La storia si ripete - raffronto con il 1929
I due ETF su
oro e su ribasso dell’
indice S&P500, scelti martedì scorso per i nostri modelli, costituiscono oggi la parte short dei portafogli, e puntano alla creazione di performance di breve periodo, capace di mitigare le minusvalenze ottenute sugli altri titoli. La nostra filosofia di medio lungo periodo rimane comunque sempre la stessa: mantenere un portafoglio di primarie aziende internazionali, ben diversificato, incassando regolarmente i dividendi e aspettando che la situazione internazionale tenda a stabilizzarsi. A questo proposito vale la pena di fare una considerazione globale sul mercato: dopo le recenti flessioni dell'indice Dow Jones e Standard & Poor 500, stiamo ora comprendendo meglio l'attuale fase del ciclo borsistico. La tendenza ribassista “secolare” è iniziata nei primi mesi del 2000, con la crisi dei titoli tecnologici, e non sembra ancora conclusa. Dopo un periodo d'oro di forti rialzi, durato 18 anni consecutivi, dal 1982 fino al 2000, è prevalsa nuovamente la tendenza ribassista, che ha riportato indietro di anni i valori dei portafogli di molti dei principali investitori, analisti e guru internazionali. Quanto tempo durerà ancora questa fase negativa? Per rispondere a questa domanda conviene osservare la storia delle maggiori crisi finanziarie mondiali. Dopo il crollo del 1929, ci vollero due anni e 10 mesi prima che l'indice Dow Jones tocchi il suo punto minimo. A metà del 1932 il mercato toccò il fondo, e questo accadde ben sette anni prima della fine della grande depressione. Il mercato azionario, come abbiamo più volte sottolineato, tende ad anticipare di molto la fine delle crisi. Ancora più importante secondo i dati storici, è stata la scelta dei singoli titoli durante le fasi più acute delle crisi. I maggiori benefici sono sempre andati a quegli investitori che sono rimasti investiti in società a dividendo. Durante la grande depressione infatti, i dividendi raggiunsero livelli a doppia cifra e permisero agli investitori di recuperare il terreno perduto in tempi molto più rapidi. Per fare un esempio concreto, per recuperare il valore del picco del mercato raggiunto nel 1929, ci vollero in borsa più di 25 anni, ma, includendo anche i dividendi in questo calcolo, già tra il 1936 e il 1937 gli investitori che preferirono titoli a cedola, si trovarono ad un livello superiore rispetto al massimo segnato prima della crisi.
La storia si ripete sempre. Quella attuale è infatti una situazione simile a quella appena descritta di 80 anni fa. Oggi i prezzi dei titoli continuano a scendere e i dividendi, in termini percentuali tendono di conseguenza ad aumentare. Attualmente il nostro portafoglio denominato
Top Analisti è composto da 94 aziende di tutto il mondo e ha raggiunto una redditività complessiva superiore al
5%, con oltre 10 titoli che distribuiscono cedole superiori al 10%. Con un rendimento dei titoli obbligazionari oggi a livelli minimi e il tasso euribor sceso in febbraio sotto il 2%, i titoli azionari stanno acquistando maggiore interesse considerando la loro redditività.
La lista delle società con il giudizio BUY da parte degli analisti si sta allungando. La scorsa settimana, tre società dei nostri portafogli hanno staccato la cedola trimestrale. Considerato che i dividendi per queste aziende sono attualmente ai livelli più alti degli ultimi anni e i bilanci stanno reggendo bene all’impatto della crisi, gli analisti hanno appena riconfermato il rating di BUY e queste aziende diventano oggi le tre nuove società da inserire nel portafoglio. Ovviamente, vista la situazione di breve termine, gli acquisti devono essere considerati esclusivamente in un’ottica di lungo termine e nell’ambito di una strategia diversificata.
Dividendo 7% per il re dei media americani
Meredith Inc. quotato al Nyse con simbolo MDP. Il titolo ha staccato la cedola trimestrale il 25 febbraio e sarà accreditata sul conto con valuta 12 marzo. Abbiamo già parlato più volte di questa azienda, che detiene negli Stati Uniti uno dei network più importanti nel campo dei media. Attualmente l’azienda opera con circa 3700 dipendenti e controlla 13 dei più conosciuti network televisivi, 1 stazione radio FM, 25 tra le maggiori riviste e magazine americani e 31 portali web di informazione, con 75 milioni di lettori raggiunti dalle testate della società e 11 milioni di visitatori. Nonostante la fase di crisi, la società ha aumentato la sua cedola del 4,6%. Dopo questo incremento il dividendo ammonta oggi a circa 7% annuo sui prezzi di chiusura di ieri.
Il price earning ammonta a sole 5,8 volte gli utili, un livello particolarmente contenuto e mai raggiunto in precedenza dalla società. Le stime di crescita parlano di un aumento degli utili superiore all'11% per ciascuno dei prossimi cinque anni. In base a queste stime, il PEG risulta pari a 0,52 volte. Ricordiamo che il PEG, quando segna valori inferiori ad uno, indica una sottovalutazione del titolo. In questo caso il potenziale di rivalutazione per riportare il PEG sulla parità, e pari a +92% dai valori attuali. Il titolo conferma il rating BUY.