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Da corriere quotidiano 24
NESSO FILOSOFIA E POLITICA: CONNUBIO ESSENZIALE PER LA RIUSCITA DELLA POLITICA CULTURALE DEL PROGETTO COEMM
AuthornicolettapoliPosted on11 settembre 2017
La filosofia è letteralmente “amore per la sapienza ” (dal greco φιλεῖν – “amare”, e σοφία – “sapienza”) e nasce come un sapere pratico finalizzato alla conoscenza del mondo fisico e l’universo umano e ivi volto ad orientare azioni e comportamenti. Il nesso con la politica è connaturato alla filosofia a partire dai Sofisti. E poi Socrate, Platone e Aristotele, in modi diversi, testimoniano come l’una non può prescindere dall’ altra. Peraltro, lungo il corso della tradizione, la mediatrice per eccellenza tra filosofia e politica è sempre stata l’etica. Un legame, questo, che si mostra marcatamente in Platone, per il quale la filosofia è un modo di affrontare le questioni politiche, un impegno di rifondazione radicale della politica svolto con la riflessione filosofica. La politica, secondo il filosofo, rimuovendo gli ostacoli che si frappongono tra l’individuo e la sua completa realizzazione e, avvalendosi dei saperi del filosofo, deve essere una politica giusta, votata al Bene e non al dominio.
La filosofia si presenta, a partire dall’antichità, come esercizio di riflessione che mette in discussione valori, credenze e norme fondanti della civiltà greca arcaica. I Sofisti considerano l’uomo-cittadino la misura di ogni cosa: nell’Atene del V° secolo a.C. la pratica della riflessione filosofica, come prima esperienza di dialogo davvero democratico, incentiva l’individuo a conoscersi ed a costruire responsabilmente il proprio destino. E Socrate? Come osservò Kierkegaard, Socrate sarebbe stato il primo individuo, nella storia del pensiero occidentale, a realizzare una presa di distanza critico-riflessiva dalle norme predefinite del contesto di appartenenza. Il suo filosofare nella polis con le genti faceva della filosofia uno strumento naturalmente democratico in cui teoria (razionalità) e pratica (azione nel mondo) non erano separate. Per Aristotele nel suo trattato Politica, chi fa politica deve possedere la phronesis, la saggezza. Solo in tal modo si può realizzare una forma di governo mista in cui nessun ceto prevale sull’altro ed in cui si mira all’interesse della comunità e non al proprio tornaconto personale. Altro che, come scrive oggi nel suo post Maurizio Sarlo, il bivacco collettivo attuato nel nostro Parlamento con il “sontuoso vitalizio permanente, scattato anche per i parlamentari di prima nomina, per aver “dovuto” fare ben 365 giorni di immani sacrifici. Quasi come per tutti gli altri lavoratori. A Loro si!”. Aristotele, fosse qui tra noi, inorridirebbe. E anche Socrate, che, col suo dramma, assurge a simbolo della crisi profonda che travaglia l’intero mondo politico greco. La filosofia ha la missione di cogliere, al di là delle contingenze storiche, i motivi profondi dei cambiamenti e delle crisi, cercando di dare risposte razionali alle lacerazioni sociali e politiche delle comunità. Ecco perché, fin dalle sue origini, v’è sempre stato questo intimo e vitale rapporto tra politica e filosofia, fin da quando la discussione politica tra i cittadini ed i filosofi nasce in contemporanea, con un solo atto generativo.
Nate assieme nella Grecia antica, filosofia e politica saranno però destinate a separarsi nell’età ellenistica. Con l’avvento di Alessandro Magno e la fine delle città-Stato, la filosofia si concentra sull’individuo disorientato dagli imperi e dai territori multiculturali e si allontana dalla politica, focalizzandosi sulla sfera etica. Solo gli stoici, in questo periodo, recuperano la sfera del politico, ritenendo che l’esercizio delle virtù vada praticato nell’ambito politico, luogo deputato per essere coraggiosi, operosi ed in sintonia con la natura: i loro fan saranno uomini come Cicerone, Marco Aurelio e Seneca. E, probabilmente, se fosse stato a loro contemporaneo, anche il nostro Primo Capitano..
Nell’Età Moderna, con l’avvento delle prime forme di capitalismo in economia, lo Stato viene considerato una grande macchina asociale e l’immagine dell’uomo animale politico di Aristotele finisce per essere definitivamente accantonata dal filosofo inglese Hobbes: l’uomo, non incline per natura alla socialità, vi si rassegna solo per fini utilitaristici, cedendo al sovrano di turno i propri diritti su tutte le cose. Proprio il contrario dell’uomo virtuoso, altruistico ed etico del Coemm.. Qui il filosofare non c’entra più nulla.
Durante il XVIII° secolo in Europa, con l’illuminismo, il connubio fra filosofia e politica si rinsalda con intellettuali politicizzati e spesso impegnati in prima persona nei moti rivoluzionari, quali Rousseau, per il quale la politica deve ripristinare l’originario stato di uguaglianza e realizzare una società ideale, fondata sulla volontà generale: un unico corpo pensante con il fine supremo del bene pubblico. Una politica che diviene “spirito di un popolo” e una filosofia tesa a interpretare questo processo. Più avanti, nel corso del XX° secolo filosofia e politica non smettono di confrontarsi e scontrarsi e a tutt’ oggi (per quanto la politica sembri sempre più dominata dall ’economia e dalla finanza), la filosofia non smette di interrogarla, frequentemente inascoltata.
Credo che il Progetto Coemm abbia ben compreso che la filosofia non può smettere di interrogare la politica, nell’intento di orientarla per armonizzare al meglio la vita civile e sociale della comunità. Il compito del filosofo è quello di impegnarsi costantemente per la trasformazione, l’evoluzione della natura umana. Lo svuotamento della dimensione etica nella nostra società attuale ha aperto la strada alla non democrazia e alla società di massa munita, quest’ultima, di poteri tutti suoi, accentrati e incontrollabili, tra cui una certa televisione che instupidisce, dogmatizza e “forma” persone assertive ed ignoranti. Personalmente credo che quello attuale sia il periodo storico in cui di più la politica si è staccata dalla filosofia, sicchè oggi il fondamento della democrazia non può essere rintracciato in ambito propriamente politico. Di contro, solo tramite continui stimoli etico – culturali si può coltivare la democrazia insieme alla filosofia come pratica riflessiva contestualizzata. Solo così, ricomponendo il vitale connubio Politica-Filosofia, possiamo realizzare il progetto di politica culturale ideata dal Coemm. La secolarizzazione del fondamento della conoscenza e dei saperi etici operata dai filosofi costituisce una premessa imprescindibile per una democratizzazione. Tuttavia molti – che si dicono razionali o razionalisti – pensano di arrivare alla democrazia con soggetti non acculturati e sprovvisti di virtù e di etica. Con competenze solo tecniche e non umanistiche. Ma la cultura umanistica, filosofica è alla base dell’umanesimo, ed in particolare del Nuovo Umanesimo del Coemm. Quel Nuovo Umanesimo che si prende cura: dalla cura del proprio simile, alla cura del nostro ambiente, all’educazione dei giovani, alla vera assistenza ai malati, ai diversamente abili, agli anziani, ai deboli… Un Umanesimo che accompagnerà la rivoluzione tecnologica e capovolgerà quel modello simil-democratico-piramidale, che non riesce a canalizzare con umanità e saggezza le innovazioni. Se essere democratici implica l’apertura al dialogo, al filosofare, allora la filosofia è un diritto-dovere di tutti i cittadini e deve andare al passo con la politica per fronteggiare e risolvere i conflitti attraverso l’analisi condivisa dei significati delle azioni, dei concetti di una democrazia, delle conseguenze ipotizzabili di decisioni e scelte.
A volte penso al nostro Primo Capitano come al prigioniero della caverna di Platone: una volta uscito alla luce del giorno, non può rimanersene nella contemplazione della verità, ma deve tornare nelle tenebre della caverna per cercare di liberare i suoi simili. Il fatto stesso che l’inizio ed ogni successiva fase del processo di liberazione siano accompagnati da sacrifici e sofferenze, fa pensare a quanto sia fondamentale la medicina della filosofia che ci mette in grado di affrontare un combattimento nel quale ogni nostra risorsa dovrà essere utilizzata per un migliore Stato in un Mondo Migliore. Una sfida a cui la filosofia non può sottrarsi accompagnando questo percorso di speranza accanto a Maurizio Sarlo e alle sue parole: “Sono certo, che nel 2018, ci sarà una ventata di coerenza all’etica vera, di altruismo politico e di autentica solidarietà sociale”.
Lavaggio del cervello