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I dazi di Trump? Li pagano gli americani
Secondo Goldman Sachs, oltre il 55% del costo dei nuovi dazi introdotti da Trump ricadrà su consumatori e imprese statunitensi, non sugli esportatori cinesi.
Il motivo? Le aziende americane, inizialmente, assorbono parte dei costi per poi trasferirli gradualmente sui prezzi al consumo. In altre parole, tra qualche mese saranno i cittadini a pagarne il prezzo.
I numeri parlano chiaro: i prezzi al consumo USA sono già saliti del 2,9% rispetto all’anno scorso, e le nuove tariffe potrebbero spingere l’inflazione core PCE fino al 3% entro dicembre, mettendo in difficoltà la Federal Reserve, già alle prese con un’inflazione ostinata.
Nel frattempo, i dazi hanno generato 215 miliardi di dollari di entrate doganali, ma a spese di famiglie e imprese. Studi di Harvard e Yale confermano che le tariffe agiscono come una tassa regressiva, colpendo soprattutto i redditi medio-bassi.
Le aziende corrono ai ripari, spostando la produzione o rinegoziando forniture, ma l’effetto è chiaro:
La guerra commerciale USA-Cina sta pesando soprattutto sul portafoglio degli americani.
Queste notizie erano ampiamente prevedibili e previste dagli analisti economici. Trump ha fatto un gran polverone simulando grande afflusso di denaro nelle casse statali (effettivo) tacendo però che gran parte dello stesso verrà pagato dal popolo USA e inoltre aumenterà l'inflazione generale. Il problema lato paesi esportatori (tra cui Italia) è un calo sensibile delle esportazioni USA dovuto all'effetto artificiale del forte rincaro dei prezzi sul mercato USA. In parte questo calo e' assorbito dagli esportatori italiani che stanno ritoccando i prezzi dei prodotti e quindi i loro margini precedenti caleranno a favore di altri paesi che esporteranno in USA prodotti similari ma meno cari.