Cicli e Gann in sinergia - Sett. 2/6 Marzo

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La storia si ripete - raffronto con il 1929

I due ETF su oro e su ribasso dell’indice S&P500, scelti martedì scorso per i nostri modelli, costituiscono oggi la parte short dei portafogli, e puntano alla creazione di performance di breve periodo, capace di mitigare le minusvalenze ottenute sugli altri titoli. La nostra filosofia di medio lungo periodo rimane comunque sempre la stessa: mantenere un portafoglio di primarie aziende internazionali, ben diversificato, incassando regolarmente i dividendi e aspettando che la situazione internazionale tenda a stabilizzarsi. A questo proposito vale la pena di fare una considerazione globale sul mercato: dopo le recenti flessioni dell'indice Dow Jones e Standard & Poor 500, stiamo ora comprendendo meglio l'attuale fase del ciclo borsistico. La tendenza ribassista “secolare” è iniziata nei primi mesi del 2000, con la crisi dei titoli tecnologici, e non sembra ancora conclusa. Dopo un periodo d'oro di forti rialzi, durato 18 anni consecutivi, dal 1982 fino al 2000, è prevalsa nuovamente la tendenza ribassista, che ha riportato indietro di anni i valori dei portafogli di molti dei principali investitori, analisti e guru internazionali. Quanto tempo durerà ancora questa fase negativa? Per rispondere a questa domanda conviene osservare la storia delle maggiori crisi finanziarie mondiali. Dopo il crollo del 1929, ci vollero due anni e 10 mesi prima che l'indice Dow Jones tocchi il suo punto minimo. A metà del 1932 il mercato toccò il fondo, e questo accadde ben sette anni prima della fine della grande depressione. Il mercato azionario, come abbiamo più volte sottolineato, tende ad anticipare di molto la fine delle crisi. Ancora più importante secondo i dati storici, è stata la scelta dei singoli titoli durante le fasi più acute delle crisi. I maggiori benefici sono sempre andati a quegli investitori che sono rimasti investiti in società a dividendo. Durante la grande depressione infatti, i dividendi raggiunsero livelli a doppia cifra e permisero agli investitori di recuperare il terreno perduto in tempi molto più rapidi. Per fare un esempio concreto, per recuperare il valore del picco del mercato raggiunto nel 1929, ci vollero in borsa più di 25 anni, ma, includendo anche i dividendi in questo calcolo, già tra il 1936 e il 1937 gli investitori che preferirono titoli a cedola, si trovarono ad un livello superiore rispetto al massimo segnato prima della crisi.
La storia si ripete sempre. Quella attuale è infatti una situazione simile a quella appena descritta di 80 anni fa. Oggi i prezzi dei titoli continuano a scendere e i dividendi, in termini percentuali tendono di conseguenza ad aumentare. Attualmente il nostro portafoglio denominato Top Analisti è composto da 94 aziende di tutto il mondo e ha raggiunto una redditività complessiva superiore al 5%, con oltre 10 titoli che distribuiscono cedole superiori al 10%. Con un rendimento dei titoli obbligazionari oggi a livelli minimi e il tasso euribor sceso in febbraio sotto il 2%, i titoli azionari stanno acquistando maggiore interesse considerando la loro redditività.
La lista delle società con il giudizio BUY da parte degli analisti si sta allungando. La scorsa settimana, tre società dei nostri portafogli hanno staccato la cedola trimestrale. Considerato che i dividendi per queste aziende sono attualmente ai livelli più alti degli ultimi anni e i bilanci stanno reggendo bene all’impatto della crisi, gli analisti hanno appena riconfermato il rating di BUY e queste aziende diventano oggi le tre nuove società da inserire nel portafoglio. Ovviamente, vista la situazione di breve termine, gli acquisti devono essere considerati esclusivamente in un’ottica di lungo termine e nell’ambito di una strategia diversificata.
Dividendo 7% per il re dei media americani

Meredith Inc. quotato al Nyse con simbolo MDP. Il titolo ha staccato la cedola trimestrale il 25 febbraio e sarà accreditata sul conto con valuta 12 marzo. Abbiamo già parlato più volte di questa azienda, che detiene negli Stati Uniti uno dei network più importanti nel campo dei media. Attualmente l’azienda opera con circa 3700 dipendenti e controlla 13 dei più conosciuti network televisivi, 1 stazione radio FM, 25 tra le maggiori riviste e magazine americani e 31 portali web di informazione, con 75 milioni di lettori raggiunti dalle testate della società e 11 milioni di visitatori. Nonostante la fase di crisi, la società ha aumentato la sua cedola del 4,6%. Dopo questo incremento il dividendo ammonta oggi a circa 7% annuo sui prezzi di chiusura di ieri.
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Il price earning ammonta a sole 5,8 volte gli utili, un livello particolarmente contenuto e mai raggiunto in precedenza dalla società. Le stime di crescita parlano di un aumento degli utili superiore all'11% per ciascuno dei prossimi cinque anni. In base a queste stime, il PEG risulta pari a 0,52 volte. Ricordiamo che il PEG, quando segna valori inferiori ad uno, indica una sottovalutazione del titolo. In questo caso il potenziale di rivalutazione per riportare il PEG sulla parità, e pari a +92% dai valori attuali. Il titolo conferma il rating BUY.
 
Si tratta sicuramente del peggiore ciclo di ribasso dal dopoguerra ad oggi, che sta causando pesanti perdite per i titoli di quasi tutte le maggiori aziende internazionali, con sensibili minusvalenze per i portafogli di milioni di investitori, analisti e guru internazionali.
Sicuramente nelle ultime settimane non sono mancate le notizie negative, e in questi ultimi giorni sono stati pubblicati numerosi indicatori economici che hanno messo in evidenza un deterioramento della situazione. La scorsa settimana, il Dipartimento del Commercio Usa ha comunicato che gli ordini per beni durevoli sono calati in gennaio del 5,2% e le vendite di nuove case sono scese del 10,2% con un totale di compravendite pari a 309.000 unità, il livello più basso dal 1963, data della prima stesura di questo indice. Sempre in febbraio, il livello di disoccupati negli Usa ha superato quota 5 milioni, il dato più elevato in oltre 42 anni di misurazioni di questo indice. Altri due indicatori pubblicati la scorsa settimana hanno a loro volta contribuito ad alimentare il clima di pessimismo. Si tratta rispettivamente dell’indice di fiducia dei consumatori, sceso a 56,3 da 61,2 del mese di gennaio e dei dati relativi al PIL Usa del quarto trimestre 2008, in contrazione del 6,2% contro le precedenti stime degli analisti di –5,5%. Gli operatori già guardano ai dati economici del primo trimestre 2009, che secondo le stime dovrebbero evidenziare ulteriori debolezze, sulla scia di quella che Warren Buffet, nella sua consueta lettera annuale agli azionisti, ha definito sabato scorso come “una economia in stato confusionale”.
Nel discorso di Buffet, non sono comunque mancati segnali positivi per il futuro. L’oracolo di Omaha, commentando la situazione attuale, ha scritto: “ Siamo certi che l’economia Usa sarà in difficoltà per tutto il 2009 e forse anche oltre, ma questo non ci dice se il mercato azionario salirà o scenderà. Considerata la grande forza dei ribassi a cui abbiamo assistito, molti dei principali fattori di incertezza sono già scontati nei prezzi. Nell’ osservare queste brutte notizie, non bisogna comunque dimenticare che il nostro paese ha vissuto nel passato momenti ancora peggiori. Nel 20º secolo abbiamo partecipato a due guerre mondiali, una delle quali inizialmente sembrava addirittura persa, abbiamo vissuto una dozzina di momenti di panico e recessioni, una terribile inflazione che ha portato i tassi interbancari al 21,5% nel 1980 e la grande depressione del 1930 quando la disoccupazione raggiunse un livello tra il 15% e il 25% per molti anni consecutivi. Siamo stati comunque capaci di superare tutti questi periodi. Nonostante questi e molti altri ostacoli incontrati durante il percorso, il tenore di vita degli americani è migliorato di circa sette volte nel corso del secolo scorso, con il Dow Jones salito da 66 punti fino a 11.497 punti. Il nostro sistema economico ha mostrato una crescita straordinaria col passare del tempo, con una forza e un potenziale umano che nessun altro sistema ha manifestato nella storia e continuerà a muoversi in questo modo anche nel futuro. I giorni migliori per l'America devono ancora arrivare."
 

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