Certificati di investimento - Cap. 2

Stato
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Che lo 0,55% in due mesi non sia una opportunità, beh.... dipende. Dipende dal certificato e dalle probabilità che vada a buon fine; se sono altissime 99,...% beh, per me quel tasso E' una opportunità! Equivale ad un 3,3% annuale e chi te lo dà quel tasso? A quali obbligazioni bisogna rivolgersi per ottenere quel tasso? Con che rischi?

Poi sui files di Maurizio io utilizzo di gran lunga di più quello denominato "certificati.xls"; e me ne servo per passare in rassegna i vari certificati filtrandoli per data: mi spiego meglio: se voglio ad esempio selezionare i certificati che pagano cedola o scadono nel mese di aprile 2018, che faccio? metto il filtro delle varie date in basso (una ad una prima 02/04/2018 ...poi 03/04/2018) e mi passo in rassegna i certificati... mi recupero i prezzi e me li controllo. E' un lavoro lungo, faticoso, ma è solo così che ho evidenziato "occasioni" altrimenti per me irrecuperabili.
 
Non sapevo che ci fossero 550 certificati... :eek:
Cmq no... non sono i più interessanti in senso assoluto...
Il principio base è inserire quelli di cui si trovano i prospetti (cosa non facile ed immediata come si potrebbe immaginare)...
Poi, nonostante cerchi di guardare da più prospettive, alcuni certificati non ce la faccio a metterli perchè proprio non mi piacciono (ad esempio i bonus a cui fai riferimento)...
Quello su MPS è lì perchè, nel momento in cui è stato aggiunto, secondo me era da monitorare...
Sulle formule del file di Paolo non aggiungo niente perchè è effettivamente come dici...
Infine la domanda metodologica... l'aggiornamento settimanale avviene in base alle rilevazioni ed alle eventuali scadenze ed in base alle nuove emissioni (sempre considerando quanto dicevo prima)...
Ultimo pensiero... sinceramente non mi ero mai posto il problema del "possono servire o no"... a me servono, a Paolo servono, ad altri anche... ma, se qualcuno non li trova utili, davvero no problem... :)
OK grazie Maurizio. Ora mi è più chiara la logica e so i limiti di questi files.
Buona domenica.
 
OK grazie Maurizio. Ora mi è più chiara la logica e so i limiti di questi files.
Buona domenica.
..in aggiunta , a quello che gli altri utenti del forum ti hanno detto e quello che hai capito sulla funzionalità delle celle colorate del file che modifico, trovi i vari isin di colore azzurro che aprono i link delle quotazioni del certificato (solitamente la pagina dell'emittente) e sottostanti del certificato colorati di rosso che aprono le pagine dei grafici dei sottostanti desiderati.
Chiaro è che il grosso del lavoro lo fa Maurizio, nella ricerca e inserimento delle caratteristiche dei certificati, io aggiungo delle opzioni che possono determinare rendimenti e distanze dalle barriere cosicché fa capire di primo impatto se il certificato può fare al caso nostro o meno. Con i link vado ad aprire direttamente le pagine del certificato per studiarne tutte le caratteristiche e le quotazioni.
È un modo per rendere più veloce la ricerca..tutto qui :);)
 
Con le nuove regole le banche italiane subiranno un drammatico calo di utili
GIANLUCA PAOLUCCI
Nel 2016 le prime 10 banche italiane hanno registrato nuovi crediti problematici in bilancio per 29,4 miliardi. Si va dai 10,5 miliardi di Unicredit - che ha impieghi totali per 444,6 miliardi - agli 1,1 miliardi dei Carige o ai 706 milioni di Creval, che però hanno impieghi alla clientela sensibilmente inferiori e pari rispettivamente a 18,2 e 17,4 miliardi di euro. Tutte insieme, le prime dieci banche hanno 228 miliardi di crediti difficili sui 249 miliardi totali in pancia alle banche italiane.
Secondo gli analisti di Equita, applicando ai numeri del 2016 le nuove regole sui crediti problematici proposte dalla Bce, il costo dei rischi per queste banche sarebbe incrementato di 3,5 miliardi di euro. Ed è questo numero a spaventare di più i banchieri e, a cascata, regolatori, governanti e imprese.
La maggior parte (78%) delle nuove sofferenze sono garantite e quindi le banche avrebbero sette anni di tempo per essere «abbattuti» del 100%. Secondo i dati di Bankitalia, il 54% delle garanzie viene recuperata dopo più di 5 anni ma entro nove anni la percentuale di recupero si avvicina al 100%.
Ma è la componente senza garanzie quella che desta maggiori preoccupazioni che va ammortizzata entro due anni ed è composta prevalentemente da famiglie (credito al consumo) e piccole imprese. «Se ci sarà una stretta del credito sarà su queste categorie», spiega un gestore di fondi che ha investimenti nelle banche italiane. Il ragionamento che fa un banchiere è il seguente: è vero che gli Utp (unlikely to pay, inadempienze probabili, il gradino che precede le sofferenze) tendono a diventare sofferenze al ritmo del 15/20% all’anno. «Ma è anche vero che statisticamente circa un terzo tornano “in bonis”. Le banche finora avevano l’incentivo a tenere il cliente e stabilizzare l’esposizione». Con la proposta della Bce, «viene meno l’incentivo a recuperare l’esposizione privilegiando la vendita del credito a fondi specializzati, il cui interesse è recuperare in fretta il proprio credito a scapito del cliente».
Spostando l’attenzione dai problemi dei clienti a quelli delle banche, la prospettiva cambia. Il problema maggiore della proposta della Bce è proprio quello di chiedere di accantonare al 100% delle categorie di credito deteriorato che finora le banche italiane hanno pensato di gestire internamente senza troppi patemi. I cosiddetti Utp, ad esempio, secondo una ricerca di Credit Suisse hanno tassi di copertura del rischio che vanno dal 44% di Unicredit al 26% di Bper. Gli scaduti («past due» nella definizione anglofona, il primo gradino del credito deteriorato) hanno coperture che vanno dal 34% ancora di Unicredit al 8% di Bper o al 9% di Ubi.
La necessità di aumentare gli accantonamenti, seppur in maniera graduale, peserà maggiormente sugli istituti più deboli. Guardando all’ultima riga del bilancio, la stima per il 2018 è di un impatto sugli utili di circa un miliardo (sempre per le prime dieci banche) sugli 8,4 miliardi di utili attesi per il prossimo anno. Ma se per Unicredit e Intesa Sanpaolo, gli istituti più solidi, il calo dell’utile sarà limitato ad una percentuale compresa tra l’8% e il 9%, per Bpm Banco l’impatto sull’utile atteso arriverà al 21%, al 26% per Bper e fino al 47% per Carige, per la quale peraltro il mercato stima già una perdita netta di 50 milioni.
In attesa di chiarire il quadro regolatorio, il fondo speculativo Bridgewater Associates (160 miliardi di asset in gestione, uno dei più grandi fondi speculativi Usa) ha scommesso oltre 700 milioni di euro sul ribassi di un paniere di banche italiane che comprende Unicredit, Intesa, Ubi Banca, Bper e Banco Bpm.
 
..in aggiunta , a quello che gli altri utenti del forum ti hanno detto e quello che hai capito sulla funzionalità delle celle colorate del file che modifico, trovi i vari isin di colore azzurro che aprono i link delle quotazioni del certificato (solitamente la pagina dell'emittente) e sottostanti del certificato colorati di rosso che aprono le pagine dei grafici dei sottostanti desiderati.
Chiaro è che il grosso del lavoro lo fa Maurizio, nella ricerca e inserimento delle caratteristiche dei certificati, io aggiungo delle opzioni che possono determinare rendimenti e distanze dalle barriere cosicché fa capire di primo impatto se il certificato può fare al caso nostro o meno. Con i link vado ad aprire direttamente le pagine del certificato per studiarne tutte le caratteristiche e le quotazioni.
È un modo per rendere più veloce la ricerca..tutto qui :);)


Grazie mille per tutto questo lavorone che fai
 
Sabato mattina, tempo da perdere (o investire...) e ho cercato di riclassificare il mio ptf in funzione del rischio di ogni singolo titolo.
Mentre sono riuscito senza troppe difficoltà a riclassificare fondi etf e obbligazioni, sui certificati sono in difficoltà a dare una classificazione,
Escludendo il rischio emittente, mi sono chiesto a quale livello di distanza dalle barriere è ragionevole considerare un sottostante (e quindi il certificato) a rischio medio, alto o basso ?
Mi sono poi posto una seconda domanda: è sufficiente considerare la distanza dalla barriera come indicatore del rischio o questo va ponderato per la volatilità del sottostante ?
Mi sono poi posto a questo punto una terza domanda: la distanza dalla barriera va corretta per i dividendi (questo per i sottostanti azionari) attesi entro la scadenza del certificato ?
A questo punto mi sono reso conto che mettere in un file di Excel tutte queste informazioni avrebbe comportato troppo lavoro, tanto da arrivare al paradosso che il suo "costo" sarebbe stato superiore all'utilità che il lavoro stesso avrebbe avuto.

Arrivato a questa considerazione mi sono posto una quarta domanda: mi sto facendo troppe pippe mentali ? E sono andato a pranzo.

Adesso provo a chiedere a voi; in base a quali criteri/parametri giudicate il rischio di un certificato ?[/QUO
Sabato mattina, tempo da perdere (o investire...) e ho cercato di riclassificare il mio ptf in funzione del rischio di ogni singolo titolo.
Mentre sono riuscito senza troppe difficoltà a riclassificare fondi etf e obbligazioni, sui certificati sono in difficoltà a dare una classificazione,
Escludendo il rischio emittente, mi sono chiesto a quale livello di distanza dalle barriere è ragionevole considerare un sottostante (e quindi il certificato) a rischio medio, alto o basso ?
Mi sono poi posto una seconda domanda: è sufficiente considerare la distanza dalla barriera come indicatore del rischio o questo va ponderato per la volatilità del sottostante ?
Mi sono poi posto a questo punto una terza domanda: la distanza dalla barriera va corretta per i dividendi (questo per i sottostanti azionari) attesi entro la scadenza del certificato ?
A questo punto mi sono reso conto che mettere in un file di Excel tutte queste informazioni avrebbe comportato troppo lavoro, tanto da arrivare al paradosso che il suo "costo" sarebbe stato superiore all'utilità che il lavoro stesso avrebbe avuto.

Arrivato a questa considerazione mi sono posto una quarta domanda: mi sto facendo troppe pippe mentali ? E sono andato a pranzo.

Adesso provo a chiedere a voi; in base a quali criteri/parametri giudicate il rischio di un certificato ?
La domanda più semplice è la quarta...ma la tua risposta è perfetta...
Per quanto riguarda le altre domande le risposte non sono semplici, soprattutto in un campo dove non sempre 2+2 faccia 4
Certo è che la distanza dalla barriera è un fattore importante, ma come hai dedotto, è legata alla volatilità del sottostante.
Immagina la volatilità di titoli tipo Twitter o tesla messa a confronto con eni o Enel
Chi struttura certificati ovviamente ne tiene conto nel considerare barriere e rendimenti.
Per quanto concerne i dividendi futuri attesi questi sono già compresi nella quotazione giornaliera del certificato, infatti quando c'è lo stacco del dividendo di un'azione il certificato non ne risente, al contrario dell'azione stessa.
Effettivamente mettere tutte queste info su un file non è semplice ma in alcuni casi paradossalmente anche "Non utili"
 
Purtroppo, una delle difficoltà connesse ai certificati, a parte il loro meccanismo complicato, è che sono tantissimi: come cavolo si fa a trovarne di interessanti, se non passandoli in rassegna uno ad uno?

Anche i sito C&D o Acepi aiutano, ma fino ad un certo punto. I dati statici ci sono, ma non quelli dinamici, ossia le quotazioni del certificato medesimo e dei/dei sottostanti: quindi poi vanno spulciati o dalla propria piattaforma o dai siti degli emittenti.

Ci vorrebbe che morningstar si interessasse a questi prodotti...

Tu come hai fatto ad automatizzare il tuo excel con le quotazioni?

Ormai mi conoscete bene, non ho mai utilizzato i forum per pubblicizzare alcunché, pur avendone avuta l'occasione. Per questo spero non venga interpretata male la risposta che mi sento di dare a maxdel69. Quello che cerchi esiste, e si chiama CedLAB. Sicuramente può essere sempre migliorato e l'obiettivo quotidiano è quello, ma offre un supporto a qualsiasi scelta chiunque possa aver fatto " a pelle". Data la complessità del lavoro che c'è dietro, nonché i costi da sostenere per pagare le licenze di utilizzo dei dati che alimentano tutte le analisi, è un servizio a pagamento . In questa grande comunità , quale è diventato il thread su IO, c'è chi lo utilizza e chi ne fa tranquillamente a meno, quindi ritengo che l'utilità sia molto soggettiva e in base al tempo e alla voglia che si hanno da dedicare allo studio dei tanti certificati e delle loro numerose varianti.

Questo solo per completezza di informazione.
:)
 
Sabato mattina, tempo da perdere (o investire...) e ho cercato di riclassificare il mio ptf in funzione del rischio di ogni singolo titolo.
Mentre sono riuscito senza troppe difficoltà a riclassificare fondi etf e obbligazioni, sui certificati sono in difficoltà a dare una classificazione,
Escludendo il rischio emittente, mi sono chiesto a quale livello di distanza dalle barriere è ragionevole considerare un sottostante (e quindi il certificato) a rischio medio, alto o basso ?
Mi sono poi posto una seconda domanda: è sufficiente considerare la distanza dalla barriera come indicatore del rischio o questo va ponderato per la volatilità del sottostante ?
Mi sono poi posto a questo punto una terza domanda: la distanza dalla barriera va corretta per i dividendi (questo per i sottostanti azionari) attesi entro la scadenza del certificato ?
A questo punto mi sono reso conto che mettere in un file di Excel tutte queste informazioni avrebbe comportato troppo lavoro, tanto da arrivare al paradosso che il suo "costo" sarebbe stato superiore all'utilità che il lavoro stesso avrebbe avuto.

Arrivato a questa considerazione mi sono posto una quarta domanda: mi sto facendo troppe pippe mentali ? E sono andato a pranzo.

Adesso provo a chiedere a voi; in base a quali criteri/parametri giudicate il rischio di un certificato ?

intanto complimenti per i contenuti e la simpatia di questo post ;):D

Le tue domande sono tutte corrette e la loro risposta porta all'oggettiva valutazione di un certificato. Possiamo dire che con l'aggiunta della scadenza e del cosiddetto "premio per il rischio", hai individuato gli ingredienti che compongono la ricetta per calcolare gli scenari probabilistici di tenuta della barriera .

Detto questo, credo che la tua conclusione in grassetto sia condivisibile se questo lavoro non riguarda un singolo certificato ma una massa di centinaia di ISIN
 
Io intanto ho scelto il primo certificato da comprare. Metto l'ordine e domani si vede.

Scheda certificato : CH0381807798

Cedola mensile a memoria 1%, prezzo un poco sotto la parità, barriera molto buona al 50%, una basket con un numero ridotto di azioni (3), e sopratutto, ha l'airbag.

E' vero, dura molto, non ho molta familirità con le aziende, ma tutte sono molto lontane dai massimi e livelli sotto la barriera li hanno raggiunti poco negli ultimi 5 anni.

Vedremo. Mi tranquillizza l'airbag e quindi considero remote perdite di magari il 40% come con certificati senza airbag.

Stavo anche cercando qualcosa di più breve su una singola azione...prendendo spunto da queste pagine, ho visto qualcosa su unicredit e intesa...
 
Grazie arkymede74, purtroppo essendo entrato nel thread relativamente da poco ignoro i retroscena...
Quindi il legame è con gli ISIN di cui si parla sul forum. Ottimo, anziché sfogliare decine e decine di pagine, trovo tutto lì.

Purtroppo, una delle difficoltà connesse ai certificati, a parte il loro meccanismo complicato, è che sono tantissimi: come cavolo si fa a trovarne di interessanti, se non passandoli in rassegna uno ad uno?

Anche i sito C&D o Acepi aiutano, ma fino ad un certo punto. I dati statici ci sono, ma non quelli dinamici, ossia le quotazioni del certificato medesimo e dei/dei sottostanti: quindi poi vanno spulciati o dalla propria piattaforma o dai siti degli emittenti.

Ci vorrebbe che morningstar si interessasse a questi prodotti...

Tu come hai fatto ad automatizzare il tuo excel con le quotazioni?

Ti capisco, sto provando la tua stessa sensazione con il mondo delel preferred.. sono tabula rasa.. ed è solo grazie alal enorme pazienza di Peco, Fabrib, NoWay che ancora non ho mollato :bow::bow:

Per rispondere alle tue domande:

uso una funzione di yahoo per far caricare in autormatico le quotazioni (ritardate, cmq, di 15 min) su excel.
Pero', ad esser sincero.. è da almeno due mesi che nn lo apro neanche..
Come scelgo i certificati? beh..mi appoggio alel segnalazioni dei ragazzi.. Prendo l'isin lo inserisco su fineco e vedo le quotazioni, la liquidità lo spread.. dopo mi studio le quotazioni, guardando i grafici, dei sottostanti e se mi aggrada, anche come rendimento, lo piglio ;)

Tutti vorremmo essere in grado di spulciarci in due ore gli infiniti certificati alla ricerca di quello "dimenticato" dal mercato che dia max rendimento con minimo rischio.... :(
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

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