L’autore della email dimostra una conoscenza della materia superiore alla media, perché è tra i non moltissimi (almeno a livello degli utenti da forum, categoria rispettabilissima a cui appartengo anch’io…) ad aver capito che un CALENDAR SPREAD non è solo una scommessa sulla futura direzionalità (o mancanza di) del mercato …. nè una cosiddetta income strategy (cosiddetta sopratutto dai venditori di corsi a 5000 dollari l’uno….. fosse per me vorrei una legge che proibisca di usare la parola “income” quando si parla di opzioni…), ma anche – e talvolta soprattutto –una scommessa sul rapporto tra volatilità a breve e volatilità a lungo.
Tuttavia - premesso che i dati esposti sono insufficienti per formulare una risposta (e per tale motivo mi astenni) - la cosa che appare subito evidente è la fideistica applicazione del modello della “ponderazione teorica dei Vega” (Taleb, Dinamic Hedging, p.151"), senza chiedersi se tale modello - per definizione generale ed astratto - sia aderente o meno alla specifica realtà a cui viene applicato.
Lo dice Taleb, un esperto del settore, …. e dunque deve essere giusto, no?
Per Yours Truly, invece, siamo in presenza di un tipico OVERFITTING DA MODELLO, per almeno due considerazioni, una di carattere generale, ed una più particolare e relativa al momento di osservazione scelto:
1) L'aderenza del modello "Taleb" alla realtà che il nostro simpatico interlocutore da per scontata, è tutt’altro che definita; altri (Mark Sebastian, Sfomag magazine, Feb 2010) parlando dello stesso problema hanno per esempio affermato “Many proprietary option trading firms spend more time and money attempting to calculate true vega exposure than anything else.”
2) In secondo luogo, per quanto acuto, razionale ed aderente, un modello si pone il problema di rappresentare la realtà "medio-normale"
Domanda:le azioni che presentano la struttura di volatilità descritta dal mio anonimo interlocutore sono in genere nel un periodo medio-normale? o in atri termini, sono nel periodo in cui possiamo perlomeno supporre vi sia la maggiore aderenza possibile tra teoria e realtà?
Risposta: No, in genere sono alla vigilia di avvenimento chiave; penso ad esempio a aziende del settore bio-tecnologico che sono in attesa di una approvazione /bocciatura di un nuovo farmaco da parte della FDA (il che spiegherebbe anche perchè un titolo tra quelli seguiti ha aperto -36% ).
Ok, fine del predicozzo. Sarei davvero molto lieto di raccogliere il parere degli altri frequentatori in proposito.
Rimane poi la domanda… che per adesso lasciamo in sospeso… si poteva fare qualcosa di altro e di diverso ??
PS L'immagine che segue, tratta sempre dal libro di Taleb mette a confronto i "pesi teorici"con i pesi calcolati empiricamente, mediante l'osservazione dei cambi DM e YJ nel periodo 1988-1994.
Si nota che il modello teorico "ci prende" nel senso di relazione logica: più si alluga il periodo temporale, più la ponderazione da assegnare al Vega dellarelativa opzione scende.... " ma che non ricostruisce, nè ci si deve aspettare che lo faccia, i valore puntuali: ad esempio, sul DM ad un anno, la differenza è superiore ad 1/3.
Alla fine "il problema" che vedo in te è sempre quello già riscontrato parlando dei "theorical weights" di Taleb..... tu pensi di adattare la realtà al modello (dovevo dire "overfittare"??).... invece è il modello che va adattato (dovrei dire overfittato?? ) alla realtà.....
Ci sono alternative più valide dei pesi "teorici" di Taleb o della versione "statistica" di Haug? Si, ci sono.
Io non sono un MM, ma se fossi un MM vorrei essere vega-neutral per scadenza
Tradotto in linguaggio retail: cercherei di non avere CALENDAR perchè ho il DUBBIO che il calendar non sia gestibile con le sole greche di primo ordine (e - francamente - tenere sotto controllo le greche di primo ordine ed il gamma per un portafoglio di opzioni.... è vicino al massimo che reputo possibile per un privato.... contento se saprai dimostrare il contrario).
A leggere certe cose (scusa Cren... ) verrebbe da parafrasare di nuovo Wilde: "un econometrista è colui che conosce il significato di tutte le formule... ed il valore di nessuna".
Haug da una soluzione interessante, peccato che aggiunga due parametri ulteriori da stimare: la volatilità delle volatilità FUTURA (attenzione a leggere bene: parla di quella FUTURA, dunque non te la cavi neanche col calcolo delle greche di ordine superiore) e la correlazione tra le volatilità stesse (anche qui ci interessa la FUTURA, non la storica).
Diventa in pratica una tautologia.... qualcosa del tipo.... se tu sei in grado di dirmi quanti quattrini guadagnerai nei prossimi 5 anni... io sono in grado di dirti se sarai benestante (almeno, io l'ho capita così.... ben venga la smentita di Stea... o altri....).
Non ci sono anomalìe delle strutture a termine... almeno non nel senso in cui abbiamo sempre usato la parola "anomalìe".
La term structure confronta pere con mele.... dunque è normale che via siano differenti conseguenze temporanee di quelle che forse PGiulia chiamerebbe "il rumore del mercato" e che io chiamo "lo sviluppo di determinate strategie da parte della maggior parte degli operatori"