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Utility - Germania: presentato il disegno di legge per l'uscita dal nucleare
Dopo mesi di negoziati con i vertici dei gruppi attivi nella produzione di energia elettrica dall'atomo, l'esecutivo guidato da Angela Merkel ha annunciato ieri il provvedimento che ha quantificato a 23,6 miliardi gli oneri relativi alla chiusura delle centrali nucleari in Germania e allo stoccaggio delle relative scorie. La cifra era gia' circolata la scorsa primavera, ma rispetto ai sei mesi fa il disegno di legge annunciato dal governo, in linea con le indiscrezioni della settimana scorsa, prevede la possibilita' di rateizzare i pagamenti. Il business della generazione tradizionale (gas e carbone) rimane comunque sotto pressione per il piano del governo di aumentare ulteriormente la quota di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
Nella giornata di ieri, il Consiglio dei ministri tedesco ha dato il via libera al disegno di legge che mira alla risoluzione delle questioni riguardanti l’uscita della Germania dal nucleare entro il 2022. Il provvedimento arriva, dopo ben sette mesi di trattative con le imprese operanti nel settore, e rappresenta il punto d'incontro tra l'esigenza del governo guidato da Angela Merkel di evitare che i relativi costi gravino interamente sui conti pubblici, e quelle delle utility coinvolte di non mettere in pericolo la loro situazione finanziaria ed economica.
In particolare, il disegno di legge presentato ieri ha quantificato a 23,6 miliardi di euro il costo complessivo relativo alla chiusura delle centrali nucleari e allo stoccaggio delle relative scorise, sostanzialmente in linea con la cifra circolata la scorsa primavera. Il provvedimento del governo prevede poi, sulla scia di quanto anticipato da alcuni organi di stampa la settimana scorsa, che il pagamento possa avvenire anche a rate. Nel dettaglio, e' previsto un primo versamento pari al 20% della somma dovuta all'entrata in vigore della legge, che l'esecutivo di Berlino conta possa avvenire a inizio 2017 e che implichera' il passaggio totale della responsabilita' legale allo Stato tedesco, e poi una serie di rate da pagare entro il 2020.
Le tedesche E.On , Rwe e EnBW insieme alla svedese Vattenfall hanno gia' accantonato 17,4 miliardi in un fondo che sara' gestito dallo Stato, i restanti 6,2 miliardi serviranno per far fronte ad eventuali costi aggiuntivi dello stoccaggio delle scorie. Martedi', E.On ha stimato in circa 10 miliardi la sua quota di pertinenza mentre la svedese Vattenfall ha indicato la cifra di 1,75 miliardi. Nessuna cifra e', invece, stata fornita da Rwe ed EnBW. Il disegno di legge del governo e' stato accolto positivamente dalle utility coinvolte perche' rimuove un pesante elemento d'incertezza che aveva zavorrato la performance borsistica nel corso del 2016.
A tenere sotto pressione i gruppi che producono energia in Germania da fonte termoelettrica, non solo la rapida uscita dal nucleare, ma anche il cosiddetto 'Energiewende', o cambiamento energetico. Si tratta del piano del governo di tedesco di aumentare ulteriormente la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, penalizzando cosi' ancora i conti delle aziende che gestiscono centrali alimentate a gas e a carbone. Basti pensare che E.On ha concluso l'esercizio 2015 in perdita e Rwe ha addirittura cancellato il dividendo. Entrambe poi hanno cercato di reagire attraverso la valorizzazione di singole divisioni. E.On ha proceduto a settembre allo spin-off di Uniper, cioe' delle attivita' che gestiscono le centrali convenzionali, e alla successiva quotazione sul listino di Francoforte. Allo stesso modo Rwe ha quotato la settimana scorsa Innogy, nella quale ha accorpato la produzione da fonti rinnovabili, le reti il business retail.
Utility - Germania: presentato il disegno di legge per l'uscita dal nucleare
Dopo mesi di negoziati con i vertici dei gruppi attivi nella produzione di energia elettrica dall'atomo, l'esecutivo guidato da Angela Merkel ha annunciato ieri il provvedimento che ha quantificato a 23,6 miliardi gli oneri relativi alla chiusura delle centrali nucleari in Germania e allo stoccaggio delle relative scorie. La cifra era gia' circolata la scorsa primavera, ma rispetto ai sei mesi fa il disegno di legge annunciato dal governo, in linea con le indiscrezioni della settimana scorsa, prevede la possibilita' di rateizzare i pagamenti. Il business della generazione tradizionale (gas e carbone) rimane comunque sotto pressione per il piano del governo di aumentare ulteriormente la quota di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili.
Nella giornata di ieri, il Consiglio dei ministri tedesco ha dato il via libera al disegno di legge che mira alla risoluzione delle questioni riguardanti l’uscita della Germania dal nucleare entro il 2022. Il provvedimento arriva, dopo ben sette mesi di trattative con le imprese operanti nel settore, e rappresenta il punto d'incontro tra l'esigenza del governo guidato da Angela Merkel di evitare che i relativi costi gravino interamente sui conti pubblici, e quelle delle utility coinvolte di non mettere in pericolo la loro situazione finanziaria ed economica.
In particolare, il disegno di legge presentato ieri ha quantificato a 23,6 miliardi di euro il costo complessivo relativo alla chiusura delle centrali nucleari e allo stoccaggio delle relative scorise, sostanzialmente in linea con la cifra circolata la scorsa primavera. Il provvedimento del governo prevede poi, sulla scia di quanto anticipato da alcuni organi di stampa la settimana scorsa, che il pagamento possa avvenire anche a rate. Nel dettaglio, e' previsto un primo versamento pari al 20% della somma dovuta all'entrata in vigore della legge, che l'esecutivo di Berlino conta possa avvenire a inizio 2017 e che implichera' il passaggio totale della responsabilita' legale allo Stato tedesco, e poi una serie di rate da pagare entro il 2020.
Le tedesche E.On , Rwe e EnBW insieme alla svedese Vattenfall hanno gia' accantonato 17,4 miliardi in un fondo che sara' gestito dallo Stato, i restanti 6,2 miliardi serviranno per far fronte ad eventuali costi aggiuntivi dello stoccaggio delle scorie. Martedi', E.On ha stimato in circa 10 miliardi la sua quota di pertinenza mentre la svedese Vattenfall ha indicato la cifra di 1,75 miliardi. Nessuna cifra e', invece, stata fornita da Rwe ed EnBW. Il disegno di legge del governo e' stato accolto positivamente dalle utility coinvolte perche' rimuove un pesante elemento d'incertezza che aveva zavorrato la performance borsistica nel corso del 2016.
A tenere sotto pressione i gruppi che producono energia in Germania da fonte termoelettrica, non solo la rapida uscita dal nucleare, ma anche il cosiddetto 'Energiewende', o cambiamento energetico. Si tratta del piano del governo di tedesco di aumentare ulteriormente la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, penalizzando cosi' ancora i conti delle aziende che gestiscono centrali alimentate a gas e a carbone. Basti pensare che E.On ha concluso l'esercizio 2015 in perdita e Rwe ha addirittura cancellato il dividendo. Entrambe poi hanno cercato di reagire attraverso la valorizzazione di singole divisioni. E.On ha proceduto a settembre allo spin-off di Uniper, cioe' delle attivita' che gestiscono le centrali convenzionali, e alla successiva quotazione sul listino di Francoforte. Allo stesso modo Rwe ha quotato la settimana scorsa Innogy, nella quale ha accorpato la produzione da fonti rinnovabili, le reti il business retail.