Ciclo Economico & Mercati Finanziari

Ciao, prova ad esplorare il discorso del leading indicator (qui sotto c'è il link per il discorso metodologico); mi è venuto in mente con il titolo pubblicato da fo64 nei titoli principali. In questo momento nel poco tempo a disposizione devo terminare della altre cose e non lo posso seguire pero' sono sicuro che fornirà un supporto per le cose che tu stai seguendo.

http://www.oecd.org/document/1/0,3343,en_2649_34349_32694145_1_1_1_1,00.html#BUSINESS
 
robom1 ha scritto:
Ciao, prova ad esplorare il discorso del leading indicator (qui sotto c'è il link per il discorso metodologico); mi è venuto in mente con il titolo pubblicato da fo64 nei titoli principali. In questo momento nel poco tempo a disposizione devo terminare della altre cose e non lo posso seguire pero' sono sicuro che fornirà un supporto per le cose che tu stai seguendo.

http://www.oecd.org/document/1/0,3343,en_2649_34349_32694145_1_1_1_1,00.html#BUSINESS

Ciao,

proverò a dare un occhio. Purtroppo sul sito del Federale Reserve Board i dati storici sono a pagamento.

Ciao.
 
gigibodo74 ha scritto:
Anch'io credo che l'andamento di borsa nel lungo termine segue quello dell'economia reale. Ma il problema è forse proprio qui?

Dove sta andando l'economia reale? Ad esempio quanto dell'alto prezzo del petrolio è speculativo e quanto è reale?

http://gigibodo74.tripod.com/

Il prezzo del petrolio non è che uno dei tanti fattori che contribuiscono all'andamento economico. Certamente è il fattore di più immediata comprensione in quanto la sua dinamica è strettamente collegata ai costi di produzione e, quindi, al consumo.

Al momento ciò che più mi appare oscuro è l'impatto che avrà questa crisi finanziaria sul sistema economico. Negli USA il primo impatto, già visibile, è sul debito pubblico, che a differenza dell'impatto del prezzo del petrolio è di minore immediata comprensione.

Semplifciando, con le dinamiche del prezzo del petrolio più o meno si sa già dove si andrà a parare a livello di costi, sulla crisi finanziaria in atto no.

L'incertezza provoca sfiducia nel sistema economico e la sfiducia è la peggior peste della finanza e dell'economia.

Tornando alla tua domanda, l'economia reale mi sembra abbastanza chiaro dove sta andando ... verso la recessione. Se ci arriverà e in che tempi non è dato a saperlo. Per questo ritengo molto importante seguire con costanza i cosidddetti indicatori del "Businness Cycle", di cui l'E-coin è il principale riferimento dell'area Euro.

Ciao.

Lorenzo.
 
Ciao Lorenzo,

ti ringrazio per la risposta....anche se in parte condivido la tua opinione, non credo che il prezzo del petrolio sia "uno dei tanti". Il prezzo del petrolio sta provocando molti cambiamenti nell'economia mondiale; per esempio

- vagonate di soldi stanno andando ai paesi dell'Opec impoverendo i consumatori occidentali. Questo avrà conseguenze negative sull'economia europea e statunitense

- le imprese stanno sempre più cercando energie alternative. Saremo finalmente liberi un giorno dal ricatto dei paesi OPEC? Nello stesso tempo nuove opportunità stanno sorgendo

- le imprese riducono i loro investimenti

http://gigibodo74.tripod.com/index.html
 
Il futuro parla inflazione ?

Cos'e' che muove i prezzi di mercato ? Ed ancora ... cos'e' che muove i tassi di interesse? Si potrebbe andare avanti all'infinito con questa tipologia di domande circa i mercati finanziari ma la risposta certa, della vera causa che muove l'essenza dei mercati stessi, sarà sempre a noi ignota. L'oscillazione dei prezzi sono il risultato di un mutamento nell'equilibrio fra domanda ed offerta, ma di tale mutamento noi non possiamo che osservare le conseguenze sui prezzi. Ma quali sono le cause all'origine di questi mutamenti di equilibrio ? Prossimamente mi riprometto di citare un pensiero in merito alla formazione dei prezzi sui mercati finanziari in quanto, leggendo in vari thread del forum, mi rendo sempre più conto di quanti miti sono nati circa l'andamento dei corsi di borsa ... un po' di chiarezza credo faccia solo bene.

Tornando alla domanda iniziale potremmo riformularla nel seguente modo ... cos'e' che muove l'inflazione? Superficialmente saremmo portati a concludere che l'inflazione è mossa dalla dinamica dei prezzi di beni e servizi. Ma cosa c'e' alla base della dinamica dei prezzi al consumo di beni e servizi?

1216648963inflazioneusa.png

Fonte dati : www.rivaluta.it


Osservando il grafico di cui sopra, rappresentante l'andamento medio annuo dell'inflazione negli USA dal 1950 ad oggi possiamo notare, nonostante la serie storica limitata, una certa ciclicità nell'andamento del tasso di inflazione.

Confesso che ho passao parecchio tempo ad osservare tale grafico nel tentativo di capire quali possano essere state le cause alla base di quei mutamenti di equilibrio che hanno portato il tasso d'inflazione ai picchi degli anni '70 fino ai minimi di fine anni '90.
Una cosa è certa ... sono cause di natura globale in quanto tale andamento è riscontrabile non solo negli USA ma anche in molte economie emergenti ed altre economie sviluppate, quali ad esempio quella europea. Ma soprattutto la domanda che mi pongo è la seguente : siamo alla fine di un ciclo di bassa inflazione ?

Di seguito troverete il mio pensiero in merito, condivisibile o meno, e, come sempre, la speranza è che possa servire, quanto meno, a fare riflettere.

Mi occuperò essenzialmente della parabola discendente del tasso di inflazione dai picchi degli anni '70 ai minimi di fine anni '90 per il semplice motivo che ci intravedo cause non esclusivamente geo-politiche (a differenza delle cause all'origine dei picchi degli anni '70), ma soprattutto legate a logiche di mercato.

Credo profondamente che la globalizzazione sia all'origine del processo deflattivo partito dagli anni '70 fino ad oggi. Di certo la fine della guerra fredda ed il conseguente allontanamento del pericolo di un conflitto nucleare USA-URSS è l'evento geopolitico più significativo degli ultimi 50 anni e la relativa conseguenza in ambito economico non può che essere un diminuito premio per il rischio richiesto dagli operatori di mercato e, quindi un calo dei tassi di interesse sulla curva a lungo termine. Ma può un evento geopolitico di quella portata innescare un processo deflattivo di quelle dimensioni ? A livello macroeconomico anche l'assorbimento dello shock petrolifero ha sicuramente contribuito ad allentare le aspettative inflazionistiche. Ma ci deve essere qualcosa di più grande alla base in quanto, come già detto, tale processo deflattivo è osservabile a livello mondiale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale ad inizio 2000 i tassi di inflazione annuali a due o tre cifre si sono ridotti a livelli mai visti in precedenza. Gli episodi di iperinflazione dei paesi emergenti sono quasi scomparsi con poche eccezioni (Zimbawe). Nel 2006 l'inflazione media annua dei paesi emergenti ammontava a poco meno del 5% rispetto al 50% circa della media degli anni '90. Dopo la caduta del muro di Berlino si è osservato un processo che a dir poco si può considerare storico. L'abbandono dell'ideologia della pianificazione centrale dei paesi comunisti a favore del modello di libero mercato capitalistico è certamente la causa dell'accelerazione del processo di globalizzazione dei mercati, reali e finanziari, grazie all'abbattimento delle barriere commerciali. In Cina, in India, nei paesi dell'est europeo un numero enorme di individui si sono mossi dalle protezioni del regime ai mercati concorrenziali interni ai singoli paesi. Tali individui sono spesso lavoratori che dal settore primario (agricoltura) dei paesi di origine si sono mossi verso il settore secondario (industria) innescando così' un flusso di manodopera a basso costo sul mercato del lavoro mondiale. L'abbattimento delle barriere commerciali ha favorito l'utilizzo di tale manodopera a basso costo da parte dei capitali delle economie avanzate innescando un processo a livello globale di riduzione degli stipendi (vedasi ad esempio l'accordo raggiunto tra sindacati e l'azienda SIEMENS ratificato nel 2004 che ha introdotto un abbattimento di oltre il 10% del costo del lavoro - leggasi salari e stipendi - in cambio del trasferimento delle unità produttive verso i paesi emergenti), quindi inflazione, quindi aspettative inflazionistiche, quindi tassi di interesse, favorendo un periodo di prosperità e crescita economica a livello generalizzato. Ma questo processo può andare avanti ancora per molto ? Sempre in base a dati forniti dal FMI il processo di spostamento della forza lavoro dei paesi emergenti dal settore primario al settore secondario sta fortemente rallentando così come si sta fortemente incrementando il passaggio al settore terziario dell'economia. Se per due decenni tale passaggio ha innescato spinte deflazionistiche ora un suo rallentamento non può che produrre spinte di segno opposto così come il passagio di manodopera al settore terziario significa inequivocabilmente maggior costo del lavoro. Inoltre, i paesi emergenti sono ancora piuttosto deficitari in materia di legislazione a favore dei diritti di proprietà e questo fatto ostacola notevolmente l'investimento di capitali in quei paesi ... inutile negare che l'attrazione verso di essi è rappresentata ancora oggi dal basso costo della forza lavoro.

La sensazione è che la tendenza si stia invertendo sull'onda della decelerazione del processo di globalizzazione ... maggior costo del lavoro, quindi maggiore inflazione, quindi maggiori aspettative inflazionistiche, quindi maggiori tassi di interesse, quindi maggiori politiche protezionistiche, quindi maggiori regolamentazioni dei mercati, quindi minor processo di globalizzazione ... il futuro parla inflazione.

Ciao.

Lorenzo.[/b]
 
Fractal ha scritto:
Il futuro parla inflazione ?

Cos'e' che muove i prezzi di mercato ? Ed ancora ... cos'e' che muove i tassi di interesse? Si potrebbe andare avanti all'infinito con questa tipologia di domande circa i mercati finanziari ma la risposta certa, della vera causa che muove l'essenza dei mercati stessi, sarà sempre a noi ignota. L'oscillazione dei prezzi sono il risultato di un mutamento nell'equilibrio fra domanda ed offerta, ma di tale mutamento noi non possiamo che osservare le conseguenze sui prezzi. Ma quali sono le cause all'origine di questi mutamenti di equilibrio ? Prossimamente mi riprometto di citare un pensiero in merito alla formazione dei prezzi sui mercati finanziari in quanto, leggendo in vari thread del forum, mi rendo sempre più conto di quanti miti sono nati circa l'andamento dei corsi di borsa ... un po' di chiarezza credo faccia solo bene.

Tornando alla domanda iniziale potremmo riformularla nel seguente modo ... cos'e' che muove l'inflazione? Superficialmente saremmo portati a concludere che l'inflazione è mossa dalla dinamica dei prezzi di beni e servizi. Ma cosa c'e' alla base della dinamica dei prezzi al consumo di beni e servizi?

Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.investireoggi.it/forum/immagini/1216648963inflazioneusa.png
Fonte dati : www.rivaluta.it


Osservando il grafico di cui sopra, rappresentante l'andamento medio annuo dell'inflazione negli USA dal 1950 ad oggi possiamo notare, nonostante la serie storica limitata, una certa ciclicità nell'andamento del tasso di inflazione.

Confesso che ho passao parecchio tempo ad osservare tale grafico nel tentativo di capire quali possano essere state le cause alla base di quei mutamenti di equilibrio che hanno portato il tasso d'inflazione ai picchi degli anni '70 fino ai minimi di fine anni '90.
Una cosa è certa ... sono cause di natura globale in quanto tale andamento è riscontrabile non solo negli USA ma anche in molte economie emergenti ed altre economie sviluppate, quali ad esempio quella europea. Ma soprattutto la domanda che mi pongo è la seguente : siamo alla fine di un ciclo di bassa inflazione ?

Di seguito troverete il mio pensiero in merito, condivisibile o meno, e, come sempre, la speranza è che possa servire, quanto meno, a fare riflettere.

Mi occuperò essenzialmente della parabola discendente del tasso di inflazione dai picchi degli anni '70 ai minimi di fine anni '90 per il semplice motivo che ci intravedo cause non esclusivamente geo-politiche (a differenza delle cause all'origine dei picchi degli anni '70), ma soprattutto legate a logiche di mercato.

Credo profondamente che la globalizzazione sia all'origine del processo deflattivo partito dagli anni '70 fino ad oggi. Di certo la fine della guerra fredda ed il conseguente allontanamento del pericolo di un conflitto nucleare USA-URSS è l'evento geopolitico più significativo degli ultimi 50 anni e la relativa conseguenza in ambito economico non può che essere un diminuito premio per il rischio richiesto dagli operatori di mercato e, quindi un calo dei tassi di interesse sulla curva a lungo termine. Ma può un evento geopolitico di quella portata innescare un processo deflattivo di quelle dimensioni ? A livello macroeconomico anche l'assorbimento dello shock petrolifero ha sicuramente contribuito ad allentare le aspettative inflazionistiche. Ma ci deve essere qualcosa di più grande alla base in quanto, come già detto, tale processo deflattivo è osservabile a livello mondiale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale ad inizio 2000 i tassi di inflazione annuali a due o tre cifre si sono ridotti a livelli mai visti in precedenza. Gli episodi di iperinflazione dei paesi emergenti sono quasi scomparsi con poche eccezioni (Zimbawe). Nel 2006 l'inflazione media annua dei paesi emergenti ammontava a poco meno del 5% rispetto al 50% circa della media degli anni '90. Dopo la caduta del muro di Berlino si è osservato un processo che a dir poco si può considerare storico. L'abbandono dell'ideologia della pianificazione centrale dei paesi comunisti a favore del modello di libero mercato capitalistico è certamente la causa dell'accelerazione del processo di globalizzazione dei mercati, reali e finanziari, grazie all'abbattimento delle barriere commerciali. In Cina, in India, nei paesi dell'est europeo un numero enorme di individui si sono mossi dalle protezioni del regime ai mercati concorrenziali interni ai singoli paesi. Tali individui sono spesso lavoratori che dal settore primario (agricoltura) dei paesi di origine si sono mossi verso il settore secondario (industria) innescando così' un flusso di manodopera a basso costo sul mercato del lavoro mondiale. L'abbattimento delle barriere commerciali ha favorito l'utilizzo di tale manodopera a basso costo da parte dei capitali delle economie avanzate innescando un processo a livello globale di riduzione degli stipendi (vedasi ad esempio l'accordo raggiunto tra sindacati e l'azienda SIEMENS ratificato nel 2004 che ha introdotto un abbattimento di oltre il 10% del costo del lavoro - leggasi salari e stipendi - in cambio del trasferimento delle unità produttive verso i paesi emergenti), quindi inflazione, quindi aspettative inflazionistiche, quindi tassi di interesse, favorendo un periodo di prosperità e crescita economica a livello generalizzato. Ma questo processo può andare avanti ancora per molto ? Sempre in base a dati forniti dal FMI il processo di spostamento della forza lavoro dei paesi emergenti dal settore primario al settore secondario sta fortemente rallentando così come si sta fortemente incrementando il passaggio al settore terziario dell'economia. Se per due decenni tale passaggio ha innescato spinte deflazionistiche ora un suo rallentamento non può che produrre spinte di segno opposto così come il passagio di manodopera al settore terziario significa inequivocabilmente maggior costo del lavoro. Inoltre, i paesi emergenti sono ancora piuttosto deficitari in materia di legislazione a favore dei diritti di proprietà e questo fatto ostacola notevolmente l'investimento di capitali in quei paesi ... inutile negare che l'attrazione verso di essi è rappresentata ancora oggi dal basso costo della forza lavoro.

La sensazione è che la tendenza si stia invertendo sull'onda della decelerazione del processo di globalizzazione ... maggior costo del lavoro, quindi maggiore inflazione, quindi maggiori aspettative inflazionistiche, quindi maggiori tassi di interesse, quindi maggiori politiche protezionistiche, quindi maggiori regolamentazioni dei mercati, quindi minor processo di globalizzazione ... il futuro parla inflazione.

Ciao.

Lorenzo.[/b]

Articolo completo qui :

http://www.rivaluta.it/articoli/il-futuro-parla-inflazione.htm

Lorenzo
 
Re: ciclo economico

marc61 ha scritto:
ciao,

CONTINUA,

marc61

Ciao,

l'indicatore è ulteriormente sceso in agosto per l'effetto negativo delle stime preliminari sulla crescita del PIL del secondo trimestre in area Euro. Il mercato azionario aveva già scontato tale deterioramento congiunturale formando un minimo a luglio 2008. Ora la situazione è altamente incerta e divverrà probabilmente molto volatile per effetto dell'incertezza che regna sul Pil del terzo e quatro trimestre 2008. Saranno proprio quei dati che getteranno luce definitiva sullo stato dell'economia. Vedremo nei prossimi due mesi come reagiranno i mercati finanziari. A mio avviso volatilità e per l'azionario nuovi minimi. Ciò che è certo è il massimo ciclico sul mercato obbligazionario, azionario, commodities ed oro. Ora bisogna vedere se dai minimi l'obbligazionario ha già invertito al rialzo (io credo di si) formando così il nuovo minimo ciclico.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto