paradosso è che loro, quelli che “guardano avanti”, in realtà esprimono una patetica, perdente nostalgia per i sani principi patriarcali che reggevano l’Italia contadina. Carissimi: purtroppo siamo in una moderna economia capitalistica e finanziaria! E la finanza, caso mai non lo aveste capito (non è mai troppo tardi) serve proprio a vivere al di sopra dei propri mezzi, che non è necessariamente una cattiva idea, perché in economia esiste una cosa che si chiama “tempo”: il debito è un modo per raccordare il presente al futuro (questa è la forza del capitalismo) e non è detto che sia un modo sbagliato. Dipende da cosa si fa coi soldi che si prendono in prestito.
Per fortuna Alesina e Giavazzi ci danno un assist inaspettato nella lotta contro le orde luogocomuniste. Eh già! Perché nel disegnare un’ampia sintesi dell’accaduto, i funamboli dell’austerità espansiva, presi da un irreprimibile accesso di sincerità, cosa ci dicono?

“Le banche, dopo aver concesso mutui con grande leggerezza, senza chiedersi se il debitore sarebbe stato in grado di sostenere le rate, subiscono perdite ingenti e devono ricapitalizzarsi… se interviene lo Stato, il debito pubblico esplode”.
Ma va là!

Allora se tante imprese e tante famiglie hanno contratto mutui insostenibili la colpa non è tutta e solo loro?

Allora è come dico io (litigando, da un anno a questa parte, sul mio blog, con i vostri accesi ammiratori): in un’economia capitalistica il creditore deve essere accorto, deve valutare i progetti da finanziare!

Quando il raccordo fra presente e futuro si inceppa, la responsabilità è anche e soprattutto di chi ha dato, non solo di chi ha preso.

Grazie, colleghi.

Vogliamo fare un passettino in più?

Vogliamo chiederci perché le banche paiono così “leggere” al vento della globalizzazione (quali colombe dal disio chiamate)?

Voi, pudichi e ritrosi, la domanda non la fate, ma la risposta ve la do lo stesso, e gratis: le banche hanno prestato incautamente perché avevano la tronfia e spudorata certezza che al momento opportuno sarebbero state tirate fuori dai guai dai governi, i quali avrebbero fatto carne di porco dei loro cittadini pur di salvare le riverite terga dei banchieri.

Cosa che sta puntualmente accadendo ad opera dei tanti [ame="http://www.youtube.com/watch?v=nqjQG-Tw9FY"]garzoni di bottega[/ame] inviati a riscuotere i sospesi, i quali, sapendo che l’euro sta per saltare, strozzano i cittadini per rimborsare i propri mandanti in moneta “buona”, prima dell’inevitabile svalutazione. E i cittadini accettano (per ora) di essere strozzati anche perché tanti lungimiranti e progressisti informatori ripetono loro: avetevissutoaldisopradeivostrimezzi. Penitenziagite!
Come ogni ideologia, anche il luogocomunismo è finalizzato a controllare le masse, e fallirà.

E dopo, cari Solone e Licurgo, per risolvere i problemi di moral hazard della finanza ci sarà bisogno non di meno, ma di più Stato:

di spezzare le reni non alla Grecia (vergogna!), ma alla finanza, dividendo le banche sia funzionalmente sia dimensionalmente (il ring fencing del quale si parla in paesi più liberi del nostro) e limitando i movimenti internazionali di capitali.

Perché tanto da qui non si scappa: negli ultimi trent’anni, tutti i paesi andati a gambe per aria erano stati prima sommersi da un diluvio di capitali esteri. I soldi che le banche prestavano “con grande leggerezza” venivano da fuori.
Ve lo spiegano questo Reinhart e Rogoff?

Perché eventualmente c’è un amico mio che potrebbe spiegarvelo.

Le crisi finanziarie non sono catastrofi naturali: forse non ci crederete, ma le crisi avvengono perché qualcuno ci guadagna (sì, lo so: l’esempio non è buono: purtroppo in Italia c’è chi ci guadagna anche dai terremoti: ma almeno ancora non può provocarli…).

Sempre a proposito di letture consigliate, lo studio di Reinhart e Rogoff sui rapporti fra debito pubblico e crescita non servirebbe a nulla nemmeno se fosse stampato sulla carta igienica.
Ma per fortuna chi fa ricerca seria su questi temi in Europa c’è: Panizza e Presbitero è una lettura consigliata per voi.
E a tutti consiglio Oltre l’austerità.
 

tontolina

Forumer storico
Il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica

mer 21 nov 2012


Ce l'hanno fatta anche stavolta. Mentre chiedono sacrifici agli italiani, gli onorevoli mantengono il loro stipendio intatto, e i costi della politica non cambiano. Perchè è stato dichiarato "inammissibile" l'emendamento al decreto sviluppo che proponeva di ridurre gli stipendi dei parlamentari, investendo questo notevole taglio nelle opere di sviluppo e crescita.

Invece l'istanza, portata avanti dalla senatrice Pd Leana Pignedoli, è stata cassata dalla Commissione industria del Senato, che sta vagliando l’ammissibilità o meno dei circa 1.800 emendamenti presentati.
I parlamentari votano no, negando al Paese la possibilità di investire una quota sulla crescita e l'occupazione giovanile. Era quanto deciso dall'emendamento bocciato: "Al fine di reperire, attraverso la riduzione del costo della rappresentanza politica nazionale, maggiori risorse da destinare al sostegno delle politiche per la crescita e l'occupazione giovanile, il trattamento economico omnicomprensivo annualmente corrisposto ai membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non può superare la media ponderata rispetto al Pil degli analoghi trattamenti economici percepiti annualmente dai membri dei Parlamenti nazionali dei sei principali Stati dell'Area Euro".

Leggi anche: Il politico più onesto al mondo? Potrebbe essere lui

Non è la prima volta che il Parlamento riesce a dribblare simili proposte di legge che tentano di mettere mano nelle loro onorevoli tasche: già lo scorso anno, a luglio, quando ancora era in piedi il governo Berlusconi, la Commissione Bilancio del Senato aveva bocciato - durante una votazione notturna e segreta - i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica, annunciati dall'allora ministro dell'economia Giulio Tremonti. Un notevole dimezzamento dei costi, se mai ci fosse stato: da quasi 12 mila euro a "soli" 6 mila euro, adeguandosi al livello medio degli altri paesi europei. Nulla di fatto.

La situazione non è cambiata sotto Monti: sfumata l'idea della riforma costituzionale per ridurre il numero dei deputati e senatori, così come i numerosi dietrofront del governo sul tema del taglio dei costi della politica, affidando la decisione direttamente all'esecutivo, cioè al Parlamento, cioè ai diretti interessati. Contraddittorio, oltre che beffardo.
Così come il bluff del taglio dello stipendio, annunciato a inizio anno. La decurtazione dell'indennità parlmentare di 1.300 euro lordi al mese - 700 euro netti - di cui si vantarono parlamentari di destra e sinistra era in realtà il taglio di un aumento automatico dovuto al cambio di regime pensionistico. Una rinuncia ad un aumento, in buona sostanza, lasciando la situazione esattamente come prima.

Leggi anche:

Berlusconi e i conti di Mediaset in rosso: quanti soldi ha perso?


Emilio Fede rinuncia all'avvocato nel Rubygate: "Costa troppo, e tanto non vado in carcere"
Ed è praticamente passata sottovoce la raccolta firme portata avanti quest'estate dal partito di Unione popolare per chiedere un referendum sul taglio degli stipendi d'oro dei parlamentari. Un milione e trecentomila firme prese per dire no alla legge 261 del 1965, che determina l’indennità parlamentare: 3.500 euro mensili che ogni membro di Camera e Senato riceve per le spese di soggiorno a Roma. Una proposta che ha un iter lungo: a gennaio, infatti, le firme raccolte saranno consegnate in Cassazione che dovrà valutare la leggittimità delle sottoscrizioni. Esito che si saprà soltanto in autunno, dopodichè sarà la volta della Corte Costituzionale che valuterà i quesiti non prima di gennaio 2014. Se tutto va bene, si voterà nella primavera successiva.


da Il Parlamento boccia il taglio degli stipendi, ancora intatti i costi della politica - Yahoo! Notizie Italia
Onorevoli, no alla riduzione degli stipendi. Commissione boccia emendamento

L’emendamento al decreto sviluppo destinato a tagliare i salari dei parlamentari italiani non ha passato il vaglio dell’ammissibilità in Commissione industria del Senato


di Redazione Il Fatto Quotidiano | 20 novembre 2012Commenti (28)

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Onorevoli, no alla riduzione degli stipendi. Commissione boccia emendamento - Il Fatto Quotidiano
 

big_boom

Forumer storico
come da titolo, ma che spasso!!

per quello sono cosi' belli cicciotti e con la panza i parlamentari :lol:


[ame=http://www.youtube.com/watch?v=0GwesAkPVlQ]L'Ultima Parola - "Grand Hotel Montecitorio" di Monica Raucci - YouTube[/ame]
 

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