NoWay
It's time to play the game
ALESSANDRO TENTORI, AXA Investment Managers
"La reazione dei mercati ci sta: non sono numeri veramente nuovi, diciamo che sono lo scenario intermedio che si poteva ipotizzare già da qualche mese, non quello peggiore; negli ultimi giorni il mercato si era posizionato su uno scenario probabilmente migliore, che non si è concretizzato, ed è chiaro che stamattina si venda. Ma nel complesso i Btp sono sottovalutati in questo momento, il mercato è scarico e quindi non escludo che dopo la prima reazione ci possano essere ricoperture. Per ora ovviamente non c'è niente di scritto, poi ci saranno le agenzie di rating e il giudizio dell'Ue, anche se credo che Bruxelles, con una Francia che fa il 2,8% di deficit, non potrà usare due pesi e due misure: quindi la situazione resta fluida. Va però notato che alla luce della maggiore spesa potrebbe esserci una riduzione dell'avanzo primario, cosa che, qualora dovesse registrarsi un rialzo dei tassi protratto nel tempo, potrebbe compromettere l'obiettivo di discesa del debito".
NICOLA NOBILE, economista, Oxford Economics
"Con un deficit al 2,4% il debito non scende, al massimo si stabilizza, ipotizzando un tasso di crescita del Pil nominale di 2,5%. Quello che preoccupa è il fatto che venga previsto per tre anni. Espone l'Italia a qualsiasi cambiamento di umore e del ciclo economico. L'altro elemento da sottolineare è la perdita di credibilità di Tria di fronte ai mercati. Non credo poi la Commissione europea potrà fare finta di nulla: si sta violando la regola del debito e del deficit strutturale".
ANNA PETIMEZAS, analista, Afs Group
"Il deficit al 2,4% lascia un avanzo primario intorno a 1% del Pil, potenzialmente più vicino a 0,5% se la crescita, l'inflazione, o i tassi d'interesse si muovono in senso sfavorevole. Considerando tutto questo, dovrebbe spingere verso l'anno lentamente il rapporto debito/Pil di 1 punto percentuale o meno l'anno. Vista la fase avanzata del ciclo economico e il peso del debito italiano, certamente è qualcosa di poco confortante. Peraltro, il cosiddetto deficit strutturale probabilmente si deteriorerà ulteriormente. Ed infrangeva già le regole del Fiscal compact. In ogni caso, vista la portata iniziale delle promesse elettorali, un livello di 2,4% è da considerarsi anche moderato, con un aumento limitato rispetto al 2,3% dell'anno scoso. In effetti, l'Italia aveva un problema di sostenibilità del debito prima della nascita del governo Lega-M5S, ma nessuno sembrava curarsene più di tanto. Quello che non piacerà ai mercati probabilmente non sarà lo 0,1% di aumento di deficit, ma il fatto che Tria abbia perso la battaglia con Lega e M5S".
"La reazione dei mercati ci sta: non sono numeri veramente nuovi, diciamo che sono lo scenario intermedio che si poteva ipotizzare già da qualche mese, non quello peggiore; negli ultimi giorni il mercato si era posizionato su uno scenario probabilmente migliore, che non si è concretizzato, ed è chiaro che stamattina si venda. Ma nel complesso i Btp sono sottovalutati in questo momento, il mercato è scarico e quindi non escludo che dopo la prima reazione ci possano essere ricoperture. Per ora ovviamente non c'è niente di scritto, poi ci saranno le agenzie di rating e il giudizio dell'Ue, anche se credo che Bruxelles, con una Francia che fa il 2,8% di deficit, non potrà usare due pesi e due misure: quindi la situazione resta fluida. Va però notato che alla luce della maggiore spesa potrebbe esserci una riduzione dell'avanzo primario, cosa che, qualora dovesse registrarsi un rialzo dei tassi protratto nel tempo, potrebbe compromettere l'obiettivo di discesa del debito".
NICOLA NOBILE, economista, Oxford Economics
"Con un deficit al 2,4% il debito non scende, al massimo si stabilizza, ipotizzando un tasso di crescita del Pil nominale di 2,5%. Quello che preoccupa è il fatto che venga previsto per tre anni. Espone l'Italia a qualsiasi cambiamento di umore e del ciclo economico. L'altro elemento da sottolineare è la perdita di credibilità di Tria di fronte ai mercati. Non credo poi la Commissione europea potrà fare finta di nulla: si sta violando la regola del debito e del deficit strutturale".
ANNA PETIMEZAS, analista, Afs Group
"Il deficit al 2,4% lascia un avanzo primario intorno a 1% del Pil, potenzialmente più vicino a 0,5% se la crescita, l'inflazione, o i tassi d'interesse si muovono in senso sfavorevole. Considerando tutto questo, dovrebbe spingere verso l'anno lentamente il rapporto debito/Pil di 1 punto percentuale o meno l'anno. Vista la fase avanzata del ciclo economico e il peso del debito italiano, certamente è qualcosa di poco confortante. Peraltro, il cosiddetto deficit strutturale probabilmente si deteriorerà ulteriormente. Ed infrangeva già le regole del Fiscal compact. In ogni caso, vista la portata iniziale delle promesse elettorali, un livello di 2,4% è da considerarsi anche moderato, con un aumento limitato rispetto al 2,3% dell'anno scoso. In effetti, l'Italia aveva un problema di sostenibilità del debito prima della nascita del governo Lega-M5S, ma nessuno sembrava curarsene più di tanto. Quello che non piacerà ai mercati probabilmente non sarà lo 0,1% di aumento di deficit, ma il fatto che Tria abbia perso la battaglia con Lega e M5S".