Certificati di investimento - Cap. 5 (5 lettori)

Stato
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NoWay

It's time to play the game
Websim...

Il crack di Silvergate e la perdita miliardaria di SVB Financial hanno schiantato ieri le banche di Wall Street, stamattina l’indice Stoxx delle banche dell’Europa perde quasi il 4%.
L’esperienza insegna che i guai, ci mettono pochissimo ad attraversare l’Oceano ed sbarcare a Piazza Affari, è successo con i subprime e in molte altre occasioni, quindi, il rischio di contagio è da tenere presente.
Non vanno però ignorate le differenze: sarebbe esagerato e fuorviante accostare due piccole banche degli Stati alle grandi banche italiane.
Gli istituti di credito italiani quotati alla Borsa di Milano partono da una situazione di tranquillità per quanto riguarda il differenziale prestiti/depositi, oggi al 78%.
Ancora più rassicurante il Liquidity Coverage Ratio, l’indicatore della capacità della banca di reggere negli scenari di stress. L’LCR è 240%. Anche l’ultimo dei misuratori introdotti dal Comitato di Basilea III, il net stable funding ratio è solido, L’NSFR è ben sopra quota 100%.
I paragoni tra SVB e le banche italiane quotate non hanno molto senso, ma quando il mercato si mette a cercare aree di rischio nei bilanci, qualche volta le trova. Per cui un esame ancora più approfondito è opportuno.
Una possibile area di debolezza c’è, l’esposizione al BTP. Ma rispetto al passato, la situazione è molto migliorata. Le due grandi, Unicredit e Intesa SanPaolo, sono ben lontane dalla soglia di prima attenzione. Quelle che hanno molto debito italiano in portafoglio sono Credem, con un ammontare pari a 2,5 volte il tangible equity, molto più sotto Bper Banca, 1,5 volte e Banco BPM 1,2 volte.
A fronte di questi livelli di esposizione, c’è però un Maximum Distributable Amount (MDA) molto più elevato rispetto agli anni della crisi del debito sovrano, oggi siamo mediamente intorno a 500-600 punti base. Per ultimo, ci sono le sofferenze, un serio problema del passato. Anche in questo, caso, oggi, dopo anni di rigorosa pulizia di bilancio, il il gross NPE è ben sotto il 5%.
 

skolem

Listino e panino
Websim...

Il crack di Silvergate e la perdita miliardaria di SVB Financial hanno schiantato ieri le banche di Wall Street, stamattina l’indice Stoxx delle banche dell’Europa perde quasi il 4%.
L’esperienza insegna che i guai, ci mettono pochissimo ad attraversare l’Oceano ed sbarcare a Piazza Affari, è successo con i subprime e in molte altre occasioni, quindi, il rischio di contagio è da tenere presente.
Non vanno però ignorate le differenze: sarebbe esagerato e fuorviante accostare due piccole banche degli Stati alle grandi banche italiane.
Gli istituti di credito italiani quotati alla Borsa di Milano partono da una situazione di tranquillità per quanto riguarda il differenziale prestiti/depositi, oggi al 78%.
Ancora più rassicurante il Liquidity Coverage Ratio, l’indicatore della capacità della banca di reggere negli scenari di stress. L’LCR è 240%. Anche l’ultimo dei misuratori introdotti dal Comitato di Basilea III, il net stable funding ratio è solido, L’NSFR è ben sopra quota 100%.
I paragoni tra SVB e le banche italiane quotate non hanno molto senso, ma quando il mercato si mette a cercare aree di rischio nei bilanci, qualche volta le trova. Per cui un esame ancora più approfondito è opportuno.
Una possibile area di debolezza c’è, l’esposizione al BTP. Ma rispetto al passato, la situazione è molto migliorata. Le due grandi, Unicredit e Intesa SanPaolo, sono ben lontane dalla soglia di prima attenzione. Quelle che hanno molto debito italiano in portafoglio sono Credem, con un ammontare pari a 2,5 volte il tangible equity, molto più sotto Bper Banca, 1,5 volte e Banco BPM 1,2 volte.
A fronte di questi livelli di esposizione, c’è però un Maximum Distributable Amount (MDA) molto più elevato rispetto agli anni della crisi del debito sovrano, oggi siamo mediamente intorno a 500-600 punti base. Per ultimo, ci sono le sofferenze, un serio problema del passato. Anche in questo, caso, oggi, dopo anni di rigorosa pulizia di bilancio, il il gross NPE è ben sotto il 5%.
E qua ci vorrebbe un pò di onestà intellettuale da parte di chi si agita ogni volta che gli stolti burocrati europei aprono bocca.
Le nostre banche stanno messe bene anche grazie alla vigilanza BCE, agli stress test eccetera eccetera eccetera...
 
Stato
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