Nel 2012 Francesca Alotta cantava "..è un anno difficile, ma lo rivivrei.."; mai come quest anno è stato un anno difficile per noi e non parlo solo dei nostri investimenti: il Covid che (purtroppo) è ancora presente, il costo della vita e soprattutto l aver riassaporato il gusto amaro della guerra, ci stanno lasciando un anno con pochi sorrisi. Ciò nonostante abbiamo riscoperto il valore delle cose semplici, l amore per il prossimo e il bello di stare in famiglia. Gli anni passano sempre più velocemente e l augurio che faccio a questa famiglia (si, perché noi ormai siamo tale) non è solo quello di passare dei giorni sereni per queste feste ma anche di prendersi sempre il buono della vita, ogni giorno, ogni istante. Auguri ragazzi!
Che bei pensieri, Alex.
Aggiungo queste righe perché soprattutto oggi non ci si dimentichi di chi sta peggio...
Persone che fino a ieri non avevano mai avuto bisogno di aiuto, abituati a fare dei sacrifici ma sempre autosufficienti, che però adesso rientrano a pieno titolo tra i nuovi poveri d’Italia. Sono famiglie di impiegati, commercianti, artigiani, titolari di piccole aziende, con casa in affitto o mutuo da pagare, che non riescono più a far quadrare i conti del bilancio familiare. Soprattutto nei grandi centri “dove il costo della vita era già alto”, come spiega il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti: “Dopo la pandemia e l’inizio della guerra abbiamo notato un aumento sensibile di persone che lavorano e che hanno bisogno di noi: non riescono a pagare le bollette e si rivolgono alla Caritas perché hanno bisogno anche del pacco alimentare, dei farmaci“. “Finita la crisi causata dal Covid la disoccupazione era diminuita, ma oggi registriamo un progressivo peggioramento: il lavoro, per molti, non è sufficiente e così ci troviamo in una situazione dove anche il ceto medio rischia di non potere andare avanti con dignità”, continua Gualzetti.
Ed ecco che si aprono nuovi scenari, anche per chi da anni è impegnato a combattere la povertà. “Se una famiglia è in difficoltà non può rinunciare a pagare l’affitto o le bollette, altrimenti si ritrova senza luce e senza gas, e allora spesso in tanti rinunciano a nutrirsi in modo sufficiente e a curarsi, magari non andando dal dentista“. “A queste storie – continua il direttore della Caritas di Milano – si aggiungono quelle di chi ha contratti atipici, dei lavoratori in nero, e di tutti coloro i quali non hanno diritti minimi garantiti. Ovviamente ci sono ancora i poveri estremi, i senza fissa dimora, ma ci sono sempre più famiglie e persone che fino a ieri stavano a galla e adesso non riescono più e per questo cerchiamo di capire come aiutarli per farli tornare a camminare con le loro stesse gambe”.