Ma quanto è accaduto è un fatto isolato? l’elevato ammontare di debito con un contenuto rendimento che mantengono nel proprio attivo, ha reso le banche estremamente sensibili ai ritiri nei depositi. La grande difficoltà a liquidire questi prestiti per far fronte alle uscite di capitale, crea problemi alle banche nel non incorrere in perdite di una certa entità. La stima del rischio associato a questo debito, dato che verrà considerata esclusivamente la sua detenzione a scadenza e non la possibilità di liquidazione anticipata, viene generalmente considerato piuttosto contenuta anche se, a fronte di un rialzo dei tassi di interesse come quello attuale, i portafogli bancari hanno visto un notevole drawdown. Nel momento in cui però, i depositi tendono a ridursi notevolmente, tenderà a ridursi la liquidità necessaria per fronteggiare le uscite di capitale, costringendo le banche alla liquidazione anticipata o, nel caso di SVB, alla liquidazione dei 1,75 miliardi di azioni nel proprio portafoglio.
Il basso tasso sui rendimenti offerti dalle banche, sia in Europa che in America, sta spingendo infatti molti correntisti alla ricerca di rendimento nel mercato del debito dati i rendimenti reali positivi. La grande disponibilità di liquidità favorita dalle politiche fiscali post covid ha spinto le banche a rallentare il normale rialzo del tasso sui depositi riuscendo così a generare utili eccezionali negli scorsi trimestri: pagando interessi quasi nulli ai correntisti e reinvestendoli ai tassi di mercato, sono state in grado di generare ricavi piuttosto consistenti. Questo è visibile nelle performance del Banks da ottobre 2022, tornato a scambiare sui massimi. Al di là della dinamica statunitense di SVB, non configurando tra banche con rischio sistemico, il grande interesse per il settore è sicuramente legato al beta del tasso dei depositi rispetto al tasso di interesse che, con molta probabilità, tenderà ad aumentare riducendo gli utili attesi per il comparto bancario.