Sempre in tema di diverse visioni di quanto succederà...
Lorenzo Raffo - FMagazine:
"Vale allora la pena sentirli i gestori professionali. Il primo allarme che lanciano riguarda la situazione statunitense, dove la differenza di rendimento fra i Treasury a 10 anni e quelli a 2 anni scende, con la conseguenza che si appiattisce la curva, situazione che ha un significato: la politica monetaria non riesce ad avere effetti concreti nella fase attuale. Per chi investe ciò comporta una serie di rischi: la Fed rallenterà il rialzo dei tassi (non ne farà quattro ma forse due o forse uno nel 2016 – questo report lo aveva previsto settimane fa!) e il dollaro non si rafforzerà di molto sull’euro: al massimo viene visto a 1,05, se va bene. La conseguenza? Potrebbero avvantaggiarsene gli emergenti – e quindi le loro valute – verso cui correrebbero maggiori capitali. Il pericolo più grande? Che la Bce incrementi il suo Quantitative Easing e la Fed – invece di aumentare i tassi – faccia addirittura un passo indietro. Se ciò succedesse l’unico asset da comprare sarebbe la volatilità riferita ai mercati azionari! In realtà i gestori – in presenza di un tale evento – auspicherebbero “di vendere tutto e andare a casa!”. Probabilità? Poche, ma assimilabili al classico Cigno Nero. C’è anche chi dice l’opposto e riporta alla notizia di apertura: attenzione ai titoli di Stato dell’eurozona, soprattutto a tasso fisso, che non prezzano correttamente il rischio insito. Se il quadro è questo, un solo consiglio trova quasi tutti d’accordo: high yield, high yield! Che però stanno andando male e vanno comunque trattati quasi soltanto con specifici Etf. In estrema sintesi: il 2016 non sarà facile nemmeno per gli obbligazionisti, fra l’altro colpiti da “strane” ristrutturazioni di alcune emissioni in vari Paesi europei da parte di società non sempre sull’orlo del baratro. Una storia curiosa che richiederebbe troppo spazio per essere raccontata".