Fossatelli...
Il Modello RFE (Request for Execution)
Veniamo ora alla modifica più rilevante che piacerà poco agli investitori più attivi: il modello RFE.
Oggi il liquidity provider espone un prezzo in bid e in ask immediatamente tradabile per la size esposta, in gergo questa è detta quota “firm”. Per esempio se vedo un prezzo a 99 euro per una size di 10.000 pezzi significa che posso comprare immediatamente 10.000 pezzi a 99 euro e inserendo un ordine a 99 euro per 10.000 pezzi verrò eseguito immediatamente.
Nel modello RFE invece nel book vedrò il market maker con un prezzo indicativo e non immediatamente tradabile. In altre parole, sul book vedrò sempre quei 10.000 pezzi a 99 euro ma nel momento in cui inserirò l’ordine
il market maker riceverà una richiesta di esecuzione (RFE) ed entro un tempo prestabilito potrà decidere se eseguire l’ordine o inserire un prezzo aggiornato. Il che significa che se inserisco un ordine al prezzo di mercato potrei non essere eseguito perchè il market maker può aggiornare il prezzo.
La RFE viene inviata solo se gli ordini possono essere matchati, ossia solo se inserisco un ordine di acquisto al prezzo attuale o superiore oppure se inserisco un prezzo di vendita al prezzo attuale o inferiore.
Se il market maker non risponde alla RFE, l’ordine viene eseguito. Se vengono inseriti tanti ordini simili viene data prima priorità al prezzo e poi al tempo di inserimento dell’ordine.
A mio parere questa modalità non crea alcun vantaggio immediato per l’investitore anzi avvantaggia il market maker che ha in effetti l’ultima parola sulla transazione. Il market maker, tra l’altro, è già in una forte posizione di vantaggio rispetto all’investitore anche semplicemente per la maggiore disponibilità di informazioni quindi questo ulteriore rafforzamento della sua posizione non va nella direzione della protezione dell’investitore, ma del market maker.
La mia prima reazione è stata quella di pensare che
tutti gli arbitraggi moriranno con questo modello di mercato. Tuttavia non è detto che il market maker che subiva arbitraggi in passato sia in grado di bloccare la transazione in 3 secondi ma staremo a vedere.
Tra l’altro è doveroso notare che
erano già presenti dei presidi per eliminare gli arbitraggi: infatti le transazioni in arbitraggio possono essere cancellate (se vengono rispettati alcuni parametri tra cui una soglia di perdita minima – abbassata con le nuove regole): il market maker che si accorge dell’arbitraggio tempestivamente contatta Borsa Italiana e se sussistono le condizioni può ottenere la cancellazione delle trade in arbitraggio. Quindi questa ulteriore protezione per il market maker non era del tutto necessaria.
Comunque non tutto è perduto:
l’emittente può decidere, per ogni singolo prodotto, se attivare o meno la modalità di negoziazione con l’RFE e può scegliere la
durata dell’RFE:
0.6 secondi o 3 secondi. Nel primo caso dovrà rispondere entro 0.6 secondi e nel secondo entro 3 secondi.
Se l’RFE è disabilitata, le quote sono direttamente aggredibili e non indicative e il mercato funziona come sempre (con tutti gli aggiornamenti di cui sopra).
L’idea che ha spinto Borsa Italiana ad adottare il nuovo modello è
l’efficienza di mercato: se i market maker sono protetti dagli arbitraggisti possono essere più presenti sul mercato, con più size, con spread più bassi e con più prodotti. Sarà veramente così? Solo il tempo ce lo dirà ma effettivamente
se non dovessimo vedere maggiore presenza sul mercato, size più alte, spread più bassi e più prodotti da questo nuovo modello di mercato ci avranno guadagnato solo i market maker.