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CorvoTorvo

La vita è altrove...
http://www.cadoinpiedi.it/2012/02/15/e_se_il_prossimo_crack_fosse_in_cina.html

E se il prossimo crack fosse in Cina?
di Aldo Giannuli - 15 Febbraio 2012
Il quadro della situazione economica e sociale della Cina che è tutt'altro che tranquillo. Si moltiplicano i segnali che fanno pensare a un
possibile crack, forse già nel 2013-2014

Nella scorsa settimana è accaduto un evento di grandissima importanza in Cina, che i mass media italiani hanno sottovalutato e frainteso.
L'arresto di Wang Lijun, noto come un superpoliziotto e capo delle forze di sicurezza di Chongqing, megalopoli da 30 milioni di abitanti, oltre
che braccio destro di Bo Xilai, popolarissimo segretario del Partito della città e astro nascente a livello nazionale, nella campagna contro le
triadi e la corruzione lanciata da quest'ultimo. Questo avvenimento è destinato, con ogni probabilità, ad avere forti ripercussioni sul prossimo
congresso del Pcc che, ricordiamolo, è il più grande avvenimento politico dell'anno insieme alla elezione del presidente Usa. Ma, prima di
esaminare questo caso (ne parleremo a breve) ci sembra il caso di fare un quadro della situazione economica e sociale della Cina che è
tutt'altro che tranquillo. Come già abbiamo segnalato a settembre, è esploso il problema del debito pubblico a causa di quello prodotto dalle
amministrazioni locali. Si stimava che esso fosse di circa 1.600 miliardi di dollari e si è scoperto che supera i 10.000.
D'altro canto, la Cina deve fare i conti con una vampata inflazionistica che, nel 2010-11, secondo i dati ufficiali, è salita al 6% nel 2011
colpendo in particolare i due principali beni alimentari dei cinesi, il riso ed il maiale che ha registrato un rincaro, su base annua, del 39% nel
2011 provocando forti agitazioni sociali. In ottobre/novembre la stretta creditizia aveva fatto alzare l'inflazione di un paio di punti, ma a gennaio
ha ripreso a correre.
Nello stesso tempo, la stretta creditizia, decisa per fermare l'inflazione ha prodotto lo sgonfiamento della bolla immobiliare seguita
all'immissione di liquidità di fine 2008: ad Hong Kong ci sono 250.000 case sfitte ed anche il "Quotidiano del popolo" parla di una "crisi dei
subprime in stile cinese": in diverse città della costa il crollo dei valori immobiliari ha oscillato fra il 30 ed il 50% con punte del 70%.
C'è stata, poi, un'altra conseguenza indesiderabile della stretta creditizia: la ripresa dell'endemico fenomeno della "finanza grigia" (usura). Le
autorità monetarie di Pechino parlano di finanziamenti bancari per circa 350 miliardi di euro girati dai beneficiari a terzi, ma ovviamente ad
interessi ben maggiori. Il fenomeno si è rapidamente esteso e già nell'autunno del 2011 ha dato risultati assai preoccupanti:
"Un uomo d'affari del Fujian sparisce nel nulla lasciandosi alle spalle 300 milioni di yuan (35 milioni di euro) di debiti. Un altro imprenditore del
Jiangsu, dopo aver accumulato un passivo di oltre 100 milioni di yuan , fa nottetempo le valige e scappa in Indonesia. Hu Fulin, presidente di
Zhejiang Center Group, dopo aver rastrellato due miliardi di yuan di prestiti (230 milioni di Euro) molla tutto e se la svigna alla chetichella negli
Stati Uniti... Molti iniziano seriamente a preoccuparsi perchè la stangata e fuga sta diventando una pratica sempre più diffusa tra gli uomini
d'affari strangolati dai debiti.... A lanciare l'allarme è stato Liu Minkiang, il presidente della China Banking Regulatory Commission (l'organismo
di vigilanza bancaria) che ha poi aggiunto un particolare inquietante: 64 aziende non operanti nel settore finanziario quotate in Borsa, hanno nei
loro bilanci 17 miliardi di yuan (2 miliardi di Euro) di crediti privati erogati a terzi";
L'incremento delle esportazioni, a causa della recessione in Europa e Giappone, rallenta e questo può essere un guaio molto serio per la Cina
dove, ogni anno si riversano nelle città 15 milioni di contadini, per dar lavoro ai quali, occorre un incremento del Pil non inferiore all'8% con una
percentuale di reinvestimento della metà sul totale del Pil stesso.
Tutto questo sta determinando una serie di effetti a catena.
Nel settembre 2011, per la prima volta in assoluto, si è registrato un deflusso di capitali dalla Cina verso l'estero.
I segnali di pericolo di un crack cinese si sono moltiplicati: ad esempio l'aumento di valore assoluto dei Cds (Credit Default Swaps): per la Cina
ora ammontano a 8,3 miliardi di dollari, nella graduatoria mondiale il decimo più elevato ( più del Portogallo e della Bank of America), ma, solo
due anni fa il totale di Cds sulla Cina era solo di 1,6 miliardi di dollari e la Cina era al 227° posto nella graduatoria mondiale.
Ancora: l'indice elaborato dalla Deutsche Bank riferito alle aziende internazionali molto esposte alla Cina, in un anno è sceso del 40%
segnalando una fuga dal rischio cinese o "sindrome di Pechino". La recessione nei paesi occidentali, già nell'autunno 2011, ha iniziato a
propagare la sua onda verso i Bric, oltre che la Cina, anche India e Brasile hanno iniziato ad accusare il colpo.
Secondo l'Ocse, il Pil cinese nel 2012 crescerà meno del 9%, la percentuale più bassa da dieci anni in qua.
Tutto questo accade mentre si estende la protesta sociale: la stima degli scontri fra polizia e manifestanti è passata da 100.000 del 2010 a
150.000 nel 2011; nelle città del sud della costa si è verificata una nuova ondata di scioperi in estate e nel Tibet si è riacceso il movimento
indipendentista.
Roubini prevede un crack cinese ma non prima del 2013-14, dopo il congresso del partito, ma altri, come Jim Chanos, fondatore dell'hedge
fund Kynkos, ritengono che il crack sia già iniziato con la forte flessione immobiliare.
Ci sembra più realistica la previsione di Roubini, ma questo dice in quali condizioni il Pcc si stia avviando al suo congresso.

aldogiannuli.it
 
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Corvo Sfigato

One Shot One Kill
Per il Fib siamo in zona di probabile rimbalzo ... sotto i 16.200 si va a 15.780 entro martedì prossimo ... altro punto di rimbalzo ... sotto i 15.780 ... è matematico l'arrivo a 14.500 :D
 

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