Dopo un doveroso periodo di pausa, utilizzato per comprendere nel dettaglio come ho fatto ad azzerare in pochi mesi tutti i guadagni fatti sui certificati nello scorso 2015 ed in più ad avere un portafoglio residuo in profondo rosso, ora sono più consapevole dei rischi/opportunità insiti negli strumenti di cui discutiamo.
Si, perché si tratta proprio di rischi/opportunità insiti nella struttura proprie dei certificati.
A mio parere non va mai dimenticato che questi sono prodotti che hanno come sottostanti azioni, indici, valute o materie prime: tutti prodotti fortemente volatili e quindi assoggettati ad un rischio interno molto elevato.
Gli ultimi mesi mi hanno fatto rendere conto come non basta la profondità della barriera per sentirsi al sicuro; un'aumento di capitale, diluvio come si usano fare in questo periodo, basta a sgretolare qualunque barriera per profonda essa sia.
Allora, se rischio deve esserci, è giocoforza che per valere la pena di fare un investimento in certificati vi deve essere un adeguata remunerazione per questo rischio.
A mio parere le strutture che prevedono una autocallabilità a pochi mesi non la danno, perché se il sottostante decolla si resta col cerino in mano, portando a casa un rimborso di pochi percento mentre se affonda, rotta la barriera non c'è limite alla perdita potenziale.
Approfondiremo, se volete, questi concetti.
Ora vi dico che ho fatto pulizia di tutti quei prodotti che galleggiavano in attesa di un recupero, senza alcuna vera prospettiva concreta, del sottostante e mi sono messo alla ricerca di certificati con miglior rapporto rischio rendimento, partendo dal presupposto che il rischio è sempre elevato per cui il rendimento deve essere adeguato.
Ho fatto censire un paio di prodotti da BG (presso la quale non pago commissioni); appena li acquisto ne parliamo.