Titoli di Stato area Euro CIPRO Operativo titoli di stato

Ognuno di noi ha (giustamente) un suo modo di investire, soppesando rendimento e rischi.
Il mio profilo è quello di un investitore in obbligazioni titoli sovrani area euro o comunque denominati in euro con cedole interessanti e ritenuta fiscale al 12,50%.
Per questo profilo, le mie scelte sul momento sono abbastanza limitate e gli importi consistenti.
Il rischio c'è comunque; il solo consiglio che mi preme dare è quello di diversificare, e di mantenere comunque sempre un buon margine di liquidità.

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Parole sante, ma ora sui titoli di stato (area euro, Grecia esclusa) i margini di guadagno non ci sono per chi opera a medio/lungo termine (per il trading c'è sempre potenziale trippa per gatti).
Può avere un senso tenerli per cassettare, ma i massimi di prezzo legati al QE di Draghi li abbiamo già visti. A mio avviso al momento per me sono titoli da vendere non da comprare.
Quel poco che tengo (Cipro e Portogallo), lo mantengo solo in attesa di passare tutto su altri emittenti e perché al prezzo di carico che ho il redimenti cedolare è di tutto rispetto, ma sul Cipro2020 il prezzo di vendita (in area 107.5) già permetterebbe di portare a casa due cedole annuali anticipate.
Il problema è che in euro i rendimenti sono talmente compressi che i rendimenti dei dividendi delle azioni e delle cedole delle obbligazioni quasi si equivalgono. Forse un'asset class di investimento potrebbero essere i subordinati assicurativi e industriali, ma la scelta è molto ridotta.
Come dicevo non riesco a trovare niente di meglio dei bond legati all'estrazione di petrolio/gas e minerali, con la variabile cambio in gioco.
Periodo non semplice
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Ognuno di noi ha (giustamente) un suo modo di investire, soppesando rendimento e rischi.
Il mio profilo è quello di un investitore in obbligazioni titoli sovrani area euro o comunque denominati in euro con cedole interessanti e ritenuta fiscale al 12,50%.
Per questo profilo, le mie scelte sul momento sono abbastanza limitate e gli importi consistenti.
Il rischio c'è comunque; il solo consiglio che mi preme dare è quello di diversificare, e di mantenere comunque sempre un buon margine di liquidità.

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disoccupati in calo del 7 per cento a dicembre 2015

Il tasso di disoccupazione a Cipro ha raggiunto quota 44.550 unità a dicembre 2015, segnando un calo del 7 per cento rispetto a dicembre 2014
 
La commissione europea rivede al rialzo la crescita

La Commissione Europea ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per l'economia cipriota, al 1,2% per quest'anno, avvicinandosi così alle previsioni del Ministero delle Finanze, che fissa la crescita ad un tasso del 1,5%. Si tratta di un aggiustamento significativo, visto che le stime precedenti erano per uno 0,5%
Per il 2016 la Commissione prevede una crescita del 1,4%, mentre nel 2017 è previsto un tasso di crescita del 2%.
Dopo tre anni di recessione, l’economia cipriota è cresciuta nel primo semestre di quest'anno, sostenuta da una forte domanda privata, dal ribasso dell’euro e dai bassi prezzi dell'energia. Anche gli investimenti hanno segnato una ripresa, che si calcola però dovuta soprattutto all’immatricolazione di nuove navi e il cui impatto positivo sull’economia è stato in parte compensato dall’aumento delle importazioni. Le esportazioni stanno crescendo aiutate dal tasso di cambio dell'euro e dal settore del turismo in forte ripresa. Tuttavia, il calo della domanda proveniente dalla Grecia ha causato una diminuzione delle esportazioni nel corso del primo semestre del 2015.
L'impiego è aumentato e il tasso di disoccupazione ha iniziato a diminuire nel corso del primo semestre del 2015, a circa il 16%. Il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere ulteriormente al 15,6% nel 2015, al 14,6% nel 2016 e al 13,3% nel 2017 in parallelo con la creazione di nuovi posti di lavoro. Il costo del lavoro continua ad essere in flessione, anche se a un ritmo più lento che nel 2014.
L'inflazione continuerà a rimanere negativa nel 2015 al -1,6% a causa del calo dei prezzi dell'energia e dovrebbe salire al 0,6% nel 2016 e al 1,3% nel 2017.
Per la pubblica amministrazione, il 2015 dovrebbe concludersi con un avanzo primario pari al 2,1% del PIL nel 2015. L'avanzo primario dovrebbe aumentare al 2,6% del PIL nel 2016 e di rimanere sostanzialmente invariato nel 2017. In conseguenza il rapporto debito e PIL, che aveva raggiunto il picco nel 2014, comincerà a diminuire quest'anno dal 107% a circa il 95% nel 2017.
La Commissione dovrebbe aggiornare la sua previsione economica a febbraio del 2016
 
programma di aggiustamento economico

Giorgiades ha evidenziato il fatto che "lo sforzo è tutt'altro che finito". Cipro, ha detto, "ha dimostrato di essere un'economia resiliente e competitiva, una destinazione attraente per le nuove imprese e i nuovi investimenti", ha osservato, aggiungendo che "allo stesso tempo sappiamo che possiamo fare ancora meglio”. Il ministro ha fatto riferimento agli sforzi in corso per la riforma strutturale, sottolineando che il governo ha già attuato una riforma del welfare molto ambiziosa, una riforma dell'amministrazione fiscale e una riforma delle finanze pubbliche. "Ora vogliamo continuare con un’altra riforma ambiziosa della pubblica amministrazione", ha detto. Rispondendo ad alcune domande Georgiades ha sottolineato che Cipro non è sicuramente un paradiso fiscale dal momento che ha un tasso di imposta sulle società del 12,5 per cento. (Res
 
Fmi completa nona revisione

Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha approvato l'erogazione di 126,3 milioni di euro per Cipro, a seguito del completamento della nona revisione.
 
2016 anno della svolta?

I leader greco-cipriota e turco-cipriota hanno ribadito l'impegno a risolvere la divisione dell’isola entro l’anno, ma le previsioni di un accordo entro marzo e un nuovo referendum a luglio sembrano poco realistiche
Giovedì scorso il presidente cipriota Nikos Anastasiadis e quello turco-cipriota Mustafa Akıncı sono intervenuti al World Economic Forum di Davos, in presenza di Ban Ki-moon, Segretario generale delle Nazioni Unite. Nel corso del panel “Reuniting Cyprus” i due leader hanno confermato la propria determinazione e fiducia nella possibilità di raggiungere un compromesso entro il 2016, sottolineando come una Cipro riunificata possa divenire un modello di risoluzione dei conflitti e cooperazione in un’area del mondo e, soprattutto, in una congiuntura politico-economica globale che sembra aver bisogno di simili esempi.
La riunificazione rappresenta tuttavia un obiettivo complesso, non solo per l’impegno negoziale tra le due parti, ma per gli investimenti materiali che richiederà. I due presidenti hanno quindi colto l’opportunità offerta dal forum di Davos per dichiararsi fiduciosi nel sostegno della comunità internazionale. Al ritorno nell’isola e facendo seguito agli incontri preparatori di giovedì, il Consigliere speciale ONU su Cipro, Espen Barth Eide, ha affermato che il sostegno internazionale per una soluzione non è stato mai così forte.
Importanti investitori stranieri sarebbero interessati all’isola, pertanto – ha lasciato intendere Eide – offrire loro l’immagine d’una Cipro riunificata sarebbe fondamentale per attrarre investimenti pubblici e privati. Se la missione congiunta dei due presidenti a Davos potrà dare i frutti sperati, non mancano gli elementi che invitano alla cautela gli osservatori più ottimisti.
I costi della riunificazione

Nel meeting di venerdì 29 gennaio i due presidenti hanno concordato la procedura con cui si svolgeranno i negoziati nei prossimi mesi, ma non hanno discusso alcuna questione sostanziale. Vi sono almeno tre elementi da valutare in relazione alla prossimità, o meno, di una soluzione. Innanzitutto, quali soggetti sosterranno le spese di riunificazione; in secondo luogo, quale cornice politica assumerà un eventuale nuovo stato cipriota; infine, ciò che i cittadini greco e turco-ciprioti pensano e dicono, al di là dell’andamento dei negoziati.
Il costo della riunificazione comprende vari elementi, fra cui le spese per la compensazione dei proprietari di terreni e abitazioni da un lato o dall’altro della Linea Verde. Come ribadito negli anni, i possibili criteri per gestire il problema delle proprietà sono tre: restituzione, scambio e compensazione.
Date le realtà dell’isola e la natura bi-zonale e bi-comunitaria dell’eventuale nuovo stato cipriota, il criterio maggiormente applicato sarà il terzo, ma saranno necessarie risorse notevoli: 30 miliardi di euro, secondo alcune stime. I vantaggi per l’economia greco e turco-cipriota derivanti dalla riunificazione dell’isola sono stati sottolineati in vari studi [fra cui quelli condotti dal PRIO Cyprus Centre], ma non sarà semplice convincere i due elettorati della desiderabilità di un gravoso impegno collettivo in nome di un futuro condiviso, scenario su cui molti ancora nutrono timori e incertezze.
D’altra parte, è per lo meno altrettanto arduo immaginare che i paesi membri dell’UE, nella fase di crisi che conosciamo, decidano di aumentare il prelievo fiscale comunitario per finanziare le spese di riunificazione cipriote.
Che forma istituzionale per Cipro riunificata?

Il secondo elemento – forse un ostacolo meno evidente di quello economico, ma finora ugualmente difficile da superare – è politico: che forma avrà e come funzionerà il nuovo stato federale cipriota?
Una nota divergenza fra le due parti riguarda l’estensione del potere del governo centrale rispetto agli stati costituenti, che renderebbe la repubblica federale simile ad uno stato unitario, con limitate autonomie (opzione preferita dai greco-ciprioti), o una confederazione, con elevate autonomie e un debole governo centrale (opzione preferita dai turco-ciprioti).
Accanto a questa classica contrapposizione, più recentemente è emerso il problema della continuità, o meno, del nuovo stato con l’attuale Repubblica di Cipro. Se dal punto di vista greco-cipriota la federazione bi-zonale e bi-comuniaria dovrebbe essere un’evoluzione dell’attuale repubblica, la controparte turco-cipriota l’ ha sempre inteso in discontinuità, una realtà nuova e fondata da due stati di pari sovranità e autonomia.
Il problema della cornice politica non è solo formale; ha implicazioni dirette sul modo in cui il potere sarà gestito e, sul piano identitario e simbolico, riflette differenti prospettive sul passato dell’isola: i modi in cui periodi o eventi traumatici sono stati elaborati collettivamente e, di conseguenza, in cui un futuro condiviso viene immaginato dalle due comunità.
Il peso dell'opinione pubblica

Oltre alle questioni economiche e politiche sul tavolo negoziale, vi è un terzo elemento, probabilmente sottovalutato al tempo del Piano Annan e sempre decisivo per il successo della riunificazione: le opinioni, le impressioni e gli stati d’animo diffusi fra i cittadini a sud e a nord della Linea Verde.
Il lietmotiv delle dichiarazioni d’intenti e dei riconoscimenti reciproci di buona volontà va avanti da anni, senza che i passi successivi – l’effettivo compromesso sui punti fondamentali e la ratifica popolare – si materializzino. Le ragioni sono numerose e una delle principali sembra essere lo scarto fra i negoziati, pur scanditi da segnali positivi e ben auguranti, e la sintonia popolare rispetto ad essi.
Alla vigilia del referendum del 2004 emerse in modo allarmante uno scarto fra il concetto di federazione bi-zonale e bi-comunitaria – ribadito dalle due delegazioni cipriote come base del compromesso dalla fine degli anni ’70 – e le aspettative di molti greco-ciprioti, per decenni mai adeguatamente informati dai loro rappresentanti sul significato pratico di questa particolare formula federale.
Qualcosa di simile potrebbe accadere nuovamente, se nei prossimi mesi all’eventuale successo dei negoziati non si accompagneranno serie campagne d’informazione da una parte e dall’altra della Linea Verde. Un termometro della realtà dell’isola è un sondaggio pubblicato all’inizio del mese, realizzato dall’Università di Nicosia e IMR per il quotidiano Simerini, secondo cui il 65% dei greco-ciprioti ha dichiarato di non credere che vi sarà una soluzione nel 2016. Tale scetticismo sembra echeggiare il senso di letargia percepibile nella comunità turco-cipriota.
Un diverso esempio di scarto fra negoziati e realtà è accaduto la scorsa settimana, quando i cittadini turco-ciprioti hanno appreso dalla stampa locale che il presidente Anastasiadis avrebbe intenzione d’avviare le procedure per richiedere che il turco diventi una lingua ufficiale dell’Unione europea.
Ammesso che la notizia diffusa si concretizzi nei prossimi mesi, come osservato da alcuni addetti ai lavori, sarebbe probabilmente più semplice ed efficace rendere il turco una lingua effettivamente visibile e utilizzata negli spazi pubblici della Repubblica di Cipro, come previsto dalla costituzione. L’impegno a garantire il godimento effettivo di un diritto sancito formalmente avrebbe sul processo di riconciliazione un impatto maggiore dell’avvio di un percorso burocratico dall’esito incerto.
2016, anno della svolta?

Ci sono state altre fasi, negli ultimi dieci anni, in cui le due comunità cipriote sono state guidate da leader animati da buone intenzioni e capaci di rendere le dichiarazioni d’intenti di prassi più credibili mediante un passato politico segnato dall’impegno per la riconciliazione – come nella fase negoziale gestita dai presidenti Christofias e Talat.
Tuttavia, se il recente passato ha insegnato qualcosa, è che l’ottimismo senza riserve non è la strategia più sensata per raggiungere un accordo fra greco e turco-ciprioti. Le previsioni che collocano la chiusura dei negoziati a marzo e ipotizzano un nuovo referendum a luglio 2016 appaiono poco realistiche. Più verosimilmente il processo negoziale continuerà dopo le elezioni parlamentari nella Repubblica di Cipro, in programma il 22 maggio.
Nel meeting di Davos il presidente Akıncı ha affermato che lui e il presidente Anastasiadis appartengono all’ultima generazione, quella dei nati negli anni ’40 del secolo scorso, che ricorda una Cipro unita – sarebbe quindi affidata a loro l’ultima chance per riunificare l’isola. L’augurio è che quelle parole imprimano alle coscienze di molti ciprioti la spinta necessaria per raggiungere tale traguardo.
 
Fase negativa

Negli ultimi giorni le obbligazioni hanno ceduto qualche punto. Colpa della fase di debolezza del club Med o qualche notizia negativa??????
 
Negli ultimi giorni le obbligazioni hanno ceduto qualche punto. Colpa della fase di debolezza del club Med o qualche notizia negativa??????

Le seguivo, nulla di che ... altrimenti avrei preso un boccone... sulla scia (forse anche con minore intensità) del resto della periferia.

Per il resto, tutto fila liscio come l'olio.
 

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