L'ho trovato in rete già tradotto.
Così mi risparmio la fatica
Aveva dunque ragione Marthe Richard? Sancita da un decreto del 13 aprile 1946, la chiusura delle case chiuse in Francia, che Michel Audiard aveva definito <<pleonastica>>, ha sempre suscitato polemiche. Nuovi elementi, che provengono dalla Germania, nutrono il dibattito che non ha mai cessato di contrapporre gli abolizionisti ai soggetti più liberali, che vogliono banalizzare e regolare l’attività per meglio tutelare le sex workers.
Questa strada è stata scelta dalla Germania nel 2001.
Si pensava che il testo normativo che legalizzava “il più vecchio mestiere del mondo”, sostenuto dai socialdemocratici e dai Verdi, permettesse alle peripatetiche di svolgere legalmente il loro lavoro stigmatizzato e di fruire della pensione, dell’assistenza sociale e della sanità come qualsiasi altro salariato. Dodici anni dopo, è venuto il momento di tracciare un bilancio della legge. Esso non è molto incoraggiante.
La legge non sembra aver avuto alcun impatto positivo, secondo gli esperti. Peggio ancora: la condizione delle prostitute si sarebbe deteriorata.
Un reportage diffuso dal canale della televisione pubblica ARD, intitolato Sex- Made in Germany dimostra che la legalizzazione della prostituzione ha provocato un’autentica industrializzazione di questo particolare settore nel quale le donne sono trattate più che mai come “pezzi di carne” da clienti senza scrupoli. Questa inchiesta, che ha richiesto due anni di lavoro, conferma ciò che è sostenuto in un dossier molto lungo recentemente pubblicato dalla rivista Der Spiegel. Con quasi 3500 case chiuse, la Germania è diventata “il più grande bordello” d’Europa.
Il sindacato dei servizi Verdi stima che questo settore generi un profitto annuale di 14,5 miliardi di euro. Ogni giorno, circa un milione di persone fruiscono dei “servizi” di 200.000 prostitute attive in Germania.
Più del 65% di queste “professioniste” sarebbe di origine straniera. L’arrivo di numerose Bulgare e Romene, dopo l’entrata dei loro Paesi nell’unione Europea nel 2007, ha provocato un crollo delle tariffe delle prostitute. Certi locali propongono “sesso a volontà” per tutta la notte a partire da 49 euro. In occasione della sua apertura nel 2009, il “Pussy Cat” nei pressi di Stoccarda prometteva nei messaggi pubblicitari “sesso con tutte le donne, per tutto il tempo che volete. Sesso, sesso anale, sesso orale senza preservativo, sesso a tre, orge, gang-bangs”. Questo annuncio e il prezzo “attraente” di 70 euro al giorno aveva attirato quasi 1700 clienti in un week-end. Quasi 700 persone avevano anche fatto la fila dinanzi al bordello prima di poter entrare.
Per fare affari, i gestori non difettano di immaginazione.
Per distinguersi dai 500 “concorrenti” presenti a Berlino, la Maison d’envie (La casa dei desideri) ha così proposto uno sconto per tutti i curiosi che si recavano nel locale con un mezzo di trasporto pubblico o in bicicletta. Ogni cliente che era in grado di esibire un biglietto valido del metro o un casco di protezione pagava soltanto 25 euro per trascorrere un quarto d’ora in questa casa chiusa, mentre gli automobilisti, inquinatori, dovevano sborsare 30 euro. A poca distanza, il FKK Artemis ha scelto di offrire tariffe speciali ai pensionati e ai tassisti.
Questi prezzi ribassati costringono le prostitute a seguire ritmi infernali che possono condurle a “soddisfare” 40 clienti al giorno. Alcuni trafficanti non esitano oggi ad andare a cercare ragazze molto giovani nell’Europa dell’Est per condurle in Germania e costringerle a vendere il proprio corpo. Molte non hanno neppure il diritto di uscire dal locale nel quale si prostituiscono e soltanto l’1% di loro ha stipulato un contratto di lavoro con la casa chiusa che le ospita. Triste bilancio…