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Diciamo che i "massimo 15 gg" per riconvocare il cda e deliberare sono ampiamente passati e questo silenzio non presuppone nulla di buono….
 

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Gli obbligazionisti Cmc si organizzano a Londra in un comitato
Si stanno organizzando a Londra per costituire un comitato, gli investitori istituzionali proprietari delle obbligazioni Cmc, uno dei maggiori gruppi delle costruzioni in Italia, che l’altro ieri non ha pagato la cedola agli investitori a causa della situazione di crisi che sta attraversando l’azienda sulla scia della crisi del settore. Proprio lo scorso 15 novembre, secondo le indiscrezioni, ci sarebbe infatti stata una «conferenze call» tra decine di istituzionali e asset manager, possessori dei bond Cmc, e un advisor finanziario britannico, incaricato di analizzare la situazione.
L’obiettivo è, appunto, quello di costituire un comitato anche se la decisione definitiva sarà presa entro il 15 dicembre, quando (al termine del cosiddetto periodo di grazia) dovrebbe essere pagata da Cmc la cedola da 10 milioni il cui incasso è saltato due giorni fa. Oggi i bond Cmc sono parcellizzati: in mano a decine di istituzionali e asset manager, in gran parte italiani.Una parte, anche se più piccola, è stata acquistata dal retail. Poi negli ultimi mesi ha fatto il suo ingresso sulle emissioni qualche hedge fund estero. In circolazione ci sono due bond, per 575 milioni di euro: uno con scadenza 2022 per 250 milioni e un altro con scadenza 2023 per 325 milioni. La cedola non pagata (per 10 milioni) è relativa al bond con scadenza 2023. Nel corso della «conference call» sarebbero state valutate le diverse opzioni sul tavolo per i bondholder, potenzialmente tre. Se la società pagherà la cedola il prossimo 15 dicembre, non ci saranno ripercussioni e verranno attese le altre scadenze. L’altra opzione potrebbe essere il pagamento della cedola a condizione di cambiare alcune condizioni dei bond stessi: ad esempio il riscadenziamento o l’abbassamento del tasso interesse. L’ultima ipotesi, la più severa, sarebbe il non pagamento della cedola con relativo default che riguarderebbe a quel punto entrambi i bond per la clausola di «cross default».
È l’esito che dovrà essere evitato. I consulenti di Cmc nominati di recente (fra cui Mediobanca, il commercialista Domenico Trombone e lo studio Zoppini) sono al lavoro per analizzare la situazione e l’obiettivo è mettere in sicurezza il gruppo, che non ha tanto un problema industriale quanto finanziario. È plausibile che dovrà essere costituito un salvagente da banche e coop, per immettere la liquidità necessaria a risolvere la situazione: con velocità, in modo che la crisi del non si deteriori. I bondholder, dal canto loro, sono critici su diversi punti. Lamentano il fatto che i 50 milioni pagati dall’Anas due settimane fa non siano passati dalle casse dell’azienda ma siano andati direttamente a ripagare le banche. Inoltre ci si interroga sulla vigilanza della Consob: le emissioni sono lussemburghesi, quindi tecnicamente sotto il controllo di un’altra Authority, ma i sottoscrittori sono quasi tutti istituzionali italiani. Infine gli obbligazionisti lamentano la cattiva comunicazione del recente passato: il mancato pagamento della cedola, a detta molti fondi, è stata una sorpresa, visto che la società aveva predicato ottimismo. Ma il prezzo dei bond era però sceso lo stesso, tanto che per qualche osservatore c’è stata un’asimmetria informativa.
 

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