Secondo il Procuratore di Bologna Giuseppe Amato, dalla denuncia "non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza".
Sto parlando di lei, Alessandra Matteuzzi, la donna uccisa due giorni fa dall'uomo che aveva denunciato. Perché lo aveva denunciato, quindi aveva paura, e non si sa perché se una persona ha paura non ci sono mai delle ragionevolezze oggettive per quella paura, tanto più se si trova il coraggio di andarla a comunicare alle autorità.
Cioè è imbarazzante sentire dire "non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza". E sulla base di cosa non emergevano?
Cioè cosa deve succedere perché quando una persona denuncia, all'interlocutore venga l'illuminazione di trattare la questione con la serietà del caso?
Se io vado in una caserma a denunciare delle condotte abusanti è perché ho la certezza che quelle condotte abusanti mi mettono in pericolo, e sono condotte fuori dal mio controllo, tanto da farmi temere per la mia incolumità. Cioè sto chiedendo aiuto, è semplice, no?
Che cosa non si capisce nelle Procure?
Cosa non capisce la società civile?
Cosa non è chiaro, che se uno mi minaccia, mi sale sul terrazzo, mi fa gli agguati nelle scale di casa, mi stacca la luce, è molto più di un rischio concreto di violenza, è già violenza gravissima, preludio di qualcosa di molto peggio?
Mi pare evidente che io non ci possa andare già morta in caserma, per dimostrare la gravità, devo andarci giusto un po' prima. E chi mi accoglie ormai dovrebbe sapere che le dinamiche di questo tipo di violenza sono queste, un climax in crescendo il cui epilogo è uno soltanto: l'annientamento della vittima.
E invece...
A me non piace raccontare certe cose, ma con alcuni soggetti in giro, credo di aver contribuito a salvare la vita, io come privata cittadina, ad almeno tre donne. Tutte con prole.
Sono situazioni sfinenti.