Certificati di investimento - Capitolo 10

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Zero scambi dopo un mese

ottima struttura per i venditori di marchette strano che non abbiano ancora pompato
c'è qualcuno che ne parla per capirne il funzionamento?
Qualcuno riesce a postarlo in chiaro?

Non è più solo questione di carri armati e missili. Il riarmo europeo passa ora per algoritmi, satelliti e intelligenza artificiale. Nel giro di pochi anni, il comparto militare sta vivendo una trasformazione profonda dall’industria pesante a quella digitale. E il salto è già iniziato, spinto dalle tensioni geopolitiche. «La componente hi-tech, dall’intelligenza artificiale alla cyber sicurezza, è ormai predominante anche nella difesa», spiega Duccio Algieri, portfolio manager di L&B Capital Sgr.

Una difesa ad alta tecnologia


Il trend nasce da una combinazione di fattori: l’aumento della spesa militare dopo l’invasione russa dell’Ucraina e le pressioni di Washington sui partner Nato per raggiungere i target di investimento. L’Europa, spinta anche dal timore di un progressivo disimpegno americano, ha messo in moto un piano che solo in Italia vale oltre 130 miliardi di euro entro il 2039.


Non si tratta solo di armi e mezzi, ma di tecnologie di sorveglianza, droni,


satelliti, radar e sistemi di comunicazione. «La difesa è da sempre un motore di innovazione», ricorda Algieri, «e molte soluzioni nate per uso militare sono poi diventate di uso civile, dal gps ai laser usati in medicina».


Le aziende meglio posizionate sono quelle che operano nei segmenti aereo, spaziale e cyber, ambiti su cui la Nato ha appena rilanciato con nuovi programmi come l’European drone defense initiative e lo Scudo spaziale europeo per la difesa antimissile. Ma Algieri avverte: «Il vero rischio per l’Europa è che una parte di questa spesa finisca negli Usa, perché il sistema produttivo continentale è ancora frammentato e poco coordinato».
Le aziende con le migliori prospettive nel settore

Sul fronte azionario, Andrea Belloli, analista di Banca Akros, individua le società meglio posizionate per intercettare la spinta verso il settore che comincia a essere noto come defence tech: «Leonardo e Bae Systems per la differenziazione tecnologica; Avio per l’esposizione al settore spaziale e missilistico; Hensoldt per la sensoristica e l’elettronica; Rheinmetall nel breve periodo per l’esposizione geografica alla Germania e alle munizioni, anche se nel medio-lungo periodo potrebbe essere troppo concentrata sulla componente terrestre».

La distinzione tra breve e lungo termine, sottolinea Belloli, è decisiva: «Nel breve Rheinmetall è favorita dalla domanda immediata di mezzi corazzati, ma nel lungo saranno elettronica e software a guidare la spesa». (riproduzione riservata)
 
c'è qualcuno che ne parla per capirne il funzionamento?

Non è più solo questione di carri armati e missili. Il riarmo europeo passa ora per algoritmi, satelliti e intelligenza artificiale. Nel giro di pochi anni, il comparto militare sta vivendo una trasformazione profonda dall’industria pesante a quella digitale. E il salto è già iniziato, spinto dalle tensioni geopolitiche. «La componente hi-tech, dall’intelligenza artificiale alla cyber sicurezza, è ormai predominante anche nella difesa», spiega Duccio Algieri, portfolio manager di L&B Capital Sgr.

Una difesa ad alta tecnologia


Il trend nasce da una combinazione di fattori: l’aumento della spesa militare dopo l’invasione russa dell’Ucraina e le pressioni di Washington sui partner Nato per raggiungere i target di investimento. L’Europa, spinta anche dal timore di un progressivo disimpegno americano, ha messo in moto un piano che solo in Italia vale oltre 130 miliardi di euro entro il 2039.


Non si tratta solo di armi e mezzi, ma di tecnologie di sorveglianza, droni,


satelliti, radar e sistemi di comunicazione. «La difesa è da sempre un motore di innovazione», ricorda Algieri, «e molte soluzioni nate per uso militare sono poi diventate di uso civile, dal gps ai laser usati in medicina».


Le aziende meglio posizionate sono quelle che operano nei segmenti aereo, spaziale e cyber, ambiti su cui la Nato ha appena rilanciato con nuovi programmi come l’European drone defense initiative e lo Scudo spaziale europeo per la difesa antimissile. Ma Algieri avverte: «Il vero rischio per l’Europa è che una parte di questa spesa finisca negli Usa, perché il sistema produttivo continentale è ancora frammentato e poco coordinato».
Le aziende con le migliori prospettive nel settore

Sul fronte azionario, Andrea Belloli, analista di Banca Akros, individua le società meglio posizionate per intercettare la spinta verso il settore che comincia a essere noto come defence tech: «Leonardo e Bae Systems per la differenziazione tecnologica; Avio per l’esposizione al settore spaziale e missilistico; Hensoldt per la sensoristica e l’elettronica; Rheinmetall nel breve periodo per l’esposizione geografica alla Germania e alle munizioni, anche se nel medio-lungo periodo potrebbe essere troppo concentrata sulla componente terrestre».

La distinzione tra breve e lungo termine, sottolinea Belloli, è decisiva: «Nel breve Rheinmetall è favorita dalla domanda immediata di mezzi corazzati, ma nel lungo saranno elettronica e software a guidare la spesa». (riproduzione riservata)

Grazie per l'articolo. 👍

Sul certificato... softcallable classico, l'originalità sta nei sottostanti.
Dal sito Leonteq...

Gli indici Decrement replicano il prezzo di un sottostante reinvestendo i dividendi realizzati nell'indice e detraendo un ammontare predefinito (in %), solitamente pari ai dividendi attesi. Maggiori informazioni nelle relative pagine degli indici. -Presentazione
 

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