come difendersi dal BAIL IN

il Europa stanno studiando come FREGARE meglio il rispèarmiatore/correntista di una banca
il bail in pare non basti per fottere


DEUTSCHE BANK …ALMANACCHI, ALMANACCHI NUOVI AL 5 %
Scritto il 16 maggio 2016 alle 14:30 da icebergfinanza
2
Immagine18.jpg


Come racconta Zero Hedge uno dei motivi per cui le banche centrali di tutto il mondo hanno invaso il sistema finanziario con migliaia di miliardi di riserve in eccesso è quello di assicurarsi che le banche non facciano più affidamento sui depositi a breve termine (ed è anche il motivo per cui i tassi di interesse negativi sono diventati la norma in tante parti del mondo, visto che ora abbiamo circa 10 miliardi di dollari di obbligazioni con un rendimento negativo).

Come risultato di anni di tale politica, le banche – soprattutto in Europa – non hanno più bisogno di competere tra di loro per i depositi: dopo tutto perché offrire tassi di deposito allettanti in un’era di tassi negativi in cui le banche possono ottenere tutta la liquidità di cui hanno bisogno direttamente dalla BCE e in alcuni casi anche essere pagate per indebitarsi.

Inoltre, i tassi negativi hanno il compito di scoraggiare il risparmio.

È per questo che siamo rimasti sorpresi di scoprire continua Zero Hedge, che in un’offerta promozionale Deutsche Bank non solo non penalizza i depositanti, al contrario, offre ai suoi clienti belgi un rendimento lordo del 5 % per i nuovi depositi tra 10.000 e 50.000 euro con vincolo per i prossimi tre mesi. L’offerta è valida solo per i prossimi 40 giorni, fino al 24 giugno.

WOW tutti in Belgio allora, organizziamo un pulman e ci rivediamo tra tre mesi!

Perché l’offerta? Sembrerebbe come se Deutsche Bank avesse bisogno di liquidità piuttosto urgente a tal punto che è disposta a pagare gli interessi superiori ad alcuni titoli spazzatura europei.

Si pone la domanda: come è possibile che DB non possa ottenere un accordo molto, molto più economico sul mercato obbligazionario, ovvero utilizzando fondi non garantiti a breve termine.

Un’ottima occasione per aumentare i rendimenti

Si prega di notare che questa promozione è valida solo per denaro fresco, (tra 10.000 e 50.000 euro per persona e per la famiglia e solo presso i centri finanziari di Deutsche Bank AG Branch Bruxelles offerta riservata ai residenti belgi).

Dopo la ritenuta alla fonte del 27% …

DB%20belgie%20teaser.jpg


Tuttavia, la domanda è: perché Deutsche Bank ha bisogno di questo denaro in modo urgente, e in particolare nel corso dei prossimi tre mesi.

E mentre stavamo meditando , abbiamo notato una nuova aggiunta al rischio generico dove oltre alla solita roba, ora vediamo un avvertimento circa il famigerato “bail in”.

In caso di fallimento o di rischio di fallimento di istituti finanziari, il risparmiatore è a rischio di perdere i risparmi o può essere soggetto a una riduzione / conversione in azioni (bail-in), ETC ETC ETC…
Deutsche Bank’s Problems May Be ‘Insurmountable,’ Berenberg SaysBy Donal Griffin
(Bloomberg) — Deutsche Bank AG, which runs the biggest
investment bank in Europe, is stuck in a vicious circle as co-
Chief Executive Officer John Cryan grapples with an impaired
business that needs more capital, which the bank would struggle
to raise if it tried to tap investors, according to Berenberg.
The Frankfurt-based lender’s biggest problem is excessive
leverage, Berenberg’s James Chappell wrote Monday in a note that
said the bank faces “insurmountable headwinds.”
Poi ti giri dall’altra parte e leggi che …
…a Bruxelles secondo il Financial Times si sta esplorando la concessione ai regolatori del sistema bancario di poteri più severi una sorta di “ghigliottina” che permetta di congelare i trasferimenti da una banca in fallimento per evitare che una fuga di capitali prima che le autorità possano intervenire.
La Commissione europea sta studiando le opzioni per un “strumento di moratoria” che potrebbe essere applicato in tutta l’UE, secondo un documento visto dal Financial Times. Mentre il lavoro è in una fase iniziale, i regolatori potrebbero bruscamente fermare i pagamenti ai detentori di obbligazioni e potenzialmente anche prevenire ritiri da parte del depositante.Secondo loro bellezza, lo strumento potrebbe avere un effetto “stabilizzante” mentre i regolatori preparano la tosatura ovvero decidono come intervenire in una banca, secondo il documento del 10 maggio elaborato dai Paesi Bassi, attuale presidenza di turno dell’UE.”Una moratoria. . . può consentire un processo di ripiego e di successo che riduce al minimo i rischi per la stabilità finanziaria “, si legge. Il congelamento non durerebbe a lungo, una questione di giorni al massimo…
Corallito per tutti offrono i burocrati della UE!

Venditore. Almanacchi, tassi nuovi al 5%; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.l
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe…

Dimenticavo una cosuccia da nulla, una banchetta che fa chiudere ad un comune qualunque un derivato in guadagno e ne suggerisce un’altro che presuppone una vincita a senso unico …

DEUTSCHE BANK …ALMANACCHI, ALMANACCHI NUOVI AL 5 % | icebergfinanza
 
Patuelli: il bail-in è incostituzionale
Il Sole 24 Ore - ‎8 ore fa‎




«Occorre che venga rivista al più presto la normativa sul bail-in che contrasta in parte con la Costituzione». Il presidente dell' Abi, Antonio Patuelli, ha l'onere di tenere la relazione annuale 2016 proprio nel mezzo della tempesta che sta ...
 
effetto EBA e BCE..... meglio il materasso che la banchetta
I GOVERNI SULL’ORLO DELLA BANCAROTTA SONO CAPACI DI QUALSIASI COSA
Di Leonardo , il 10 luglio 2016 8 Comment

di GERADO COCO

Chi, in questi ultimi sedici anni, avesse investito il patrimonio nelle principali banche europee lo avrebbe perso. Ecco, paese per paese, le perdite delle quotazioni azionare delle principali banche dall’inizio del secolo:

Italia: Unicredit:-95%; Intesa San Paolo:-99%; Banco Popolare:-98%.

Francia: Credit Agricole:-76%; Societè Generale:-87;

Spagna: Santander:-75%; Bankia:-99%;

Germania: Deutsche Bank:-88%; Commerzbank:-98%;

Regno Unito: Barclays:-98%;RBS:-98%; Lloyds:-92%

Le più grandi banche europee hanno perso tra il 75 e il 99% del loro valore. Pazzesco!

Le banche statunitensi e giapponesi non sono messe meglio.
La devastazione delle banche è andata di pari passo con la deindustrializzazione e la disoccupazione in questi paesi. Banche insolventi sono impossibilitate a finanziare la crescita.

Chi ha un conto in banca dovrebbe preoccuparsi: crolli azionari di tale entità hanno solitamente un unico esito: il fallimento.
Quando una grande banca fallisce provoca un effetto domino e il resto viene da sé: un contagio capace di spazzare via trilioni di risparmi in tutto il sistema. E’ opportuno ricordare che il risparmio che la collettività mette in banca non ha riscontro fisico nelle banche. Quando uno ha nel conto 10.000 euro non pensi neppure per un istante di aver l’equivalente in pezzi di carta nei forzieri della banca. Il contante rappresenta solo una minima parte delle attività bancarie. Saldi e depositi sono una posta contabile elettronica nel data base di un computer collocato in un locale senza finestre della banca e possono essere congelati o annullati in qualsiasi momento con un colpo di mouse.

lg.php


Nella realtà le banche possiedono tre tipi di “valute”:
contante fisico, digitale e bond governativi, questi ultimi considerati per la loro liquidità, come contante. Essendo tutte e tre praticamente intercambiabili è come se fossero legate da un tasso di cambio di 1:1:1. Ma tale parità dipende dalla stabilità finanziaria. In una grave crisi i saldi finanziari possono venire congelati facendo saltare la parità.
Basta pensare a quanto è successo a Cipro nel 2013: il denaro in banca perse valore all’istante mentre quello che si aveva in tasca aumentò di valore. Non importa quanto si ha in banca se non si ha più accesso al conto. Bisogna dunque tener presente che l’instabilità finanziaria provoca immediatamente una variazione della parità delle varie forme di liquidità.
Lo stesso si applica ai bond. Cosa succede se un governo è inadempiente o deve ristrutturare il proprio debito? I bond diventano immediatamente illiquidi e c’è la corsa per disfarsene per cercare liquidità sicura. La parità si rompe e di colpo i bond non equivalgono più a cash. Così è accaduto in Grecia nel 2015.

Quando si verifica una crisi bancaria? Quando nel bilancio le attività non sono sufficienti a pagare le passività. Quanto valore resterebbe alle banche se vendessero tutte le attività per pagare le passività? Nessuno, andrebbero addirittura sottozero: la liquidazione dell’attivo farebbe emergere un capitale o patrimonio netto negativo. In tale circostanza la banca sarebbe impossibilitata a soddisfare richieste di prelievo e pagare i depositi ai clienti. La liquidità dei depositanti scomparirebbe.

E’ la prospettiva di questa situazione ad aver fatto crollare i titoli bancari, la stessa che, nel 2008, portò al fallimento della Lheman Brothers. Oggi tutto il sistema bancario è potenzialmente nella stessa condizione. Il guaio è che non si sa neppure “quanto” sia insolvente. Non si tratta solo di crediti inesigibili ma della qualità stessa dei componenti dell’attivo. Quanto varrebbero i bond iscritti a bilancio se il loro valore non fosse sostenuto dalla banca centrale e dagli interessi negativi che, peraltro, minano la stessa redditività bancaria? Quanto i derivati, stipulati da terzi contro il calo del prezzo dei bond stessi?

Comunque, chi mette i soldi in banca dovrebbe almeno tenere sotto controllo la proporzione del capitale netto della banca rispetto al totale dell’attivo.
Se il capitale netto è il 3% dell’attivo basta una riduzione di quest’ultimo di appena l’1%, per annientare di un terzo il capitale bancario. Per ripristinare la proporzione del capitale del 3%, la banca dovrebbe vendere il 33% delle proprie attività.
Ora, se il capitale del sistema bancario non supera il 3% dell’attivo e se dovesse vendere un terzo delle attività a seguito di un calo dell’1% ne provocherebbe un tale ribasso da destabilizzare ancora di più il sistema finanziario. Per ristabilire la stabilità finanziaria, oggi, le banche dovrebbero avere un capitale pari al 20% dell’attivo. Ma in una situazione così precaria come l’attuale dove trovare l’azionariato per un aumento così consistente? Non c’è nulla che possa salvare un sistema così compromesso.


Ma allora dove trovano le banche i soldi per riempirsi l’attivo di bond con rendimenti negativi?
Usano quelli dei risparmiatori. Il denaro non va a finire in investimenti industriali ma ad alimentare la continua dissipazione dei governi, che poi gli stessi risparmiatori devono ripianare a suon di tasse. Allora si capisce come la circolarità infernale di questo sistema abbia portato all’insolvenza e alla rovina generale. Nessun progresso, nessuna espansione è possibile in un contesto come questo. Potremo assistere solo a nuove convulsioni, tensioni, perturbazioni dell’apparato finanziario e monetario.

Eppure le banche verranno “salvate”. Ma da chi?
Dai governi che sono in bancarotta?
No, dalle banche centrali che cercheranno di allungare la vita alle une e agli altri.
La crisi bancaria è solo un pre-show.
L’evento più spettacolare deve ancora cominciare: una nuova crisi, quella finale, dei debiti sovrani, la fase in cui i governi d’Europa, America e Giappone andando letteralmente a gambe all’aria scateneranno un’espansione monetaria che renderà incandescenti i computer delle banche centrali. Ennesimo e futile tentativo di salvare, stampando trilioni di unità monetarie e forse quadrilioni, ciò che non si può più salvare. Allacciate le cinture: il tutto collasserà banche, borse, bond e valute, compreso questo immondo sistema monetario basato sui debiti, deficit, pirateria speculativa e truffa. Saltando le valute, salteranno anche gli istituti che le emettono. Non accadrà nel giro di settimane ma, forse di mesi, forse di qualche anno.

Nelle more occorre ricordare quanto segue: ogni banca è altamente illiquida e potenzialmente insolvente. Le attività finanziarie private possono essere congelate all’istante. I governi sull’orlo della bancarotta sono capaci di qualsiasi cosa: di sicuro attueranno controlli di capitali e, per tentare di salvarsi ad ogni costo, emaneranno leggi marziali finanziarie cercando di far pagare il conto delle loro follie ai contribuenti. E’ sempre avvenuto così. Ingenuo pensare che questa volta sarà diverso.

The post I GOVERNI SULL’ORLO DELLA BANCAROTTA SONO CAPACI DI QUALSIASI COSA appeared first on MiglioVerde.
 
OPINIONI
Finanza
Bail-in incostituzionale?
La Voce, PUBBLICATO: 9 ore fa
Per info visita il sito: lavoce.info


ono almeno cinque i profili di incostituzionalità che si possono ipotizzare per la disciplina del bail-in. La norma meno difendibile è quella che applica le nuove regole anche ai rapporti sorti prima della loro entrata in vigore. Perché il Parlamento rimanda il problema alla Corte costituzionale.

In contrasto con cinque articoli della Costituzione
La nuova disciplina sul bail-in (decreti legislativi 180 e 181 del 2015, in recepimento della direttiva 2014/59/Ue) impone di gestire la risoluzione delle banche in crisi senza far gravare i costi dei salvataggi sulle casse pubbliche. Al contrario, è previsto che – almeno in prima battuta – ne risponda chi con la banca ha rapporti diretti: azionisti, obbligazionisti e, in più limitata misura, correntisti.

I profili di possibile incostituzionalità sono almeno cinque.

Articolo 3 – La normativa prevede che ad azionisti e obbligazionisti vengano azzerati (ed eventualmente convertiti) i relativi strumenti e riemessi nuovi titoli con un diverso valore. Qualora le risorse non siano sufficienti, è disposto un prelievo forzoso sui conti correnti superiori a centomila euro, senza alcun indennizzo. La differenziazione tra investitori e correntisti può essere sindacata sotto il profilo della ragionevolezza e della parità di trattamento, anche considerando che il correntista, a differenza dell’azionista, non partecipa al rischio di impresa.

Le procedure di bail-in si applicano anche a chi ha investito prima dell’entrata in vigore della nuova normativa, senza contezza dei possibili rischi. Simile disciplina retroattiva non è di per sé incostituzionale, ma deve essere valutata secondo il rigoroso scrutinio della ragionevolezza. E la questione è aperta, come ha anche notato la Banca d’Italia.


Articolo 47 – La Costituzione italiana precisa che la Repubblica “incoraggia e tutela il risparmio”. Tale previsione è funzionale alla realizzazione di altri obiettivi costituzionali, quali, ad esempio, l’accesso alla proprietà privata. La normativa sul bail-in, invece, prevede che i risparmiatori possano essere chiamati a rispondere con i propri risparmi per le situazioni di dissesto della banca. Con l’evidente frustrazione dell’incoraggiamento al risparmio, che deve essere interpretato proprio come investimento del surplus monetario, funzionale allo sviluppo del ciclo economico, e non come mero accumulo di ricchezza.

Articolo 41 – La disciplina del bail-in prevede la possibilità per l’Autorità di risoluzione di intervenire nella disciplina di rapporti fra privati. I penetranti poteri previsti dalla direttiva consentono di modificare in corsa le condizioni contrattuali ed economiche alle quali sono stati sottoscritti i prodotti di investimento e di risparmio. Ciò è compatibile con il principio costituzionale che riconosce (e protegge) la libertà di iniziativa economica privata? Un altro aspetto riguarda la possibilità per l’Autorità di risoluzione di ingerirsi nella vita societaria della banca in crisi, ad esempio chiedendo modifiche nella strategia aziendale, oppure convocando l’assemblea degli azionisti o revocando un consigliere di amministrazione. Anche sotto questo profilo si pone un problema di compatibilità con il principio di tutela dell’autonomia privata, parimenti riconducibile all’articolo 41 Costituzione.

Articolo 42 – La Costituzione è chiara nell’affermare che la proprietà privata può essere espropriata solo per ragioni di interesse generale e a fronte di un indennizzo. Come si concilia questa previsione con la possibilità di un sostanziale esproprio dei depositi dei correntisti (sopra i 100mila euro), senza alcuna forma di indennizzo?

Articolo 24 – La nuova disciplina attribuisce ampi poteri all’Autorità di risoluzione delle crisi bancarie (da noi la Banca d’Italia) senza, tuttavia, prevedere un completo sistema di contrappesi e di garanzie. In particolare rileva l’assenza di strumenti di controllo democratico ex ante (e ciò incide sul rispetto dell’articolo 1 della Costituzione) e la limitazione degli strumenti di difesa ex-post. Viene, infatti, previsto dalla direttiva che “la decisione dell’Autorità di risoluzione è immediatamente esecutiva e determina la presunzione relativa che una sospensione della sua esecuzione sarebbe contraria all’interesse pubblico”.

Ruolo del Parlamento e della Corte costituzionale
Come già avvenuto in Austria, dunque, non è da escludersi che il bail-in possa trovare ostacoli anche nel nostro ordinamento. Il contrasto con i principi costituzionali sopra individuati, infatti, appare evidente (come ha anche notato Emanuele Pedilarco qui). E, fra tutte, la previsione meno difendibile è quella che applica le nuove regole anche ai rapporti sorti prima di esse. Eppure il nostro legislatore ha pedissequamente trasposto la direttiva ed è stretto tra l’incudine e il martello: o mantiene il testo attuale, in linea con la direttiva, ma in contrasto con la Costituzione. Oppure, per far prevalere la Costituzione (secondo la cosiddetta teoria dei controlimiti), rigetta la normativa europea: scelta difficilmente percorribile nell’attuale contesto. Un buon motivo perché il Parlamento lasci – pilatescamente – l’ultima parola alla Corte costituzionale.

Di Lorenzo Cuocolo
 
Non solo bail-in: la nuova trappola nascosta nella direttiva BRRD
Pubblicato il 3 luglio 2017 in Articoli/Economia & Mercato/Italia/Unione Europea
di Mario Seminerio – Il Fatto Quotidiano


Dopo l’intervento di Intesa Sanpaolo, che rileverà a costo zero e con generosi sussidi pubblici la parte sana delle due popolari venete poste in liquidazione, la consegna ufficiale del “sistema” è una sola: ostentare ottimismo. Secondo la vulgata ufficiale, questo – per ora – limitato intervento pubblico è servito a “porre in sicurezza” il sistema bancario italiano, come si ripete da alcuni anni, prima di nuovi dissesti di nostri istituti.

Se dovessimo calcolare una tipologia di “costi collettivi”, inclusiva quindi non solo del denaro pubblico in senso stretto ma anche degli oneri a carico del sistema bancario che fatalmente si riverseranno su risparmiatori e richiedenti credito (Atlante, braccio volontario del fondo interbancario di tutela dei depositi, fondo nazionale di risoluzione), supereremmo agevolmente -per ora- i 20 miliardi. Ma i problemi non sono terminati.

Dopo i pianti greci di Associazione bancaria italiana e Banca d’Italia, che da tre anni invocano la non retroattività delle norme sul bail-in, siamo prossimi alla ridefinizione della direttiva BRRD. Le banche europee dovranno identificare delle passività che possano essere sacrificate in ipotesi di risoluzione. Si tratta del MREL (Minimum Requirement of own funds and Eligible Liabilities), un cuscinetto di sicurezza.

La Commissione Ue, con l’approvazione dei ministri delle Finanze, lo scorso dicembre ha suggerito l’emissione di obbligazioni senior non privilegiate, tali da poter assorbire le perdite in caso di dissesto bancario. La nuova classe di obbligazioni verrebbe colpita prima di altre passività senior, in caso di risoluzione. La Francia ha già creato uno strumento del genere mentre la Germania ha stabilito, in caso di bail-in, che il debito senior già emesso sarà retroattivamente subordinato a depositi e titoli strutturati legati a derivati.

In Italia, dove si è deciso che le obbligazioni senior non debbano per alcun motivo al mondo essere colpite da bail-in, scarseggia il debito “sacrificabile”, che dovrà quindi essere emesso pressoché tutto ex novo. L’Abi ha già lanciato l’allarme: questi bond, in un sistema in cui il patrimonio delle banche continua a essere minacciato da alta incidenza delle sofferenze, rischiano di costare carissimo agli istituti, o addirittura di non trovare acquirenti. Malgrado la previsione di un regime transitorio per l’entrata in vigore delle nuove norme (durante il quale i contribuenti italiani rischiano quindi di dover pagare la moltiplicazione di procedure di liquidazione come quelle delle due venete), lo scenario di emersione di nuove crisi bancarie, soprattutto negli istituti di minori dimensioni, resta minacciosamente possibile, per non dire probabile.

Allora non avremo più alibi di “eccessiva fretta” di mandare a regime le direttive europee, e risentiremo le lamentazioni sulle “discriminazioni” ai danni di un sistema “solido” come quello delle banche italiane

Non solo bail-in: la nuova trappola nascosta nella direttiva BRRD
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto